11.06.2022 – SABATO SAN BARNABA – MATTEO 10,7-13 “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”
… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG
Dal Vangelo secondo MATTEO 10,7-13
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi». Parola del Signore
Mediti…AMO
LA VITA E IL PENSIERO DEL SANTO
BARNABA (“figlio della consolazione o figlio dell’esortazione”), originariamente chiamato GIUSEPPE DI CIPRO (Cipro… – Salamina, 61), è stato un missionario cristiano compagno di san Paolo e primo evangelizzatore dell’isola di Cipro.
È venerato come santo dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa, che gli attribuiscono il titolo di apostolo anche se egli non faceva parte del gruppo dei Dodici scelti da Gesù.
La Bibbia menziona per la prima volta Barnaba tra coloro che dopo la morte di Gesù, a Gerusalemme, si riuniscono attorno agli apostoli. È una comunità di credenti che vivono fraternamente condividendo i loro beni.
Ma la tradizione – riportata da Eusebio di Cesarea che attinge da Clemente Alessandrino – lo annovera anche fra i 72 discepoli inviati da Gesù in missione per annunciare il Regno di Dio, quindi già nella cerchia dei seguaci di Cristo.
Circa le sue origini, dalla Sacra Scrittura sappiamo che, nato nell’isola di Cipro, era ebreo e si chiamava Giuseppe.
Barnaba è fra i più autorevoli della prima comunità cristiana che si forma tanto che, pur non essendo dei Dodici, viene chiamato apostolo.
È il primo ad accogliere il giovane Saulo, appena convertito, di cui nessuno si fida. Lo prende sotto le sue ali e lo porta con sé in missione. A Gerusalemme la comunità è turbata dalla notizia che ad Antiochia fra i fratelli si sono aggiunti dei pagani: viene inviato Barnaba che, vista la situazione, non tergiversa e li incoraggia risolutamente a perseverare nella fede.
Ritenuto “uomo virtuoso … pieno di Spirito Santo e di fede”, viene mandato ad Antiochia di Siria, da dove era giunta la notizia di numerose conversioni. Una volta costatato che davvero in tanti credevano, Barnaba se ne rallegra ed esorta tutti “a perseverare con cuore risoluto nel Signore”, quindi chiede aiuto a Paolo per essere supportato nel servizio alla nuova comunità di credenti.
Ancora una volta, quindi, Barnaba interviene nella vita di Paolo sospingendolo verso la sua missione di Apostolo delle genti. I due restano ad Antiochia per un anno istruendo molti e proprio qui “per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani”.
In una lunga missione con Paolo
Dopo la predicazione ad Antiochia, Barnaba e Paolo partono per una nuova missione a Cipro. Con loro c’è anche Giovanni, detto Marco (l’evangelista), cugino di Barnaba.
La tappa successiva è la Panfilia, ma qui Giovanni decide di fare ritorno a Gerusalemme.
Barnaba e Paolo proseguono, invece, per Antiochia di Pisidia, Iconio, Listra, Derbe e tornano ancora ad Antiochia di Siria.
Sostano, inoltre, a Perge e Attalia.
Le conversioni sempre più numerose dei pagani, intanto, fanno sorgere dispute circa la necessità o meno della circoncisione, sicché, intorno al 49, Barnaba e Paolo tornano a Gerusalemme per discuterne con gli apostoli.
Poco dopo i due si preparano a una nuova missione, ma Barnaba vuole aggregare ancora Giovanni Marco, mentre Paolo è contrario: non si fida più di quel giovane.
Barnaba, invece, vede in lui un discepolo da recuperare. Non trovando un accordo, le loro strade si dividono: Barnaba s’imbarca per Cipro con il cugino, Paolo parte per l’Asia.
“Anche tra Santi ci sono contrasti, discordie, controversie. E questo a me appare molto consolante, perché vediamo che i Santi non sono caduti dal cielo”, ha detto Benedetto XVI ricordando, nella catechesi dell’Udienza generale del 31 gennaio 2007, il legame tra Barnaba e Paolo.
La santità non consiste nel non aver mai sbagliato, ma cresce nella capacità di ravvedersi e nella disponibilità a ricominciare, ma soprattutto nella capacità di perdonare.
E infatti, in seguito, Paolo si ricrederà su Marco.
