10.03.2022 – GIOVEDI’ 1 SETTIMANA QUARESIMA – MATTEO 7,7-12 “Chiunque chiede, riceve”.

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

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Dal Vangelo secondo MATTEO 7,7-12

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Ho detto più volte che siamo cristiani “per accidente geografico”, perché siamo nati in Italia.

E allora non abbiamo avuto la gioia “di giungere al cristianesimo” dopo un lungo cammino di conversione.

Ragion per cui la nostra povera Fede, ammesso che ci fosse stata, si è affievolita pian piano fino a morire.

Uccisa dall’abitudine e da una vuota ritualità che non ci insegna più il MISTERO DI DIO.

E, peggio ancora, nessuno ci ha insegnato a pregare e a gustare la bellezza del dialogo d’amore che in essa avviene “tra l’Amante e l’amato”.

Nessuno ci ha più accompagnato a vivere la preghiera, come il polmone della nostra Fede, che ci permette di restare in contatto con il Signore per lasciar illuminare la nostra quotidianità dalla sua Parola.

E il nostro modo di pregare si è “impantanato”. Soprattutto perché il mondo ci ha convinto che non serve a nulla pregare, perché tanto Dio non c’è, o se c’è, non ci ascolta.

Come dimenticare che sovente abbiamo fatto di Dio un padre più cattivo dei nostri padri terreni?

Scriveva Francoise Marie Arouet, noto come VOLTAIRE (filosofo anticlericale, scettico e laico francese 1694-1778):

  • Nessuno vorrebbe avere come padre terreno Dio“.

Gli faceva eco Friedrich ENGELS (filosofo co-fondatore con Karl Marx del Marxismo- 1820-1895):

  • “Quando un uomo conosce un Dio più severo e cattivo di suo padre, allora diventa ateo”.

È così, ed è avvenuto così PERCHÉ LA CHIESA HA INTERPRETATO UN’IMMAGINE DI DIO COME GIUDICE SEVERO, VENDICATIVO E PERVERSO, ED È STATO FACILE PER CHI NON CREDE, ABBANDONARE UN TALE DIO E NEGARLO!

GESÙ INVECE CI HA RACCONTATO DI UN DIO PADRE PIÙ BUONO DEI PADRI DI CUI ABBIAMO FATTO ESPERIENZA, INSEGNANDOCI CHE SEMPRE DIO CI DÀ COSE BUONE QUANDO LO INVOCHIAMO.

Dobbiamo sempre tener presente che l’inefficacia della preghiera non dipende da Dio, MA DALLA NOSTRA POCA FIDUCIA IN LUI.

Chiediamo con Fede, e ci sarà dato, cerchiamo con Fede, e troveremo, bussiamo con Fede al cuore di Dio, come fece Abramo, e il Signore volgerà il suo sguardo verso di noi.

Ecco allora che dobbiamo sfruttare ben bene questo tempo di Grazia che ci è dato dalla quaresima, tempo che ci aiuta a reindirizzare le nostre idee verso l’autenticità e la fecondità di un Dio che è FONTE E CULMINE DELL’AMORE.

Tempo in cui la preghiera acquista spazio e spessore e riabitua il nostro cuore al dolce suono della Parola di Dio e del Dialogo con Lui.

Bastano cinque minuti al giorno, per portare le persone da incontrare, il nostro stato d’animo, le nostre inquietudini, alla presenza di Dio.

Di quel Dio che ci ha raccontato Gesù Cristo, il nostro “Abbà”, “PADRE”, che è Dio di ogni bene e di ogni luce, che sa bene di cosa abbiamo bisogno.

Nella parola “Abbà”, Gesù ci svela il mistero stesso del nostro Dio, mostrandoci:

  • da una parte la fiducia e la confidenza del Figlio verso il Padre;
  • dall’altra la tenerezza protettrice del Padre verso ognuno di noi.

