10 maggio 2024 VENERDI’ 6’ SETTIMANA DI PASQUA B – GIOVANNI 16,20-23 “Nessuno potrà togliervi la vostra gioia”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 16,20-23

+ In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

In questi giorni che stanno tra l’Ascensione e Pentecoste, i vangeli del giorno sono tratti dai capitoli 16 a 21 del vangelo di san Giovanni, e solo quella parte del vangelo chiamato “il Libro della Consolazione o della Rivelazione operante nella Comunità” (Gv 13,1 a 21,31).

Questo Libro è diviso come segue:

  • l’addio agli amici (Gv 13,1 a 14,31);
  • testamento di Gesù e preghiera al Padre (Gv 15,1 a 17,28);
  • l’opera consumata (Gv 18,1 a 20,31).

L’ambiente è di tristezza e di aspettativa:

  • Tristezza, perché Gesù stava salutando e la nostalgia invade il cuore.
  • Aspettativa, perché sta giungendo l’ora di ricevere il dono promesso, il Consolatore, che farà scomparire la tristezza e porterà di nuovo la gioia della presenza amica di Gesù in mezzo alla comunità.

Gesù sa bene che la sua fine è vicina, sa che lo aspetta un epilogo drammatico, e anche nel momento più tenebroso, mette da parte la sua umanissima pena e la sua paura e si preoccupa per i suoi discepoli, perché sa che non sono pronti.

Sa che crolleranno miseramente davanti allo scatenarsi dell’impero delle tenebre, per cui cerca di incoraggiarli con la più semplice delle immagini: le doglie del parto.

E dice loro che la sofferenza che stanno per vivere, ma che lui stesso vivrà per primo, altro non è che il passaggio obbligato per dare alla luce qualcosa di nuovo, di impensabile e di inaudito, perché “…la sua ora” è giunta.

È l’ora della grande tristezza di Gesù Cristo, e dei suoi discepoli, nel primo venerdì santo della storia.

È il momento in cui le forze della morte e del peccato, sembrano trionfare, ma la loro vittoria sarà passeggera.

Seguendo l’immagine che a loro propone, ciò che accadrà altro non sarà che un dolore somigliante a quello del parto, che rende possibile la gioia di una vita nuova.

In questo caso quella di Gesù, che diviene il Cristo risorto.

Ed è per questo che li invita a guardare oltre, a non lasciarsi scoraggiare dagli eventi che appaioni davvero catastrofici.

Fratelli e Sorelle, la ragione ultima della nostra gioia abita nel vedere il volto di Cristo.

Ben lo sapevano gli antichi sapienti di Israele, che nei Salmi cantavano “…Il tuo volto, Signore, io cerco…“.

Vedere Dio, faccia a faccia, è l’esperienza che sta all’apice dei desideri dei credenti.

Pochi uomini ebbero la fortuna di vedere Gesù uomo, purtroppo, troppo spesso non non lo hanno riconosciuto.

L’esperienza più normale per l’umanità è vivere di desiderio, anelare la vista di Dio, e questo dà motivo e forza alla ricerca di Dio stesso, della verità e della sua esistenza.

E l’immagine di Dio, impressa nelle creature, accorcia i tempi di questa ricerca, perché dà concretezza a questa ricerca, in quanto, il volto di ciascuno riflette l’immagine del volto di Dio.

Ed è così che divinità ed umanità si confondono nel sorriso, nelle lacrime, nelle espressioni dei volti di chi ci circonda.

  • Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia“.

Dice il Signore che quel giorno, non faremo più domande.

Ecco la certezza che dà coraggio alle comunità stanche e perseguitate dell’Asia Minore e che fa esultare di gioia in mezzo ai dolori.

Come dice il poeta “…fa male, ma io canto!” O come dice il mistico san Giovanni della Croce “…in una notte scura, con ansie di amore tutta infiammata, o felice ventura, uscii né fui notata, stando la mia casa addormentata!”

L’espressione “in quel giorno” indica l’avvento definitivo del Regno che porta con sé la sua chiarezza.

Alla luce di Dio, non ci sarà più bisogno di chiedere nulla.

La luce di Dio è la risposta piena e totale a tutte le domande che potrebbero nascere dal di dentro del cuore umano.

  • “…la vostra afflizione si cambierà in gioia”.

È piena di mistero questa parola con cui Gesù si rivolge ai suoi, ma la promessa che contiene è chiara e inequivocabile: è quella della gioia.

Gesù lo afferma senza incertezza e senza dubbi: i discepoli vivranno nella gioia.

Però mai dobbiamo dimenticare che, la gioia che Gesù promette, è quella che viene dopo il dolore, anzi, passa attraverso il dolore, come quella indicibile che raggiunge una madre quando ha dato alla luce il suo bambino.

Non è una gioia che deriva dall’appagamento per come vanno le cose della nostra vita (quando raggiungiamo un sempre effimero successo, e altrettanato effimera sicurezza…). MA È QUEL SENSO DI PIENEZZA CHE PERVADE L’ANIMO DI CHI SA DI ESSERE AVVOLTO ALL’INTERNO DI UN MISTERO DI AMORE.

E SE PARTIAMO DA QUESTA MERAVIGLIOSA CONSAPEVOLEZZA, COME POSSIAMO ESSERE TRISTI, SE IL SIGNORE CAMMINA ACCANTO A NOI, ABITANDO NEL NOSTRO CUORE E NELLA NOSTRA MENTE?

MA PERCHÉ DAL DOLORE POSSA SBOCCIARE QUESTO PENSIERO, OCCORRE CHE LO SPIRITO SANTO, NELLA PROFONDITÀ DEL NOSTRO CUORE, LO SUSCITI, LO TENGA VIVO, E LO SUSSURRI DI CONTINUO, PERCHE’, PURTROPPO, RIMANIAMO “…UN POPOLO DI DURA CERVICE”.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!