«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 6,51-58
+ In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Parola del Signore
Mediti…AMO
Il Sacramento del Corpo e del Sangue del Signore è culmine e fonte di tutta la vita della Chiesa.
Il valore teologico della festa del Corpus Domini, può considerarsi sia come sintesi dell’intero anno liturgico che come mistero di tutta la storia della salvezza, “le cui origini sono dall’antichità” (Michea 5,1) e la sua realtà perdura fino “alla fine del mondo” (Mt 28, 20), perché Cristo è “l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine” (Ap 22, 13).
Con questa festa onoriamo e adoriamo il “Corpo del Signore”, spezzato e donato per la salvezza di tutti gli uomini, fatto cibo per sostenere la nostra “vita nello Spirito”. In essa i nostri rapporti con Dio sono avvolti nel mistero: ci vuole una grande fede per gridare al mondo “…qui c’è il Signore!”.
La solennità del Corpus Domini è la festa del Corpo del Signore, nella quale per la presenza reale di Cristo, l’Eucaristia richiama direttamente alla memoria il MISTERO DELL’INCARNAZIONE, che costituisce l’asse portante e centrale della sua stessa realtà. Poiché con il mistero dell’Incarnazione, l’uomo è stato come “divinizzato”, Cristo per assicurare nel tempo questa speciale identità all’uomo, si è fatto “pane” spezzato per alimentarlo spiritualmente lungo i secoli.
L’Eucaristia, pertanto, è fundamentum et forma o fons et culmen della Chiesa, che, in tal modo, diventa la “continuazione storica dell’Incarnazione”, amministrando tutti i beni della Redenzione, consegnati da Cristo nel settenario sacramentale.
Attraverso questo settenario, i credenti “si uniscono in modo arcano e reale a Cristo sofferente e glorioso”… E specialmente nella frazione del pane eucaristico, partecipano realmente nel Corpo del Signore, essendo elevati alla comunione con Lui e tra di noi… Così noi tutti diventiamo membri di quel Corpo… di cui il capo è Cristo… l’immagine dell’invisibile Dio, e in Lui tutto è stato creato” (LG 7).
L’“Eucaristia, come centro vertice della storia della salvezza, rende presente quel Cristo, che della salvezza è l’autore” (AG 9).
“Nell’Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo…che, mediante la sua Carne… dà vita agli uomini”, confermando “nel suo Sangue la Nuova Alleanza” (PO 5. 4).
Per mezzo dell’Eucaristia “i fedeli hanno accesso al Padre per il Figlio, Verbo Incarnato, che ha sofferto ed è stato glorificato, nell’effusione dello Spirito santo, ed arrivano alla comunione con la santissima Trinità” (UR 15); “con il sacramento del pane eucaristico viene rappresentata e realizzata l’unità dei fedeli che costituiscono un solo corpo in Cristo” (LG 3).
EUCARISTIA COME MISTERO
Condizione indispensabile per avvicinarci all’Eucaristia dev’essere la convinzione che è un “mistero”, cioè una realtà che, con tutti gli sforzi teologici possibili e immaginabili, non può minimamente essere compresa, ma va accettata con fede e contemplata con amore. Soltanto così si concretizza l’espressione giovannea “chi crede in me… crede nel Padre che mi ha mandato [e] chi vede me, vede il Padre” (Gv 12, 44-45).
Quest’alone di mistero è lo stesso alone che circonda la personalità di Cristo integrale e totale, il Christus totus, che la Scrittura rivela e presenta, specialmente in Giovanni e in Paolo. L’Eucaristia, pertanto, costituisce il cuore e il centro della Chiesa, per continuare, fino alla consumazione del tempo, la gloria del Padre e la salvezza dell’uomo, come cibo e bevanda del suo cammino esistenziale verso la patria celeste.
