11.02.2021 – VENERDI’ 5′ SETT. T.O. – MARCO 7,31-37 “… ha fatto bene ogni cosa…”

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG

Dal Vangelo secondo MARCO 7,31-37

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «HA FATTO BENE OGNI COSA: fa udire i sordi e fa parlare i muti!». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Questo è l’ultimo miracolo di Gesù in territorio pagano che ascoltiamo prima della confessione di Pietro e dei discepoli che riconoscono in Gesù di Nazareth, il Messia, il Cristo, cioè l’Inviato che Dio a mandato per liberare il suo popolo.

Nel visitare Tiro e Sidone, contattò terre di popolazioni che, millenni prima di Cristo avevano le loro divinità seguendole con cuore ben lontano dal Vangelo di Gesù, per annunziare la “lieta notizia”. Ovvero che il vangelo della salvezza non era affatto un bene destinato solo agli Israeliti…

Eppure ecco: il Signore della vita accetta che gli sia portato un sordomuto a cui imporre la mano. Era questa imposizione delle mani un antico gesto d’intercessione religiosa oltre che terapeutica.

Non si lascia sfuggire l’occasione di mostrare il volto di Dio che si china sull’uomo che è nella sofferenza.

E il primo gesto di Gesù di fronte al sordomuto è di staccarlo dalla folla, perché questo poveretto sarà simbolicamente portato a udire e vedere -attraverso un INCONTRO- ciò che in nessun luogo umano è dato di udire e vedere.

Ossia, in separata sede, verrà a contatto col mistero di Gesù Cristo. Un mistero che né la carne, né il sangue sono in grado di comprendere.

Attenzione alla antiteticità del valore delle parole che oggi ascolteremo. Gesù guarisce le orecchie e la lingua. Ma perché?

PERCHÉ IL SERPENTE AVEVA USATO LA LINGUA PER ALLONTANARE DA DIO, EVA AVEVA USATO LE ORECCHIE PER ASCOLTARE IL DEMONIO, ADAMO AVEVA USATO LE ORECCHIE PER ASCOLTARE LA SUA DONNA.

L’apostolo Paolo nella lettera ai Romani esponendo un concetto simile, dice nella Lettera ai Romani al capitolo 10,17:

  • “Così la fede viene dall’udire, e l’udire si ha per mezzo della Parola di Cristo”.

Il dono della rivelazione, quindi, parte dall’ascolto (prima apre gli orecchi), solo dopo si schiude la parola (si sciolse il nodo della lingua).

Guardate la simbologia come brilla. Siamo di fronte ad una nuova nascita: infatti siamo partiti dall’isolamento dalla folla e siamo giunti alla pienezza di comunione, grazie a Gesù.

Premesso questo vorrei ora iniziare questa meditazione regalandovi le parole di un grande Teologo, IL PAPA BENEDETTO XVI’, che così commenta questo brano

Effatà – apriti’, riassume in sé tutta la missione di Cristo. Egli si è fatto uomo perché l’uomo, reso interiormente sordo e muto dal peccato, diventi capace di ascoltare la voce di Dio. Per questo motivo “la parola e il gesto dell’Effatà sono stati inseriti nel rito del Battesimo, come uno dei segni che ne spiegano il significato: il sacerdote, toccando la bocca e le orecchie del neo-battezzato dice: Effatà, pregando che possa presto ascoltare la Parola di Dio e professare la fede. Mediante il Battesimo, la persona umana inizia, per così dire, a ‘respirare’ lo Spirito Santo, quello che Gesù aveva invocato dal Padre con quel profondo sospiro, per guarire il sordomuto“.”

Questo è un miracolo che viene presentato solo da Marco. Ci si può chiedere perché Gesù guarì in questo modo così particolare il sordomuto, visto che persone affette da patologie ben più gravi erano state guarite solo con la Parola di Gesù.

Però a me sembra che il sordomuto desiderasse non solo parlare, ma ESSERE TESTIMONE DELLA PAROLA DEL SIGNORE.

Ecco perché, simbolicamente, il signore alza gli occhi al Cielo, per invocare la Sapienza Divina che solo Lui può elargire agli uomini dal cuore umile e pieno d’amore.

E Gesù “ridà vita” alla bocca di quest’uomo, bagnandola con la SUA saliva, per far sì che quella bocca potesse ottenere quella scioltezza e quella sicurezza nella Parola, che solo coloro che sono una cosa sola con il Signore, possiedono.

Infatti, annota Marco, che egli parlava correttamente, ovvero “secondo la Volontà di Dio”.

Ma non pensiate che sia il racconto di un fattarello ormai lontano, per noi nostalgici del Maestro.

Anche oggi il Maestro è qui con noi per guarire i nostri occhi, QUELLI DELLA FEDE, a purificare i nostri cuori induriti dall’egoismo e dall’arroganza, per aprirli al suo Amore.

È qui per ridare vigore alla nostra sfiducia trasformandola nella virtù della SPERANZA.

Eh sì! Perché noi siamo quei poveri ai quali è stato regalato il Regno.

E siccome siamo fragili e limitati dalla nostra natura umana, ogni qualvolta ci poniamo di fronte alla vita, agli altri e al Signore con la consapevolezza del nostro essere creature limitate e bisognose, DIO CI SCEGLIE PER FARCI RICCHI DELLA SUA PRESENZA D’AMORE CHE CI SALVA E CI REDIME.

Perché il suo amore fa fiorire in noi quella SPERANZA che è vita per tutti, per ogni situazione.

Ha fatto bene ogni cosa“, dicono di Gesù. Ha speso la sua vita per gli altri. Ha testimoniato l’amore di Dio Padre di tutti gli uomini, amando il prossimo fino a dare la sua vita per amore.

