10.06.2022 – VENERDI’ X’ SETTIMANA P.A. C – MATTEO 5,27-32 “…E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala”
… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo MATTEO 5,27-32
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna. Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio». Parola del Signore
Mediti…AMO
Il Maestro, oggi, ritorna ancora ai precetti della Legge, ma per interiorizzarli.
Come scrive il santo vescovo, IRENEO DI LIONE:
- “Il Signore non ha abolito, ma ampliato e completato i precetti naturali della Legge, quei precetti per mezzo dei quali l’uomo è giustificato” (Adversus HaeresesIV,13,1).
È talmente vero che Gesù non intende abrogare la Torah che specifica che neppure un jota, la lettera più piccola dell’alfabeto ebraico, e neppure il segno apparentemente meno significativo della stessa Torah – un trattino –, passeranno senza che “tutto sia avvenuto”, ovvero senza che ogni parola dello “sta scritto” abbia trovato compimento.
Lo schema ricorrente in questa parte del Vangelo, è composto di due parti di cui la prima (“Avete udito che fu detto agli antichi”) introduce una citazione della Toràh e di un suo commento tradizionale; la seconda esprime l’interpretazione di Gesù (“Ma io vi dico”).
Gesù sa che nel mondo ebraico, come in quello romano e greco, la visione dominante era MASCHILISTA, e la vita sociale era strutturata intorno alla DISUGUAGLIANZA DI GENERE.
Per cui, anche l’affettività era piegata a questa logica: l’uomo poteva commettere adulterio.
Ma era la donna ad essere condannata a morte e solo l’uomo poteva ripudiare la moglie, rimandandola a casa, senza troppe scuse.
Inoltre Gesù spiazza tutti ribadendo che il ripudio, pur essendo una pratica attribuita falsamente a Mosè, non ha nulla a che fare con lo splendido progetto di Dio sulla coppia.
E questo perché, nel primo secolo, le principali scuole farisaiche dibattevano su quali fossero le cause, sulla base di Deuteronomio 24,1, per cui un uomo potesse divorziare dalla moglie.
Deuteronomio 24,1 è proprio il testo a cui Gesù si riferì:
- Quando un uomo sposa una donna che poi non vuole più, perché ha scoperto qualcosa di indecente a suo riguardo, le scriva un atto di ripudio, glielo metta in mano e la mandi via.
Che cosa poteva essere considerato indecente?
Alcuni farisei erano arrivati alla conclusione che si potesse mandare via una donna per qualunque motivo, anche se bruciava la cena o altre cose banali come questa.
Altri credevano che fosse possibile divorziare solo se la donna avesse avuto una condotta immorale.
Figuriamoci dove l’uomo era andato a finire con il suo tornaconto personale.
Ecco allora il Maestro di Nazareth che “ri-centra” i nostri pensieri e il nostri cuore.
Infatti, Colui i cui comandamenti non sono gravosi (ci dice Giovanni nella sua prima lettera 1Gv 5,3) e il cui carico è leggero (ci dice Matteo al capitolo 11,30) non vuole certo opprimerci con farisaiche dissertazioni.
Desidera piuttosto che ci rendiamo conto:
- di come è orientato il nostro cuore,
- di come è importante accorgersi dove riposa spontaneamente il nostro sguardo,
- se la nostra mano è tesa verso l’altro in un gesto di accoglienza,
- piuttosto non freme impaziente nell’atto di contrarsi per respingere o per rapire.
Tutto il nostro corpo e i nostri atteggiamenti parlano un linguaggio che dice qualcosa di noi e lascia intravvedere un barlume della nostra interiorità.
È dentro di noi infatti la risposta alle domande di fondo che la morale ci pone: lì io decido oggi se lasciarmi guardare da Dio, se lasciarmi amare per quello che sono, se lasciare che la sua mano mi sfiori e mi accarezzi con tenerezza di Padre.
E Gesù che scruta i cuori, ci invita a guardare in noi, per scoprire la radice dei nostri desideri.
Sa benissimo che i gesti, le azioni che si compiono derivano dai nostri pensieri, dai sentimenti.
È necessario, quindi, prevenire l’azione poco pulita, che non fa conto della vita dell’altro.
E ci invita a dominare lo sguardo bramoso, che ci spinge a prendere possesso in modo egoistico e a volte violento di qualcosa o qualcuno che non ci appartiene.
Perché noi dobbiamo fare i conti con il desiderio che abita il NOSTRO cuore umano.
