07.11.2023 – MARTEDI’ XXXI SETTIMANA P.A. A – LUCA 14,15-24 “…Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”.
«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 14,15-24
+ In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!». Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”. Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”». Parola del Signore
Mediti…AMO
Questa parabola è ancora situata nelle parole di Gesù alla mensa del fariseo che l’aveva invitato (Lc 14,1) e segue immediatamente quella duplice dell’invitato e dell’invitante (14,7-14), usando ancora l’immagine della mensa.
Gesù sceglie qui una storia ‘impossibile’.
Soprattutto a quel tempo, in cui i banchetti erano rari, non si sarebbe mai rifiutato l’invito.
E, in questo contesto, Sorelle e Fratelli, l’argomento della parabola è aperto da una persona che siede a tavola con Gesù, dice «…Beato chi potrà partecipare al banchetto nel Regno di Dio».
- 15: “Beato chi mangerà il pane nel Regno di Dio”.
IL FUTURO REGNO DI DIO ERA DESCRITTO DALL’AT COME UN CONVITO FESTIVO CHE DIO PREPARA AI SUOI:
- Is 25,6ss: “Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati…”.
- Sal 22,27: “I poveri mangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano”.
- E Ap 19,9 dirà: “Allora l’angelo mi disse: ‘Scrivi: Beati gl’invitati al banchetto delle nozze dell’Agnello!’”.
E questa beatitudine vuole semplicemente indicare che il futuro Regno di Dio, era immaginato come un grande convito, un banchetto, un sedere alla stessa tavola e condividere lo stesso pane.
Ma non si trattava semplicemente di mangiare insieme, ma di qualcosa di più dal momento che nella mentalità orientale il sedere alla stessa mensa implicava una compartecipazione e una condivisione non soltanto del cibo, ma anche degli stessi propositi, delle stesse aspirazioni, speranze, scelte, direzioni da percorrere.
Condividere la mensa con altri, significava compromettersi reciprocamente, accogliere ed essere accolti, significava diventare come l’altro, stringere forti legami di amicizia e di fraternità.
Per questo i giudei non potevano sedere a tavola con i peccatori e i pagani, perché, mangiando con loro, avrebbero partecipato al loro peccato.
Tante volte Gesù lo aveva fatto e per questo era accusato di mangiare coi peccatori e le prostitute.
Ma veniamo al nocciolo della questione.
Dio sceglie gli ultimi perché, mentre i primi rifiutano, essi accettano l’invito.
L’invito è fatto a tutti, ma non tutti accettano.
E quali sono le cause del rifiuto? Il possesso, il commercio, il piacere.
Quante volte il nostro cuore sceglie altri inviti e rifiuta l’invito del Signore?
Ma Egli ci aspetta sempre: vuole fare festa con noi, vuole che partecipiamo, che condividiamo con tutto il cuore, con la nostra povertà, con la nostra infermità, con il nostro sentirci inadeguati.
Noi siamo gli invitati chiamati ad essere cristiani e chiamati ogni giorno gratuitamente a partecipare al banchetto della Parola e del Pane.
È un invito gratuito da accogliere con gioia e di cui dobbiamo essere riconoscenti e fieri.
Gesù ci fa capire la nostra insipienza, la strettezza del nostro cuore che non è disponibile ai suoi doni.
Quella del padrone nel Vangelo odierno non è esigenza vera e propria, ma generosità: egli vuoi colmarci dei doni della sua munificenza, ma noi preferiamo le nostre meschine cose.
La “grande cena” è la cena della carità divina per chi ha il cuore largo, non per chi lo abbarbica ai beni della Terra con un amore possessivo, soffocante.
Mi piace ed è quasi esilarante l’intervento, a cui ho già accennato, di quel commensale, che, probabilmente per innalzare il livello del dialogo e per fare bella figura, aveva detto che stare insieme a mangiare era certamente bello, ma aveva soggiunto “…PENSA COME SARÀ BELLO FARLO AL BANCHETTO DEL REGNO”.
L’uomo probabilmente credeva come la maggior parte dei suoi connazionali, che solo i Giudei sarebbero stati invitati al banchetto in cielo e certamente lui pensava di far parte di questa schiera.
