09.04.2023 DOMENICA DI PASQUA –RISURREZIONE DEL SIGNORE A – GIOVANNI 20,1-9 “Egli doveva risuscitare dai morti”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo

GIOVANNI 20,1-9

+ Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

La Pasqua è il culmine della Settimana Santa, la più grande solennità per il mondo cristiano, e prosegue poi con l’Ottava di Pasqua e con il Tempo liturgico di Pasqua che dura 50 giorni, inglobando la festività dell’Ascensione, fino alla solennità della Pentecoste.

La Risurrezione è la dimostrazione massima della divinità di Gesù che, in prima persona, che indica il valore di quella sofferenza, comune a tutti gli uomini, che trasfigurata dalla speranza, conduce alla Vita Eterna, per i meriti della Morte e Resurrezione di Cristo.

Attraverso il simbolo della Luce, che è il Cristo risorto, il mondo della tenebra viene attraversato e illuminato gradualmente fino al suo massimo splendore.

E, in Cristo, si illumina il destino dell’uomo e la sua identità di imago Christi, e i catecumeni e i battezzati, che la tradizione chiama “illuminati”, per la loro adesione vitale a Cristo-Luce, sanno che la loro esistenza è radicalmente cambiata, perché, con “Cristo primogenito di coloro che risuscitano dai morti” (Col 1, 18), perché passano “dalle tenebre alla luce ammirabile di Dio” (1Pt 2, 9).

Per comprendere il valore della pasqua non basta conoscere la storia, ma bisogna entrare nella liturgia che celebra il mistero pasquale.

Certo, il mistero pasquale è il cuore del cristianesimo, il nucleo dell’annuncio apostolico, la sintesi del mistero globale di Cristo, che regola la vita dell’uomo, perché “Dio ‘vuole che tutti gli uomini si salvino e arrivino alla conoscenza della verità’ (1Tim 2, 4) [per questo], ‘nella pienezza del tempo, mandò il Figlio suo, il Verbo Incarnato’ (Gal 4, 4), [come] ‘Mediatore con gli uomini’ (1Tim 2, 5), perché la sua umanità fosse strumento di salvezza […]. Quest’opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio […] è stata compiuta da Cristo Signore, specialmente per mezzo del mistero pasquale della sua passione, della sua risurrezione dai morti e della sua gloriosa ascensione” (SC n. 5).

Nella Pasqua bisogna considerare oltre al “fatto”, anche il mistero pasquale, ossia l’effetto salvifico della storia della salvezza, che Cristo, liberamente morendo e risorgendo, compie a vantaggio degli uomini, suoi simili, creati a sua immagine.

Mistero che Paolo utilizza la quadruplice aggettivazione di “larghezza lunghezza altezza e profondità” (Ef 3, 18), per esprimere la globalità del mistero “dell’amore di Cristo” (Ef 3, 19).

Del mistero pasquale, la Chiesa, che è la continuazione storica del Cristo, facilita la comprensione della Pasqua descrivendola con tre definizioni: come liberazione, come Agnello pasquale e come glorificazione del Cristo.

È facile il parallelo tra la Pasqua di liberazione del Cristo Messia con quella profetizzata da Mosè nell’Esodo, come anche per l’immagine dell’“agnello”, l’esemplarità della Pasqua ebraica è d’obbligo: mangiare la pasqua equivale a mangiare l’agnello pasquale.

Specialmente in Giovanni, Cristo pendeva dalla croce come un Agnello immolato per i peccati dell’uomo “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo” (Gv 1, 29).

Anche Paolo, in modo abbastanza plastico, esprime il concetto della vita divina come un’immensa luce che inonda il mondo “Cristo ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’immortalità” (2Tm 1, 10)

L’affermazione della glorificazione di Cristo, poi, viene descritta da Paolo nel famoso testo ai Filippesi “Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, […] spogliò sé stesso, [e] apparso in forma umana, umiliò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre” (Ef 2, 5-11).

È poi fondamentale che la liturgia tenda a far vivere il mistero pasquale, nel quale il Figlio di Dio, incarnato e reso obbediente fino alla morte di croce, è talmente esaltato nella risurrezione e nell’ascensione, da poter comunicare la sua vita divina al mondo. Attraverso questa vita coloro che sono morti al peccato e conformati a Cristo ‘non vivano più per sé stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per essi’ (2Cor 5, 15).

La Pasqua, allora, dev’essere vissuta come una riconoscente celebrazione dell’unica opera salvifica di Cristo, il quale dev’essere esaltare con spirito di fede e di amore, con la partecipazione attiva alla festa che sintetizza tutta la storia della salvezza.

Dalla Pasqua di Cristo alla Pasqua personale “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! E quando Cristo, vostra vita, si manifesterà, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria” (Col 3, 1-4).

Terzo aspetto della Pasqua è la centralità mistero pasquale, che, oltre a esprimere la sintesi dell’intera storia sacra, passato presente e futuro, è il centro attorno al quale si fonda, si costruisce e si attualizza tutto il disegno divino, rivelato specialmente da Paolo (Ef 1, 3ss).