Se infatti uno desidera il possesso, se con il suo sguardo cerca di possedere l’altro, se con la sua brama non vede più la persona, ma solo una cosa di cui impadronirsi, allora anche se non arriva a consumare il peccato è già adultero nel suo cuore.
Tutto il corpo, e soprattutto i sensi attraverso i quali viviamo le relazioni con gli altri, devono essere dominati, ordinati e anche accesi dalla potenza dell’amore, non dall’eccitazione delle passioni.
Prima che nel gesto, il peccato giace nel cuore e l’occhio rivela ciò che vi è nel cuore.
Gesù mette in guardia dalla concupiscenza, dallo sguardo che rende la donna oggetto di possesso per l’uomo.
Quindi Gesù denuncia lo scandalo e chiede la rinuncia a ciò che vi conduce.
Cavare l’occhio, tagliare la mano e gettarli, se sono occasioni di scandalo, non sono disumane direttive da applicarsi letteralmente, ma indicazioni realistiche – espresse con linguaggio iperbolico e volutamente esagerato– riguardo ad una lotta da combattere ogni giorno per purificare il proprio cuore e vivere il vangelo con maggiore libertà.
Per questo tutto ciò che può essere fonte di scandalo, cioè far montare odio ed invidia in seno alla comunità, deve essere “tagliato”, “gettato via”.
La geenna, come noto, rappresenta nella cultura ebraica un concetto simile al nostro “inferno”.
L’immagine ed il nome provengono dalla appena vallata fuori Gerusalemme, ovvero la valle di Hinnom, era un luogo vicino a Gerusalemme famoso perché alcuni re malvagi e idolatri avevano trascinato il popolo di Israele verso pratiche abominevoli, e avevano fatto in quei luoghi addirittura sacrifici umani per il culto del Dio Moloch.
In Geremia 7,31-33 il profeta Geremia denunciò tali pratiche e dichiarò che in quel luogo, ridenominato “valle del massacro”, sarebbero stati bruciati invece i cadaveri di quel popolo ribelle e idolatra.
In seguito quel luogo divenne una discarica dove l’immondizia veniva bruciata di continuo.
Un luogo di quel genere divenne perciò nell’immaginario collettivo un luogo di punizione, un luogo dove Dio avrebbe messo i cadaveri dei ribelli per esservi bruciati, proprio come rifiuti, quindi in senso generale un simbolo della punizione che Dio riserva ai malvagi.
Là, il verme che decompone i cadaveri non muore mai, continuando a mangiarli in eterno, come il fuoco.
Certamente non è facile questa disciplina del cuore, ma non è possibile scindere la mente, il cuore e i sensi dalla sessualità.
Inoltre, per il cristiano, la donna è con-creatrice, in quanto elevata da Cristo alla dignità DI MADRE DI DIO, poiché ha dato un corpo a Dio.
Essa è mirabile compagna e completamento dell’uomo, porta a perfezione le qualità di tenerezza, pazienza, ascolto, ospitalità, abnegazione, coraggio e generosità di cui l’umanità ha tanto bisogno. La donna, ricettacolo della vita.
E non dobbiamo altresì dimenticare che la donna, per prima, è salita in cielo con il suo corpo (MARIA Ss.ma).
Infine vorrei chiudere analizzando questo versetto:
- “Se dunque il tuo occhio destro ti fa cadere in peccato, cavalo e gettalo via da te; poiché è meglio per te che uno dei tuoi membri perisca, piuttosto che vada nella geenna tutto il tuo corpo. E se la tua mano destra ti fa cadere in peccato, tagliala e gettala via da te; poiché è meglio per te che uno dei tuoi membri perisca, piuttosto che vada nella geenna tutto il tuo corpo”.
Il linguaggio iperbolico, volutamente esagerato, è talmente evidente che, nessuno pensi davvero di doversi tagliare la mano o di doversi cavare l’occhio per aver peccato.
Infatti ben comprendiamo che la rimozione di un occhio o di una mano non risolverebbe il problema.
Perché nulla impedirebbe alla persona di continuare comunque a desiderare un’altra donna pur avendo una mano sola o un occhio solo.
Infatti il vero problema è nel proprio intimo, nel proprio cuore.
Gesù, quando usa un linguaggio esagerato, iperbolico appunto, lo fa per fissare meglio un concetto nella nostra mente e nel nostro cuore.
Ha detto Romano GUARDINI (1885-1968 – Sacerdote, teologo e scrittore italiano, naturalizzato tedesco):
- “Abbiamo bisogno della risurrezione e della trasfigurazione per comprendere davvero quello che è il corpo umano”
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!