«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo LUCA 16,19-31
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”». Parola del Signore
Mediti…AMO
La Quaresima è il tempo favorevole per rinnovarsi nell’incontro con Cristo vivo nella sua Parola, nei Sacramenti e nel prossimo.
Il Signore – che nei quaranta giorni trascorsi nel deserto ha vinto gli inganni del Tentatore – ci indica il cammino da seguire.
Lo Spirito Santo ci guidi a compiere un vero cammino di conversione, per riscoprire il dono della Parola di Dio, essere purificati dal peccato che ci acceca e servire Cristo presente nei fratelli bisognosi.
Allora, Fratelli e Sorelle, accogliamo, con la povertà di Lazzaro, la Parola del Signore: parola che dona vita, parola che salva.
Sono due le scene che compongono il quadro del racconto evangelico di oggi:
- La prima scena riguarda la vita terrena dell’uomo ricco e del povero Lazzaro (Lc 16, 19-21).
- La seconda scena, invece, ritrae il ricco e Lazzaro, dopo la morte (Lc 16, 22-31).
Cerchiamo di analizzare la situazione del ricco e del povero.
I ricchi nell’antichità si rendevano visibili nel loro QUOTIDIANO banchettare con ostentazione, senza mai pensare alla condivisione.
Mentre, per gli altri uomini, la festa era un’occasione rara. Per i poveri era addirittura impossibile.
E, questo ricco, in particolare, MAI AVEVA INVITATO I POVERI, MAI SI ERA ACCORTO DEL POVERO PRESENTE DAVANTI ALLA SUA PORTA, E DUNQUE MAI AVEVA PRATICATO QUELLA CARITÀ CHE LA TORAH STESSA ESIGEVA.
E la malattia più profonda di quest’uomo era quello che affligge ogni uomo che, solo con il proprio egoismo, è incapace di vedere la realtà.
Accanto a questo ricco, sta un altro uomo, “gettato” accanto alla sua porta, coperto di piaghe ripugnante.
Non è neanche un mendicante che chiede cibo, ma è UN POVERO “CRISTO” abbandonato davanti alla porta della casa del ricco.
Hanno pietà di lui, solo dei cani randagi, PIÙ UMANI DEGLI ESSERI UMANI, che, passandogli accanto, gli leccano le ferite. E, questo “POVERO CRISTO” ha fame e desidererebbe almeno ciò che i commensali lasciano cadere dalla tavola o buttano sul pavimento ai cani (Mc 7,28 e Mt 15,27).
Eppure Gesù dice che costui, a differenza del ricco, ha un nome “‘El‘azar”, cioè “Lazzaro”, ovvero “Dio viene in aiuto”, UN NOME CHE ESPRIME VERAMENTE CHI È QUESTO POVERO, UN UOMO SUL QUALE RIPOSA LA PROMESSA DI LIBERAZIONE DA PARTE DI DIO.
E si dice che il ricco, in vita, ha ricevuto i suoi beni. Lazzaro, invece, ha ricevuto i suoi mali.
Ma la situazione si riequilibra, capovolgendosi, con la morte di entrambi.
E così Lazzaro è consolato, mentre l’uomo ricco finisce nei tormenti eterni.
Altri personaggi appaiono sullo sfondo del racconto. Sembrano personaggi non importanti, dei quali NON SE NE PARLA MAI.
Sono i cinque fratelli dell’uomo ricco, rimasti in vita. E, se crediamo che non siano importanti, RICORDIAMOCI CHE I CINQUE FRATELLI DEL RACCONTO SIAMO NOI.
E, preso atto di questa terribile notizia che ci riguarda, subito siamo qui a chiederci che cosa faranno quei cinque uomini?
- Seguiranno l’esempio del ricco epulone
- oppure faranno tesoro dell’insegnamento di Mosè e dei profeti?
Purtroppo l’Evangelista Luca non ci dà una risposta.
Allora possiamo ipotizzare che davanti a loro, si aprano due strade:
- quella della condivisione dei beni, con chi è nel bisogno,
- e quella del tenere tutto per se stessi.
E, per analogia possiamo applicare a noi stessi le stesse ipotesi.
Ecco, perché dicevamo che quei cinque fratelli del racconto siamo noi. Perché, anche noi, immersi nelle cose del mondo, in ogni istante, ci troviamo dinanzi alla possibilità di seguire il ricco epulone oppure l’insegnamento di Gesù.
Riflettiamo. In ogni istante, noi, con i nostri beni terreni, possiamo costruire la nostra consolazione futura oppure i nostri tormenti futuri.
E se ci trovassimo nell’ultima condizione operativa, subito saremmo come il ricco epulone. Ecco perché questi non ha un nome, perché in Lui si può identificare ogni umano egoista.
MA ATTENZIONE A TRARRE AFFRETTATE CONCLUSIONI, CONDANNANDOLO A PRIORI.
Perché di lui non si dice affatto che sia una brutta persona.
È solo molto impegnato a far fruttare i suoi denari, niente di più.
Solo che la sua vista è tragicamente miope: e non si accorge nemmeno del povero Lazzaro che mendica davanti alla sua casa.
Ed è così preso da altro, che non gli riserva nemmeno uno sguardo, che invece, hanno i cani che vengono per leccargli le piaghe.
Le piaghe di Lazzaro – di tutti i Lazzaro della nostra società- sono quelle procurate in ogni giorno dei secoli eterni, dalla nostra inesauribile e vergognosa indifferenza.
E SEMPRE CI DIMENTICHIAMO CHE QUANDO RIUSCIREMO AD AVER PIETÀ DEL LAZZARO PIAGATO, CHE GIACE SULLA NOSTRA PORTA, FINALMENTE INCONTREREMO IL CRISTO.
Perché è il Cristo, quel Lazzaro che giace sulla porta dell’uomo ricco. È il Cristo, ogni Lazzaro che giace sulla nostra porta.
E le piaghe che sono visibili sul corpo di Lazzaro, sono le piaghe che stanno sul corpo di Cristo, perché Cristo è IL VIVENTE, che interpella la nostra carità.
In ogni caso, sia il ricco sia il povero CONDIVIDONO LA CONDIZIONE UMANA, per cui, per entrambi giunge l’ora di quella morte, che tutti accomuna.
Il salmo 48 sussurra “…ma l’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che, ignari, vanno verso il mattatoio”.
E, certamente il ricco della parabola non ricordava questo salmo, per trarne lezione e neppure ricordava le esigenze di giustizia contenute nella Torah (Es 23,11 e Lv 19,10.15.18) né i severi ammonimenti dei profeti (Is 58,7 e Ger 22,16).
Di conseguenza, era incapace di assumersi delle responsabilità di condivisione verso l’altro.
Il vero nome della povertà è condivisione, al punto che Gesù si è spinto fino ad affermare: “Fatevi degli amici con il denaro ingiusto, perché, quando questo verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne” (Lc 16,9). Ma questo ricco non l’ha capito.
Fratelli e Sorelle, che Quaresima colmi l’abisso che troppo spesso creiamo intorno a noi. Accorgiamoci di chi ci sta intorno e diventiamo noi per primi l’abbraccio di Abramo per ogni uomo e ogni donna che vivono nella solitudine.
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!