ESAME DEL TESTO EVANGELICO
Se il ricevere e il dare sono come la diastole e la sistole del cuore dell’umanità, l’avverbio “gratuitamente” unifica il ritmo nell’unità e trinità del cuore di Dio, in un circolo perfetto che è lo Spirito: Dio è Spirito, perché è Amore assoluto e, quindi, gratuito.
Credo che per non patire delusioni d’attese da parte degli uomini, sia necessario tenere presente l’unicità dell’Amore gratuito di Dio. L’unico che non delude mai.
Potrà deludere chi ne parla, perché a un certo momento si nota che, sotto o accanto al parlarne, c’è un interesse, come quello di cercare, in nome di Dio, quell’approvazione di convincimento, quand’anche fosse solo gratificazione morale, che dissolve ogni paura d’essere veramente dei servi inutili.
Si parla spesso, anche nelle preghiere liturgiche, di premio eterno, di meriti che ci garantiscono in contraccambio la gioia di Dio.
E allora, come dobbiamo comportarci nelle scelte d’ogni giorno se vogliamo tenere presente tale comandamento?
Innanzitutto penso sia necessario sentirsi immersi, non individualmente, ma COME AZIONE DI CHIESA, NELLA OPERA DI EVANGELIZZAZIONE.
E se la PAROLA è giunta fino a noi, è perché di generazione in generazione è stata data e ricevuta, “gratuitamente“.
SENZA ALCUN INTERESSE DA PARTE DELLA CHIESA, CHE, NELLA SUA CONTINUA CONVOCAZIONE, PER PURA GRAZIA, HA IL MANDATO DI PORTARE IL LIETO ANNUNCIO DELLA GRATUITÀ DI DIO FINO AGLI ESTREMI CONFINI DELLA TERRA.
È dunque il “gratuitamente” che caratterizza il ricevere e il dare dell’Evangelo, perché Dio, che ci ha amato per primo, conoscendo ogni nostra risposta di assenso o di rifiuto, lo ha fatto con una Gratuità assoluta, senza nessun interesse.
E qui arriviamo all’interrogativo che ci fa scendere sul terreno della quotidianità, che è poi quello sul quale giochiamo la nostra sequela dell’Evangelo.
Come si concretizza nel nostro agire e nell’agire della chiesa, il ricevere e il dare gratuitamente?
La risposta viene dal cercare di togliere ogni interesse nella trasmissione dell’Evangelo, ricordandoci che lo abbiamo ricevuto gratuitamente. Pertanto come potremmo chiedere qualche cosa in cambio, o anche attenderci solo un grazie?
Quello che importa è che, in qualsiasi modo si voglia trasmettere l’Evangelo, lo si faccia senza interesse alcuno, di potere, di valere qualcosa, d’aver peso secondo il pensare degli uomini, al limite perfino di essere testimoni:
- “Quando avete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare” Luca 17, 10.
MA IL PREDICARE GRATUITAMENTE, VA BENE INTESO, PERCHÉ’ MOLTE SONO LE IMPLICAZIONI BIBLICHE.
Gesù, infatti, dichiara ai suoi discepoli che la predicazione del vangelo si deve accompagnare alla povertà evangelica, perché richiede una radicale fiducia nella Parola di Dio.
Ma non dimentica i doveri della giustizia (dice Matteo al capitolo 10,10:
- “chi lavora ha diritto al suo nutrimento”).
Un esempio molto evidente ci viene dall’apostolo Barnaba, che vende il suo campo per aiutare la prima comunità cristiana. Egli predica il Vangelo ad Antiochia, rallegrandosi per la diffusione del Vangelo, accredita Paolo e garantisce per lui di fronte alla Chiesa e lo accompagnò nel suo primo viaggio missionario e partecipò al “concilio” di Gerusalemme.
L’apostolo Paolo, poi, ha chiarito bene la sua posizione apostolica, citando la legge:
- «non mettere la museruola al bue che trebbia il grano»,
perché chi si affatica per un qualcosa, uomo o animale che sia, gode del diritto di ricavare qualcosa anche per sé.
Oppure
- «Non sapete che quelli che fanno il servizio sacro mangiano ciò che è offerto nel Tempio? E che coloro che attendono all’altare hanno parte all’altare? Similmente, il Signore ha ordinato che coloro che annunciano il Vangelo vivano del Vangelo» (1Corinzi 9,13-14).
