… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vangelo secondo MARCO 7,14-23
In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo». Parola del Signore
Mediti…AMO
Certo, mi rendo conto che Gesù era davvero poco simpatico a Maestri, Dottori della Legge, scribi, farisei e sacerdoti del tempio.
Aveva appena contestato le prescrizioni riguardanti la purificazione rituale (una infinita serie di regole che soffocavano la libertà del pio israelita) e ora, SUBITO, si preoccupa di spiegarne le ragioni alla folla, per far sì che inizi a ragionare, a capire.
E, allo stesso tempo, approfondisce il suo ragionamento con i discepoli a lui più vicini. Anche se Gesù vorrebbe che i suoi fossero già capaci di comprendere non le profondità e gli abissi del mistero, ma almeno le cose che cadono sotto i loro occhi.
Ma non è affatto semplice, perché a questa comprensione non si giunge con l’esperienza, ma attraverso il dono dello Spirito Santo.
Come sempre, Gesù non si accontenta di ciò che “sta scritto” e nemmeno delle più autorevoli interpretazioni fornite dai maestri che lo hanno preceduto.
Ma Gesù risale sempre, e invita ognuno di noi, a risalire, all’intenzione del Legislatore, alla causa e allo scopo con cui una norma è stata donata da Dio al suo popolo.
Quel “ma io vi dico” che scandisce il discorso della montagna non è contestazione di quanto già è stato detto e scritto dalla Legge e dai Profeti, BENSÌ CONFERMA DI COME DIETRO A QUELLE PAROLE CI SIA UN PRECISO DISEGNO DI SALVEZZA DA PARTE DI DIO PER OGNI ESSERE UMANO, UN PROGETTO DI VITA PIENA PER OGNI ESSERE VIVENTE.
La parola di Gesù narra il “perché” dei comandamenti di Dio, e ne svela sempre il volto e l’intenzione.
Ma che cosa devono comprendere i discepoli?
Dovranno comprendere che sono chiamati ad andare per il mondo A PURIFICARE IL CUORE DEGLI UOMINI, sede di ogni impurità e immoralità, idolatria e superstizione, superbia, invidia e ogni altro vizio.
Per poter far bene il “loro lavoro” ESSI DOVRANNO SEMPRE SAPER SEPARARE CIÒ CHE ENTRA NELL’UOMO E CIÒ CHE ESCE DA ESSO.
Tenendo presente che contamina l’uomo e l’umanità solo ciò che esce da un cuore che è impuro, cattivo, malvagio.
E dovranno anche separare cose materiali da cose spirituali, parole di verità e parole di menzogna. Con saggezza e discernimento, perché grazie allo Spirito essi sanno bene che una mano sporca che prende cibo, mai potrà contaminare il cuore, al massimo potrà infettare il corpo. Ma mai infetterà né l’anima, né lo spirito.
Dal canto loro i farisei erano ossessionati dalla purezza: distinguevano e catalogavano tutto ciò che, a loro parere, la Legge considerava puro, da ciò che, invece, allontanava dalla santità.
Tutto veniva accuratamente catalogato: atteggiamenti, luoghi, oggetti, cibo… ogni aspetto della vita era sottoposto alle norme di purità rituale.
Ma ne scaturiva una qualità di vita religiosa, che difficilmente si riusciva a vivere in pienezza.
E non tenevano conto che le norme cerimoniali erano da comprendersi come una prefigurazione simbolica, servivano a preparare la strada.
Ma una volta giunta a compimento, la realtà che esse prefiguravano, hanno esaurito la loro funzione (Rm 7,6 e Eb 8,13).
Gran parte della Legge riguarda la distinzione tra puro e impuro, insegna come una persona o un oggetto diventano impuri e come comportarsi in questi casi (Lev.11-15; Dt.14).
Già i profeti avevano insegnato a non assolutizzare le pratiche meramente cerimoniali (Is.1,11-17; Os.6,6; Am.5,21-27) e che la vera impurità consisteva nel comportamento volontariamente cattivo (Ez.36,17).
Gesù non minimizza la Legge, non la distrugge, non insegna a disprezzarla, ma – inserendo il suo insegnamento nella scia dei Profeti – la porta a compimento, ne svela il significato profondo e per questo la porta a “compimento”.
Così la lista dei cibi proibiti, di per sé buona, perché nata in un contesto in cui si faceva particolare attenzione alle norme igienico-sanitarie, era diventata nuovamente l’occasione per classificare gli Israeliti.
