«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 16,9-15
+ In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».Parola del Signore
Mediti…AMO
Nasce in Pannonia nel 313 (oggi in Ungheria) a Sabaria da pagani.
Viene istruito sulla dottrina cristiana ma non viene battezzato.
Figlio di un ufficiale dell’esercito romano, si arruola a sua volta, giovanissimo, nella cavalleria imperiale, prestando poi servizio in Gallia.
È in quest’epoca che si colloca l’episodio famosissimo di Martino a cavallo, che con la spada taglia in due il suo mantello militare, per difendere un mendicante dal freddo.
Lasciato l’esercito nel 356, già battezzato forse ad Amiens, raggiunge a Poitiers il vescovo Ilario che lo ordina esorcista (un passo verso il sacerdozio).
Dopo alcuni viaggi Martino torna in Gallia, dove viene ordinato prete da Ilario.
Dopo il Battesimo si mise sotto la guida di sant’Ilario (339) e fondò a Ligugè, presso Poitiers, un monastero (360), il primo in Occidente.
Nel 361 fonda a Ligugé una comunità di asceti, che è considerata il primo monastero databile in Europa.
Nel 371 viene eletto vescovo di Tours.
Per qualche tempo, tuttavia, risiede nell’altro monastero da lui fondato a quattro chilometri dalla città, e chiamato Marmoutier.
Si impegna a fondo per la cristianizzazione delle campagne. Muore a Candes nel 397.
Ordinato sacerdote e vescovo di Tours (372), si fece apostolo delle popolazioni rurali con l’aiuto dei monaci del grande monastero di Marmoutiers (Tours).
Unì alla comunicazione del Vangelo un’incessante opera di elevazione sociale dei contadini e dei pastori.
La sua figura ha fondamentale rilievo nella storia della Chiesa in Gallia, sotto l’aspetto pastorale, liturgico e monastico.
Santo molto popolare, è il primo confessore non martire ad essere venerato con rito liturgico.
La sua «deposizione» l’11 novembre è ricordata dal martirologio geronimiano (sec. VI).
Ma veniamo al testo evangelico odierno.
Il vangelo di oggi riporta alcune parole di Gesù attorno all’uso dei beni.
Sono parole e frasi isolate, di cui non conosciamo l’esatto contesto in cui furono pronunciate.
Sono state messe qui da Luca per formare una piccola comunità attorno all’uso corretto dei beni di questa vita e per aiutare a capire meglio il senso della parabola dell’amministratore disonesto (Lc 16,1-8).
In questo contesto,Gesù continua la riflessione iniziata ieri con la sconcertante parabola dell’amministratore disonesto e chiede ai discepoli di essere liberi dalla bramosia e dall’attaccamento al denaro e di accumulare ricchezza davanti a Dio.
Perchè la ricchezza, in sé stessa è neutra: né cattiva né buona.
Tutto dipende dall’uso che se ne fa.
Evidenzia poi un aspetto simpatico, una piccola regola di vita che può aiutarci tanto nella quotidianità: essere delle persone oneste e precise sin nelle piccole cose, nelle minuzie.
Vivere come se le cose che facciamo fossero le più importanti del mondo, sapendo che non c’e nulla di inutile agli occhi di Dio.
Sappiamo che la Creazione, così come ci racconta il libro della Genesi, non è compiuta, non è conclusa.
DIO AFFIDA A NOI UOMINI, I GIARDINIERI DEL COSMO, DI CUSTODIRE E ABBELLIRE L’EDEN.
Perciò qualunque attività che facciamo collabora al compimento della Creazione.
Anche il lavoro più umile e nascosto, fatto con correttezza, precisione e sentimento, collabora alla salvezza del mondo.
E cosa ancora più determinante è che Gesù ci chiede di vincere la tentazione di “tenere il piede in due scarpe”:
- “o Dio o Mammona”,
- “O Dio o la ricchezza”,
…e, non, come sempre siamo tentati di fare, con grande facilità “Dio E Mammona” o “Dio E la ricchezza“.
Il fine della vita non può essere che uno solo, non gli idoli, ma l’unico Signore, CONOSCIUTO E PERCIO’ AMATO E TESTIMONIATO nella concretezza della vita.
I beni che possediamo non vanno demonizzati, ma neppure assolutizzati.
La fede in Dio si gioca nella fedeltà a tutti i beni che Egli ci ha affidato.
MA FACCIAMO ATTENZIONE AL TERMINE: “affidato”, che non equivale a proprietà, o a possesso.
LA FEDELTÀ È SEMPRE FEDELTÀ AL FINE, NON AI MEZZI.
E LA VERA SAGGEZZA È RIUSCIRE A VIVERE SAPENDO CHE TUTTO CIÒ CHE ABBIAMO E DI CUI GODIAMO È DONO CHE CI E’ DATO PER ENTRARE IN COMUNIONE CON IL PADRE E CON I FRATELLI.
C’è un’alternativa secca di fronte a ciascuno di noi nel rapporto con la ricchezza: O LA SI CONDIVIDE, FINO A SAPERSI SPOGLIARE DI ESSA, OPPURE ESSA CI ALIENA, CI RENDE SCHIAVI.
È questione di libertà da se stessi, di giustizia nel rapporto con gli altri.
Quando una persona vive per l’accumulo di ricchezza, pensa di trovare sicurezza nel possedere sempre di più e guarda al denaro come a uno strumento di salvezza della propria vita, allora nel suo cuore non c’è più posto né per gli altri né per Dio.
Il discepolo deve dunque scegliere, senza tentare compromessi, sulla base di un discernimento che impone un aut aut: o il servizio al Dio vivente e liberatore, oppure la schiavitù al Dio Mammona, alla ricchezza che aliena e acceca.
Ognuno di noi dovrà fare una scelta.
Dovrà chiedersi “…chi metto al primo posto nella mia vita: Dio o il denaro?”
Al posto della parola “denaro” ognuno può mettere un’altra parola: macchina, impiego, prestigio, beni, casa, immagine.
Da questa scelta dipenderà la comprensione dei consigli che seguono sulla Provvidenza Divina (Mt 6,25-34).
Non si tratta di una scelta fatta solo con la testa, ma di una scelta ben concreta di vita che comprende gli atteggiamenti.
- Luca 16,14-15: Critica dei farisei cui piace il denaro. “I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui. Egli disse: “Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio”.
In un’altra occasione Gesù menziona l’amore di alcuni farisei verso il denaro: “Voi sfruttate le vedove, e rubate nelle loro case e, in apparenza, fate lunghe preghiere” (Mt 23,14 e Lc 20,47 e Mc 12,40).
Loro si lasciavano trascinare dalla saggezza del mondo, di cui Paolo dice “Considerate, infatti, la vostra chiamata, fratelli; non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti. Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono” (1Cor 1,26-28).
AD ALCUNI FARISEI PIACEVA IL DENARO, COME OGGI A ALCUNI SACERDOTI -MA ANCHE A TUTTI NOI- PIACE IL DENARO.
VALE PER LORO -MA ANCHE PER NOI- L’AVVERTIMENTO DI GESÙ E DI PAOLO.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!