11 settembre 2024 marcoledì della 23 settimana p.a. B – LUCA 6,20-26 “Beati i poveri. Guai a voi, ricchi”.

“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

 

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo LUCA 6,20-26

+ In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti». Parola del Signore

Mediti…AMO

Il Signore, ci guarda, parla e ci mostra che esiste una felicità superiore a quella alla quale forse avevamo pensato, E CI INSEGNA CHE SIAMO CHIAMATI A UNA FELICITÀ ASSAI PIÙ ALTA E PROFONDA E GRANDE; UNA FELICITÀ CHE NON POTRÀ ESSERE MINACCIATA DAL DOLORE, DALLA CONTRARIETÀ E DALLA SOFFERENZA.

Nella messa mattutina nella Cappella Domus Sanctae

, il 09.06.2014, Papa Francesco ci ha ricordato che le beatitudini sono “la carta d’identità del cristiano”.

Sono la via per seguire Cristo, per identificarci con Lui attraverso l’amore, nella povertà e nella fame, nel pianto e nella persecuzione.

La povertà e la fame di non disporre di mezzi materiali né di lavoro; il dolore e il pianto davanti a vicende che spezzano il cuore; o l’incomprensione o anche la persecuzione perché seguiamo il Signore.

E dobbiamo viverle ricordando, come fa il Signore in questo vangelo, che l’ultima parola è sempre quella divina, non quella umana, per effetto della quale, i poveri e gli affamati saranno SEMPRE saziati; quelli che piangono saranno SEMPRE consolati, quelli che sono perseguitati avranno SEMPRE una grande ricompensa in cielo.

Perché DIO E’ FEDELE!

Ma torniamo al nostro testo.

La notte passata in preghiera ha illuminato Gesù nella scelta degli Apostoli e gli ha dettato le linee programmatiche dell’Annuncio.

Il ” discorso della pianura “in Luca è molto simile a quello ” della montagna ” in Matteo, anche se è più breve e strutturato in maniera differente ( in MATTEO I guai non compaiono ).

In entrambi la prima beatitudine è quella della povertà, che, per LUCA, è vera e constatabile.

Beati sono quindi i poveri effettivi, i diseredati, gli emarginati, gli oppressi, i disprezzati, i privati dei diritti civili, ritenuti dai benpensanti “dis-graziati “.

Fa eco san Paolo “Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti e ciò che nel mondo è debole per confondere i forti.”(1 Cor 1,27)

Gli uomini delle beatitudini sono coloro che non aspettano nulla dal mondo, ma tutto da Dio; quegli uomini che il mondo guarda dall’alto in basso.

C’è una rivelazione progressiva nel modo in cui Luca presenta l’insegnamento di Gesù. Fino a 6,16, dice molte volte che Gesù insegnava alla gente, però non descriveva il contenuto dell’insegnamento (Lc 4,15.31-32.44; 5,1.3.15.17; 6,6).

Ora, dopo aver informato che Gesù vede la moltitudine desiderosa di ascoltare la parola di Dio, Luca riporta il primo grande discorso che inizia con le esclamazioni: “Beati, voi poveri!” e “Guai a voi, ricchi!”, ed occupa tutto il resto del capitolo (Lc 6,12-49).

Alcuni chiamano questo discorso il “Discorso della Pianura”, perché secondo Luca, Gesù scese dal monte e si fermò in un luogo pianeggiante dove pronunciò il suo discorso.

Nel vangelo di Matteo, questo stesso discorso è fatto sulla montagna (Mt 5,1) ed è chiamato “il Discorso della Montagna” e in esso ci sono otto beatitudini, che tracciano un programma di vita per le comunità cristiane di origine giudaica.

In Luca, il sermone è più breve e più radicale, ma contiene solo quattro beatitudini e quattro maledizioni, indirizzate alle comunità ellenistiche, costituite da ricchi e da poveri, che mediteremo nei prossimi giorni.

Fratelli e Sorelle, il discorso delle beatitudini è stoltezza per coloro che vivono nella logica del mondo.

Solo la luce della Fede permette di vedere con gli occhi di Dio. Il Vangelo, del resto, è un grande inclusione tra due beatitudini: “e Beata è colei che ha creduto all’adempimento delle parole del Signore” ( Lc 1,45 ), e “sono Beati quelli che pur non avendo visto crederanno” (Gv 20,29)

Nella logica del mondo sono beati e fortunati quanti vivono la vita che, invece, Luca vede come disastrosa e foriera di tanti guai.

Non parliamo, ovviamente, di una specie di vendetta da parte di Dio, geloso della riuscita di alcune persone, ma del fatto che, spesso, chi vive in questa vita un’esperienza di sazietà, di benessere, di soddisfazione rischia di spegnere il desiderio, di sedersi sulle proprie conquiste, di sentirsi arrivato.

Non è così: il benessere, DONO DI DIO è sempre cosa positiva, ma dobbiamo stare sempre in guardia senno rischia facilmente di anestetizzare il nostro bisogno di assoluto.

Chi invece vive una situazione di disagio, di persecuzione può cadere nella disperazione e nello sconforto, ma può anche FARE DELLA PROPRIA PENA UN TRAMPOLINO PER GUARDARE OLTRE, ALTROVE, PIÙ AVANTI.

Il nostro Dio è un Dio beato perché è la pienezza, l’Amore, la Trinità, cioè la famiglia.

Ancora di più: egli è povero d’amore, ha fame e sete d’amore: ecco perché in Gesù, suo Figlio, egli piangerà, sarà odiato, insultato e cacciato.

Eppure anche in ciò Dio esulta di gioia, si rallegra perché c’era bisogno della croce, delle lacrime e delle sofferenze di Cristo, per invitare l’uomo a partecipare alla beatitudine divina.

Fratelli e Sorelle, lodiamo il Signore nostro Dio, pienezza della beatitudine e della gioia.

La nostra vocazione è quella di partecipare a tale beatitudine, a tale gioia: se davanti a lui noi siamo poveri e affamati, allora la nostra gioia sarà perfetta.

Ragioniamoci sopra

Pax et Bonum tibi, frater in Christo!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!