10.02.2024 – SABATO SANTA SCOLASTICA – MARCO 8,1-10 “Mangiarono a sazietà”.
“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MARCO 8,1-10
+ In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano». Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette». Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò. Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà. Parola del Signore
Mediti…AMO
Santa Scolastica nasce a Norcia, Perugia, ca. 480 – e muore e a Montecassino, Frosinone, ca. 547
È sera ormai, quel 7 febbraio dell’anno 547, quando san Benedetto da Norcia si alza per concludere il suo annuale incontro con la sorella, santa Scolastica, in quella casetta sotto Montecassino, a metà strada tra i monasteri dei due fratelli.
Scolastica ci è nota dai “Dialoghi” di san Gregorio Magno. Vergine Saggia, antepose la carità e la pura contemplazione alle semplici regole e istituzioni umane, come manifestò nell’ultimo colloquio con il suo fratello s. Benedetto, quando con la forza della preghiera “poté di più, perché amò di più”.
Il nome di Scolastica, sorella di Benedetto da Norcia, richiama al femminile gli inizi del monachesimo occidentale, fondato sulla stabilità della vita in comune.
Benedetto invita a servire Dio non già “fuggendo dal mondo” verso la solitudine o la penitenza itinerante, ma vivendo in comunità durature e organizzate, e dividendo rigorosamente il proprio tempo fra preghiera, lavoro o studio e riposo.
Da giovanissima, Scolastica si è consacrata al Signore col voto di castità. Più tardi, quando già Benedetto vive a Montecassino con i suoi monaci, in un altro monastero della zona lei fa vita comune con un gruppetto di donne consacrate.
La Chiesa ricorda Scolastica come santa, ma di lei sappiamo ben poco. L’unico testo quasi contemporaneo che ne parla è il secondo libro dei Dialoghi di papa Gregorio Magno (590-604).
Ma i Dialoghi sono soprattutto composizioni esortative, edificanti, che propongono esempi di santità all’imitazione dei fedeli mirando ad appassionare e a commuovere, senza ricercare il dato esatto e la sicura referenza storica. Inoltre, Gregorio parla di lei solo in riferimento a Benedetto, solo all’ombra del grande fratello, padre del monachesimo occidentale.
Ecco la pagina in cui li troviamo insieme. Tra loro è stato convenuto di incontrarsi solo una volta all’anno.
E Gregorio ce li mostra appunto nella Quaresima (forse) del 542, fuori dai rispettivi monasteri, in una casetta sotto Montecassino. Un colloquio che non finirebbe più, su tante cose del cielo e anche della terra.
L’Italia del tempo è una preda contesa tra i Bizantini del generale Belisario e i Goti del re Totila, devastata dagli uni e dagli altri. Roma s’è arresa ai Goti per fame dopo due anni di assedio, in Italia centrale gli affamati masticano erbe e radici.
A Montecassino passano vincitori e vinti; passa Totila attratto dalla fama di Benedetto, e passano le vittime della violenza, i portatori di tutte le disperazioni, gli assetati di speranza…
Viene l’ora di separarsi. Scolastica vorrebbe prolungare il colloquio, ma Benedetto rifiuta: la Regola non s’infrange, ciascuno torni a casa sua.
Allora Scolastica si raccoglie intensamente in preghiera, ed ecco scoppiare un temporale violentissimo che blocca tutti nella casetta. Così il colloquio può continuare per un po’ ancora. Infine, fratello e sorella con i loro accompagnatori e accompagnatrici si separano; e questo sarà il loro ultimo incontro.
Tre giorni dopo, leggiamo nei Dialoghi, Benedetto apprende la morte della sorella vedendo la sua anima salire verso l’alto in forma di colomba.
I monaci scendono allora a prendere il suo corpo, dandogli sepoltura nella tomba che Benedetto ha fatto preparare per sé a Montecassino; e dove sarà deposto anche lui, morto in piedi sorretto dai suoi monaci, intorno all’anno 547.
Ma veniamo al testo odierno.
Diceva il Mahatma Mohāndās Karamchand Gāndhī (1869-1948) “Ci sono persone così affamate nel mondo che per loro Dio non può avere che la forma di un pane“.
La Bibbia conosce così a fondo l’esperienza della fame, da dare a Dio il nome di “…Colui che dà il cibo a ogni vivente” (Sal 136,25).
È interessante notare che il segno del pane è raccontato per ben 6 volte dagli evangelsti; In Marco lo troviamo per ben 2 volte:
- qui, nel capitolo 6,30-44
- e più avanti 8,1-9.
Tra tutti i segni è quello più ripetuto, sicuramente perché è il più carico di significato.
Infatti, tutti gli esegeti sono generalmente d’accordo nel vedere in questo fatto un doppione in fase redazionale, situato in un contesto pagano, probabilmente per sottolineare ai membri pagani della prima comunità cristiana che sono i benvenuti.
