10.06.2023 – SABATO 9 SETTIMANA PA – MARCO 12,38-44 “… Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”
«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG
Dal Vangelo secondo MARCO 12,38-44
+ In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». Parola del Signore
Mediti…AMO
Il brano evangelico di questa domenica ci testimonia un attacco molto duro di Gesù verso gli scribi e i farisei, diventati nel mondo cristiano figure tipologiche, che incarnano perfidia, ipocrisia, orgoglio.
In questo contesto il Vangelo odierno ci fa vedere come dobbiamo unire nella nostra vita di cristiani l’umiltà, la povertà, la carità.
Storicamente GLI SCRIBI erano gli esperti delle sante Scritture, uomini che fin dall’infanzia si dedicavano alla lettura e allo studio della tradizione di Israele; giunti poi all’età matura, diventavano persone autorevoli, rabbini, “maestri”, dotati di poteri giuridici nelle diverse istituzioni giudaiche.
I FARISEI erano invece un “movimento ecclesiale”, che, con zelo, cercava di vivere la Legge di Mosè e la complicata e gravosissima precettistica elaborata dai padri rabbinici.
Erano semplici fedeli, appartenenti al popolo, e rappresentavano una componente forte, molto presente e anche missionaria all’interno di Israele.
Certamente gli scribi e anche alcuni farisei furono avversari di Gesù, ma la polemica di Gesù, riattualizzata dagli evangelisti in un contesto di aspro confronto e di persecuzione dei cristiani, ritenuti dai farisei una setta eterodossa, riguardava soprattutto la loro postura di “persone religiose”.
NEL RIPRENDERE QUESTA POLEMICA GLI EVANGELISTI INTENDEVANO INOLTRE DENUNCIARE QUELLI CHE NELLA CHIESA CRISTIANA AVEVANO ORMAI ASSUNTO LO STESSO STILE.
FRATELLI E SORELLE, FACCIAMO PERÒ ATTENZIONE A NON FINIRE PER LEGGERE I VANGELI IN MODO ANTIGIUDAICO: NON TUTTI GLI SCRIBI ERANO ARROGANTI, NON TUTTI I FARISEI ERANO IPOCRITI, ANZI A VOLTE I VANGELI TESTIMONIANO DI SCRIBI VICINI AL REGNO DI DIO (MC 12,34) E DI FARISEI RETTI E GIUSTI CHE SONO STATI BEN DISPOSTI VERSO GESÙ (LC 13,31).
Storicamente la ricostruzione del tempio voluta dal re Erode aveva avuto come conseguenza la rinascita della classe sacerdotale.
Al tempo di Gesù Gerusalemme era tornata ad essere la capitale della fede ebraica e il tempio il punto di riferimento per ogni giudeo.
Questo riscatto religioso e nazionalista aveva accresciuto a dismisura il potere e la fama degli uomini religiosi.
Gesù, arrivato a Gerusalemme, mentre stava di fronte alla sala del tesoro del tempio, CRITICA FEROCEMENTE ALCUNE DERIVE DI IERI E DI OGGI COME L’APPARENZA, LA VANITÀ E L’INGANNO.
Ma la costruzione del tempio, all’epoca non ancora terminata, richiedeva una quantità enorme di denaro e molti sfoggiavano palesemente la loro generosità con imponenti donazioni.
Mentre stava in quel luogo, Gesù però vede una donna – per di più vedova –, cioè una persona che non contava assolutamente nulla in un mondo dominato da uomini, che sentono anche il tempio come qualcosa che appartiene a loro.
Le donne non facevano assemblea davanti a Dio come loro e con loro.
Questa povera donna avanza tra molti altri, nella sua umiltà, e sembra che nessuno possa notarla.
Gesù invece la nota e la addita tra tutti come “la vera offerente”, la vera persona capace di fare un dono, di dare gloria al Signore.
Costei getta solo due spiccioli, due piccole monete, ma ecco che Gesù commenta il suo gesto, invece di lodare l’atteggiamento degli abbienti offerenti, invitando i propri discepoli ad imitare il suo stupendo gesto, col quale dona, con modestia, una minuscola offerta, che però era per lei tutto ciò di cui vivere.
Questa vedova non aveva dato, come gli altri, briciole di ciò che possedeva.
Non aveva dato l’offerta senza che ne fosse conseguita per lei una sofferenza.
Non aveva offerto denaro di cui non aveva affatto bisogno, ma si era spogliata di ciò che le era necessario per vivere, non del superfluo.
Questa donna diventa per Gesù l’ICONA DI QUELL’AMORE CHE SA RINUNCIARE ANCHE A CIÒ CHE È NECESSARIO: perché ella è una vera discepola di Gesù.
In questa pagina del vangelo il contrasto diventa ancora più forte: scribi che divorano le case delle vedove perché donne (non divorano le case dei vedovi), perché povere, non difese da nessuno.
E, al contrario, una di queste che dà in sacrificio al Signore ciò di cui lei ha bisogno per vivere, spogliandosi oltre misura.
Oggi quando parliamo di “chiesa dei poveri” dovremmo fare memoriale di questa donna, discepola di Gesù nella chiesa dei poveri da lei inaugurata, e dovremmo interrogarci su cosa diamo a quelli meno muniti di noi, ai più poveri.
Purtroppo l’ostentazione della generosità è ancora molto diffusa nelle nostre comunità cristiane.
Si fanno delle offerte, certo, ma si è molto sensibili nel vedere il proprio nome nelle liste dei benefattori.
Ed è questo che il Signore stigmatizza: la tentazione di cercare la stima degli uomini, come gli scribi, che perfino nel culto ne vanno in cerca.
Infatti “…amano avere i primi seggi nelle sinagoghe, ostentano di fare lunghe preghiere” e non pensano che il vero culto, che piace a Dio, È L’UMILTÀ.
Certo, è normale desiderare la stima degli altri, però se il nostro agire è mosso solo dalla ricerca della stima, allora questo è male.
Se amiamo “…ricevere saluti nelle piazze, avere i primi posti nei banchetti“, siamo egoisti e superbi e rischiamo di “…ricevere una condanna grave“: SONO PAROLE DI GESÙ.
Due spiccioli di una povera vedova valgono di più davanti al Signore di una somma grandissima data da un ricco che nell’offrire non si priva di nulla:
- “Tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere“.
Questa è proprio l’elemosina che “…ci libera dalla morte, e ci purifica dai peccati” come disse l’Angelo a Tobia e a suo figlio, perché è un atto di carità vera.
Ragioniamoci sopra…
Il Signore IDDIO ti Benedica
E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!