09.10.2023 – LUNEDI’ XXVII SETTIMANA P.A. A – LUCA 10,25-37 “…che cosa sta scritto nella legge?”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo LUCA 10,25-37

Signore

Mediti…AMO

Così è per il Vangelo. 

Fratelli e Sorelle, il Vangelo è vicino, si fa davvero prossimo a ciascuno di noi.  

essere salvato” e chi invece non lo merita.

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E la parabola ci racconta che tornò anche per vedere se fosse guarito e per saldare il debito con l’albergatore.

Siano benedetti, veramente, tutti quei gesti che, compiuti nella compassione e nella solidarietà, lontani da sdolcinate commiserazioni, DIVENTANO CONCRETA CONDIVISIONE, OLIO E VINO VERSATO SULLE MILLE FERITE PRODOTTE DA QUESTO NOSTRO MONDO FOLLE.

Ma cerchiamo di capire bene chi è il Samaritano, nel contesto storico in cui Luca sceglie di parlarci di lui.

Al tempo di Gesù, c’era uno scontro acceso tra Giudei e Samaritani:

  • i secondi erano giudicati quasi come pagani, erano agli occhi dei Giudei, al livello più basso dei valori religiosi e morali.

Non è quindi casuale la scelta della figura del Samaritano: in aperta critica verso QUEI DOTTORI DELLA LEGGE CHE VIVONO QUELLA RELIGIONE LIMITATA AL POPOLO GIUDEO, CHE GESÙ INTENDE SUPERARE.

”.

Ovvero, quest’uomo fa una scelta precisa, QUELLA DI NON CHIUDERE GLI OCCHI.

Il samaritano è in viaggio, ha fretta, e deve raggiungere la sua meta al più presto, ma quando “lo vide” il cuore LO COSTRINGE A FERMARSI.

E proprio nel suo sguardo pieno d’amore per “il prossimo”, è racchiusa la volontà di non ignorare, perché non è lo sguardo degli occhi, MA QUELLO  DI CHI SCEGLIE DI “COMPATIRE”, DI CONDIVIDERE CON L’ALTRO LA SUA SOFFERENZA E DI PROVARE ANCHE LA SUA INDIGNAZIONE.

ama il prossimo tuo come te stesso”.

Dettato che, nelle parole del dottore della legge, rimane solo un’arida norma che non riesce ad umanizzare nella realtà, anche se è convinto di saperlo fare.

Il ferito della parabola è solo.

Ma in lui vediamo oggi tanti altri, uomini e donne, piccoli e grandi, giovani e anziani, lasciati  mezzi  morti  lungo  le  strade  di  questo  mondo.

Accanto  a  lui  ci  sono  i  milioni  di  profughi che  in ogni tempo, fuggono dalle loro  terre, che sono condannati a morte e isolati da  tutti.

gli si fece vicino” e questo è l’atteggiamento di chi, in punta di piedi, vuole entrare nella vita di un’altra persona e farsi strumento di salvezza.

E gli fascia le ferite e condivide con lo sconosciuto i beni (che aveva riservato per il suo viaggio): l’olio e il vino, senza badare a ciò che resterà per lui stesso.

Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno”.

prendersi cura che si prende tutto il tempo e le risorse CHE SONO NECESSARIE.

Vi darò vita e vita in abbondanza” voleva dire proprio questo: NON MI PRENDO CURA DI TE CHE MI SEI ACCANTO SOLO ORA, MA MI ACCORGO E MI RICORDO DI TE ANCHE DOMANI, E IL GIORNO DOPO ANCORA, PERCHE’ IN TE, ANCHE SE NEMICO, SE DIVERSO, SE DI ALTRO COLORE DELLA PELLE, BRILLA L’IMMAGINE DI DIO.

La carità cristiana non è una via che si può percorrere in pienezza e, allo stesso tempo, abbandonarla subito, ma deve essere una scelta continua e instancabile.

Come diremmo oggi, IL SAMARITANO SA “FAR RETE”, NELL’ESERCIZIO DELLA CARITÀ, perchè si affida anche alla disponibilità dell’albergatore.

Perchè ha capito bene che è dovere di chi vive la carità, di coinvolgere anche coloro che ci sono attorno, facendo in modo di aprire gli occhi anche agli altri, per divenire “contagiosi” di tutte quelle nostre azioni, che MANIFESTANO L’AMORE DI DIO.

GESÙ  STESSO.

Sta  scritto infatti, che Egli  prese  a  guarire  quanti  avevano  bisogno  di  cure,  ebbe  compassione  delle  folle  stanche,  sfinite,  abbandonate  come  pecore  senza  pastore. 

Gesù  è  il  compassionevole.

ur  essendo  di  natura  divina  non  considerò  un  tesoro  geloso  la  sua  uguaglianza con Dio, spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo» (Fil 2,6). 

E ai discepoli di ogni tempo, noi compresi, lascia in eredità la sua compassione, perché,come Lui, 

continuiamo a fermarci ai bordi delle strade della vita,per raccogliere coloro che hanno bisogno di 

salvezza. 

Allora, partendo da ciò di cui ho già fatto cenno, possiamo “tirare le fila” del discorso.

Gesù  presenta  sé  stesso:  è  Lui  il  buon  Samaritano.

La  strada  da  Gerusalemme  a  Gerico  appare  quindi  COME  L’IMMAGINE  DELLA  STORIA  UNIVERSALE.

E l’uomo,  mezzo  morto,  sul  suo  ciglio,  È  IMMAGINE  DELL’UMANITÀ

Ma, se  la  vittima  dell’imboscata  è  per  antonomasia  l’immagine  dell’umanità,  ALLORA  IL  SAMARITANO  PUÒ  SOLO  ESSERE  L’IMMAGINE DI GESÙ CRISTO. 

DIO STESSO, CHE PER NOI È LO STRANIERO E IL LONTANO, SI È INCAMMINATO PER  VENIRE A PRENDERSI CURA DELLA SUA CREATURA FERITA. 

DIO, IL LONTANO, IN GESÙ CRISTO SI È FATTO PROSSIMO, INCARNANDOSI NEL TEMPO E NELLA STORIA, PER AMORE GRATUITO.

E, appare ormai chiaro che il grande tema dell’amore, che è l’autentico punto culminante di questo testo, raggiunge così tutta la sua  meravigliosa e unica ampiezza

Diceva DON TONINO BELLO:

  • Prima di tutto dobbiamo liberarci dall’equivoco che la carità sia frutto del nostro ‘buon cuore’, della nostra bontà, elaborazione delle nostre virtù, merito da vantare davanti a Dio. La carità non è qualcosa per cui Dio debba ringraziarci, ma un qualcosa di cui noi dobbiamo ringraziare Dio”.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!