… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo MATTEO 10,24-33
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia! Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli». Parola del Signore
Mediti…AMO
La frase di inizio di questo testo ci riporta ad una realtà che dovremmo spesso meditare: la nostra vita di discepoli è sulle orme del Maestro, nel suo stile.
Niente di più, niente di meno!
Non c’è da aspettare, per noi, come discepoli, una vita meno pasquale della sua, una missione che non attraversi difficoltà e successi, una solitudine che talvolta arriva anche da coloro che ci sono vicini, un passaggio dalla morte alla vita, attraverso le umiliazioni e gli apparenti fallimenti.
Il capitolo decimo, contiene il discorso di Gesù sulla missione dei discepoli nel mondo.
È un discorso che si indirizza, al di là del tempo in cui è stato pronunciato e messo per iscritto, a tutti coloro che sono chiamati al servizio di Gesù Cristo e del suo regno; un discorso che risente dell’esperienza dei dodici apostoli in missione tra i figli di Israele e dei missionari della chiesa di Matteo nei decenni precedenti l’80 d.C.
Gesù invia i discepoli “tra le pecore perdute della casa d’Israele” e consegna loro il messaggio da annunciare, l’azione da compiere e lo stile del comportamento (Mt 10,5-15).
Dopo aver promesso la sua autorevolezza, grazie alla quale essi saranno annunciatori affidabili del Regno e compiranno azioni di cura e guarigione nei confronti dei malati, Gesù annuncia loro le persecuzioni che dovranno subire
- «Vi mando come pecore in mezzo ai lupi …Gli uomini vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle sinagoghe, e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia» (Mt 10,16-18).
È il compimento dell’antica profezia contenuta nel Libro di Ezechiele, al capitolo 2,2-5:
- “in quei giorni, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava. Mi disse: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: “Dice il Signore Dio”. Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli -, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro».”
Seguire Gesù significa essere totalmente coinvolti con la sua vita, fino a partecipare alla sua passione, passione del giusto perseguitato ingiustamente da quanti non sopportano il suo fare bene (ci ricorda il Libro della Sapienza al capitolo 2).
Se Gesù Cristo ha sofferto non può avvenire diversamente per il cristiano, perché:
- «il discepolo non è da più del maestro» (Mt 10,24)
- e «se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20).
È una realtà vissuta dai cristiani delle prime generazioni (1Pt 4,12-19) e ancora oggi, silenziosamente, da numerosi cristiani in tante parti del mondo…
Poi annuncia le persecuzioni che gli inviati dovranno sopportare nella missione (Mt 10,16-23) e con autorevolezza e chiaroveggenza profetica dice loro:
- “Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!” (Mt 10,24-25).
Ovvero, ciò che Gesù ha vissuto, sarà vissuto anche dai suoi inviati, che verranno chiamati diavoli, al servizio del capo dei demoni, Beelzebùl, e verranno perseguitati fino a essere uccisi da chi crede di dare in questo modo gloria a Dio (Gv 16,2).
Certamente occorre avere coraggio, lottare contro la paura, non temere mai nulla, PERCHÉ’ DIO È CON NOI.
Questo è il messaggio della pericope di oggi, che Gesù consegna come comando per ben tre volte “Noli timere!” “Non temete!” (vv. 26.28.31).
- “Non abbiate paura!”
Se per il mondo diventiamo scomodi, ricordiamoci che siamo preziosi agli occhi di Dio: amati e rispettati nella nostra unicità, conosciuti nella profondità dei desideri del nostro cuore e costantemente accompagnati e custoditi da lui.
Avere fiducia in Dio è credere che ogni sotterfugio alla fine sarà scoperto; è credere nella forza creativa dell’universo che, come all’inizio della creazione (Gen 1,1-2), continua a operare nella storia, per portare unità e armonia.
Nelle sante Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento questo invito-comando è la parola indirizzata da Dio quando si manifesta e parla a quanti egli chiama: così ad Abramo, a Mosè, ai profeti, a Maria, la madre di Gesù… “Non temere!” cioè:
- “non avere paura della presenza del Dio tre volte santo, ma abbi solo timore, ossia capacità di discernere la sua presenza, e quindi non avere mai paura degli uomini, anche quando sono nemici. Non avere mai paura, ma vinci la paura con la fiducia nel Signore fedele, sempre vicino, accanto al credente, e sempre fedele, anche quando sembra assente o inerte”.
La paura è un sentimento umano grazie al quale impariamo a vivere nel mondo, facendo attenzione al pericolo o alla minaccia.
Ben sapendo che, chi ha fede nel Signore, VINCE LA PAURA, E QUESTA NON PUÒ E NON DEVE INDEBOLIRE IL NOSTRO RAPPORTO CON IL SIGNORE E CON LA SUA VOLONTÀ.
Gesù ci invita a non avere paura di seguire il vangelo. È un invito a essere pienamente se stessi e ad amare la vita.
La paura, dalla quale ci mette in guardia, è quella che porta a chiudersi in un guscio, a costruire muri tra noi e i nostri vicini, a considerare nemico il prossimo e a progettare strategie di difesa che spesso si traducono in attacchi preventivi. QUESTA È LA PAURA DI CUI VIVE IL NOSTRO CUORE INDURITO.
Nel vivere il Vangelo e nell’annunciarlo alle genti, i discepoli di Gesù incontrano diffidenza, chiusura, ostilità e rifiuto.
In queste situazioni la tentazione È TACERE LA SPERANZA CHE ABITA IL PROPRIO CUORE, RESTARE SILENTI E NASCONDERE LA PROPRIA IDENTITÀ, MAGARI FINO A FUGGIRE.
Ma Gesù avverte: il tempo della missione è un tempo di apocalisse, nel senso etimologico di ri-velazione, di alzata del velo del mistero di Amore di Dio.
L’annuncio del Vangelo, infatti, richiede che, ciò che Gesù ha detto nell’intimità, sia proclamato in pieno giorno.
Ovvero ciò che Egli ha detto al nostro orecchio, DOBBIAMO GRIDARLO SUI TETTI.
C’è stato un nascondimento di “verità”, avvenuto non per dimenticare o seppellire, ma per rivelare nel tempo opportuno ciò che era stato nascosto:
- “Nulla vi è di nascosto che non sarà ri-velato, né di segreto che non sarà conosciuto” (v. 26).
Le cose nascoste fin dalla fondazione del mondo (Mt 13,35; Sal 78,2) sono rivelate da Gesù e poi dai discepoli nella storia.
Fratelli e Sorelle, dobbiamo dunque interrogarci quest’oggi sulla nostra sequela, sulle nostre attese.
Farlo con verità è possibile perché insieme il Signore ci assicura che il suo sguardo su di noi non viene meno. La sua Provvidenza ci accompagna e ci avvolge, perché essa è una certezza.
Il Maestro non cambia la nostra vita, non la rende più semplice, ma ci rende certi che mai ci mancherà il suo abbraccio: perfino i capelli del nostro capo sono contati.
Non temiamo dunque!
Perché noi valiamo più di molti passeri!
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!