12.02.2023 6 DOMENICA P.A. A – MATTEO 5,17-37 “Così fu detto agli antichi; ma io vi dico…”
«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo MATTEO 5,17-37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo! Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna. Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio. Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno». Parola del Signore
Mediti…AMO
Proseguendo nella lettura del discorso della montagna, il brano evangelico di oggi, dopo avere presentato le “beatitudini” e la missione del cristiano di essere luce del mondo e sale della terra, indica le esigenze morali della vita cristiana, PREMETTENDO, onde evitare l’idea di una rottura con l’insegnamento mosaico e profetico, CHE LA LEGGE ANTICA NON VIENE ABOLITA, MA PORTATA A “PIENO COMPIMENTO”.
Il testo di Mt 5,17-20 non ha un vero riscontro nei sinottici (ma ti invito a leggere comunque Lc 16,17) fa un’affermazione basilare per comprendere il discorso dei capitoli 5-7: in esso Gesù afferma di voler portare a compimento LA LEGGE E I PROFETI.
LEGGE E PROFETI ERANO LE PRIME DUE GRANDI PARTI DELLA BIBBIA EBRAICA, ma per estensione, indicano tutto l’Antico Testamento; Matteo la usa in questo senso (nei capitoli 7,12 e 11,13 e 22,40).
L’evangelista e la sua comunità, vivono la loro fede cristiana in piena armonia con la Legge AT.
È importante ricordare che la Legge (la Torah consegnata sul Sinai a Mosé) per Israele non è un insieme di norme, come la intendiamo noi, MA È UN DONO CHE DIO HA FATTO AL SUO POPOLO CON LO SCOPO DI FAR CONOSCERE LA SUA VOLONTÀ SALVIFICA.
In ebraico Toràh deriva dal verbo ISTRUIRE (yrh) con un particolare riferimento all’istruzione trasmessa dal Pentateuco, che, per estensione, è stata poi attribuita a tutta la Scrittura.
Naturalmente è un dono di ordine pratico, che comporta azioni concrete da compiere, e quindi la traduzione in greco con NOMOS (legge) è corretta. Ma si ricordi che è essenziale mantenere presente lo sfondo teologico che le dà spessore e senso pieno.
Inoltre non si dimentichi che il compimento portato da Gesù alla Toràh, può essere inteso in riferimento:
- al suo comportamento personale (ha osservato i precetti della Legge);
- al suo ruolo di adempimento delle Scritture, sottolineato da Matteo (capitoli 1-2 e altri passi);
- alla portata del suo insegnamento come espresso nel comandamento dell’amore (Mt 22,40) dal quale tutti gli altri prendono forza e significato.
E Gesù, partendo da Mosè che dona la Legge sul monte Sinai (Es 24,9), fa capire il precetto della legge ebraica. E LO FA DA MAESTRO, stando SEDUTO.
La sua posizione ricorda l’atteggiamento del rabbì ebraico che interpretava la Scrittura ai suoi discepoli.
Gesù stesso aveva dato l’autorità di estrarre dal loro «tesoro cose nuove e cose antiche».
E il messaggio di Gesù si concentra SULLA FELICITÀ -in senso biblico- CHE PONE L’UOMO NEL GIUSTO RAPPORTO CON DIO E CON LA TOTALITÀ DELLA VITA e produce una felicità legata alla realtà stessa del regno dei cieli.
In una seconda parte viene sviluppato il tema della «giustizia» del regno dei cieli (5,17-7,12).
Matteo descrive per noi Gesù come pienezza della LEGGE, perché egli è LA PAROLA DEFINITIVA DEL PADRE (ci racconta mirabilmente la Lettera agli Ebrei: Eb 1,1).
E Paolo ci viene incontro raccontandoci che “…chi ama il suo simile ha adempiuto la legge… Perché pieno compimento della legge è l’amore” (Rm 13,8-10).
Ma torniamo al testo. Per meglio comprendere il senso del v.17 (“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento”) ecco il v. 18 che è introdotto con solennità dalla formula “18 In verità vi dico”, che riafferma la validità della Legge.
Inoltre Gesù chiama in causa, per far meglio comprendere ciò che vuol affermare, lo “iota” che è la più piccola lettera dell’alfabeto ebraico. Con trattino si traduce qui una parola greca “keraia” che indica un segno grafico piccolissimo.
Matteo dirà che le parole di Gesù andranno a significare anche oltre, per far passare tra i suoi contemporanei, e nei secoli a venire, l’idea è che niente della Legge va eliminato.
“non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto”, potrebbe riferirsi SIA AL GIUDIZIO ESCATOLOGICO (riaffermando la perenne validità della Toràh), CHE ALLA PASQUA DI GESÙ.
