09 agosto 2024 VENERDI’ SANTA TERESA BENEDETTA DELLA CROCE – MATTEO 25,1-13 “…ecco lo sposo..”.
“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 25,1-13
+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora». Parola del Signore
Mediti…AMO
Nella festa di santa Teresa Benedetta della Croce, MARTIRE, al secolo EDITH STEIN, la liturgia ricordando il profeta Osea, racconta una voce che evoca la presenza della persona amata.
Ma con una tale intensità che la rende quasi presente.
All’inizio, infatti, si sente una voce -in prima persona- che parla dell’altra in terza persona, annunciando “La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore” e «Là mi risponderà».
In seguito, il dialogo si realizza tra un “io” e un “tu” reciprocamente presenti “Ti farò mia sposa e tu conoscerai il Signore”.
Le parole dell’oracolo divino rivolte a Israele infedele, diventano, così, nel contesto liturgico parole che evocano la vocazione alla consacrazione verginale: È DIO COLUI CHE PER PRIMO CERCA E INVITA A ENTRARE IN RELAZIONE SPONSALE CON LUI.
Anche la parabola delle dieci vergini, lungi dall’essere un invito all’individualismo e all’indifferenza nei confronti dei bisogni altrui, riguarda la relazione con lo sposo ed esorta a restare focalizzati sull’incontro con lui.
La vita di Edith Stein e il suo originale cammino di santità vengono messi in risalto da queste letture.
Nasce a Breslavia, in Polonia, capitale della Slesia prussiana il 12 ottobre 1891 e termina la sua vita ad Auschwitz, in Polonia,il 9 agosto 1942.
Ebrea di nascita, filosofa della scuola fenomenologica, diventata agnostica e poi cattolica, monaca carmelitana, mistica e martire, Edith ha vissuto un’intensa ricerca, fino a scoprire di essere prima di tutto cercata e non anteponendo nulla all’incontro con Dio.
Nel 1921 si converte al cattolicesimo, ricevendo il Battesimo nel 1922 e insegna per otto anni a Speyer (dal 1923 al 1931).
Nel 1932 viene chiamata a insegnare all’Istituto pedagogico di Münster, in Westfalia, ma la sua attività viene sospesa dopo circa un anno a causa delle leggi razziali.
Nel 1933, assecondando un desiderio lungamente accarezzato, entra come postulante al Carmelo di Colonia, come Carmelitana Scalza.
Assume il nome di suor Teresa Benedetta della Croce, ma il 2 agosto 1942 viene prelevata dalla Gestapo e deportata nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau dove il 9 agosto muore nella camera a gas.
Nel 1987 viene proclamata Beata, è canonizzata da Giovanni Paolo II l’11 ottobre 1998.
Nel 1999 viene dichiarata, con S. Brigida di Svezia e S. Caterina da Siena, Compatrona dell’Europa.
Tutto il cammino di questa santa è un varcare continuo la soglia della ragione, alla ricerca di un senso, di un valore della scelta di vita, che apre sempre la porta a un nulla di fatto.
A un perdersi in quello che ella sta cercando, a un riprendere da dove sembrava essere arrivata, a un cambiare là dove sembrava avere una certezza, a un mettere in discussione e un mettersi continuamente e sempre più in gioco.
Piano piano, il cammino della sua vita diventa, in mezzo a queste traversie, lo sguardo di lei rivolta alla croce, a quella croce della mente e dell’anima non mai quietata.
E, infine a quella croce che passa su tutto il suo corpo, fino a renderla un pugno di cenere.
E da questa cenere santificata, da questo nulla ridotto dagli uomini a essere tale, MA RESO DA DIO TUTTO DI LEI, ECCOLA RIPRENDERE UNA LUMINOSA TESTIMONIANZA E SENSO, ORIENTAMENTO NUOVO LA RICERCA DI LEI NELLA RICERCA DI NOI, OGGI.
Ma veniamo al testo evangelico odierno.
Le lampade possono rimanere accese soltanto se hanno olio a sufficienza.
Così è la carità: senza di essa, che è come l’olio che rende possibile la luce, non si può perseverare nelle opere buone.
È una parabola che riguarda una cerimonia nuziale, in cui si dice che lo sposo sta per arrivare e un gruppo di vergini per il suo corteo, lo sta aspettando con le lampade accese.
Ma lo sposo tarda. L’insegnamento che ci viene dato è che LE NOZZE RAPPRESENTANO IL REGNO DEL CIELO; LO SPOSO È CRISTO STESSO CHE VERRÀ ALLA FINE DEI TEMPI A GIUDICARE E A DARE A CIASCUNO IL SUO SECONDO LE OPERE; IL MOMENTO DELL’ARRIVO È INCERTO E DA QUI LA NECESSITÀ DI RIMANERE SVEGLI.
La parabola, in tal modo, ci interroga nel tempo: invitati a una vita di comunione con Dio, per poter entrare nel Regno dobbiamo restare svegli, dimostrando così quali sono i nostri veri desideri.
San Paolo raccomanda ai cristiani di Tessalonica di non dubitare del fatto che Cristo verrà in gloria, ma dice, anche, che la maniera giusta di aspettare ben preparati questa parusia è vivere con amore i doveri di ogni momento (cfr. 1Ts 4, 1-12).
Ci è stata affidata una missione; indirizzare tutte le nostre attività a Cristo, fare in modo che sia Lui il cuore del nostro fare, in modo che tutto sia ricapitolato in Lui, vivificato e portato al Padre, perché Dio conta su di noi per portare avanti l’instaurazione del suo Regno tra gli uomini.