E Gesù, con sconcertante semplicità, dice che non c’è nulla che, entrando dalla bocca, possa rendere impuro il cuore dell’uomo.
Ma è la nostra coscienza, la nostra mente, la nostra volontà che sono capaci di elaborare pensieri e azioni positive o negative.
Ecco allora perché DA DENTRO PROVIENE LA PUREZZA O LA CONTAMINAZIONE, non certo dall’esterno!
Ancora oggi, là dove alligna La superstizione o l’ignoranza, c’è gente che pensa di nuocere alla propria anima, mangiando certi cibi e trascurando certi ritualismi magici.
Il corpo ha i propri bisogni, al pari dello spirito, perché esso ha le sue necessità e le sue esigenze; di conseguenza si deve anche dare allo stesso, nella giusta misura, ciò che Dio gli ha destinato.
E dobbiamo mangiare ciò che ci viene proposto ed offerto con libertà, poiché il corpo ha bisogno di cure, come lo spirito ha bisogno della sua libertà.
Certe osservanze farisaiche, solo esteriori, della Legge, ci illudono di essere a posto. E ci fanno dimenticare che solo il cuore è decisivo.
Alla radice di tutto c’è un’idea sbagliata DI UN DIO CHE PRETENDE, che è lontano e che non capisce la fatica dell’uomo.
Gesù ci richiama non alla morale dei sentimenti, ma alla morale della RETTA INTENZIONE DEL CUORE.
Non si tratta solo di fare le cose di cuore, ma di farle con un cuore retto, in grado di accogliere il disegno d’Amore di Dio.
Papa Francesco scrive nell’Enciclica sulla gioia del vangelo, “Evangelii Gaudium”:
- “occorre prestare una speciale attenzione alla via della bellezza, annunciare Cristo, significa mostrare che credere in Lui, e seguirlo, non è solamente una cosa vera e giusta, ma anche bella, capace di colmare la vita di un nuovo splendore e di una gioia profonda, anche in mezzo alle prove”.
E allora forse al cuore dobbiamo aggiungere qualcosa di più: dobbiamo aggiungere libertà, intuizione e intelligenza.
PER STARE TRANQUILLI DOBBIAMO AVERE ALLORA “UN CUORE INTELLIGENTE”.
Il cuore allora, forse, è il luogo in cui Dio si rivela come amore, come dono, come gratuità, come cura amorevole di un Padre, come vicinanza di un fratello.
Il cuore è il luogo in cui si coglie che l’uomo è stato fatto grazie all’Amore e realizza veramente sé stesso solo se vive nell’amore.
Tutto questo è possibile ovviamente, solo se accogliamo la GRAZIA dello SPIRITO SANTO.
Solo se permettiamo che LO SPIRITO DI GESÙ, CI INSEGNI I SEGRETI DELL’AMORE E CI INSEGNI A RIPOSARE NELLA TENEREZZA DELLE BRACCIA DEL PADRE.
Al cuore della legge STA IL CUORE. E il cuore nella Bibbia rappresenta L’INTIMITÀ PROFONDA DELL’UOMO, IL LUOGO DOVE ACCOGLIE LA VOLONTÀ DI DIO O RESISTE ALLA SUA VOLONTA’.
Fratelli e sorelle, mai dobbiamo quindi dimenticare che siamo resi impuri da ciò che abbiamo già dentro di noi, nel nostro cuore, ovvero da quella contaminazione cardiaca dovuta ai “pensieri malvagi” che abbiamo lasciato entrare e che non abbiamo mai più cacciato.
Ma che, al contrario, abbiamo custodito e coltivato gelosamente nella parte più nascosta di noi.
Sono loro che, nei momenti di crisi, quando la nostra umanità è messa alla prova, cercano e trovano una via di uscita dal nostro cuore, e ci scagliano contro gli altri.
Sono questi “pensieri malvagi” a venire in superficie dalle buie profondità del nostro povero cuore e a sfigurare quella meravigliosa “immagine di Dio” che il Creatore ha deposto in noi.
Una “immagine di Dio” che ci permette, quando “non la incrostiamo” con la nostra falsa fede e i nostri pensieri malvagi, di vedere la stessa immagine che brilla nei nostri fratelli.
Sant’Agostino, Vescovo, diceva:
- …chi ha il cuore puro “avendo visto il fratello, avrà visto Dio”
E un antico Padre del deserto, Abbà Mosè, facendogli eco, soggiungeva:
- “Chi porta coscientemente il peso del proprio peccato, non guarda quello del prossimo.”
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!