10.02.2022 – GIOVEDI’ SANTA SCOLASTICA – MARCO 7,24-30 “per questa tua parola và…”
… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vange
lo secondo MARCO 7,24-30
In quel tempo, Gesù andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato. Parola del Signore
Mediti…AMO
LA VITA E IL PENSIERO DEL SANTO
Santa Scolastica da Norcia (480-547) religiosa italiana, vergine patrona dell’ordine delle monache benedettine, è venerata santa dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa ortodossa e dalla Chiesa anglicana. È sorella gemella di San Benedetto da Norcia. Il nome di Scolastica, richiama al femminile gli inizi del monachesimo occidentale, fondato sulla stabilità della vita in comune.
Benedetto invita a servire Dio non già “fuggendo dal mondo” verso la solitudine o la penitenza itinerante, ma vivendo in comunità durature e organizzate, e dividendo rigorosamente il proprio tempo fra preghiera, lavoro o studio e riposo.
Da giovanissima, Scolastica si è consacrata al Signore col voto di castità. Più tardi, quando già Benedetto vive a Montecassino con i suoi monaci, in un altro monastero della zona lei fa vita comune con un gruppetto di donne consacrate.
La Chiesa ricorda Scolastica come santa, ma di lei sappiamo ben poco. L’unico testo quasi contemporaneo che ne parla è il secondo libro dei Dialoghi di papa Gregorio Magno (590-604). Ma i Dialoghi sono soprattutto composizioni esortative, edificanti, che propongono esempi di santità all’imitazione dei fedeli mirando ad appassionare e a commuovere, senza ricercare il dato esatto e la sicura referenza storica.
Inoltre, Gregorio parla di lei solo in riferimento a Benedetto, solo all’ombra del grande fratello, padre del monachesimo occidentale.
Ecco la pagina in cui li troviamo insieme. Tra loro è stato convenuto di incontrarsi solo una volta all’anno. E Gregorio ce li mostra appunto nella Quaresima (forse) del 542, fuori dai rispettivi monasteri, in una casetta sotto Montecassino.
Un colloquio che non finirebbe più, su tante cose del cielo e anche della terra. L’Italia del tempo è una preda contesa tra i Bizantini del generale Belisario e i Goti del re Totila, devastata dagli uni e dagli altri. Roma s’è arresa ai Goti per fame dopo due anni di assedio, in Italia centrale gli affamati masticano erbe e radici. A Montecassino passano vincitori e vinti; passa Totila attratto dalla fama di Benedetto, e passano le vittime della violenza, i portatori di tutte le disperazioni, gli assetati di speranza…
Viene l’ora di separarsi. Scolastica vorrebbe prolungare il colloquio, ma Benedetto rifiuta: la Regola non s’infrange, ciascuno torni a casa sua. Allora Scolastica si raccoglie intensamente in preghiera, ed ecco scoppiare un temporale violentissimo che blocca tutti nella casetta. Così il colloquio può continuare per un po’ ancora. Infine, fratello e sorella con i loro accompagnatori e accompagnatrici si separano; e questo sarà il loro ultimo incontro.
Tre giorni dopo, leggiamo nei Dialoghi, Benedetto apprende la morte della sorella vedendo la sua anima salire verso l’alto in forma di colomba. I monaci scendono allora a prendere il suo corpo, dandogli sepoltura nella tomba che Benedetto ha fatto preparare per sé a Montecassino; e dove sarà deposto anche lui, morto in piedi sorretto dai suoi monaci, intorno all’anno 547.
ESAME DEL TESTO EVANGELICO
Dopo la bruciante delusione del comportamento degli apostoli davanti alla folla affamata, Gesù, dopo una tormentata notte passata a pregare mentre i suoi faticavano in mezzo alla tempesta, ha deciso di portarli con sé in un lungo viaggio in territorio pagano, in Fenicia, l’odierno Libano, affinché imparino la compassione.
E in questo viaggio opera alcuni miracoli simbolici, davvero importanti. E fa un incontro che mette i brividi: una donna ha saputo della venuta del Maestro, e vuole un miracolo. Non le importa nulla se ha una fede religiosa diversa, se adora Baal o Astarte.
