09 maggio 2024 GIOVEDI’ 6’ SETTIMANA DI PASQUA B– GIOVANNI 16,16-20 “Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE”.

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 16,16-20

+ In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

I discepoli, ignari di quanto sta per succedere, hanno seguito il Maestro dopo l’ultima cena ed ora, nei pressi del Getsemani, ascoltano la sua lunga riflessione che riassume la sua visione delle cose e rivela il suo stato d’animo.

Hanno raggiunto le vette sentendolo parlare di un amore che scaturisce dal Padre, hanno ascoltato, sbigottiti, quando ha parlato di odio proveniente dal mondo, e si sono rasserenati per qualche istante, quando ha promesso loro il Paraclito, l’avvocato difensore.

Immaginiamo lo stato d’animo dei Dodici, travolti dalle parole del Signore, storditi dall’intensità del suo discorso. Ma il colpo di grazia arriva subito dopo: Gesù dice che a breve piangeranno.

Il misterioso discorso di Gesù sui tempi della sua morte (“un poco e non mi vedrete più”) e della sua resurrezione (“un poco ancora e mi vedrete”) mira a far entrare i discepoli dentro al mistero pasquale.

La morte non è la realtà definitiva, il muro eretto contro ogni speranza di vita degli uomini, perché è stata attraversata e vinta dal Messia, che l’ha presa su di sé, portando a compimento il disegno del Padre e l’ha sconfitta consegnandosi per amore al Padre e agli uomini.

E il brano ci dice che è vero che i discepoli saranno provati, soffriranno molto, saranno soli in una situazione ostile, abbandonati a un mondo che gioisce della morte di Gesù, ma ci assicura che la loro tristezza si cambierà in gioia.

Alla tristezza è contrapposta la speranza di un tempo in cui tutto sarà capovolto. Quell’inciso avversativo «…ma la vostra tristezza si trasformerà in gioia», sottolinea tale cambiamento di prospettiva.

Per il lettore è evidente che l’espressione «un poco», «entro breve tempo» corrisponde a quell’attimo o momento in cui la situazione sarà rovesciata, ma fino a quell’istante tutto sa di tristezza e di prova.

E se molto breve è stato il tempo che il Signore ha trascorso in mezzo ai suoi come, verbo incarnato, così altrettanto breve, sarà il tempo che intercorrerà tra la sua partenza e il suo ritorno definitivo.

Non ci sarà mutamento nella situazione interiore dei suoi discepoli, perché la relazione con Gesù non cambia, è permanente. Quindi la visione di Gesù non subirà interruzione, ma sarà caratterizzata dalla comunione di vita con Lui (Gv 14,19).

E pur se con i loro occhi lo vedono sulla Croce e non lo capiscono, è in quel momento che Dio si rivela al massimo grado.

Ma sono ciechi e questo sarà il momento della fuga nella dispersione, della caduta, della disperazione.

Arriverà poi il momento in cui non lo vedono, ovvero quando il Signore Gesù, è nel sepolcro.

E, se sulla Croce Dio si è dato tutto, NEL SEPOLCRO SI DÀ A TUTTI, perché nel sepolcro tutti si danno convegno, sia coloro che sono vissuti in tempi passati e coloro che verranno nei tempi futuri.

E dove non lo vedono diviene il luogo della salvezza universale, anche se quando è lì, essi vivono l’angoscia di averlo perso.

Una angoscia tale che potrebbero gridare con il salmista «…ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, vieni presto in mio aiuto» (Salmo 22, 20).

Ecco allora che ci sono questi due brevi tempi che i discepoli, ma anche ognuno di noi, dovremo affrontare nella vita, il tempo del silenzio di Dio, che accomuna ogni uomo credente o non credente, e il tempo della prova, dell’afflizione.

Poi finalmente arriva il terzo tempo, frutto di questi due tempi, che si realizza in quel giorno senza fine, quando comprendiamo il significato del suo andarsene, grazie alla luce dello Spirito Santo…

Il criterio decisivo è l’amicizia con Cristo. Nella luce della FEDE, l’unica vera tristezza è quella di allontanarsi da Cristo, a causa del peccato.

Dovremmo essere tristi anche quando ci rendiamo conto che non abbiamo risposto pienamente alla Sua chiamata, o non abbiamo fatto abbastanza.

La vera gioia, invece, nasce dalla coscienza di vivere in compagnia del Risorto e di sperimentare ogni istante la sua presenza.

Essa è dono dello Spirito, e non si riduce alla spensierata allegria di chi si limita a cercare di fuggire i problemi della vita, ma si traduce nella speranza operosa, di chi ha avuto la grazia di vivere nell’orizzonte del Regno, ed ha la certezza che Dio è sempre all’opera.

Per cui vive ogni istante con il desiderio di collaborare con Lui.

È il momento, invece, di esercitare la fede, di ritrovare la gioia nella sicurezza che lo Spirito Santo Paraclito ci assiste in continuazione.

È il momento di prestare maggiore attenzione al Consolatore che dimora in noi.

Egli ci illuminerà, perché possiamo così riconoscere le opere meravigliose che Dio compie, facendoci comprendere che, con le nostre sole forze, non saremmo capaci di vedere.

È il momento anche di invocare con insistenza lo Spirito Santo, perché ci faccia conoscere tutta la verità e cambi la nostra afflizione in gioia.

  • «…Gioirono al vedere il Signore» (Gv 20,20).

Si realizza in quest’ultimo momento, in modo grandioso, quello che avevano detto molte volte mentre pregavano con il salmo 30 «…hai mutato il mio lamento in danza, mi hai tolto l’abito di sacco, mi hai rivestito di gioia» (Sal 30,12).

Una gioia che diverrà piena di coraggio quando tutti finalmente riceveremo la forza dello Spirito Santo.

Solo allora, saremo capaci, perfino, di gloriarci nelle tribolazioni (Rm 5,3), di gioire nel soffrire oltraggi a causa del nome di Nostro Signore Gesù Cristo (At 5,40-41):

“40 Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero fustigare e ordinarono loro di non continuare a parlare nel nome di Gesù; quindi li rimisero in libertà. 41 Ma essi se ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù”.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!