09.03.2022 – MERCOLEDI’ 1 SETTIMANA DI QUARESIMA – Luca 11,29-32 “A questa generazione non sarà dato che il segno di Giona”.

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG

Dal Vangelo secondo Luca 11,29-32

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Quante volte abbiamo sentito qualcuno dire “Se Dio facesse un segno io crederei”. Gesù, infatti, aveva fatto tanti segni di fronte alla sua generazione, eppure continuavano a chiederne altri. E QUESTO PERCHÉ I SEGNI NON BASTANO MAI A CHI NON VUOLE CREDERE.

Dio.. se esisti fa’ che…” e mi immagino il Signore intento ad appuntarsi tutto quello che deve fare per me…

Come i contemporanei di Gesù abbiamo bisogno di conferme e corriamo dietro ai miracoli e alle apparizioni.

E ci dimentichiamo che chi chiede i segni, è chiaro che non riconosce la salvezza di Dio viva e operante nel mondo.

La Costituzione Pastorale Conciliare “Gaudium et Spes”, promulgata il 7 dicembre 1965, dice:

  • “La dissociazione, che si può constatare in molti, tra la Fede che professano e la loro vita quotidiana, va annoverata tra i più gravi errori del nostro tempo.”

Gesù, oggi riprendendo il filo conduttore del profeta, si rifà ad alcune figure del passato (quali, il profeta Giona e la regina di Saba) per ribadire la superiorità del mistero della sua persona e per stabilire la responsabilità dei suoi ascoltatori.

Alcuni scribi e farisei chiedevano di contemplare un segno più convincente di quelli che aveva compiuto finora.

Ma il Signore rifiuta sdegnosamente questa pretesa: non darà loro alcun segno, se non quello di Giona, utile a far aprire loro gli occhi, per comprendere che lui era il Messia (ovvero il Cristo) promesso ad Israele.

Nonostante quanto fatto finora, quella generazione stava di fatto rifiutando Gesù.

Ecco perché il Signore indicò loro che rimaneva un solo segno che avrebbe dovuto convincerli, il segno definitivo, che Egli chiama “il segno di Giona”.

Gli Israeliti ben lo conoscevano. Il profeta Giona era stato gettato nel mare agitato durante una tempesta fortissima.

Dopo un tempo imprecisato in cui aveva sperimentato la sensazione terribile dell’annegamento (Giona 2,4-7), Dio lo aveva fatto inghiottire da un grosso pesce. E Giona stette nel ventre di quel pesce tre giorni e tre notti prima di risvegliarsi e di essere vomitato dal pesce sulla terraferma.

Gesù voleva far capire, alle persone che lo circondavano, che EGLI STESSO sarebbe passato attraverso un’esperienza paragonabile a quella di Giona.

Infatti, sarebbe morto, e poi dopo esser stato sepolto per tre giorni e tre notti e SAREBBE RISORTO.

E come Giona fu un segno per gli abitanti di Ninive, che poi si convertirono alla sua predicazione, Gesù sarebbe stato un segno per la sua generazione.

Rimane però da pensare al fatto che quando Giona andò a Ninive a predicare, TUTTI DAL PIÙ GRANDE AL PIÙ PICCOLO, A PARTIRE DAL RE, SI PENTIRONO DELLA LORO MALVAGITÀ.

Essi si convinsero che Giona era un inviato di Dio. ED EGLI FU UN SEGNO PER LORO PERCHÉ ESSI RICONOBBERO CHE GIONA PARLAVA DA PARTE DI DIO.

Gesù concluse quindi il suo dire, OSSERVANDO CHE QUEI NINIVITI, NEL GIORNO DEL GIUDIZIO, CONDANNERANNO I CONTEMPORANEI DI GESÙ, IN QUANTO GLI ABITANTI DI NINIVE RICONOBBERO IL SEGNO CHE DIO AVEVA MANDATO LORO, OVVERO GIONA, MENTRE LA GENERAZIONE DI GESÙ NON RIUSCIVA A VEDERE IL SEGNO CHE STAVA DAVANTI AI LORO OCCHI.

Soprattutto perché Gesù era molto più che Giona!

EPPURE MOLTI DELLA SUA GENERAZIONE RIFIUTARONO ANCHE “IL SEGNO DI GIONA”, E NON SI CONVERTIRONO NEANCHE DOPO LA RISURREZIONE DI GESÙ.

E il Signore parla anche della Regina di Saba.

La vicenda è narrata nel Primo Libro dei Re (10,1-13) e ha per protagonista questa donna che reggeva uno degli Stati della penisola arabica nel settore sud-occidentale.

“Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà”, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone».

Infatti proprio della predicazione che vien creduta, si tratta in questo brano del vangelo. La Regina del Sud, ovvero la regina di Saba, infatti, intraprese un così lungo viaggio in cerca di Sapienza perché voleva sapere come vivere, voleva conoscere il volere di Dio e le sue promesse.

E alla fine questa regina era rimasta affascinata dalla sapienza di quel sovrano, al punto tale da dedicargli una lode entusiastica e rivolgere al Dio di Israele una benedizione per aver donato saggezza e giustizia in modo così alto a questo suo fedele (1Re 10,6-9).

Si tratta di due aspetti di una unica realtà:

  • la predicazione è il mezzo,
  • la morte e risurrezione di Cristo è il contenuto.
  • Giona annuncia una buona notizia al popolo di Ninive attraverso l’invito alla conversione come Gesù, per accettare la Parola di Dio.

