10.07.2023 – LUNEDI’ XIV SETTIMANA P.A. A – MATTEO 9,18-26 “….coraggio figlia….”.
«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 9,18-26
+ In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli. Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata. Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione. Parola del Signore
Mediti…AMO
Matteo riprende uno dei racconti dell’evangelista Marco e lo semplifica. I protagonisti sono sempre due donne:
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la ragazzina morta
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e l’emorroissa.
In questo racconto Gesù compie e subisce a sua volta lo stesso gesto:
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è toccato,
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e tocca.
La donna che tocca Gesù guarisce, e la ragazza che da Gesù è toccata ritorna alla vita, quella vita che sembrava ormai persa per lei.
La donna col suo dramma e il suo toccare ci dice che cosa la è fede: È TOCCARE GESÙ CON MANO.
Il racconto della ragazza morta che viene riportata alla vita ci dice che cosa la fede dà: LA VITA, CI FA PASSARE DALLA MORTE, QUALSIASI TIPO ESSA SIA, ALLA VITA.
E, questo toccare, forma prima e ultima del conoscere, che sperimentiamo sin da neonati, è un conduttore di fede formidabile, che noi siamo chiamati a riscoprire.
LA FEDE È TOCCARE IL SIGNORE DELLA VITA, E, A SUA VOLTA, ESSERE TOCCATI NEL CUORE DAL SIGNORE.
In questo racconto, il volto di Dio e quello della emorroissa finalmente si incrociano: LUI SI VOLTA PER VEDERLA E LEI SI LASCIA VEDERE, CIOÈ SALVARE.
Il desiderio di essere salvata da Gesù è tale da farla andare oltre le prescrizioni stabilite dalla legge di Mosè.
), Matteo aggiunge un dettaglio simpatico: rende pubblico il pensiero segreto della donna che da tempo soffre di perdite di sangue.
Una malattia invalidante, la sua, che, a causa delle rigide prescrizioni rituali, le impediva di avere qualunque contatto con chicchessia (Lv 15,19-30).
E’ perciò esclusa dalle liturgie, dalla vita coniugale, dai normali rapporti con il prossimo.
E’ importante considerare questa condizione “di scartata” per capire il suo stato d’animo: lei sente, e sa, nel profondo del suo cuore, che SOLO Gesù può liberarla dalla malattia e dallo stato di emarginazione e di indegnità in cui da anni si trova. In una parola: sa, sente che Gesù può salvarla.
Nell’antropologia biblica il sangue contiene la vita e, perciò, toccare il sangue o, peggio, nutrirsene, significa appropriarsi della vita altrui.
Una donna durante il periodo del flusso mestruale non poteva essere toccata. Immaginiamoci una situazione in cui l’emorragia era continua. Una vera condanna eterna.
Questa donna arriva da Gesù in uno stato di totale solitudine: non ha più una vita affettiva e nemmeno una sociale.
Nonostante questo ha talmente tanta fede e tanta disperazione da credere che se riesce a toccare anche solo il lembo del mantello del Signore, sarà guarita.
E così accade. Non è lei a contaminare con la sua impurità il maestro, ma è Gesù a contaminarla con la sua purità.
L’immagine di questa emorroissa, che ho pubblicato insieme a questo commento, la troviamo nelle Catacombe di Marcellino e Pietro, a Roma. Fu eseguita nella prima metà del IV secolo.
Il cristianesimo era diventato ampiamente accettato dopo la conversione di Costantino nel 312 e divenne poco dopo la religione dominante in tutto l’Impero Romano. In queste catacombe, vediamo la donna che tocca la frangia del mantello di Gesù e Gesù che rivolge la sua attenzione a lei.
Mi piace l’immagine catacombale di questa povera donna che ci mostra come ella non voleva essere notata.
E questa immagine rupestre ci insegna che anche noi, come la donna, possiamo tendere la mano a Cristo con discrezione.
