10 dicembre 2024- martedì 2’ settimana di Avvento – Matteo 18,12-14 “Dio non vuole che i piccoli si perdano”.
“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16).
Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela»
(Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, affinché la tua Misericordia mi preceda e mi suggerisca, interiormente, al momento giusto, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il Mistero Pasquale, presente nell’umile quotidiano, e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ TORNARE A PASSEGGIARE.”
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Dal Vangelo secondo Matteo 18,12-14 |
+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda». Parola del Signore
Mediti…AMO Marco 4,34 “4Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa”. |
Dalla Parola del giorno vediamo il Signore Dio che viene con potenza, e con il braccio egli detiene il dominio, ed ha con sé il premio e i suoi trofei lo precedono.
Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri.
La parabola della pecora smarrita ci insegna ad essere solleciti verso la sorte dei “piccoli”, di considerarli importanti e di andare alla loro ricerca quando si perdono. Questa cura pastorale viene fondata teologicamente sullo stile di Dio Padre.
Questa parabola ci insegna anche che, andare alla ricerca della pecora smarrita, non significa star male sapendo che quella persona, che siamo chiamati ad amare, si è perduta.
Cercarla non significa lasciare che rimanga lontana, ma trovarla per sentirci vicini a quella persona.
Significa sentire il bisogno di quella persona e lasciarci provocare dal suo bisogno.
Il Signore ci dice che siamo noi che dobbiamo avvicinarci a lei, non lei a noi.
E che sia piccola, come persona, non conta…anzi il primo posto nella comunità è proprio riservato a lei.
E chi ha autorità è chiamato a mettere i piccoli al primo posto nella sua considerazione e nei suoi programmi.
E tutti, se vogliono stare nella comunità cristiana, devono mettersi in atteggiamento di servizio.
Scandalizzare i piccoli è impedire loro di credere in Gesù, perché il Padre celeste vuole che nessun peccatore si perda.
Lo scopo di questa parabola è di spingere la comunità cristiana, che trascura i peccatori ed è tentata di ripiegarsi pigramente su sé stessa, a mettersi senza esitazione alla ricerca degli smarriti, dei cristiani che hanno dimenticato il primitivo fervore e la coerenza con gli ideali del vangelo.
Chiunque è in pericolo ha la precedenza assoluta su tutto e su tutti a essere soccorso.
Per mezzo di questa parabola, Gesù rivela alcune situazioni intollerabili nelle comunità: capita che uno dei piccoli si smarrisca e che per gli altri sia perduto.
La sua critica si indirizza alle comunità di un tempo come a quelle di oggi, che dimenticano i gruppi marginali, coloro che sono meno privilegiati, i poveri o gli stranieri, e che non li integrano.
Non vi è dunque nulla di sorprendente se sbagliano cammino e si smarriscono, se perdono il loro orientamento e la loro fede.
Nella sua parabola Gesù dà criteri di relazione più giusti, più rispondenti a questo comportamento: questo piccolo che si è perduto ha una tale importanza che si trascurano tutti gli altri per andare a cercarlo e ritrovarlo, poiché Dio è chiaramente dalla parte di coloro che vengono respinti ai margini della società e che vengono dimenticati.
Il suo Regno è in contrasto con la nostra società: ha per valori l’indulgenza, il rispetto e il soccorso.
Ecco perché la missione delle comunità è di prendere sul serio i problemi delle persone svantaggiate, e di difendere i loro interessi affinché non corrano il rischio di intraprendere strade pericolose.
L’attenzione al piccolo non è un giocare al ribasso, ma un giocare al rialzo.
E l’attenzione al piccolo è una delle azioni più alte che noi possiamo vivere, come persone che amano gratuitamente, e senza pretese.
Non è un pretendere poco, è un pretendere molto, perché il Signore chiede la nostra cooperazione, affinchè tutti possano trovare il loro posto, nella sua Chiesa.
Il piccolo è da correggere se deviato, da perdonare settanta volte sette se ha peccato, da cercare se perduto.
Questo, ci ricorda il Signore, significa accogliere veramente l’altro nella sua qualità di figlio.
Il “cemento” della comunità sta nel vivere i propri limiti e quelli altrui, COME LUOGO DI COMUNIONE, DI AIUTO E DI PERDONO RECIPROCO.
La comunità non è una setta di giusti che si separano dai peccatori.
Ma è una comunità di giustificati che giustificano, di beneficiati dalla Grazia che graziano, di perdonati che perdonano.
Il Signore si incarna per ricercare ognuno di noi, pecorella smarrita, che diventiamo il centro di ogni sua cura e di ogni sua attenzione: nella ricerca del fratello smarrito.
Gesù mette al centro della sua attenzione gli emarginati perché nessuno di loro vada perduto, e ci ricorda “amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”.
Sarebbe però opportuno farsi mettere alle corde, almeno una volta, da questa parabola, che intendiamo solo a favore nostro.
Quanti ne abbiamo persi lungo la strada e quanti ne abbiamo smessi di cercare, o addirittura mai abbiamo cominciato a cercarli?
E quanti ne abbiamo dimenticati?
Questo piccolo esercizio doloroso, di esame di coscienza, ci potrebbe aiutare a vedere quanto è diverso lo stile di Dio, e quanto sia scandaloso per il nostro modo di intendere, il suo modo di fare.
Con molti abbiamo chiuso senza fare tanti problemi, e forse siamo pure contenti che sia finita così.
E ce ne siamo fatta una ragione, adducendo a scusa il fatto che non eravamo fatti l’uno per l’altro.
Questa Parola di Gesù ci mette nella condizione di chiederci quanto vale la vita di quelli che ci sono affidati, di chiederci che cosa abbiamo fatto di tutti coloro che ci appartenevano.
Dove sono?
E perché invece di cercarli, ci siamo sistemati con la maggioranza, con il gruppo, con tutti gli altri, fregandocene di cosa sia stato di quelli che si sono persi.
E ci siamo dimenticati che eravamo stati chiamati ad essere come Dio.
Il quale è uno che gioisce, per avere ritrovato la pecora perduta, non le fa la predica, non la rimprovera, ma manifesta la sua gioia con passione e verità.
Dio – dice Gesù – non vuole che nessuno si perda, ed è addolorato se una persona perde la vita, se si smarrisce nelle oscure strade della quotidianità, se gioca male lo straordinario e temibile dono della libertà.
E, come un padre che soffre, Dio ci attende, e come un amico fedele ci viene a cercare, perché noi siamo la SUA gioia.
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Chiedo al Signore IDDIO ti Benedica…
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!