Per questo dobbiamo prendere sul serio questa vita, vivendola con la consapevolezza che il battezzato può pensare come Cristo, può pensare le cose del cielo (cfr. Col 3, 1-3), allo stesso tempo in cui ama questo mondo, perché Cristo, capo della Chiesa, è seduto alla destra del Padre.
Non sappiamo né il giorno né l’ora.
Ma sappiamo bene che la carità non ha né giorno né ora: sappiamo che tutta la nostra esistenza è una vocazione all’amore e quindi non dobbiamo aspettare occasioni particolari o speciali per amare.
Ma bisogna capire bene.
Fratelli e Sorelle, il capitolo 25 del vangelo di Matteo, si apre con l’ultimo dei cinque discorsi che suddividono la sua opera, a imitazione dei cinque libri della Toràh, ritenuti scritti da Mosè.
Ebbene questo capitolo contiene l’ultimo accenno, con cui l’evangelista parla del regno dei cieli, che, va ricordato, SIGNIFICA IL REGNO DI DIO.
E l’evangelista lo fa ricollegando questo discorso del regno dei cieli con questa parabola, alla fine del discorso della montagna, al capitolo settimo.
In particolare quando Gesù afferma che “non chi dice Signore Signore”, è sufficiente per essere in comunione con Lui, ma chi collabora all’azione creatrice del Padre, “…compiendo la volontà del Padre mio”.
Gesù aveva concluso il discorso della montagna con l’immagine di un uomo pazzo che va a costruire la casa sulla sabbia e al primo maltempo la casa crolla, e la persona saggia, intelligente che invece la costruisce sulla roccia.
Immagine di chi ascolta la sua Parola, ma poi non la mette in pratica e quindi la sua vita va in rovina, e chi invece l’ascolta e poi la pratica.
E, arriviamo al capitolo 25 di Matteo, che con “….allora”, l’evangelista si collega alla venuta del Signore nel mondo, a seguito del quale, “…il regno dei cieli”, che significa quella società alternativa che Gesù è venuto a realizzare, “sarà simile a dieci vergini”, in età da matrimonio, “che presero le loro lampade”, e uscirono incontro allo sposo” (immagine di Dio, tratta dal profeta Osea in cui Dio era lo sposo e il suo popolo la sposa.
Fratelli e Sorelle, fra quelle dieci vergini ci siamo tutti noi, quando dimentichiamo che per andare incontro allo sposo occorre avere in mano la lampada della propria Fede e il Signore questa la concede a tutti, perchè ci vuole tutti nel suo Regno.
ANZI, CON LA SUA MORTE E RISURREZIONE CI HA GIÀ SALVATI; STA ORA A NOI VIVERE EFFETTIVAMENTE DA REDENTI, COMPORTARCI DA FIGLI DI DIO, PER VIVERE IN ETERNO.
A ciascuno di noi, quindi, è dato il compito di tenere accese le lampade; procurarci l’olio e avere cura che non scarseggi. Specialmente ci è richiesto uno sforzo per vigilare, perché, abbiamo visto che si addormentano sia le vergini stolte che le sagge; la notte arriva per tutti.
E questa è data dai momenti di sconforto, in cui ci sentiamo senza risorse e cediamo, esausti…
Ma c’è una luce, qualcuno che per le vergini veglia, le sostiene, le accompagna e ha cura di loro: NEL CUORE DELLA NOTTE, NEL BUIO PIÙ PROFONDO, SI ALZA IL GRIDO DELLA SPERANZA ANCHE PER NOI.
E MAI dobbiamo dimenticarci che per noi la speranza è quella certezza, che risiede NEL CUORE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO, IN CUI CIASCUNO DI NOI TROVA IL SUO POSTO.
Una ultima riflessione, analizzando le figure di San Francesco d’Assisi, San Benedetto, i Santi Cirillo e Metodio ed ora Santa Edith Stein, a cui la Chiesa affida l’Europa, e li invoca come modelli e come intercessori, per aiutarci ad uscire dall’impasse in cui ci siamo infilati, perché NON SERVE UNA MONETA UNICA, SE ABBIAMO IL CUORE DIVISO?
Ecco allora che San Francesco ci richiama alla POVERTÀ E ALLA GIOIA, San Benedetto ALL’INTERIORITÀ COME METRO DI GIUDIZIO DELLE COSE, i fratelli dell’est, i Santi Cirillo e Metodio ALLA CULTURA COME FORMA DI EVANGELIZZAZIONE.
E Santa Edith Stein, figlia dell’orribile ventesimo secoli, ebrea di nascita, filosofa di formazione, vittima della furia nazista che la venne a cercare, una volta convertita e fattasi monaca, fin dentro il monastero per essere uccisa, insieme ad altri milioni di esseri umani, nella camere a gas, PROPONE AI POPOLI RISSOSI UN PERCORSO DI RICONCILIAZIONE E DI PACE.
LA CHIESA VUOL RICORDARE A TUTTI GLI EUROPEI CHE, IN QUELLE TENEBRE CHE FURONO LE GUERRE MONDIALI, CI FURONO UOMINI E DONNE CHE RIUSCIRONO AD ESSERE TESTIMONI DI LUCE.
E FRA ESSI MOLTISSIMI CRISTIANI, MOLTI DISCEPOLI CHE ANCORA OGGI BRILLANO COME MODELLO.
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!