Questo è comunque un diritto (che Paolo però, HA LIBERAMENTE SCELTO DI NON AVVALERSENE), ma ciò non vuol dire che anche gli altri non debbano avvalersi di tale diritto.
Si tratta di un diritto, appunto, e ognuno è libero di avvalersene oppure no perché, come dice sempre Paolo di Tarso alla 1Corinti 9,14 «…:
- il Signore ha ordinato che coloro che annunciano il Vangelo vivano del Vangelo».
Anche se questa affermazione appare in contrasto con il brano che dice:
- «chi non lavora non deve neppure mangiare», (dice sempre Paolo nella sua seconda lettera ai cristiani di Tessalonica: 2Tessalonicesi 3,10).
Paolo si riferiva a quanti non hanno voglia di lavorare, agli sfaticati e ai buoni a nulla, ai parassiti che vivono sulle spalle altrui (specialmente sulle spalle dei genitori).
Se qualcuno cerca di fare il furbo abbandonando il lavoro, mettendosi in testa che qualcuno lo debba pure mantenere vista la sua posizione di disoccupato (per scelta), non deve poi pretendere di essere “accudito” dagli altri, che, invece, si affaticano quotidianamente per guadagnarsi il pane, addirittura anche lontano dalle famiglie, al fine di condividere con loro quello che gli è costato tanta fatica.
Sfruttatori e sfruttati ci sono sempre stati e ci saranno ancora.
Quindi, in un certo senso, Paolo ha ribadito in altre parole quanto era stato già codificato da Dio stesso nel Libro della Genesi 3,19:
- «ti guadagnerai da mangiare con il sudore della TUA fronte»
e non con il sudore della fronte altrui.
Ma c’è ancora un altro brano, paolino, (1Tessalonicesi 2,9) che sembra andare in contraddizione con quanto si è appena detto:
- «Perché, fratelli, voi ricordate la nostra fatica e la nostra pena; infatti è lavorando notte e giorno per non essere di peso a nessuno di voi, che vi abbiamo predicato il Vangelo di Dio»
Qui Paolo sembra dire espressamente di non voler gravare su coloro che hanno udito la predicazione del Vangelo da parte sua e dei suoi collaboratori (infatti parla al plurale).
Anche questa sua dichiarazione FA SEMPRE PARTE DI UNA SCELTA LIBERA E PERSONALE CHE HANNO FATTO LUI E GLI ALTRI SUOI COLLABORATORI (1Corinzi 9,18), ovvero di non avvalersi volontariamente di quel diritto di «vivere del Vangelo», per questo motivo:
- «non abbiamo fatto uso di questo diritto; anzi sopportiamo ogni cosa, per non creare alcun ostacolo al Vangelo di Cristo» (1Corinzi 9,12).
Paolo previde quello che sarebbe potuto accadere se avesse goduto del pieno diritto che gli spettava: è facile creare ostacoli al Vangelo di Cristo, criticando coloro che invece si avvalgono del diritto di cui Paolo e gli altri si sono astenuti.
Paolo, come un lavoratore comune (era infatti un fabbricante di tende), per non essere di peso a nessuno di quelli che avevano ricevuto la predicazione del Vangelo, scelse di autosostentarsi, pur se poteva ricorrere all’aiuto dei fratelli della Macedonia (2Corinzi 11,9).
In un modo o in un altro, l’aiuto a Paolo non mancò mai perché un vero ministro è sempre assistito da Dio.
Inoltre, per venire in aiuto ai credenti di Corinto, Paolo stesso ha dichiarato di aver attinto ad altre chiese, prendendo da loro un sussidio, per poter servire voi».
Quindi, possiamo dire che la «decima», oltre che a “nutrire” coloro che «vivono del Vangelo» (così come ne ha diritto anche il «bue che trebbia il grano, che è chiamato a nutrirsi di quel grano»), serve anche per dare assistenza a quelle chiese che necessitano di supporto.
Un conto è nutrirsi del Vangelo, un conto il discutibile tornaconto personale che non deve esistere.
Ha detto Papa Benedetto XVI, Omelia del 1’ gennaio 2009, ricordando San Francesco di Assisi:
- “Quando Francesco d’Assisi si spoglia dei suoi beni, fa una scelta di testimonianza ispiratagli direttamente da Dio, ma nello stesso tempo mostra a tutti la via della fiducia nella Provvidenza”.
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!