Ecco il senso e l’impegno per la nostra vita da vivere CON CRISTO, PER CRISTO ED IN CRISTO.

Mi piacerebbe pensare che al mio funerale dicessero “ha vissuto bene, spendendo la sua vita per gli altri“.

O se, nella sua INFINITA MISERICORDIA, il Signore, nel giorno della mia nascita alla VITA VERA, mi dirà “…vieni servo buono e fedele… perché ho avuto fame, ho avuto sete, ero malato, ero nudo… e tu mi hai aiutato; perché qualunque cosa hai fatto a uno di questi poveri, l’hai fatto a Me“.

Gesù è passato facendo del bene, ha vissuto spendendo la sua Vita per gli altri. Anche noi siamo chiamati a dare nella nostra vita una testimonianza dell’amore di Dio.

I martiri e i santi hanno vissuto così. Hanno imitato l’esempio di Gesù, seminando la bontà a piene mani e offrendo la loro vita.

Ma cerchiamo di inquadrare questo brano nella storia dell’Israele biblico.

Mentre è in cammino con i discepoli, verso Tiberiade, nei pressi del mare di Galilea, gli conducono un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano.

Procediamo per evidente simbologia. Innanzi tutto, chi è il sordomuto?

Qual è il dramma esistenziale del sordomuto, oltre a quello di non poter sentire e di non poter parlare?

Certamente non può adempiere a quel comandamento, A QUEL PRECETTO FONDAMENTALE DELLA TORAH, che dice: “Shemà Isra ‘El, hebèt Adonaj – Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo” (riportato nel Libro del Deuteronomio al capitolo 6,4).

NON PUÒ ASCOLTARLO PERCHÉ È SORDO E QUESTA MENOMAZIONE GLI IMPEDISCE DI ASCOLTARE LA PROCLAMAZIONE DELLA TORAH.

Cioè non può sentire quello che Dio vuole dire al suo popolo.

Ma c’è di peggio… c’è un altro precetto importantissimo, che ricorre costantemente nella Torah, che è il precetto che comanda a tutti gli israeliti di trasmettere la fede dei padri ai figli.

Lo stesso brano poc’anzi accennato prosegue dicendo “…Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo […] …ripeterai questi precetti, queste parole ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti alzerai, quando ti coricherai” (Dt 6,7).

Il sordomuto non può adempiere neanche a questo importante fondamento della FEDE DI ISRAELE. Ovvero non può trasmettere la fede, raccontare alle generazioni che seguono QUESTA OFFERTA DI GRAZIA CHE DIO HA DONATO AL SUO POPOLO.

Allora, SIMBOLICAMENTE, portare un sordomuto davanti a Gesù, SIGNIFICA PORTARE DAVANTI A GESÙ UN POPOLO CHE, IN UNA CIRCOSTANZA COME QUELLA IN CUI GESÙ STA PREDICANDO, STA FACENDO MIRACOLI IN ISRAELE, NON PUÒ PIÙ ASCOLTARE E NON PUÒ PIÙ PARLARE, COSTRETTO COM’È DALLE MOLTE SCHIAVITÙ CHE VIVE IN QUEL TEMPO.

Voi sapete che erano sotto il dominio di ROMA, e di conseguenza erano proibite molte cose.

Ma anche lo stesso culto a Gerusalemme viveva una certa difficoltà, a causa della presenza di due Sommi Sacerdoti…

Allora, questo popolo Israele va incontro a Cristo, a questo Messia che sta aspettando, con questa difficoltà di fondo: non può ascoltare, non può parlare.

Cosa fa Gesù allora? Prende quest’uomo\popolo e lo porta lontano dall’accampamento, in disparte.

Cioè riproduce quell’antica liturgia che tutti conosciamo:

Quel popolo, che stava nella terra di Canaan che Dio aveva promesso ad Abramo, ad Isacco e a Giacobbe, era dovuto andare in Egitto ed in Egitto aveva conosciuto la sua cattività.

Questo popolo poi era tornato attraverso il deserto e nel deserto aveva dovuto imparare di nuovo a camminare, imparare di nuovo a balbettare, a parlare delle cose di Dio.

ERA UN POPOLO CHE SI ERA DIMENTICATO DA DOVE VENIVA E PER QUALE MOTIVO STAVA IN CAMMINO, UN POPOLO DA RIEDUCARE, COME UN BIMBO, direbbe Osea nel capitolo 11 del suo Libro.

E proprio come un bimbo Dio se lo porta vicino al cuore per sfamarlo e rimetterlo nelle condizioni di camminare da solo (ci dice il Libro di Osea al capitolo 11,4).

Ecco allora che Gesù, che dal Cielo è sceso sull’umanità, ripete i gesti della Creazione (vi consiglio di rileggere Genesi 2,7-18) e rimette l’uomo\Israele tra le braccia di Dio, come era volontà del Padre.

Infatti, prende quest’uomo\ISRAELE, lo riporta nel deserto e gli mette le dita nelle orecchie, la saliva sulla lingua e dice “…Effatà, cioè, apriti!” (Mc 7,34), CHE LO RIABILITA A PARLARE CON LUI E PER LUI.

E noi la ripetiamo in questo modo, “Effatà, cioè, apriti!”, lo diciamo tutte le volte che facciamo entrare un bambino cristiano nella Chiesa, quando al Battesimo gli mettiamo sulla bocca e sull’orecchio due dita, dicendo “…Effatà, apriti”, cioè “…possa tu essere abilitato ad ascoltare le parole di Dio e a raccontarle di nuovo”.

Don Tonino Bello, compianto Vescovo di Molfetta, ci regala in merito questo interessante mònito:

  • La Chiesa evangelizza non solo per quello che dice ma soprattutto per quello che è e che fa.

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!