08.11.2023 – MERCOLEDI’ XXXI SETTIMANA P.A. A – LUCA 14,25-33 “…costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 14,25-33
+ In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». Parola del Signore
Mediti…AMO
Con queste parole ha termine il capitolo 14, che -come abbiamo visto finora- è ambientato durante un banchetto.
Gesù continua il suo insegnamento parlando delle esigenze di fronte alle quali si trova il discepolo che vuole seguirlo.
La sua predicazione ha successo, gli ascoltatori pronti ad accompagnarlo lungo la strada sono molti, ma Gesù, che vuole accanto a sé discepoli, NON MILITANTI.
Ragion per cui si volta indietro per guardare quella folla e rivolgerle alcune parole, capaci di fare chiarezza, e di non permettere che si generino illusioni.
E usa parole dure, che ci urtano e ci dispiacciono perché ci chiedono di combattere contro noi stessi, contro i nostri sentimenti naturali.
Infatti, il discepolo è chiamato ad «odiare» sé stesso e i suoi familiari, e a portare la croce.
Quanto è paradossale questa espressione, Fratelli e Sorelle “…se uno non odia…”.
Ma noi sappiamo bene che essa HA CERTAMENTE UN RETROTERRA SEMITICO
E quindi dobbiamo collocarla bene, all’interno della nostra comprensione.
Infatti, viene tradotta correttamente in altro modo, come sempre accade “…se uno non mi ama più di quanto ami suo padre, sua madre…”.
Negli affetti è questione di METTERE ORDINE.
Amare il padre e la madre è un comandamento della Torah ( Es 20,12 e Dt 5,16), e Gesù lo conferma, ribadendolo (Mc 7,9-13; Mt 15,3-6).
Ma può succedere che questo amore impedisca l’adesione al Signore, la pratica della sua volontà, la sequela materiale di Gesù.
In tal caso i legami con la famiglia che trattengono e imprigionano, debbono essere addirittura odiati.
La storia delle vocazioni cristiane conosce bene questi conflitti, questa sofferenza nelle famiglie, che a volte si ribellano alla vocazione del figlio o della figlia, e conosce bene anche le vocazioni abortite perché il legame con la famiglia è più forte del legame con il Signore che la vocazione richiede.
Voi mi direte che, oggi la mondanità entrata anche nella vita ecclesiale ,banalizza le relazioni tra chiamato e famiglia, così che non è più richiesta una rinuncia, una separazione necessaria per seguire con cuore unito il Signore.
Ma questo fa danno!
Perché l’esito è poi quello di avere dei chiamati che hanno una vita astenica, essendo dei “tirati qua e là” (Lc 10,40 “…Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”), e soprattutto mai veramente decisi a compiere un cammino imboccato con tutto il cuore.
In verità non possiamo amare tutti nello stesso tempo, ma solo dando ai nostri amori un ordine chiaro sappiamo dov’è il nostro tesoro e dunque il nostro cuore (Lc 12,34).
Ma torniamo al testo.
E questo insegnamento, trattando una materia davvero delicatissima, si approfondisce ancora di più con le due parabole che invitano a fare bene i calcoli prima di lanciarsi in un’impresa difficile.
- Ora, molte folle andavano con lui, ed (egli) voltatosi, disse loro:
Con questo versetto introduttivo, LUCA RI-COLLOCA GESÙ PER STRADA.
Il Maestro ormai sta dirigendosi, decisamente, verso Gerusalemme, verso la sua morte e la sua glorificazione.
Si parla infatti di folle che seguono Gesù ed egli stesso si rivolge a chi lo vorrebbe seguire.
Probabilmente Luca dedica queste pagine ai numerosi convertiti della Chiesa nascente.
- «Se uno viene a me e non odia suo padre e la madre e la moglie e i figli e i fratelli e le sorelle, e ancora la sua stessa vita, non può essere mio discepolo.
Pur collocando il verbo «odiare» nel suo significato più proprio di “posporre decisamente”, queste parole di Gesù mantengono intatta la propria forza.
L’essere discepolo di Gesù è una scelta radicale, che non ammette compromessi.
Questo perché l’incontro con IL DIO DELLA MISERICORDIA, può avere come risposta da parte dell’uomo e della donna, solo un amore esclusivo e totale.
Storicamente queste parole erano rivolte a persone singole scelte da Gesù stesso.
Nella Chiesa di Luca queste parole continuarono ad avere efficacia e furono sentite come rivolte a tutti i credenti (le folle).
Ma nel leggere il testo vi prego di fare bene attenzione ai verbi utilizzati da Luca, che “oggettivano” una realtà sostanzialmente diversa.
Utilizzando il verbo “essere” (e non, il più logico “…diventare”, che secondo la nostra logica, ci si aspettava) mio discepolo, e i verbi al tempo presente, l’evangelista mostra di pensare non solo alla scelta iniziale con cui si diventa discepoli, ma al comportamento che deve caratterizzare tutta l’esistenza del cristiano: scegliere Cristo esige la prontezza a posporre i legami famigliari e la propria vita, per essere veramente e durevolmente suo discepolo.