E in questa nuova visione del Padre, che Gesù ci regala, rivediamo certamente, l’amicizia delle origini, quando Dio passeggiava nel giardino con Adamo ed Eva.

Nella preghiera, in effetti, conta la confidenza e l’immediatezza del rapporto con Dio. Il problema non è né il luogo, né le parole, ma il cuore, l’interiorità, l’amicizia con Dio.

Fu così anche per Abramo, nostro padre nella Fede.

Esemplare e suggestivo è il dialogo che egli instaura con Dio quando intercede per salvare Sòdoma, caduta nella dissoluzione e nel disordine.

Dio dice a sé stesso “…Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare?” (Gen 18,17).

In altri termini “Non posso certo nascondere a un amico le mie intenzioni”.

L’amicizia di Dio è trasparente, sincera. Si avvicina allora per primo ad Abramo e gli confida “…Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave (v. 20).

Ma Abramo si mise davanti a Dio, gli si avvicinò, dice la Scrittura. C’è bisogno di avvicinarci a Dio e presentargli i drammi, i problemi, le speranze di tanti. E mi piace pensare a questo strabiliante dialogo in cui si danno del “TU”, come due vecchi amici.

E Abramo iniziò la lunga intercessione “…Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città” (v. 23).

E il Signore risponde “…Abramo, se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo”.

E Abramo “…Signore…forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?”.

Dio risponde “…Abramo, non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque”.

E Abramo “… Signore forse là se ne troveranno quaranta”. E così via, sino ad arrivare a dieci.

Di fronte a questa drammatica preghiera vengono in mente le tante città e i tanti paesi sconvolti dalla guerra e dall’ingiustizia, dalla fame e dalla violenza. Oggi alla Ucraina, al Donbass, a Donec’k, Lohans’k e Charkiv: TUTTI HANNO BISOGNO DI UN ABRAMO CHE PARLI CON DIO PER LORO.

C’È BISOGNO DI TANTI AMICI DI DIO, CHE CON INSISTENZA PREGHINO PERCHÉ LE NOSTRE CITTÀ SI SALVINO, PERCHÉ IL VANGELO TOCCHI IL CUORE DEGLI UOMINI.

LE VOCI DI TALI AMICI GIUNGONO SINO ALL’ORECCHIO DI DIO, CHE È AMICO DEGLI UOMINI.

Egli non sembra fare altro che essere attento alla voce degli amici.

Ecco allora che, se preghiamo correttamente, stiamo certi che il nostro Dio ci ascolta. Perché “chiunque crede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa, sarà aperto” [Mt 7,7-8].

E, attenzione, a coloro che chiedono correttamente pregando, Dio dà soltanto cose buone.

Certamente, se chiediamo ciò che non promuove la persona, che non fa maturare, stiamo certi che non otterremo mai nulla, non solo non ci verrà mai aperto, ma non ci verrà mai dato nulla.

Dio non ci sostiene nel nostro infantilismo, nella nostra pigrizia o nel nostro egoismo.

E non dobbiamo mai scoraggiarci o stancarci di pregare Dio. Il Vangelo di oggi, infatti, ci suggerisce il rimedio: insistere, bussare, non stancarsi.

È ovvio. Nella perseveranza il desiderio si purifica e l’amore cresce. È bellissimo a tal proposito il commento che il 64’ Papa (540-604, Dottore della Chiesa), san Gregorio Magno fa, del rimanere di Maria Maddalena accanto al sepolcro vuoto il mattino di Pasqua:

  • cercò dunque una prima volta, ma non trovò, perseverò nel cercare, e le fu dato di trovare. Avvenne così che i desideri col protrarsi crescessero, e crescendo raggiungessero l’oggetto delle ricerche. I santi desideri crescono col protrarsi. Se invece nell’attesa si affievoliscono, è segno che non erano veri desideri”.

Ma forse c’è qualcosa di più. L’amico importuno è Gesù stesso. È lui che cerca, che bussa alla porta del nostro cuore, che suscita in noi l’inquietudine, l’attesa “…Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”(Apocalisse 3,20).

