09.05.2023 MARTEDI’ 5 SETTIMANA DI PASQUA A – GIOVANNI 14,27-31 “Vi do la mia pace”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 14,27-31

+ In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

In Gv 14,27, comincia l’addio di Gesù ed alla fine del capitolo 14, Lui chiude la conversazione dicendo “Alzatevi, andiamo via di qui!” (Gv 14,31).

Ma invece di uscire dalla sala, Gesù continua a parlare per altri tre capitoli: 15, 16 e 17.

Se leggiamo questi tre capitoli, vediamo all’inizio del capitolo 18 la frase seguente:

  • Detto questo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cedron, dove c’era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli” (Gv 18,1).

In Gv 18,1, c’è la continuazione di Gv 14,31. Il vangelo di Giovanni è come un bell’edificio costruito lentamente, pietra su pietra, mattone su mattone. Qui e là, ci sono segni di rimaneggiamento. In qualche modo, tutti i testi, tutti i mattoni, fanno parte dell’edificio e sono Parola di Dio per noi.

Le parole odierne dette da Gesù, che la Liturgia ci regala, fanno parte del discorso d’addio dell’Ultima Cena. Sono, potremmo dire, il suo testamento spirituale.

Gesù prepara i suoi discepoli a vivere il futuro, quando Lui non sarà più fisicamente in mezzo a loro e verrà un altro “Consolatore” (il Paràclito, lo Spirito Santo) che porterà la PACE VERA, come grande dono AL MONDO.

Ma l’uomo, purtroppo, non ha mai le idee chiare su questo argomento e crede che la pace sia assenza di guerra.

Ma così non è.

La pace che offre il mondo non ha niente a che vedere con la vera pace.

E questo perché la pace che offre il mondo affonda le sue radici nel materialismo, nella soddisfazione momentanea dei propri bisogni.

Non è una pace duratura, PERCHÉ NON È BASATA SUL RISTABILIMENTO DEL RAPPORTO DI AMORE CON COLUI CHE CI HA CREATI.

  • “Vorrei solo avere un po’ di pace…”, chissà quante volte abbiamo sentito frasi simili a questa.

La pace è qualcosa che tutti gli esseri umani aspirano ad avere in un modo o nell’altro.

Ma dov’è possibile trovare la vera pace?

La pace non è frutto di compromessi terreni, MA È FONDAMENTALMENTE L’INSIEME DEI BENI MESSIANICI, LA SERENITÀ E LA GIOIA DELLA CONCORDIA CHE ABITANO NEL RISPETTO RECIPROCO.

LA VERA PACE, QUELLA CHE SALVA IL MONDO, NASCE DAL SACRIFICIO DI CRISTO SULLA CROCE E DALLA GIOIA DELLA RISURREZIONE E CHE SI DIFFONDE TRA LE PERSONE CHE INCARNANO IL MESSAGGIO DI CRISTO. E CHE DIFFONDONO NEL MONDO IL BUON PROFUMO DI CRISTO.

Come avrebbe scritto l’apostolo Paolo “Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore” (Romani 5,1).

LA PACE DI DIO DEVE ESSERE LA BASE PER LA NOSTRA RELAZIONE CON LUI ED È ANCHE LA BASE PER LE NOSTRE RELAZIONI CON GLI ALTRI.

E LA PACE CHE GESÙ CI DONA È ANCHE QUELLA PACE CHE È POSSIBILE SPERIMENTARE NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI.

Coloro che confidano in Gesù Cristo possono affidare a Lui la loro vita con serenità sapendo che Lui si prende cura di loro.

Anche nelle circostanze più difficili essi possono essere liberati dall’ansietà e godere proprio di una pace straordinaria.

Ecco allora che LA PACE VERA, non è un semplice saluto, ma è molto di più: È LA PACE CHE RACCOGLIE IN SINTESI TUTTI I BENI PIÙ PREZIOSI DELLA VITA E DELLA PERSONA.

La PACE non è:

  • quello “SHALOM” che si scambiano i nostri fratelli maggiore Ebrei,
  • quell’ “AS-SALÂMU ‘ALAYKUM” (che la Pace sia con voi!) che si scambiano i buoni musulmani, che sono tenuti a rispondere WA‘ALAYKUMU-s-SALÂM – e (anche su di te la Pace!) [per chiarezza sul termine arabo precedente, voglio precisare che la parola salām “سلام“, in arabo significa “pace“, ma è di radice semitica, s-l-m, legata al significato di “salvezza, salute, pace“].
  • I cristiani, invece (e Dio ci perdoni!), quando si incontrano, non dicono nulla in merito, si astengono dal mettere Dio sia in mezzo ai loro saluti vicendevoli, che nei loro discorsi,

MA, NONOSTANTE CIÒ, TUTTI AMANO INDISTINTAMENTE PRATICARE L’ARTE DELLA GUERRA.