E, in questa discrezione e nella tranquillità della preghiera possiamo raggiungerlo.
Ma cerchiamo di capire bene.
Al centro di questa pagina troviamo un padre disperato e una donna umiliata e sofferente.
Sono solo i frammenti di quella storia di dolore che attraverso tutta la vicenda umana. Icona di quell’umanità che ogni giorno soffre e lotta, un’umanità che rischia di essere travolta dal male perché non sa come affrontarlo.
Entrambi i protagonisti di questo racconto incontrano Gesù E RITROVANO LA SPERANZA.
Il dolore non ha accecato il loro sguardo anzi accende una fede ancora più limpida.
L’uomo, presentato da Matteo come “uno dei capi”, si avvicina a Gesù con profondo rispetto. E, prima di parlare, si prostra dinanzi a Gesù (91,8).
È importante notare che il verbo utilizzato, proskinéō, non indica soltanto la doverosa riverenza ma esprime a coscienza di stare dinanzi a Dio.
Nell’Antico Testamento, questo verbo descrive l’atteggiamento dell’uomo dinanzi a Dio:
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Gen 22,5 “»”.
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Es 12,27 “. Il popolo si inginocchiò e si prostrò”.
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Con lo stesso verbo Matteo 2,11 annuncia la fede dei Magi quando entrano nella casa dove si trova il Bambino: “Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono”.
Il protagonista di questa scena, dunque, MANIFESTA LA SUA FEDE NELLA POTENZA DIVINA DI GESÙ.
La richiesta contiene UNA PROFESSIONE DI FEDE NELLA RESURREZIONE:
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“Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà” (9,18).
E, mentre dinanzi alla morte tutti si fermano, ammutoliti dal dolore, quest’uomo, invece, crede fermamente che il profeta di Nazareth è capace di ridare la vita alla sua bambina.
E LA SUA FEDE COMMUOVE IL FIGLIO DI DIO E LO COSTRINGE A INTERVENIRE.
Quanta sofferenza ha nel cuore quest’uomo che, pur nel dolore straziante, ha il coraggio di dire che la propria figlia è morta.
Ma, allo stesso tempo, quanta fede mostra in quel “ma vieni”, CERTO CHE LA SUA FIGLIA VIVRÀ NELLA CAREZZA DI GESÙ.
Nella parte centrale del racconto, il termine salvezza è 3 volte:
«Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata.
Gesù si voltò, la vide e disse: “Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata!”.
E da quell’istante la donna fu salvata» (vv. 21-22).
E le parole «coraggio, figlia» ESPRIMONO TUTTA LA MISERICORDIA DI DIO PER QUELLA PERSONA.
E, la stessa cosa, vale per ogni persona scartata.
Quante volte ci sentiamo interiormente scartati per i nostri peccati, ne abbiamo fatte tante, ne abbiamo fatte tante…
E il Signore ci dice “Coraggio! Vieni! Per me tu non sei uno scartato, una scartata. Coraggio, figlia. Tu sei un figlio, una figlia, amata e prediletta”.
E QUESTO È IL MOMENTO DELLA GRAZIA, È IL MOMENTO DEL PERDONO, È IL MOMENTO DELL’INCLUSIONE NELLA VITA DI GESÙ, NELLA VITA DELLA CHIESA.
E’ IL MOMENTO DELLA MISERICORDIA.
Dalle Lettere di Santa Chiara ad Agnese di Boemia [FF 2888-2889]:
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“Poni la tua mente nello specchio dell’eternità, poni la tua anima nello splendore della gloria, poni il tuo cuore nella figura della divina sostanza e trasformati tutta, attraverso la contemplazione, nell’immagine della sua divinità, per sentire anche tu ciò che sentono gli amici gustando la dolcezza nascosta che Dio stesso fin dall’inizio ha riservato ai suoi amanti”.
Ragioniamoci sopra…
Il Signore IDDIO ti Benedica
E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!