09.06.2022 – GIOVEDI’ X’ SETTIMANA P.A. C – MATTEO 5,20-26 “Chiunque si adira con il proprio fratello…”

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo MATTEO 5,20-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Dopo il grande discorso sulle beatitudini (Mt 5,1-12) e la definizione di chi le vive come sale della terra e luce del mondo (Mt 5,13-16), ecco il corpo del “discorso della montagna”.

TRE CAPITOLI NEI QUALI MATTEO HA INNANZITUTTO RACCOLTO PAROLE DI GESÙ RIGUARDANTI LA LEGGE DATA A DIO ATTRAVERSO MOSÈ E IL DISCEPOLO CHE VUOLE VERAMENTE VIVERLA SECONDO L’INTENZIONE DEL LEGISLATORE, OVVERO DIO PADRE.

Lungo tutta la sua vita Gesù ha meditato la Toràh, la Legge di Dio, non per distruggerla o negarla.

Ma, al contrario, Egli l’ha riconosciuta e vissuta come ebreo fedele, come autentico «figlio del comandamento» (ci dice Luca al capitolo 2,41-43).

E TUTTAVIA SI È POSTO NEI CONFRONTI DELLA TORÀH COME COLUI CHE CONOSCE L’INTENZIONE DEL LEGISLATORE (MT 19,8) E DUNQUE È AUTORIZZATO A INTERPRETARLA AUTOREVOLMENTE, AL FINE DI FARNE NON UNA FONTE DI SCHIAVITÙ MA DI LIBERTÀ PER TUTTI GLI UOMINI.

Gesù non si è opposto alla Legge. MA SI È OPPOSTO ALLE SUE INTERPRETAZIONI RIDUTTIVE DATE DA SCRIBI E FARISEI, QUEGLI UOMINI RELIGIOSI CHE «…FILTRAVANO IL MOSCERINO E INGOIAVANO IL CAMMELLO» (Mt 23,24).

Ovvero da coloro che praticavano UNA LETTURA LEGALISTA E LETTERALISTA DELLA PAROLA DI DIO CONTENUTA NELLE SCRITTURE, DISPERDENDO LA VOLONTÀ DI DIO IN UNA MIRIADE DI PRECETTI, CHE NE RENDEVANO IMPOSSIBILE L’OSSERVANZA E LA PRIVAVANO DEL SUO CENTRO.

Per questo Gesù ha chiesto ai suoi discepoli, in vista del regno dei cieli, «una giustizia superiore» – per qualità, non per quantità – «a quella di scribi e farisei», ossia UNA FEDELE OBBEDIENZA ALLA VOLONTÀ DI DIO RIVELATA NELLA LEGGE, DA LUI COMPIUTA CON LA SUA INTERPRETAZIONE RADICALE.

Nel capitolo 5 Gesù crea sei contrapposizioni tra lo “sta scritto” tramandato di generazione in generazione e ciò che egli vuole annunciare, PER DARE UN’INTERPRETAZIONE DELLA TORAH PIÙ AUTOREVOLE E AUTENTICA DI QUELLA FORNITA DALLA TRADIZIONE DEI MAESTRI.

Ecco allora che, come nei giorni passati, Gesù si pone sulla linea del perfezionamento della legge.

Il Maestro vuole riportare la Legge alla sua propria origine, purificandola da tutte le incrostazioni che, nel corso dei secoli, l’hanno appesantita e confusa.

Fa ricorso al Decalogo concretizzando in modo autorevole il suo insegnamento che giunge a richiedere, come fondamento della vita cristiana le buone relazioni, il rispetto dell’altro.

Non è più possibile accedere all’altare, partecipare alla liturgia senza togliere dal cuore il dissenso con il fratello.

Non si può vivere, fare strada con lo stesso avversario senza trovare una via di riconciliazione.

La legge dell’amore è scaturita dalla Croce. Dalla Passione di Cristo si leva l’appello al perdono.

È bene che il rapporto con Dio si veda anche nella quotidianità e nelle piccole abitudini, certo.

Ma occorre distinguere bene i piani fra ciò che proviene direttamente da Dio e ciò che è tradizione degli uomini.

Così Gesù, nel vangelo di Matteo, inizia un lungo discorso in cui puntualizza, chiarendo, molti degli atteggiamenti dati come intangibili da chi, come i farisei, hanno fatto della Legge orale il proprio riferimento assoluto.

Riguardo alla violenza, ad esempio.

Gesù amplia la visione giuridica del tempo parlando di una violenza verbale, DI UN OMICIDIO CHE SI COMPIE TOGLIENDO LA DIGNITÀ AD UNA PERSONA.

Il Signore sa bene che un giudizio tagliente, a volte fatto, magari anche in nome della fede, può uccidere più una coltellata.

Voi sapete bene, Fratelli e Sorelle, che l’esercizio della violenza non si riduce alla fisicità, allo scontro armato, alla lotta ma è un atteggiamento mentale, e può diventare, malauguratamente anche uno “stile di vita”, ovviamente deviata.

Il disprezzo del fratello, la presa in giro, il pettegolezzo, rientrano nella stessa logica, sono nella stessa linea di pensiero.