L’idea centrale è una sola: Cristo. In lui si contempla ogni ramificazione storica dell’essere, dal più piccolo e insignificante al più grande in dignità e importanza, dal mondo fisico al mondo celeste, dall’ordine naturale all’ordine soprannaturale, a tutto ciò che ha avuto inizio.

In questo significato di centralità, la Pasqua o mistero pasquale si espande dal centro-Cristo all’universo-mondo attraverso la fase antropologica. Così, dalla Pasqua di Cristo, che è unica e irrepetibile, il suo effetto di grazia o mistero pasquale si estende nella storia con la Pasqua della Chiesa, come si accennerà sotto, fino alla Pasqua escatologica ed eterna, che si compirà alla venuta del Signore.

Veramente allora la Pasqua di Cristo è sempre contemporanea, secondo la bella interpretazione della lettera agli Ebrei “Cristo, ieri oggi e sempre” (Eb 13, 8).

E, nell’attesa della Pasqua escatologica, come fine dell’intero mistero pasquale, c’è storicamente la Pasqua della Chiesa, come continuazione della presenza della Pasqua di Cristo, perché Cristo con l’Eucaristia si rende presente alla Chiesa e si offre a essa, nella morte in cui è glorificato.

È questa presenza eucaristica che realizza la comunione al Cristo e con Cristo.

Ora, la Chiesa in quanto continuazione del mistero di Cristo, assicura e prolunga il mistero pasquale nella storia mediante l’Eucaristia. Per questo, la Costituzione Liturgica afferma che “nell’Eucaristia si fa presente la vittoria e il trionfo della morte di Cristo” (SC n. 6).

L’Eucaristia, come “culmen et fons” di tutta la vita liturgica, prolunga il mistero pasquale nella Chiesa sia a livello quotidiano che settimanale e annuale. Così, si possono considerare, tre tipi di celebrazione pasquale: la giornaliera, la domenicale e l’annuale.

Al di là dello sviluppo storico, è importante segnalare che il comando di Gesù nell’ultima sua Pasqua – “Fate questo in memoria di me” (Lc 19, 22) – viene quotidianamente applicato con la celebrazione quotidiana della Pasqua o Eucaristia.

Tutto la celebrazione avviene in persona Christi, che rende presente nelle specie eucaristiche la stessa Persona del Cristo, in tutto il suo complesso mistero non solo attraverso il sacrificio della Croce coronato di gloria nei cieli, ma anche con riferimento alla sua preistoria di predestinazione divina nel compiere la volontà di Dio ad extra.

In questo senso, la celebrazione dell’Eucaristia è un memoriale del mistero dell’Incarnazione, “le cui origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti” (Mi 5, 1), cioè da sempre, e continua nella storia del nuovo popolo di Dio fino alla consumazione dello stesso tempo per rientrare nell’eternità sempre presente.

Con la celebrazione dell’Eucaristia, (Pasqua quotidiana), la Chiesa ripresenta al Padre il sacrificio della Croce e la gloriosa Risurrezione di Cristo.

Questo memoriale pasquale si è arricchito di una struttura, entro cui trovano spazio un complesso di riti che hanno storicizzato e personalizzato sia i gesti che le parole essenziali di Cristo.

E poiché la celebrazione è in nome di Cristo che è l’eterno presente, essa ha una triplice dimensione: commemorativa attuale ed escatologica.

L’Eucaristia è una celebrazione commemorativa, perché ricorda tutta la storia sacra dell’antico popolo di Dio; attuale, perché il passato rivive come memoriale nel presente del nuovo popolo di Dio; escatologica, perché è anticipazione del più grande avvenimento del futuro, la venuta del Signore nella sua gloria.

Nel suo insieme, la celebrazione dell’Eucaristia abbraccia in unità tutti questi aspetti. La molteplicità dei riti può essere paragonata a un insieme di tasselli di un grande mosaico che riproduce il mistero di Cristo nella sua reale globalità.

Per questo l’Eucaristia è il mistero più grande della Chiesa, perché in essa si concentra tutta la storia della salvezza, secondo il disegno divino. In breve, l’Eucaristia quotidiana è la Pasqua del Signore, ma è anche il centro e il cuore della Pasqua domenicale e annuale.

La liturgia non è coreografia, né vuoto ricordo, ma presenza viva, nei segni, dell’evento cardine della salvezza: la morte-risurrezione del Signore.

Si può dire che per la Chiesa che celebra è sempre Pasqua, ma la ricorrenza annuale ha un’intensità ineguagliabile, perché, come solenne memoriale (ebraico zikkàron), attualizza talmente l’evento da renderlo quasi presente, nel senso che partecipa ai partecipanti al rito i frutti della grazia pasquale.

La successione dei simboli, di cui è intessuta la Veglia, esprime bene il senso della risurrezione di Cristo per la vita dell’uomo e del mondo.

Le parti principali dell’Azione liturgica, velocemente.

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!