«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 10,38-42
+ In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». Parola del Signore
Mediti…AMO
Il vangelo di Giovanni ci fa sapere che la casa di Marta era a Betània, vicino a Gerusalemme.
La parola Betània significava Casa della Povertà.
Era un villaggio sul Monte degli Ulivi, vicino a Gerusalemme, poco distante da Bethfage.
Ci si passa salendo da Gerico, la strada che abitualmente i galilei percorrevano per andare a Gerusalemme.
Ed era il secondo villaggio che si incontrava passando dal torrente Cedron attraverso gli ulivi, a meno di mezz’ora dalla spianata del tempio.
Quando Luca scrive il terzo vangelo, resta un uomo “ecclesiale”, che ha una conoscenza esperienziale della vita delle comunità cristiane, quelle che descriverà nella seconda parte della sua opera, gli Atti degli apostoli.
Nella chiesa di allora, come ancora oggi in ogni comunità cristiana, si registravano e si registrano difficoltà, tensioni tra i diversi servizi e i diversi modi di vivere la vita cristiana.
Nel Libro degli Atti degli Apostoli – non lo si dimentichi – Luca testimonia un conflitto tra il servizio a tavola e il servizio della Parola, che viene risolto attraverso una ripartizione dei servizi: agli apostoli compete annunciare il Vangelo, mentre ad altri sette credenti il servizio a tavola (At 6,1-6).
Questa soluzione non vuole essere esemplare o autoritativa per la chiesa: è stata una soluzione, ma forse ve ne potevano essere altre…
In ogni caso, si è risolto il conflitto riconoscendo che c’è un primato da rispettare: il primato della parola di Dio ascoltata e predicata, senza la quale non vi è comunità cristiana.
Nel brano odierno si manifesta lo stesso problema: cerchiamo dunque di comprendere umilmente le parole di Gesù.
A Betania Gesù si rifugiava, spesso, per stare con questa famiglia conosciuta chissà come: un fratello e due sorelle coetanei del Maestro.
E a Betania, spesso, Gesù si rifugia, da solo, senza i suoi discepoli.
Marta lo accoglie: è lei la padrona di casa, pratica, generosa, tutta disponibile al servizio di Gesù e dei suoi discepoli.
Subito però appare anche l’altra sorella, dal temperamento molto diverso.
All’apparenza sembra addirittura opposto.
Ma le due sorelle hanno in comune un tratto molto bello: LA LORO PIENA DISPONIBILITÀ E LA LORO PREMURA NELLA QUALE ESPRIMONO IL DONO DI SE STESSE.
INTERROMPENDO QUELLO CHE STAVA FACENDO, MARIA RIMANE CON GESÙ, SI PONE AI SUOI PIEDI E LO ASCOLTA IN SILENZIO, COME BEVENDO A UNA FRESCA SORGENTE.
LA SORELLA MARTA SI ALLONTANA PER PREPARARE TUTTO QUELLO CHE L’OSPITALITÀ RICHIEDE. CI SEMBRA DI VEDERLA TUTTA INDAFFARATA AGGIRARSI PER LA CASA.
Siamo di fronte a due modalità di accoglienza:
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una ancorata al “fare ” tutte le cose che vengono chieste quando si invita qualcuno,
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l’altra “all’incontrare” la persona invitata.
Due modi che ci interpellano sul come noi accogliamo, su come noi ci rapportiamo a Gesù e viviamo come suoi discepoli.
Non leggiamo questi due atteggiamenti come contrapposti, perché il contrapporli presuppone il chiamare l’altro “a fare” quello che io ritengo importante.
Marta e Maria non si oppongono: sono sorelle, che ci richiamano quello che hanno in comune e lo affrontano in modo diverso.
Gesù chiederà a Marta di trasformarsi un po’ alla volta in Maria, di affrontare quello che deve fare nello “stile” di Maria.
Gesù ci ricorda che, ACCOGLIERE INTERIORMENTE, vuol dire ascoltarlo, riconoscerlo come Colui che per primo si avvicina, (“entrò in un villaggio“, Lc 10,38), prende l’iniziativa, accoglie, ama, trasforma, converte.
Bisogna lasciarlo fare.
Questo permetterà a Maria di vivere nel modo corretto, aperto al dono, percependo che tutto viene da Lui.
Maria diventa capace di silenzio espressione del rinnegamento del proprio io che si “affanna e agita per molte cose” (Lc.10,41).
Può così “fare“, non partendo da sé, ma da Colui che ha davanti.
Può accogliere perché si sente accolta da Colui che per primo l’ha accolta e amata.
Marta e Maria sono le due dimensioni essenziali per la vita cristiana. L’una non esiste senza l’altra.
La nostra fede ha bisogno dell’atteggiamento di Maria, pronta ad ascoltare ed accogliere il Signore, di restare lungamente seduta ai suoi piedi in preghiera e meditazione, per dare spazio alla nostra anima, alla nostra interiorità, per imparare il valore di un silenzio fatto di ampi spazi di riflessione e di spiritualità.
E Dio solo sa quanto manchi questo atteggiamento anche nelle nostre comunità cristiane, superficiali e distratte.
La nostra fede ha bisogno dell’operosità di Marta che vede i bisogni, che travalica il proprio ruolo (compie i gesti di accoglienza riservati all’uomo di casa!), che ricorda alla parte contemplativa della nostra fede che senza le opere la fede è vana e inconsistente.
Marta e Maria, azione e contemplazione.
Abbiamo bisogno della preghiera per non ridurre la nostra carità operosa in sterile efficientismo.
Abbiamo bisogno dell’azione per non costruirci un mondo interiore autoreferenziale e vuoto.
Marta voleva che Maria sacrificasse la sua attenzione alla parola per aiutarla nel servizio della mensa.
Ma non si può sacrificare un atteggiamento a favore di un altro.
Ciò che è necessario è raggiungere un equilibrio.
Non si tratta di scegliere tra la vita contemplativa e la vita attiva, come se quella fosse migliore di questa.
Si tratta di incontrare una giusta distribuzione dei compiti apostolici.
SOLO QUANDO ARRIVIAMO A QUESTO EQUILIBRIO, LA NOSTRA VITA DIVENTA COME BETANIA: CAPACE DI ACCOGLIERE DEGNAMENTE IL SIGNORE E MAESTRO GESÙ.
Fratelli e Sorelle, a Betania Gesù si rilassa, trova chi lo ascolta, smette i panni del profeta per indossare quelli dell’amico.
C’è chi lo ascolta senza entrare in polemica, c’è chi lo coccola preparandogli un buon pasto.
Che bello sarebbe fare della nostra vita una piccola Betania, un luogo in cui Gesù possa venire senza imbarazzo, a sedersi in casa nostra senza problemi.
Un luogo dove poter stare in amicizia…
ll frate domenicano MEISTER ECKART VON HOCHHEIM (teologo, filosofo, mistico e e religioso tedesco, del medioevo Cristiano, 1260-1327/28) che diceva:
-
“Marta sapeva già lavorare e servire a mensa senza pregiudicare in assoluto la sua attenzione alla presenza ed alla parola di Dio. Maria, così dice lui, stava ancora imparando accanto a Gesù. Per questo, non poteva essere interrotta. Maria scelse ciò che per lei era la miglior parte. La descrizione dell’atteggiamento di Maria dinanzi a Gesù evoca l’altra Maria, di cui Gesù diceva: “Beati coloro che ascoltano la Parola e la mettono in pratica” (Lc 11,27)”.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!