Ma per partecipare a questo banchetto bisogna rispondere positivamente all’invito, dirà Gesù.
Gesù così racconta una parabola in risposta a questo invitato e dice che un uomo preparò una gran convito, e invitò molti e mandò il suo servo a dire agli invitati che la cena era pronta.
Il Signore ne approfitta, quindi, per dare un ennesimo grande insegnamento: molto spesso diciamo di desiderare Dio, di avere voglia di vederlo, lo cerchiamo mettendoci in gioco e diventando discepoli… salvo poi, al momento opportuno, accampare mille scuse.
Non è il momento opportuno, non ho la testa, non me la sento…
E così ci perdiamo la felicità: qui e nel mondo futuro.
Cerchiamo però di dare un piccolo antefatto storico per comprendere bene il testo.
Era consuetudine tra gli ebrei dare un doppio invito:
il primo invito serviva agli ospiti per informarli riguardo il giorno,
e il secondo invito era il giorno della cena quando tutto era pronto, il padrone di casa mandava così il servo a chiamare gli invitati (Libro di Ester 5,8-ss).
Nel testo vediamo le scuse degli invitati nel declinare l’invito e questo indicava una mancanza di cortesia, quindi era un comportamento offensivo, era un forte messaggio sociale negativo, che recava sfida all’autorità e all’onore di chi aveva disposto l’invito (Ester 1,12 e 16-20; Matteo 22,1-14)
Sul tema scuse, o distogliere qualcuno da una richiesta o implorazione, o declinare, o rifiutare un invito, vedere Esodo 19,16-17 e 1 Re.20,6,28 e 1 Timoteo 4,7 e 5,11; 2 Timoteo 2,23 e Tito 3,10).
In ogni caso emerge a chiare note che sono scuse senza senso, utili solo a dimostrare che essi non ci volevano proprio andare.
Quel “Tutti insieme”, indica che sono stati unanimi nella decisione e hanno rifiutato l’invito accampando varie scuse.
È terribile pensare che Dio ci invita al banchetto della carità universale, al banchetto in cui è LUI LO SPOSO, E NOI, NELLA NOSTRA DISCUTUBILE STUPIDITA’ CI GUARDIAMO BENE DAL PARTECIPARE.
Grazie a Dio ciò non è avvenuto per i nostri fratelli più sapienti, i santi, ovvero coloro che si sono seduti, che non hanno pre-posto nulla innanzi all’amore di Cristo.
“Nihil Christo preaeponere”… quanto mi piace questo motto, tratto dalla REGOLA DI SAN BENEDETTO.
Nemmeno la morte ci è d’impaccio perché il Signore ha vinto anche la morte e ci dona di condividere l’eternità.
E non ci è necessaria nessuna preparazione perché Dio non pone alcuna condizione se non quella di esserci…
È il banchetto che viviamo ad ogni Eucaristia, se vi partecipiamo con cuore aperto, preoccupato solo delle preoccupazioni divine e pronto a ricevere con gioia e riconoscenza i suoi doni.
Allora sentiremo non come un dovere pesante, ma come una necessità di amore mettere al servizio degli altri le grazie diverse che abbiamo ricevuto, secondo l’esortazione di san Paolo:
- “Chi ha il dono della profezia la eserciti secondo la misura della fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi l’insegnamento, all’insegnamento, chi l’esortazione, all’esortazione. Chi dà, lo faccia con semplicità, chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia”.
Questa parabola ha un rapporto con la missione che Gesù è venuto a compiere e con la storia della salvezza.
La salvezza è opera di Dio, per questo egli organizza un banchetto.
I servi, benché in ombra, sono i profeti che hanno annunciato il disegno di salvezza di Dio.
Ma l’attenzione principale si concentra sul «servo» che è il Messia, colui che il Padre ha mandato per invitare tutti alla grande cena.
Gesù è venuto per tutto il genere umano, e soprattutto per gli umili, i discriminati, i rifiutati e gli emarginati, coloro che non avevano diritto a entrare come gli stranieri.
A loro è promesso il Regno.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!