07.10.2323 – SABATO BEATA MARIA VERGINE DEL ROSARIO – LUCA 10,17-24 “…rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli. ”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo LUCA 10,17-24

a del Signore

Mediti…AMO

nel 1569 diede ordine di edificare ad Assisi la grande Basilica di Santa Maria degli Angeli, completata poi nel 1679, e che inserì nelle Litanie Mariane il titolo di “AUXILIUM CRISTIANORUM”) attribuì quello storico evento alla preghiera che il popolo cristiano aveva indirizzato alla Vergine nella forma del Rosario. 

Secondo quanto narra la tradizione, c’è una speciale protezione mariana per tutti coloro che lo recitano devotamente, la garanzia che i fedeli non moriranno senza sacramenti, l’assicurazione che quanti propagheranno il Rosario verranno soccorsi dalla Madonna in ogni loro necessità.

Nel 1212 san Domenico di Guzman, durante la sua permanenza a Tolosa, vide la Vergine Maria che gli consegnò il Rosario, come risposta ad una sua preghiera, a Lei rivolta, per sapere come combattere l’eresia albigese.

Fu così che il Santo Rosario divenne l’orazione più diffusa per contrastare le eresie e fu l’arma determinante per vincere i musulmani a Lepanto. Come già per Poitiers (ottobre 732) e poi sarà per Vienna (settembre 1683), la battaglia di Lepanto fu fondamentale per arrestare l’avanzata dei musulmani in Europa. E tutte e tre le vittorie vennero imputate, oltre al valore dei combattenti, anche e soprattutto all’intervento divino.

La battaglia navale di Lepanto si svolse nel corso della guerra di Cipro. Era il 7 ottobre 1571 quando le flotte musulmane dell’Impero ottomano si scontrarono con quelle cristiane della Lega Santa, che riuniva le forze navali della Repubblica di Venezia, dell’Impero spagnolo (con il Regno di Napoli e di Sicilia), dello Stato Pontificio, della Repubblica di Genova, dei Cavalieri di Malta, del Ducato di Savoia, del Granducato di Toscana e del Ducato di Urbino, federate sotto le insegne pontificie. Dell’alleanza cristiana faceva parte anche la Repubblica di Lucca, che pur non avendo navi coinvolte nello scontro, concorse con denaro e materiali all’armamento della flotta genovese.

Prima della partenza della Lega Santa per gli scenari di guerra, san Pio V benedisse lo stendardo raffigurante, su fondo rosso, il Crocifisso posto fra gli apostoli Pietro e Paolo e sormontato dal motto costantiniano “In hoc signo vinces”. Tale simbolo, insieme con l’immagine della Madonna e la scritta S. Maria succurre miseris, issato sulla nave ammiraglia Real, sarà l’unico a sventolare in tutto lo schieramento cristiano quando, alle grida di guerra e ai primi attacchi turchi, i militi si uniranno in una preghiera accorata. Mentre si moriva per Cristo, per la Chiesa e per la Patria, si recitava il Santo Rosario: e i prigionieri remavano ritmando il tempo con le decine dei misteri. L’annuncio della vittoria giungerà a Roma 23 giorni dopo, portato da messaggeri del Principe Colonna. Il trionfo fu attribuito all’intercessione della Vergine Maria, tanto che san Pio V, nel 1572, istituì la festa di Santa Maria della Vittoria, trasformata da Gregorio XIII in «Madonna del Rosario».

In totale, la Lega schierò una flotta di 6 galeazze e circa 204 galere. A bordo erano imbarcati non meno di 36.000 combattenti, tra soldati, venturieri e marinai.

A questi si aggiungevano circa 30.000 galeotti rematori. Comandante supremo dello schieramento ottomano era Müezzinzade Alì Pascià. La flotta turca, munita di minore artiglieria rispetto a quella cristiana, possedeva 170-180 galere e 20 o 30 galeotte, cui si aggiungeva un imprecisato numero di fuste e brigantini corsari.