Dunque, la PACE DI CRISTO, non sta nei saluti, non sta nei discorsi umani, e non si può in alcun modo equiparare a quella che può dare il mondo.

Perché il mondo da solo una pace che è frutto in genere di compromessi dei re della terra, che è frutto di guerre continue, di violenze, di odio e di sopraffazione.

Ma il RE DELLA PACE non scenderà mai a competere con gli altri sovrani di questo mondo, ma si lascerà incoronare Re DELLA PACE sul trono della Croce.

La pace che ci dona il Signore Gesù È LA FONTE DI QUELLA GIOIA CHE LUI CI COMUNICA (Gv 15,11; 16,20.22.24; 17,13).

È una pace diversa dalla pace che il mondo ci dà, diversa dalla Pax Romana.

Alla fine del primo secolo la PAX ROMANA era mantenuta con la forza e con la repressione violenta contro i movimenti ribelli.

La PAX ROMANA garantiva la disuguaglianza istituzionalizzata tra cittadini romani e schiavi.

MA NON È QUESTA LA PACE DEL REGNO DI DIO.

La Pace che Gesù comunica è ciò che nell’AT si chiama “SHALOM”.

È l’organizzazione completa di tutta la vita attorno ai valori della giustizia, della fraternità e dell’uguaglianza.

È una pace che ci deriva dall’esperienza e dalla consapevolezza che il principe di questo mondo non può nulla contro di Lui, il Signore.

Gesù parla poco prima di essere arrestato e il lungo discorso riportato da Giovanni ci mostra tutta la sua umanissima tenerezza.

Andrà fino in fondo, dice, amerà gli uomini fino a darsi totalmente, come gli ha chiesto il Padre. E questo ci dona pace.

Dio ci ama fino a morirne, Dio ci ama lasciandoci liberi di scegliere fra logica del mondo e logica del dono.

E quella che i discepoli stanno per vivere, un’apparente, traumatica fine di tutto, A BEN GUARDARLA, È LA MANIFESTAZIONE DELLA MISURA DELL’AMORE DI DIO PER NOI.

Solo UOMINI DI DIO hanno compreso bene il SENSO DELLA PACE CHE DIO CI REGALA IN DONO.

Ad Auschwitz, ad esempio, nel campo di concentramento, c’era un carcere: il famigerato Blocco II.

Là, in una cella sotterranea, il Sacerdote Padre Massimiliano Maria Kolbe è morto d’inanizione dopo una lunga e penosa agonia, attorniato da ogni tortura e miseria umana.

Fuori c’era il cortile in cui circa ventimila uomini furono assassinati. Di fianco c’era l’“ospedale” in cui si praticava la vivisezione su esseri umani. Mentre, in fondo alla strada, si trovava il forno crematorio.

EPPURE, NEL CUORE DI PADRE KOLBE REGNAVA QUELLA PACE CHE CRISTO AVEVA PROMESSO DI DARE AI DISCEPOLI CHE, SEGUENDO IL SUO ESEMPIO, SAREBBERO MORTI PER LA VITA DI ALTRI.

In circostanze simili, san Tommaso More (italianizzato SAN TOMMASO MORO, E CANONIZZATO DA PAPA PIO XI nel 1935. Cattolico, il suo rifiuto di accettare l’Atto di Supremazia del re sulla Chiesa in Inghilterra e di disconoscere il primato del Papa mise fine alla sua carriera politica e lo condusse alla pena capitale con l’accusa di tradimento), mentre pregava nella torre di Londra:

  • La perdita dei beni temporali, degli amici, della libertà, della vita e di tutto il resto non è nulla se si guadagna Cristo”.

Il potente di questo mondo regna per mezzo della paura e dell’intimidazione. Ma Cristo dice:

  • “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”.

E Cristo ci dà in dono la pace, non la pace dei morti viventi, MA LA PACE DELL’UNIONE CON DIO, NELL’UNITÀ DEL PADRE, DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO.

Una tale pace, nata nel perdono dei peccati e nutrita dall’amore, l’amore di Dio per noi, aumenta in proporzione a ciò che soffriamo per Cristo.

Nel Messale Romano vediamo, nella Celebrazione Eucaristica, che c’è una bella preghiera, dopo l’embolismo al Padre Nostro, alla quale spesso non facciamo più nemmeno caso:

«Signore Gesù Cristo, che hai detto ai tuoi Apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”, non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen”.

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!