Il passo parallelo di Mt.15:22 parla di “una donna fenicia”, e alcuni manoscritti hanno “cananea”. Sono modi diversi di designarne la nazionalità. Comunque, “quella donna era pagana”.
Gesù all’inizio la ignora semplicemente «non le rivolse neppure una parola».
I discepoli hanno invece delle reazioni, e anche forti. Sono reazioni di fastidio “…continua a venirci dietro e a gridare”.
Essi probabilmente interpretano il silenzio di Gesù come disprezzo (non era stato forse lui stesso a dir loro che non dovevano trattare con i pagani? – vedasi Mt.10:5).
Essi non dicono nulla alla donna, ma si avvicinano a Gesù e gli dicono “…mandala a casa”. Con una motivazione che dice tutta la loro insensibilità in quella occasione “…perché continua a venirci dietro e a gridare”. È già un fastidio averla dietro, ma quel gridare, poi …
E all’intercessione dei discepoli che vogliono liberarsi di questa presenza importuna, reagisce dicendo «…Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa di Israele», ribadendo il primato dell’orizzonte ebraico nella sua missione, sulla scia dell’elezione di Israele.
Marco sottolinea l’origine pagana della donna che chiede il miracolo per la propria figlia, posseduta dal demonio:
- «Ora, quella donna che lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia era greca, di origine siro-fenicia. Ed egli le disse: “lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. Ma essa replicò: “Sì, Signore, ma anche i cagnolini, sotto la tavola mangiano le briciole dei figli”. Allora le disse: “per questa tua parola va’, il demonio è uscito da tua figlia”.»
Ma la sua freddezza, sia pure motivata, non scoraggia la donna che gli urla «Signore… Signore, aiutami!». E qui il nostro sconcerto raggiunge l’apice, sentendo Gesù replicarle in modo sferzante con una frase terribile: “AI CANI NON SI DÀ IL PANE DESTINATO AGLI ESSERI UMANI”.
Ma la donna non si lascia abbattere, perché ha ascoltato molto su di Lui e sa che può fare questo miracolo per Amore. Ne ha fatti tanti in Israele. E, in questa grande abbondanza profusa da Gesù tra la sua gente, ella sa che a Lei ne bastano “poche briciole”.
La donna sembra dire «fai delle briciole di miracolo, briciole di guarigione anche per noi, gli ultimi», anche se per il pensiero corrente, non lo meritiamo.
Ella non solo NON METTE IN DISCUSSIONE L’AFFERMAZIONE DI GESÙ, e gli dà perfino ragione, ma volge la stessa argomentazione di Gesù a proprio favore.
La sua replica è pronta e immediata “…è vero, Signore. Però …”. Ecco, accetta di essere messa tra i cani, “…però …”.
Ora non si tratta più di pane riservato ai figli da buttare ai cani. Lei, che è mamma, non vuol certo togliere il pane dalla bocca dei figli. MA QUI SI TRATTA DI BRICIOLE.
E, se lei è un cagnolino – e lo accetta – come si può negarle di raccogliere le briciole che andrebbero perse?
Non si tratta neppure di briciole che devono essere tolte dal pane dei figli: si tratta di “…briciole che cadono”. E lei, come un povero cagnolino “sotto la tavola”, si accontenta di avere quelle poche “briciole che cadono ai loro padroni”.
È giusto per lei non prendere il pane dei figli per darlo ai cani, non he hanno diritto. Ma nella sua grande dolcezza di madre addolorata solleva uno spunto di riflessione “…ma chi è così crudele da impedire che i cagnolini mangino quelle poche briciole cadute dalla tavola?”
Un esempio di Fede che coinvolge Gesù, e lo porta a concederle il dono tanto sospirato, anche se la donna invoca nella sua vita religiosa altri dèi «…Donna, grande è la tua fede!».