Certo: uccidere una persona non è come giudicarla ferocemente, MA È –COMUNQUE– UN ATTO LONTANO DALLA LOGICA DEL REGNO.

Gesù propone come modello la ri-conciliazione, il passaggio dalla mediazione all’intesa.

Ci sono tanti piccoli “omicidi” che consumiamo di giorno in giorno, dei quali nemmeno ci accorgiamo, ma di cui SIAMO ESECUTORI SPIETATI.

È quando nei rapporti QUOTIDIANI con i nostri fratelli FACCIAMO PREVALERE L’IRA ANZICHÉ LA PAZIENZA, IL RIMPROVERO ANZICHÉ LA SOPPORTAZIONE, IL GIUDIZIO ANZICHÉ LA COMPRENSIONE, LA CONDANNA ANZICHÉ L’ACCOGLIENZA, L’INTERESSE EGOISTICO, ANZICHÉ LA CONDIVISIONE, L’INVIDIA ANZICHÉ LA CONTENTEZZA.

Così facendo, senza accorgercene, uccidiamo chi ci sta accanto.

E lo facciamo abitualmente noi, che ci professiamo cristiani, da cui l’altro si attende un comportamento esemplare e una parola di incoraggiamento.

Dio, in Cristo, per la potenza dello Spirito Santo, vuole che la non-violenza divenga il nostro atteggiamento abituale e proficuo.

Al punto che ci chiede di non accedere alla preghiera e al sacrificio se abbiamo qualcosa contro nostro fratello…

Ecco perché Gesù chiede ai suoi discepoli una profonda coerenza FRA FEDE E VITA, FRA COMPORTAMENTO E PREGHIERA.

La riconciliazione col fratello, l’essere in pace con tutti, per quanto dipende da noi è condizione essenziale affinché la nostra offerta sia gradita a Dio…

Mi piace il pensiero di Sant’Agostino di Ippona, che grida:

“”Non dire «…sono giusto», quando invece non lo sei! Così comincerai a fare la verità”.

Il brano liturgico odierno pone all’attenzione del lettore quattro antitesi.

Ma io voglio commentare la prima:

  • “…Avete inteso che fu detto agli antichi: ‘Non ucciderai’ (Es 20,13 e Dt 5,17) … Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: ‘Stupido’, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: ‘Pazzo’, sarà destinato al fuoco della Geenna”.

Cosa chiede veramente Dio al credente in Lui? Solo di non uccidere?

Questo il detto tramandato, ma c’è anche un “non-detto”, che ci viene svelato da Gesù:

in tutte le relazioni umane occorre frenare l’aggressività, spegnere la collera prima che diventi violenza, fermare la lingua che può uccidere con la parola.

Prima di diventare azione, la violenza cova nel cuore umano, e a questo istinto occorre fare resistenza.

L’ASTENERSI DALLA VIOLENZA È PIÙ DECISIVO DI UN’AZIONE DI CULTO FATTA A DIO, IL QUALE VUOLE LA RICONCILIAZIONE TRA NOI FRATELLI PRIMA DELLA RICONCILIAZIONE CON LUI; ANCHE PERCHÉ LA RICONCILIAZIONE CON LUI CHE NESSUNO VEDE È POSSIBILE SOLO PER CHI SA RICONCILIARSI CON IL FRATELLO CHE CIASCUNO VEDE (ci dice Giovanni con grande veemenza, nella sua prima lettera 1Gv 4,20).

Eppure noi sentiamo il bisogno di scaricare il male che abita IN NOI, dicendo male di qualcuno.

Usiamo la parola come una pietra scagliata, OFFENDENDO IL NOSTRO FRATELLO, e così autorizziamo chi ci ascolta a ritenere una persona da evitare colui che abbiamo offeso.

DEL RESTO, GIÀ I RABBINI DICEVANO CHE “CHI ODIA IL SUO PROSSIMO È UN OMICIDA”.

Ecco dunque svelata la profondità del comandamento “Non ucciderai”, EQUIVALE A DIRE “…Sii mite, dolce, e sarai beato” (Mt 5,5).

Con Gesù finalmente il precetto antico diventa interiore, perché il Maestro indica che lo si deve far nascere dal cuore, mettendoci così in condizione di condurre una vita radicale e radicata nel Vangelo. La scelta di essere cristiani, soprattutto oggi, è una scelta controcorrente ed esigente.

Mai dobbiamo dimenticare, Fratelli e Sorelle, che il mondo in cui noi cristiani viviamo, è il luogo della GRAZIA DI DIO ed è in esso che siamo chiamati a vivere da discepoli di Gesù, manifestando la differenza cristiana: che non è una differenza culturale, ma una VITA VERA VISSUTA NEL VANGELO E NELLA FEDELTA’ A DIO.

Una bella preghiera Liturgica:

  • “Senza la tua grazia, Signore, non siamo capaci di riconciliarci col nostro fratello o col nostro avversario. Perdona il nostro egoismo e donaci il coraggio dell’amore, perché possiamo presentare con tutta sincerità la nostra offerta in questa liturgia in attesa di cantare per sempre le tue lodi nella liturgia eterna.”

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!