08.12.2023 – VENERDI’ SOLENNITA’ DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA – LUCA 1,26-38 “Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce”
«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 1,26-38
+ In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si dipartì da lei. Parola del Signore
Mediti…AMO
In via del tutto eccezionale, la liturgia della seconda domenica di Avvento, cede il posto alla solennità dell’Immacolata Concezione di Maria.
QUESTA SOLENNITÀ MARIANA, SI PRESENTA COME UN FARO PUNTATO SULLA REDENZIONE, MISTERO SALVIFICO D’AMORE DELLA SANTISSIMA TRINITÀ, AL QUALE MARIA SANTISSIMA HA PARTECIPATO E COLLABORATO COME CREATURA PRESCELTA E PREDILETTA FIN DALL’ETERNITÀ.
La ricorrenza odierna non riguarda, come molti ritengono, la verginità di Maria, bensì l’essere stata concepita immune dal peccato originale, in previsione di dare alla luce Colui che è senza peccato, il Salvatore dell’umanità.
Da sempre il popolo cristiano ha creduto e professato questa verità, ma ci sono voluti secoli perché la convinzione di fede venisse ufficialmente accolta e sottoscritta dalla Chiesa.
Non sono mancati gli oppositori: tra questi, coloro che ritenevano il dogma dell’Immacolata inconciliabile con l’affermazione di san Paolo “Tutti hanno peccato e sono privi della grazia di Dio” (Rm 5,12).
Lungo i secoli il dibattito sull’immacolata concezione di Maria ha suscitato molte controversie, fino a quando, alla fine del XIII secolo, il teologo francescano Duns Scoto evidenziò l’opportunità del privilegio mariano con il seguente ragionamento “Dio poté, era conveniente, quindi fece.”.
Altri secoli sarebbero passati prima che la massima autorità della Chiesa, il Sommo pontefice Pio IX, ne definisse la verità con dichiarazione infallibile, con la Bolla “Ineffabilis Deus”, era il 1854.
MARIA QUINDI È LA PRIMA CREATURA CHE HA BENEFICATO IN PIENEZZA DEI FRUTTI DELLA REDENZIONE OPERATA DAL FIGLIO.
Questa verità di fede, divenuta dogma nel 1854, era professata fin dagli inizi della cristianità.
Infatti, invocandola come “Madre di Dio” (THEOTOKOS), la Chiesa già credeva implicitamente che, colei in cui doveva realizzarsi questo titolo sublime, non aveva avuto mai nulla in comune con il peccato, e che Dio l’avrebbe in ogni modo preservata.
QUATTRO ANNI DOPO, IL 25 MARZO 1858, LA MADONNA IN PERSONA SI PRESENTÒ ALLA GIOVANE BERNADETTE CON IL TITOLO DI IMMACOLATA CONCEZIONE.
Il Vangelo che avete ascoltato contiene un’allusione importante alla purezza di Maria da ogni macchia di peccato, allorché l’Angelo nunziante la saluta chiamandola “piena di grazia“.
Questo appellativo che la fanciulla sentì rivolgere a sé, e che la turbò non poco, indica la missione alla quale l’Onnipotente la chiamava: pronunciando il suo ‘sì’ a generare il Figlio dell’Altissimo, Maria dona alla nostra fede il coraggio e la forza di “generare“, anche noi, il Cristo, proclamando e celebrando il Signore e Salvatore, “via, verità e vita per tutti” (Gv 14,6).
Questo nome nuovo “KECHARITOMÈNE” –piena di grazia– che Gabriele diede a Maria, riguarda direttamente anche noi: la Chiesa insegna che il peccato incrina più o meno gravemente lo stato la Grazia, in colui che se ne rende colpevole.
L’angelo Gabriele, rivolgendosi alla Vergine di Nazareth, dopo il saluto “CHAIRE”, “rallegrati“, la chiama “KECHARITOMÉNE”, “piena di grazia“. Le parole del testo greco chaire e kecharitoméne presentano tra loro una profonda connessione: Maria è invitata a gioire soprattutto perché Dio l’ama e l’ha colmata di grazia in vista della divina maternità.