La richiesta di Gesù, dunque, non è più rivolta a persone che devono seguirlo concretamente sulle vie della Galilea.
E ognuno di noi capisce bene che non si può ridurre la sua applicazione attuale, A UNA PURA DISPONIBILITÀ SPIRITUALE, A UN DISTACCO INTERIORE.
Ogni cristiano, se vuole essere realmente discepolo di Gesù, deve essere sempre pronto a rinunciare effettivamente e concretamente, se le circostanze lo richiedono, all’amore di genitori, figli, coniuge, fratelli, pur di rimanere fedele alla vocazione cristiana.
Le circostanze non mancano.
Non mancavano all’epoca di Luca, in cui tale esigenza doveva attuarsi fino alla rottura dei legami familiari (Luca 12,51-53), in occasione di persecuzione ma anche in situazioni meno eccezionali di vita quotidiana.
C’è anche un altro versetto, che segue, davvero molto interessante.
- Colui che non porta la sua croce e (non) viene dietro a me, non può essere mio discepolo».
Nella tradizione post-pasquale i temi del seguire Gesù e del portare la croce sono stati uniti e interpretati alla luce della vicenda pasquale.
IL SEGUIRE GESÙ, CI RENDE INDISSOLUBILMENTE LEGATI AL DESTINO DEL CROCIFISSO-RISORTO E IMPLICA COMUNIONE DI MORTE E DI VITA CON CRISTO, CHE DEVE DIVENTARE QUOTIDIANA.
E, in questo contesto, comprendiamo -di conseguenza- che ognuno ha la “sua croce”, cioè le sue sofferenze e le sue prove di ogni genere.
Il contesto invita però ad una comprensione ancora più radicale: la disponibilità a dare la propria vita, la prontezza al martirio per la causa di Cristo.
Portare la croce non è affatto sinonimo di passiva rassegnazione, ma appartiene alla definizione del discepolo di Gesù (At 14,22).
Il senso è dato da Gesù stesso, che ha aperto la via alla realizzazione dell’uomo attraverso la sua morte in croce: è la nuova «scuola» di Cristo.
Ma questo atteggiamento che deve improntare il nostro cammino “fa ovviamente a botte” con la logica mondana della PRUDENZA.
Basta che ci giriamo intorno e vediamo la conseguenza di un mondo che –ABORRENDO E DEMONIZZANDO LA CROCE– ha abbandonato la prudenza e si illude dando sfogo a tutte le pulsioni, a tutte le passioni, a tutti gli istinti.
Persone che liberano il cane rabbioso che è in loro che, alla fine, li trascina verso l’abisso.
Gesù, però, propone qualcosa di più forte della prudenza: l’amore.
Solo l’amore verso Dio permette di superare la prudenza, perché è più forte e grande del più grande amore che possiamo sperimentare.
GESÙ CI PROVOCA: PRETENDE DI ESSERE LUI LA PIÙ GRANDE GIOIA CHE MAI POTREMO SPERIMENTARE.
NESSUNA PRUDENZA DOBBIAMO ESERCITARE IN QUESTO.
CI INCORAGGIA IL SALMISTA CHE NEL SALMO 26 SCRIVE:
- “Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore?”
Ecco allora che, mettere Gesù nel mezzo, significa RIDEFINIRE OGNI RELAZIONE, DANDOLE SPESSORE E VALORE.
Ma anche creare una scala di priorità.
Nessuna moglie, nessun figlio, nessuna soddisfazione, dice Gesù, possono colmare l’infinito desiderio d’amore che abita il nostro cuore e che Dio solo colma!
Inoltre, se uno vuol costruire qualcosa, deve prima fare i conti e vedere se, i mezzi di cui dispone, bastino per arrivare a terminare la costruzione.
Parafrasando, se si vuol fare guerra, bisogna avere truppe ed armamenti sufficienti per combattere fino alla vittoria.
E qual è il capitale necessario per costruire la torre, qual è l’equipaggiamento sufficiente per vincere la guerra?
Gesù ce ne indica la condizione: RINUNCIARE A TUTTO QUELLO CHE SI HA.
- “Chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”.
Eccoci, dunque, che veniamo presi in una specie di contraddizione, fra l’amore e il distacco.
Ma se ci pensiamo bene, Gesù non fa altro che indicarci le condizioni del vero amore.
Non dobbiamo illuderci: da soli non saremo mai capaci di amare, perché l’amore è disciplina, l’amore esige un profondo distacco, un distacco completo.
Spesso, quando noi CREDIAMO di amare, MENTRE AMIAMO SOLO IL NOSTRO INTERESSE.
Perché in realtà, non amiamo veramente, NÉ GLI ALTRI NÉ DIO.
Ci limitiamo, infatti, a cercare solo la nostra soddisfazione, la nostra gioia, invece di cercare la felicità degli altri nell’adesione alla volontà divina.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!