“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo Luca 9,51-56
+ Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. Parola del Signore
Mediti…AMO
Santa Teresa di Gesù Bambino (o di Lisieux), Vergine e Dottore della Chiesa (Alençon, Francia, 2 gennaio 1873 – Lisieux, Francia, 30 settembre 1897).
La Francia dell’Ottocento è il primo paese d’Europa nel quale cominciò a diffondersi la convinzione di poter fare a meno di Dio, di poter vivere come se egli non esistesse.
Proprio nel paese d’Oltralpe, tuttavia, alcune figure di santi, come Teresa di Lisieux, ricordarono che il senso della vita è proprio quello di conoscere e amare Dio.
Teresa nacque nel 1873 in un ambiente profondamente credente, tanto che. nel 2015 anche i suoi genitori sono stati dichiarati santi.
Ella ricevette una educazione profondamente religiosa che presto la indusse a scegliere la vita religiosa presso il carmelo di Lisieux, dove si affida progressivamente a Dio.
Su suggerimento della superiora tiene un diario sul quale annota le tappe della sua vita interiore.
Scrive nel 1895 «Il 9 giugno, festa della Santissima Trinità, ho ricevuto la grazia di capire più che mai quanto Gesù desideri essere amato».
All’amore di Dio Teresa vuol rispondere con tutte le sue forze e il suo entusiasmo giovanile, ma non sa, che l’amore la condurrà attraverso la via della privazione e della tenebra, e l’anno successivo, il 1896, si manifestano i primi segni della tubercolosi che la porterà alla morte.
Ancor più dolorosa sarà l’esperienza dell’assenza di Dio. Abituata a vivere alla sua presenza, Teresa si trova avvolta in una tenebra in cui Le è impossibile vedere alcun segno soprannaturale.
Vi è, però, un’ultima tappa compiuta dalla santa. Ella apprende che a lei, piccola, è affidata la conoscenza della “piccola via”, la via dell’abbandono alla volontà di Dio.
La vita, allora, diviene per Teresa un gioco spensierato perché anche nei momenti di abbandono Dio vigila ed è pronto a prendere tra le sue braccia chi a Lui si affida.
Papa Pio XI la beatificò il 29 aprile 1923 e la canonizzò il 17 maggio 1925. San Giovanni Paolo II , in data 19 ottobre 1997, l’ha dichiarata Dottore della Chiesa.
Certo, è incredibile che una ragazza morta a ventiquattro anni diventa dopo neppure cinquant’anni modello di tutta la Chiesa.
Pio XI era molto devoto di santa Teresa di Gesù Bambino e la nominò patrona delle Missioni, pur se la sua breve vita si svolse tutta fra Alenon e Lisieux e che dopo i suoi quindici anni non usci più dal convento.
Quanto spesso Gesù dimostra che i pensieri di Dio non sono i nostri pensieri, né le sue vie le nostre vie.
I nostri pensieri, invece, vengono dall’orgoglio, mentre quelli di Dio dall’umiltà.
Le nostre vie sono tutte uno sforzo per essere grandi, quelle di Dio si percorrono solo diventando piccoli.
Per camminare sulle vie di Dio dobbiamo prendere la direzione opposta a quella verso cui il nostro orgoglio ci spinge.
Teresa aveva grandi ambizioni, grandi aspirazioni: voleva essere contemplativa e attiva, apostolo, dottore, missionario e martire, e scrive che una sola forma di martirio le sembrava poco e le desiderava tutte… il Signore le fece capire che c’è una sola strada per piacergli: farsi umili e piccoli, amarlo con la semplicità, la fiducia e l’abbandono di un bimbo verso il padre da cui si sa amato.
“Non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze. Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre”, narra il bellissimo salmo 130, che certamente, può essere applicato alla lettera alla vita di Teresa.
Così questa giovanissima donna ravvivò nella Chiesa il più puro spirito evangelico ricordando una verità essenziale: prima di dare a Dio è necessario ricevere.
E, mentre noi abbiamo la tendenza a guardare sempre a quello che diamo, Teresa ha capito che Dio è amore, e che è sempre pronto a dare, E CHE TUTTO RICEVIAMO DA LUI.
Chi vuol mettere la propria generosità prima della misericordia, prima dell’amore misericordioso di Dio, è un superbo; chi riceve quello che Dio gli dà con la semplicità di un bambino arriva alla santità: è contento di non saper far nulla e riceve tutto da Dio.
È un atteggiamento spirituale che è anch’esso dono di Dio ed è tutt’altro che passività.
Teresa fece di sé un’offerta eroica e visse nella malattia e nella prova di spirito con l’energia e la forza di un gigante: LA FORZA DI DIO SI MANIFESTAVA NELLA SUA DEBOLEZZA, CHE ELLA ABBANDONAVA FIDUCIOSAMENTE NELLE MANI DIVINE.
Riuscì così in modo meraviglioso a trasformare la croce in amore, una croce pesante, se ella stessa dirà alla fine della sua vita che non credeva fosse possibile soffrire tanto.
La determinazione di Teresa di Lisieux, ben si attaglia al brano evangelico odierno, che vede Gesù che andrà fino in fondo alla sua missione, mostrando il suo volto, che si indurisce come quello dei profeti. Non ha esitazione né ripensamenti e, in cuor suo, decide di salire a Gerusalemme, nella città santa, dove si deciderà il suo destino.
In questa decisione già si intravvede alta e minacciosa, all’orizzonte, la croce, che è icona, della somma manifestazione della volontà di Cristo, di svelare il vero volto di Dio.
Quanto stride, in questo contesto l’arrabbiatura di Giacomo e Giovanni: rifiutati dai samaritani, storici avversari degli ebrei, vogliono scatenare una scenografica pioggia di per punire i samaritani che non avevano voluto accoglierli, semplicemente “…perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme”.
Ma la loro affermazione rattrista il Signore, che è mite e umile di cuore e mai violento, motivato e determinato ma mai impositivo.
Così dobbiamo essere noi discepoli in questi fragili tempi: decisi del testimoniare il Cristo ma sempre con mitezza.
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!