E, come presupposto di quello che andremo a commentare, si debbono tener presenti altri due elementi fondamentali:
- Il primo: la Toràh, è il dono più grande che Dio abbia fatto ad Israele. Con esso è data la possibilità agli uomini e alle donne che si affidano a Lui DI VIVERE NELLA GIUSTIZIA, CONFORMEMENTE ALLA VOLONTÀ DI DIO. Da questo punto di vista, non vi è alcuna opposizione tra Legge e Vangelo, e Gesù stesso può essere considerato come la Toràh vivente. In questo senso, i toni che si possono trovare in alcune lettere di Paolo, come quella ai Galati, a riguardo della salvezza per le opere della Legge o per la fede, sono estranei al vangelo secondo Matteo, pensato per una comunità che non vuole staccarsi dal Giudaismo. Quello che Paolo dice va dunque visto in funzione dei lettori a cui si rivolge: AI PAGANI che, in quanto tali, non erano obbligati ad osservare la Legge, e quindi potevano entrare nell’alleanza con Dio attraverso la fede in Gesù Cristo.
- Il secondo elemento da tenere presente è che IL GESÙ DI MATTEO ATTUALIZZA LA LEGGE PER RENDERNE POSSIBILE LA SUA APPLICAZIONE, E PERCHÉ QUESTA NON RIMANGA LETTERA MORTA. Gesù, come vedremo subito, va al cuore della Legge, cogliendone gli elementi fondamentali che potrebbero sfuggire a chi la volesse osservare nella sua integrità.
E sottolinea, Gesù, che a cambiare non sono i comandamenti, MA LO SPIRITO CON CUI LI SI DEVE OSSERVARE.
La “giustizia” che Gesù esige deve superare quella degli scribi e dei farisei: che non deve essere più fondata sul “fare”, MA SULL'”ESSERE”.
E prende poi in esame tre dei dieci comandamenti: non uccidere, non commettere adulterio, non dire falsa testimonianza, per sottolineare che:
- Non basta non uccidere, per considerarsi osservanti del quinto comandamento; occorre non adirarsi, non insultare, non offendere, perdonare, riconciliarsi: solo così il quinto comandamento diventa vita.
- Non si osserva il sesto comandamento solamente non commettendo adulterio, perché il peccato, la malizia, esce dal cuore e dalla mente; il cuore e la mente devono essere casti.
- A proposito dell’ottavo comandamento, non basta non giurare il falso: occorre essere sempre fedeli alla verità, indipendentemente dal giuramento.
Insomma: i comandamenti non sono solo questione di azioni buone o cattive, ma DEVONO ESSERE SCELTE DI VITA CHE NASCONO DALL’INTERNO DELLA PERSONA, OVVERO DALLA MENTE E DAL CUORE.
L’insegnamento evangelico viene completato dal libro del Siracide che ci ricorda che la scelta di osservare o meno i comandamenti è una scelta DETERMINANTE, VITALE, tra “la vita e la morte”, tra “il bene e il male”.
Di fronte alla LEGGE DI DIO l’uomo si trova a dovere scegliere ricorrendo alla sua più piena libertà, sapendo però che le conseguenze saranno certamente diverse, giacché “…a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà“.
Alla sua libertà di scelta, dunque, deriveranno conseguenze di premio o di castigo.
La Legge antica, di timore e di servitù imperfetta, che regolava la vita religiosa ebraica dell’antico Israele, e che trovava la sua promulgazione nel “Decalogo”, viene quindi da Cristo portata a compimento e perfezionata:
- “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento”.
CRISTO NEL VANGELO PORTA MATERIALMENTE A COMPIMENTO LA LEGGE MORALE ESPRESSA NEL DECALOGO; si passa così, da una legge “cerimoniale” ad una legge messianica, già predetta nei tempi dai Profeti.
Cristo non abolisce la Legge, ma da buon ebreo osservante è il primo ad osservarla.
Ma lo fa, richiamando l’uomo, ad uno spirito di obbedienza interiore alla LEGGE contro l’interpretazione “legalistica” dei farisei, legata ad una osservanza puramente ritualistica ed esteriore.
E lo fa ricorrendo a quello splendido gioco del “…avete inteso che fu detto… ma io vi dico…“, per spiazzare chi l’ascolta, i sapienti, i farisei e scribi, senza uscire però dall’ortodossia del rispetto della Legge mosaica, ormai divenuta più formale che sostanziale.
Come dire, figlioli… finora è stato così, e rimane ancora così, però attenzione a non nascondervi dietro al formalismo, perché siete chiamati a mettervi in gioco usando il libero arbitrio, ovvero la libertà di scelta.
E per farlo, per seguire il Maestro, siamo chiamati ad avere il coraggio di buttare alle ortiche quel “…s’è fatto sempre così, oppure …la legge dice questo...” perché il libro del Siracide dice “…se tu vuoi, puoi osservare i comandamenti; l’essere fedele dipende SOLO dalla tua buona volontà”.
Quindi la Legge chiede SOLO il proprio impegno personale. A tal fine il Vangelo ci dice che “…non basta dire Signore, Signore, ma occorre fare la volontà del Padre che è nei cieli”.
Ha detto San Giovanni Crisostomo, nel suo Commento al Vangelo di Matteo:
- “Non c’è più condanna per coloro che sono in Cristo Gesù e che vivono, non secondo la carne, ma secondo lo spirito; poiché la legge dello spirito di vita mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte (Rm 8,1-2)”.
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!