OGNI NOSTRO PARLARE DEVE ESSERE MANIFESTAZIONE DELLA BUONA NOTIZIA DELL’AMORE DI DIO CHE CHIEDE DI ESSERE CREDUTO E SEGUITO.

Giona è inviato da Dio a predicare la conversione proprio alla tradizionale nemica di Israele, Ninive, capitale degli Assiri. Il racconto, venato di ironia, è pieno di colpi di scena e ha un picco di drammaticità nella meschina caduta del profeta tra le fauci di un grosso cetaceo.

Proprio da questa scena, Gesù aveva tratto un simbolo autobiografico, il “segno di Giona”, così spiegato nel precedente cap. 12 di Matteo: «Come Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra» (12,40).

Il “segno” è, dunque, desunto direttamente dalla Bibbia.

Dietro il velo simbolico, Gesù allude allo sbocco finale della sua esistenza terrena, che lo vedrà precipitare nel grembo oscuro della morte, ma alla fine, sarà come Giona, che fu “vomitato” dal grosso pesce sulla spiaggia.

Così si aprirà per Cristo la luce della Pasqua e del trionfo sulla morte.

L’indicazione «tre giorni e tre notti» è altamente simbolica: la locuzione usata nel libro di Giona (2,1) per la permanenza del profeta nel ventre del pesce denota un lasso di tempo ben preciso.

La formula diverrà comune per indicare la risurrezione di Gesù “il terzo giorno” (1 Corinzi 15,4), un modo approssimativo per definire l’intervallo tra la morte e la risurrezione.

Gesù applica in modo esplicito il “segno di Giona” a sé stesso:

  • «Nel giorno del giudizio, quelli di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco qui vi è uno più grande di Giona!» (Matteo 12,41).
  • Con stupore amaro, infatti, il profeta aveva assistito alla conversione dei Niniviti, «grandi e piccoli» (Giona 3,5-10), scossi dalla sua parola. Gesù argomenta: se un popolo pagano e crudele si è pentito ascoltando la voce di un predicatore renitente e poco convinto, perché la generazione presente fatta di ebrei, eredi dell’elezione divina, non si converte ascoltando una voce così alta com’è quella messianica di Cristo?

Essi incarnano una delle malattie spirituali più diffuse anche ai nostri giorni: l’indifferenza, la superficialità, la banalità.

Anche tutti noi ci fermiamo solo all’apparenza e al proprio interesse, perché, purtroppo, i nostri orizzonti sono solo egoistici e materiali.

Da qualsiasi prospettiva si guardi la storia, dobbiamo solo attestare che li dove Cristo è stato eliminato dai contesti non regna più nessuna forma di moralità e di retta Fede.

Gender, unioni gay, eutanasia, morale “ad usum delphini”, egoismo, arroganza, violenza, guerre, e chi più ne ha, ne metta.

Cosa deve fare il Signore dinanzi allo sfacelo creato da questi cuori così ostinati?

Come sempre, i più vendicativi si appellerebbero ad un nuovo diluvio universale pensando sempre che i peccatori siano solo gli altri.

La prima cosa da fare è non pervertire anche il nostro cuore.

Se abbiamo trovato il Signore, restiamo con lui, camminiamo con lui, viviamo con lui.

Per quanto possa dipendere da noi, siamo testimoni credibili del suo Vangelo.

Poi, preghiamo tanto, instancabilmente, perché la mano del Signore si continui a posare su questo nostro mondo.

Non possiamo rinunciare a credere, a lottare, a sperare.

Partiamo sempre dalle piccole cose e facciamole con cura, amore, dedizione, passione.

E soprattutto seminiamo sempre la buona PAROLA.

La via della Fede non si raggiunge sono i segni: MA CON LA PAROLA DI DIO ANNUNZIATA, INSEGNATA, PREDICATA, TESTIMONIATA DALLA SUA VITA IN NOI.

Se invece il cuore è impuro, malvagio, superbo, invidioso, cattivo, colmo di ogni male e peccato, lo Spirito Santo mai potrà entrare in esso e la Parola ascoltata viene rifiutata e rinnegata.

Il più grande miracolo, di più della stessa risurrezione di Lazzaro, della guarigione del cieco nato, della purificazione di tutti i lebbrosi, del dono della vista a tutti i ciechi e dell’udito e della parola a tutti i sordomuti, È LA VITA DI UN UOMO CHE COMPIE LA VOLONTÀ DI DIO, CON TUTTA LA SUA ANIMA, LA SUA INTELLIGENZA, IL SUO CUORE, IL SUO SPIRITO.

Questa è una vita da risorti, che ci apre alla pienezza della carità, della fede, della speranza, della comunione, dell’unità.

In una vita offerta in sacrificio a Dio per la redenzione del mondo, una vita consumata tutta per il servizio dell’amore, senza tenersi per sé stessi neanche un solo attimo.

Questo è “il segno dei segni”, che dovrebbe convincere il mondo intero che questo è solo possibile per GRAZIA DI DIO.

Ci serve ‘SOLO’ un cuore sincero che si apra alla provocazione della passione di Dio.

Sant’Agostino, dottore della Chiesa, diceva:

  • Vuoi essere un grande? Comincia con l’essere piccolo. Vuoi erigere un edificio che arrivi fino al cielo? Costruisci prima le fondamenta dell’umiltà.

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!