Il clima del racconto è di grande compassione: Gesù prova tenerezza per la folla e vuole aiutarla, sfamarla, e chiede la collaborazione degli apostoli i quali, attoniti, invitano Gesù a rendersi conto della situazione…
- 2 “ho compassione per la folla che già da 3 giorni è con me e non hanno da mangiare”
Verso la moltitudine straniera Gesù mostra lo stesso identico sentimento che ha provato per le folle di Israele; non esistono categorie di persone che possono sentirsi escluse dall’amore del Padre.
Sono stati tre giorni di “digiuno” di pane, ma sono stati anche tre giorni di ascolto e di nutrimento mediante la parola di Dio che Gesù sta annunciando.
E Marco sottolinea che tra questa gente c’è anche chi viene da lontano.
Non si tratta solo di lontananza geografica, ma, molto più sottilmente, si sta parlando di lontananza spirituale: sono quelli che potremmo chiamare “i lontani da Dio”.
E per essi Gesù chiede di guardare a quello che si ha e che già in qualche modo si possiede, perché poco o tanto che sia, lo si condivida.
Si parla poi di sette pani; vi ricordo che i numeri nella Bibbia non hanno mai valore matematico, aritmetico, ma sempre un valore figurato.
Qui abbiamo il 7, che è un numero importante in tutte le culture, in quanto indica la totalità.
Quindi il fatto che i discepoli rispondono dicendo”sette”, non significa che hanno 7 pagnottelle di pane, MA SIGNIFICA CHE È TUTTO QUELLO CHE HANNO.
E Gesù propone unione e condivisione, da vivere con questi atteggiamenti:
- prendi coscienza dei tuoi doni, delle tue capacità;
- unisciti e mettiti insieme, fai gruppo, fai comunità;
- condividi ciò che hai, ciò che sei;
- fai della tua vita uno spezzare il pane con chi è in necessità;
- unisciti alle persone per cercare insieme le soluzioni ai problemi che attanagliano la loro vita.
Così diceva il Santo Vescovo Basilio di Cesarea (confessore e Dottore della Chiesa. È considerato il primo dei Padri cappadoci. È uno dei quattro Padri della Chiesa d’Oriente che portano il titolo di “Grande” insieme ad Antonio Abate, Atanasio e a Fozio di Costantinopoli (quest’ultimo non riconosciuto dalla Chiesa cattolica)), nel secolo IV:
- “Il pane che a voi sopravanza è il pane dell’affamato; il vestito appeso al vostro armadio è il vestito di colui che è nudo”.
Cristo prova compassione per l’uomo e per la condizione terrena di miseria in cui esso versa.
Gli uomini dal canto loro soffrono il distacco da Dio vivendolo come un vuoto incolmabile che li spinge a cercare, ad approfondire, a muoversi verso Qualcuno che risponda alle loro necessità d’amore.
L’incontro tra queste due parti è dapprima una conoscenza, un contatto da stabilire, una relazione ancora da sviluppare.
Al terzo giorno questo incontro si concretizza in qualcosa di più intimo, di più personale, di più profondo e vitale.
E’ il giorno della resurrezione di Cristo che trasforma definitivamente la vita dell’umanità terrena.
Fino a questo giorno la missione di Gesù rimane una opera in corso di realizzazione, in atto da portare a compimento, un’azione ancora incompleta, qualcosa che non è ancora sufficiente a stringere con l’uomo un legame di salvezza.
Il terzo giorno, ossia il giorno della risurrezione del Cristo crocifisso e morto per nostra compassione, è il giorno della nostra salvezza, il giorno in cui ci viene ordinato di non faticare più, di non affannarci più, ma di sedere, di riposarci, di ristoraci e di lasciarci nutrire dal pane della salvezza, il Corpo e il Sangue del Signore.
Il giorno della risurrezione di Cristo è il giorno in cui l’uomo vince la morte, Dio risuscita il Figlio nel suo corpo umano e gli restituisce LA VITA E LA GRAZIA DELLA COMUNIONE DIVINA.
In questo giorno la compassione del Padre per il Figlio si esprime come dono che viene esteso a tutto il genere umano, attraverso la vittoria sulla morte eterna.
Ha detto un grande pensatore e premio nobel per la pace, diplomatico, economista e scrittore, SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU dal 1953 al 1957, DAG HAMMARSKJOLDA (1905-1961), nel suo “Tracce di cammino”, edito da Bose, pag 149:
- “Quel che disse e fece Gesù parla efficacemente a chi è libero da se stesso e vive una tranquilla maturità nell’attenzione ricettiva e acconsenziente al Vangelo. Così nel nostro tempo la via della santità passa necessariamente attraverso l’azione”.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!