La fede della Chiesa e l’esperienza dei santi insegnano che LA GRAZIA È FONTE DI GIOIA E CHE LA VERA GIOIA VIENE DA DIO.
IN MARIA, COME NEI CRISTIANI, IL DONO DIVINO GENERA, NELLA CONCESSIONE DELLA GRAZIA, UNA PROFONDA LETIZIA.
Si ritorna in Grazia di Dio, in virtù della riconciliazione sacramentale.
Certo, la grazia battesimale non più essere annullata del tutto, perchè il Battesimo imprime un sigillo indelebile; ma è pur vero che il peccato ci allontana da Dio ed è necessario tornare sui nostri passi, per ristabilire la comunione con Lui.
Maria è stata preservata da questo complicato groviglio di emozioni, pensieri, gesti,…
Ma la concezione immacolata di Maria non annullò la sua libertà; né la sua volontà risultò in alcun modo compromessa.
La Madre del Signore non fu neppure preservata dalle tentazioni: in particolare quella irresistibile per qualsiasi madre, di tracciare da se stessa, con l’aiuto del marito, le coordinate dell’educazione di Gesù.
Più di una volta, Maria manifestò il suo dissenso sull’operato del Figlio e venne puntualmente redarguita da Lui; ne cito tre:
- Gesù dodicenne, ritrovato dai genitori, dopo tre giorni di ricerche, mentre discuteva con i dottori del Tempio (Lc 2,41ss);
- Gesù stava predicando circondato dalla folla e sua madre, con i fratelli, andò a prenderlo, perché diceva: è fuori di sé (Mc 3,21);
- in occasione di un banchetto di nozze, Maria esortò suo Figlio a provvedere al vino che era venuto a mancare, mettendo a rischio la gioia della festa (Gv 2).
L’essere stata preservata dal peccato non impedì a Maria di soffrire.
Sui dolori di Maria si è scritto molto; la devozione popolare, l’arte e, più recentemente, il teatro e il cinema hanno rappresentato le sofferenze della Madonna: una vera e propria passione che la rese in tutto conforme al Figlio.
Il quarto evangelista la vuole addirittura ai piedi della croce.
In una scena che ha un intento esclusivamente teologico: insieme con il discepolo amato dal Signore, Maria addolorata rappresenta la Chiesa scaturita dal sangue di Cristo e fecondata dallo Spirito Santo esalato da Lui, da Cristo, come ultimo alito di vita (Gv 19,25ss).
Secondo il progetto di Giovanni, la Chiesa si dibatte continuamente nelle doglie del parto (Ap 12), per dare alla luce figli e figlie.
Se consideriamo che san Giovanni vive e scrive al tempo delle persecuzioni, perseguitato anche lui, ed esiliato in una piccola isola del mar Egeo, non è difficile comprendere l’apprensione dell’apostolo sul futuro della Chiesa nascente, e i toni drammatici con i quali dipinge la navicella di Pietro…
Anche oggi, la Chiesa cerca e trova in Maria la sua icona migliore, la invoca e la esalta “benedetta fra tutte le donne“.
Anche se Maria non possiede alcun titolo umano per ricevere l’annuncio della venuta del Messia.
Ella non è il sommo sacerdote, rappresentante ufficiale della religione ebraica, e neppure un uomo, ma una giovane donna priva d’influsso nella società del suo tempo.
Per di più, è originaria di Nazareth, villaggio mai citato nell’Antico Testamento, territorio che era ritenuto pagano e trascurato da Dio, quella Galilea dalla quale “non era sorto alcun profeta” (Gv 7,52).
Esso non doveva godere di buona fama, come traspare dalle parole di Natanaele riportate dal vangelo di Giovanni: “Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?” (Gv 1,46).
Dio sceglie ciò che non ha appariscienza, ciò che è umile e disprezzato dagli uomini.
La legge dell’incarnazione è questa “Gesù annientò se stesso… umiliò se stesso” (Fil 2,7-8).