La forza combattente, comprensiva di giannizzeri, ammontava a circa 20-25.000 uomini.

L’ammiraglio, considerato il migliore comandante ottomano, Uluč Alì, era un apostata di origini calabresi, convertitosi all’Islam.

Alì Pascià si trovava a bordo dell’ammiraglia Sultana, sulla quale sventolava un vessillo verde, dove era stato scritto, a caratteri d’oro, 28.900 volte il nome di Allah.

Per questo san Pio V, Papa mariano e domenicano, affidò a Maria Santissima le armate ed i destini dell’Occidente e della Cristianità, minacciati dai musulmani. Da allora in poi si utilizzò ufficialmente il titolo di “Auxilium Christianorum”, titolo che non sembra doversi attribuire direttamente al Pontefice, ma ai reduci vittoriosi, che ritornando dalla guerra passarono per Loreto a ringraziare la Madonna.

Lo stendardo della flotta fu donato alla chiesa di Maria Vergine a Gaeta, dove è tuttora conservato e che attende di essere ancora issato nei cuori di coloro che si professano cristiani e vogliono difendere le proprie radici.

E nella risurrezione e ascensione che Gesù riceve la dignità di re messianico, la gloria eterna nel regno del Padre. Dunque, misteri gaudiosi e misteri gloriosi. Sembra che manchino quelli dolorosi, ma troviamo anche quelli, non descritti, ma nel loro principio.

I misteri del Rosario sono una sola unità, ed è importante sapere che in ogni mistero gaudioso ci sono in radice tutti i misteri gloriosi e anche i dolorosi, come via per giungere alla gloria.

Ma vediamo brevemente il testo evangelico odierno.

Come aveva fatto per i Dodici, così Gesù ha inviato anche i Settantadue nuovi discepoli.

Grande è il successo della missione di ambedue questi gruppi, tale da generare una gioia e un entusiasmo incontenibili.

Gli Apostoli, però, avevano anche mostrato qualche debolezza, in quanto un giorno che gli era stato chiesto di scacciare un demonio dal figlio unico di un uomo, essi non erano stati capaci di farlo (Lc.9,40). 

o generazione senza fede e corrotta, fino a quando sarò con voi e vi sosterrò?” (Lc 9,41).

Una parola certamente forte e durissima di Gesù verso i Dodici.

Si percepisce questa euforia nel racconto di oggi. Tanto che vediamo Gesù gioire per i suoi, COME GIOISCE PER CIASCUNO DI NOI, QUANDO ABBIAMO CAPITO DI ESSERE CHIAMATI A RENDERE TESTIMONIANZA NELLA SEMPLICITÀ, GESÙ GIOISCE DELLA NOSTRA GIOIA, PERCHE’ SA CHE ABBIAMO COMPRESO CHE CIASCUNO DI NOI È LA GIOIA DI DIO.

Il Signore gioisce quando vede che la sua Parola diventa concretezza, si trasforma in annuncio, converte i cuori.

La gioia più grande, però, deriva dal fatto dello scoprire di essere conosciuti e amati da Dio. 

La più bella notizia della Scrittura è proprio questa: ognuno di noi è conosciuto e prezioso agli occhi di Dio, tanto che, il nostro nome è scritto sul palmo della sua mano.Fratelli e Sorelle, allora gioiamo, perché I nostri nomi sono scritti nel cielo, cioè nel cuore infinitamente amante del Signore.

E VIVIAMO QUESTA SPERANZA E COLLABORIAMO CON DIO NEL SÌ ALLA SUA GRAZIA PERCHÉ QUESTA POSSA REALIZZARSI PIENAMENTE

Diceva Suor Anjeze Gonxhe Bojaxhiu, al secolo MADRE TERESA DI CALCUTTA (1910-1997), fondatrice delle MISSIONARIE DELLA CARITÀ:

  • Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

    Il Signore IDDIO ti Benedica

    Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

    e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

    Sia Lodato Gesù, il Cristo!