EUCARISTIA COME SACRIFICIO
L’Eucaristia realizza alla perfezione la finalità propria dell’Incarnazione, cioè la gloria di Dio e la libera redenzione degli uomini, grazie a Cristo che si presenta come Sommo Pontefice, Eterno Sacerdote, Vittima Santa, che realizza tutta la storia della salvezza preparata e annunciata fin dall’antichità. Solenni sono, pertanto, le espressioni dell’ultima cena, l’unico grande gesto sacerdotale compiuto da Gesù, che sono entrate nella formula della consacrazione eucaristica: “Questo è il mio corpo… Questo è il mio sangue… Fate questo in memoria di me” (Mt 26,26-28; Mc 14,22-24 Lc 22,19-20; Gv 6,53-58; 1Cor 11,23-29).
Cristo, nella Liturgia (V Prefazio del Tempo di Pasqua), è presentato come “Vittima Altare e Sacerdote”. Termini che traducono plasticamente le parole del memoriale: “Questo è il mio corpo” (Mt 26, 26; Mc 14, 22); “Questo è il mio sangue sparso per voi” (Mt 26, 28; Mc 14, 24); “Fate questo in memoria di me” (Lc 22, 19; 1Cor 11, 24. 25). “Io me ne vado” (Gv 16, 7), “ma non vi lascerò orfani” (Gv 14, 18); “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20); “Chi mangia di me e beve il mio sangue, avrà la vita eterna, e Io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6, 54); “Chi vede me, vede anche il Padre” (Gv 14, 9); “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6).
L’Eucaristia è al contempo un “segno” “rimemorativo” del passato, “significativo” della grazia presente, e “glorificativo” della gloria futura. Come “memoria di Cristo”, l’Eucaristia ricorda il passato preistorico e storico del Cristo, attualizzandolo nel vivo del presente e proiettandolo nel futuro radioso e grandioso della realizzazione del tempo. Difatti, Paolo afferma: “Voi annunciate la morte del Signore fino a che egli venga ogni qualvolta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice” (1Cor 11, 26).
In altre parole, l’Eucaristia è memoria della salvezza operata da Cristo e come tale è efficace e attualizzante, e la sua attualizzazione dipende dalla fede con cui si fa memoria e si crede allo Spirito che attualizza il mistero. E si ritorna così sempre alla lode a Dio per la sua autorivelazione in Cristo. È sempre la centralità del Cristo – o dell’Eucaristia – il perno della storia sacra passata presente e futura: tutto è in funzione dell’Eucaristia, il Cristo totale: predestinato morto risuscitato e glorificato.
EUCARISTIA COME SACRAMENTO
L’Eucaristia, fondamentalmente, è il dono di Cristo agli uomini per salire a Dio con Lui. L’Eucaristia è “Sacramento” in modo del tutto speciale, perché è sacramento da sempre, da quando avviene la transustanziazione, come a dire che sacrificio e sacramento, pur distinguendosi nel termine e nel significato, sono ed esprimono la medesima realtà, il Cristo integrale.
L’EUCARISTIA COME “FONS ET CULMEN” DEI SACRAMENTI
La particolarità dell’Eucaristia nasce fin dal momento della sua costituzione: mentre gli altri sacramenti donano la grazia che significano nei loro specifici segni, l’Eucaristia è la stessa GRAZIA, è lo stesso autore della grazia, è lo stesso Cristo, è lo stesso Verbo Incarnato, è lo stesso Capolavoro di Dio, è la stessa “imago Dei”.
L’Eucaristia è Sacramento sia sull’altare dopo la consacrazione, sia nel tabernacolo quando viene conservata per l’adorazione e per essere portata gli ammalati.
L’EUCARISTIA COME NUTRIMENTO SPIRITUALE
L’Eucaristia è il cibo spirituale e soprannaturale per eccellenza, perché è lo stesso Cristo Gesù autore della GRAZIA: chi mangia il mio Corpo, vive di me. La comunione di Gesù Eucaristico può essere fatta in due modi: durante il sacrificio e fuori del sacrificio. E questa comunione durante il sacrificio abbraccia il significato di riconciliazione, come naturalmente significa il banchetto, cioè è segno di comunione, di riconciliazione, di amicizia, di amore, di perdono… L’Eucaristia è veramente il cibo che riconcilia, che perdona, che apre alla vita e all’amore.