LA LODE RIVOLTA DAL MAESTRO A QUESTA MADRE PAGANA, APRONO IDEALMENTE LE FRONTIERE DELLA SALVEZZA OLTRE IL POPOLO EBRAICO.
La Fede mostrata da questa cananea è INCALZANTE, HA IN SÉ UNA CONVINZIONE PROFONDA NELLA POTENZA DI GESU’. Certamente non è la Fede dei grandi sacerdoti o degli uomini pii di Israele, ma è la FEDE DI UNA DONNA CHE SOFFRE PER LA CARNE DELLA SUA CARNE.
E il cuore DI QUESTA DONNA si colma di commossa gratitudine.
Gesù, che aveva insegnato a pregare Dio dicendo “sia fatta la TUA volontà”.
E, in questa scena dominata dalla FEDE grande e intelligente della donna, e dalla IMMENSA MISERICORDIA DEL SIGNORE, vediamo Gesù che dice alla donna “…accada come TU vuoi”.
Nella massima preghiera che gli ebrei rivolgono a Dio (lo shemà ysra’El– Dt.6:4), non è forse Dio stesso che si rivolge all’uomo e dice “…Ascolta, Israele”.
E grazie alla sua FEDE “…la donna tornò a casa e trovò sua figlia sdraiata sul letto: IL DEMONIO SE N’ERA ANDATO”.
L’AMORE DI UNA MADRE, LA FEDE DI UNA MADRE E LA MISERICORDIA DI DIO, SI ERANO INCONTRATI E SATANA AVEVA PERDUTO.
Da quanto sin qui argomentato possiamo ora dire con certezza che il requisito decisivo, PER LA SALVEZZA ETERNA, non è più l’etnia o la cultura MA LA FEDE.
La sua grande FEDE stava nel credere che nel cuore del Dio di Gesù non ci sono figli e cani. Non solo. Ella sa per certo che DIO prova dolore per il dolore di ogni bambino, che la sofferenza di un figlio conta più della sua religione.
Questa madre non ha certamente la fede dei teologi, MA QUELLA DELLE MADRI CHE SOFFRONO. Conosce Dio dal di dentro, lo sente all’unisono con il suo cuore di madre, lo sente pulsare nel profondo delle sue piaghe.
E il suo CUORE DI MADRE LE DICE CHE DIO È FELICE QUANDO VEDE UNA MADRE, ABBRACCIATA CON TENEREZZA ALLA CARNE DELLA SUA CARNE, CHE VEDE FINALMENTE GUARITA.
Lo avevamo peraltro già visto nell’episodio del centurione romano che implorava a Gesù la guarigione di un suo servo «…In verità vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!» (Matteo 8,10).
In merito, un grande biblista, Padre Ermes Ronchi, dice:
- “Gesù cammina e cresce nella fede, imparando qualcosa su Dio e sull’uomo dall’amore e dall’intelligenza di una madre straniera. Da questo incontro di frontiera, da un dialogo fra stranieri prima brusco e poi rasserenante, emerge un sogno: la terra vista come un’unica grande casa, una tavola ricca di pane, una corona di figli. Una casa dove nessuno, neppure i cuccioli, ha più fame. Dove non ci sono noi e gli altri, uomini e no, ma solo figli e fame da saziare. Dove ognuno, come Gesù, impara da ognuno. Sogno che abita Dio e ogni cuore buono.”
Papa Francesco nell’Omelia nella Cappella della Casa Santa Marta, tenuta il 13 febbraio 2014, ha detto:
- “Si era esposta al rischio di fare una brutta figura ma ha insistito, e dal paganesimo e dall’idolatria ha trovato la salute per sua figlia e per lei ha trovato il Dio vivente. Questo è il cammino di una persona di buona volontà, che cerca Dio e lo trova. Il Signore la benedice. Quanta gente fa questo cammino e il Signore l’aspetta! Ma è lo stesso Spirito Santo che li porta avanti per fare questo cammino. Ogni giorno nella Chiesa del Signore ci sono persone che fanno questo cammino, silenziosamente, per trovare il Signore, perché si lasciano portare avanti dallo Spirito Santo”.
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!