08 settembre 2024 domenica 23’ p.a. B – MARCO 7,31-37 “Fa udire i sordi e fa parlare i muti”.

“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

 

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MARCO 7,31-37

+ In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!». Parola del Signore

Mediti…AMO

Questo brano è posto al termine del capitolo 7.

Gesù dopo la controversia sulla purità cultuale si reca in terra pagana, a Tiro e guarisce la figlia di una donna siro-fenicia (Mc 7,24-30).

Poi sembra girovagare per le regioni pagane limitrofe alla Galilea e compie un altro miracolo, quello di cui leggiamo in questa domenica.

E, nel capitolo 8 compirà una seconda moltiplicazione dei pani, questa volta in terra pagana.

Ma, tornando al testo odierno, vediamo che il brano racconta uno dei tanti miracoli di Gesù, ovvero la guarigione di un sordomuto.

Tra i significati del fatto (storico, teologico, simbolico, sociale) il profeta Isaia (Is.35,4-7) suggerisce di vedervi l’adempimento delle antiche promesse.

Da secoli infatti Isaia, insieme a tanti altri profeti, avevano preannunciato anche così l’arrivo del Messia “Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto…”.

Gesù guariva ciechi, zoppi, sordi e muti e tanti altri, certo per compassione verso di loro, ma anche per far capire a tutti che con lui l’era nuova era cominciata, il Messia atteso era lui.

Induce a riflettere, nel vangelo odierno, anche il commento di chi ha assistito al miracolo, perché dicono “Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!”

Ha fatto bene ogni cosa. Come dire, lui è Dio, lui è il metro di misura della perfezione, PERCHÉ SOLO DIO È PERFETTO.

E l’uomo di Fede riconosce in modo autentico i propri limiti, solo quando si confronta con Dio, in quanto, solo così guarda a se stesso con gli occhi di Dio.

Ma torniamo al testo.

C’è una parola al centro del vangelo che la chiesa ci consegna questa domenica: “EFFATA’”, una parola aramaica che significa “APRITI”!

È un imperativo categorico, una necessità, un compito, una responsabilità… aprirsi è tutto questo ed è anche molto di più!

Gesù sta lottando contro le chiusure del cuore, contro chi divide gli uomini in categorie: ci sono persone per le quali non esistono gli uomini… allora c’erano i puri e gli impuri.

Ma, stiamo sempre bene attenti a non puntare il dito, come siamo soliti fare, perché, anche oggi, ci sono italiani e stranieri, profughi e clandestini, immigrati ed extracomunitari… continua a non esserci ancora “l’umanità”, ma solo appartenenti a categorie, in cui abbiamo suddiviso l’umanità.

La scorsa domenica le letture ci parlavano del rischio, serio per ognuno di noi, DI STABILIRE CHE L’IMPURO, LO SPORCO, LO STRANO, LO SBAGLIATO, IL MALATO, FOSSE SEMPRE L’ALTRO.

E abbiamo ringraziato il Signore domenica scorsa, perché ci ha svelato il nostro cuore, ci ha detto chi siamo e quanto sia chiuso il nostro cuore.

E questa domenica, riprendendo il “fil rouge”, contro la chiusura del cuore, lancia l’imperativo categorico “Apriti!”

E questo imperativo è legato ad un sordomuto, che assomiglia molto a noi, quando siamo nel peccato.

Possiamo avere accanto Dio, che ci sussurra le parole più dolci e imperiose, ma non lo sentiamo.

Possiamo aver vicino le persone più acute e più buone, che desiderano aiutarci, ma non prestiamo loro attenzione.

O passiamo davanti a chi ha bisogno di un conforto, di una speranza, ma non siamo in grado di percepirne la richiesta a causa della nostra sordità.

E quando siamo sordi, anche spiritualmente, è come se fossimo soli al mondo, chiusi nel nostro egoismo.

Ma se il sacramento di Cristo ci raggiunge… attraverso la Chiesa che ci battezza o ci offre il perdono a Nome del Signore Gesù, allora le dita, la saliva, l’“apriti” possono essere l’acqua o la mano benedicente che si leva su di noi.

E attraverso quel gesto e quelle parole “…Io ti battezzo”, “…Io ti assolvo”, diventiamo capaci, PER GRAZIA, di udire le consolazioni e i suggerimenti e gli imperativi di Dio.

E diventiamo capaci di rispondergli con la preghiera e con la vita.

E il prossimo è colui che dev’essere ascoltato e confortato.

Nasce la fraternità, solo se ci lasciamo salvare dal Signore. Se aderiamo a lui con tutte le forze.

Ragioniamoci sopra

Pax et Bonum tibi, frater in Christo!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!