Anche se, per giusta causa e diversa situazione, si riceve il Corpo di Cristo fuori del sacrificio, l’Eucarestia conserva, le stesse caratteristiche della comunione durante il sacrificio, di cui ne è il coronamento o il complemento. Alla luce eucaristica, la parabola del “figliuol prodigo” acquista certamente una luce nuova e più penetrante, da arricchirne il significato. Tutto il “nuovo”, che il Padre ordina per celebrare il ritorno del figlio perduto, può indicarsi nell’Eucaristia, vero banchetto di festa…
Quando si riceve con le dovute disposizioni, l’Eucaristia – dice Duns Scoto – produce due grazie specifiche: quella accidentale o santificante o abituale, indicata dal gesto della stessa manducazione delle specie eucaristiche, e quella essenziale o sussistente, che è il Cristo stesso, presente in modo permanente sotto le specie.
E, utilizzando un pensiero caro ad Agostino, che parla in genere di Cristo: “Io sono il nutrimento degli adulti. Cresci, e mi mangerai, senza per questo trasformarmi in te, come il nutrimento della tua carne; ma tu ti trasformerai in me” (Confessioni, VII, c.10, n. 16), Duns Scoto, applicandolo direttamente all’Eucaristia, scrive: “Credi e mi mangerai, ma non sarai tu a trasformare me in te, ma tu ti trasformerai in me” (Ordinatio, IV, 8, 3, 2), così si gettano le basi di quella crescita spirituale in Cristo fino alla completa maturità dell’uomo perfetto. E ancora scrive: “Se non ci fosse il Corpo di Cristo nell’Eucaristia, tutti altri sacramenti perderebbero di importanza, e sparirebbe ogni devozione nella Chiesa, né sarebbe possibile offrire il culto di adorazione o latria a Dio” (Reportata Parisiensia, IV, 8, 1, 3); dal momento che “all’Eucaristia è dovuto il culto di latria come a Dio” (Ibidem, IV, 11, 3, 8). Parafrasando questo pensiero, si può anche dire che senza Eucaristia, le chiese sarebbero un luogo freddo e gelido, un ammasso di pietre, cioè come un corpo senz’anima, senza cuore e senza sangue…
L’EUCARISTIA COME FONS DEL CULTO A DIO
L’Eucaristia è il sacramento per eccellenza, perché contiene ciò che realmente significa, il Verbo Incarnato, il Cristo, il CHRISTUS TOTUS ovvero la grazia essenziale, cioè lo stesso Cristo, che è la fonte d’ogni grazia, “caput omnis gratiae”.
Poiché Cristo ha voluto restare tra noi in modo permanente, ha scelto anche il segno sacramentale di permanenza nell’Eucaristia. TANTO È VERO CHE OGNI AZIONE DI CULTO NELLA CHIESA HA FONDAMENTO E PERFEZIONE SOLO IN RELAZIONE ALL’EUCARISTIA.
L’EUCARISTIA E LA CHIESA
Il rapporto tra Eucaristia e Chiesa è molto stretto e intenso.
E questo specialmente in ordine al sacramento dell’Ordine che produce l’Eucaristia, e l’Eucaristia a sua volta realizza e alimenta la Chiesa, intesa principalmente come Corpo Mistico di Cristo.
Scopo preminente del Corpo Mistico di Cristo è l’unità più profonda di tutto il genere umano nella carità più perfetta e nella consumazione dell’unità.
CULTO
L’Eucaristia, come il continuo “presente” storico di Cristo, costituisce veramente il cuore della Chiesa, il culmine e il vertice del culto latreutico a Dio, come Cristo stesso dice: “Che siano tutti una cosa sola, come tu sei in me, o Padre, ed io in te; che essi siano una cosa sola in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu mi desti, io l’ho data loro, perché siano una cosa sola, come noi siamo una cosa sola, io in essi e tu in me, affinché siano perfetti nell’unità” (Gv 17, 21-23).
Ragioniamoci sopra…
Il Signore IDDIO ti Benedica
E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!