E mi piacciono i verbi utilizzati:

  • CHIEDETE raccomanda Gesù, cioè non abbiate paura di chiedere a Dio che è Padre, chiedete sicuri di essere esauditi da chi vi ama, da chi è “vero amico” e chiedete con “perseveranza”, senza stancarvi mai.
  • CERCATE, con la convinzione che ci sia qualcosa che vale la pena di essere cercato, a volte faticosamente, a volte lungamente, ma certi che prima o poi si giungerà a trovare.
  • BUSSATE, perché c’è la speranza che qualcuno dal di dentro apra e ci accolga, ma a volte occorre bussare ripetutamente.

Ovviamente c’è anche una “regola d’oro” che vale per qualsiasi persona umana:

  • fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi.

È certamente quella regola che ci consentirebbe di tradurre nel quotidiano il secondo grande comandamento dell’Amore “ama il prossimo tuo come te stesso”.

Ma noi abbiamo memorizzato il contrario. Ovvero “la regola del disimpegno”, più facile da seguire “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”, che ci permette DI DARE SFOGO AL NOSTRO EGOISMO.

L’esortazione-insegnamento di Gesù, invece, ricentra la nostra vita, in modo tale che risponda alla più profonda esigenza del cuore umano: PREGARE PER AVERE LA GRAZIA DI POTER AMARE ED ESSERE AMATO.

Eh sì! Perché torno a dire, che tutto si gioca sulla PREGHIERA.

San Giovanni Crisostomo, Vescovo e Dottore della Chiesa (344-407) scriveva che la preghiera è «una comunione intima con Dio… luce dell’anima, vera conoscenza di Dio, abbraccia il Signore con amplessi ineffabili… è un desiderare Dio…».

La preghiera è dunque UN ENTRARE IN DIO, NEL SUO MONDO, NEL SUO PENSIERO.

Essa ci porta gradualmente a vedere le cose come lui le vede.

Al punto che, alla fine, la preghiera si trasforma nel chiedere che si compia la sua volontà, perché piano piano ci rendiamo conto che essa è bella, vera, la più adeguata alla nostra situazione.

Forse non la capiamo, ma la preghiera ci conduce comunque alla piena fiducia in Dio.

E avviene anche per noi, quello che è capitato a Gesù, che ha chiesto, cercato, bussato, ma alla fine ha detto «…Padre, allontana da me questo calice».

Giustamente domandava che gli fosse risparmiato quel tipo orrendo di morte.

Ma proprio nel dialogo con il Padre, egli è entrato nel cuore di DIO, in quella “comunione intima con Dio”, come direbbe Giovanni Crisostomo, ed ha compreso che la cosa più bella che il Padre poteva donargli ERA PROPRIO QUELL’INCOMPRENSIBILE DESTINO DI MORTE: «NON LA MIA, MA LA TUA VOLONTÀ SIA FATTA».

Fratelli e Sorelle, in questo tempo di Quaresima, allora, sfruttiamo i nostri carismi per custodirci a vicenda, come fratelli se non come padri e figli, a cominciare dalla preghiera, poi col servizio.

Il risultato è garantito se non ci si dimentica dell’ingrediente che detta la Legge in grado di governare la felicità del mondo: l’Amore.

Che la Quaresima sia un periodo per alimentare questo Spirito d’amore fraterno.

La regola d’oro in altre religioni:

  • BUDDISMO: “Non ferire gli altri in maniera che tu non debba ritrovarti ferito” Budda, Uadanavarga 5, 18.
  • INDUISMO: “Questa è la somma del dovere: non fare agli altri ciò che ti causa dolore se fatto a te” Mahabharata, 5.15.17.
  • CONFUCIANESIMO: “E’ il massimo dell’amabile benevolenza: non fare agli altri ciò che non vorresti che essi facessero verso di te” Confucio, Dialoghi 15.23.

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!