A Gerusalemme, nel tempio, nel culto solenne, nel sacerdote che presiede la celebrazione, DIO NON TROVA LA FEDE, CIOÈ NON TROVA AMORE, UBBIDIENZA E ACCOGLIENZA.
Ma a Nazareth, invece, nella Galilea dei pagani, lontana dal tempio e dal culto, TROVA UNA FANCIULLA SCONOSCIUTA, LA MARIA, PIENA DI GRAZIA, DI FEDE E DI DISPONIBILITÀ.
Nell’Antico Testamento Dio abita nel tempio, nel Nuovo elegge la sua dimora tra gli uomini (Gv 1,14).
Maria È IL NUOVO TEMPIO, LA NUOVA CITTÀ SANTA, IL POPOLO NUOVO IN MEZZO AL QUALE PRENDE DIMORA DIO.
Il nome di Gesù significa: Dio salva. “Jahvé, il tuo Dio, è dentro di te, potente salvatore” (Sof 3,17).
Il carattere straordinario e gratuito dell’intervento di Dio risulta ancora più evidente dal raffronto con il testo lucano, che riferisce la vicenda di Zaccaria.
Di questi è messa infatti in evidenza la condizione sacerdotale, come pure l’esemplarità della vita che rende lui e la moglie Elisabetta modelli dei giusti dell’Antico Testamento: essi “osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore” (Lc 1,6).
L’origine di Maria, invece, non viene neppure indicata: l’espressione “della casa di Davide” (Lc 1,27) si riferisce, infatti, soltanto a Giuseppe.
Non si fa cenno poi del comportamento di Maria.
Con tale scelta letteraria, Luca evidenzia che in lei tutto deriva da una grazia sovrana.
Quanto le è concesso non proviene da nessun titolo di merito, ma unicamente dalla libera e gratuita predilezione divina.
Per noi Maria è maestra di fede, testimone coraggiosa – la più coraggiosa – del Vangelo, colei che meglio di ogni altro fu discepola di Cristo…
Il messaggero divino la proclama «piena di grazia».
- Pier Crisologo afferma che «in altri abita la grazia, ma in Maria abita la pienezza della grazia».
Come a dire che negli uomini opera la grazia divina, MA LEI NE È RIPIENA!
In Maria tutto risplende della purezza divina, e il peccato non ha mai gettato la sua ombra sulla sua bellezza.
Maria è la “TOTA PULCHRA”, la “tutta bella” perché la colpa originale non l’ha sfiorata.
La concezione verginale di Gesù fu opera dello Spirito Santo, MA PER MEZZO DELLA FEDE DI MARIA.
È SEMPRE DIO CHE OPERA, MA ATTRAVERSO LA COLLABORAZIONE DELL’UOMO.
Credere, infatti, è rispondere con fiducia alla PAROLA DI DIO, accogliere i suoi piani come se fossero propri e sottomettersi in obbedienza alla sua volontà per collaborarvi.
La fede vuole sempre:
1) la fiducia in Dio
2) la professione di ciò che si crede, poiché “con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza” (Rm 10,10).
Una volta riconosciuta vera la parola di Dio, Maria credette alla concezione verginale di Gesù e credette pure alla volontà di Dio di salvare gli uomini peccatori, la volle e aderì a quel piano lasciandosi coinvolgere: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38).
DALLA SUA FEDE QUINDI NACQUE GESÙ E PURE LA CHIESA.
Perciò, insieme ad Elisabetta che esclamò “Beata colei che ha creduto all’adempimento delle parole del Signore” (Lc 1,45), ogni generazione oggi la proclama beata (Lc 1,48).
La Chiesa ha il compito di continuare nel mondo la missione materna di Maria, quella di comunicare il Salvatore al mondo.
Il cristiano di oggi deve fare proprio il piano di Dio “il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1Tm 2,4), proclamando la propria salvezza e lasciandosi attivamente coinvolgere nel portare la salvezza al prossimo, poiché “in questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli” (Gv 15,8).
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!