«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 10,17-24
+ In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli». In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono». Parola del Signore
Mediti…AMO
Questa memoria Mariana di origine devozionale si collega con la vittoria di Lepanto (1571), che arrestò la grande espansione dell’impero ottomano.
Il 225 Vescovo di Roma e Papa, San Pio V (Antonio Michele Ghislieri, 1504-1572, teologo e “Grande Inquisitore della Santa Romana e Universale Inquisizione” , la cui figura è legata alla Battaglia di Lepanto, e che, nel 1569 diede ordine di edificare ad Assisi la grande Basilica di Santa Maria degli Angeli, completata poi nel 1679, e che inserì nelle Litanie Mariane il titolo di “AUXILIUM CRISTIANORUM”) attribuì quello storico evento alla preghiera che il popolo cristiano aveva indirizzato alla Vergine nella forma del Rosario.
Secondo quanto narra la tradizione, c’è una speciale protezione mariana per tutti coloro che lo recitano devotamente, la garanzia che i fedeli non moriranno senza sacramenti, l’assicurazione che quanti propagheranno il Rosario verranno soccorsi dalla Madonna in ogni loro necessità.
Nel 1212 san Domenico di Guzman, durante la sua permanenza a Tolosa, vide la Vergine Maria che gli consegnò il Rosario, come risposta ad una sua preghiera, a Lei rivolta, per sapere come combattere l’eresia albigese.
Fu così che il Santo Rosario divenne l’orazione più diffusa per contrastare le eresie e fu l’arma determinante per vincere i musulmani a Lepanto. Come già per Poitiers (ottobre 732) e poi sarà per Vienna (settembre 1683), la battaglia di Lepanto fu fondamentale per arrestare l’avanzata dei musulmani in Europa. E tutte e tre le vittorie vennero imputate, oltre al valore dei combattenti, anche e soprattutto all’intervento divino.
La battaglia navale di Lepanto si svolse nel corso della guerra di Cipro. Era il 7 ottobre 1571 quando le flotte musulmane dell’Impero ottomano si scontrarono con quelle cristiane della Lega Santa, che riuniva le forze navali della Repubblica di Venezia, dell’Impero spagnolo (con il Regno di Napoli e di Sicilia), dello Stato Pontificio, della Repubblica di Genova, dei Cavalieri di Malta, del Ducato di Savoia, del Granducato di Toscana e del Ducato di Urbino, federate sotto le insegne pontificie. Dell’alleanza cristiana faceva parte anche la Repubblica di Lucca, che pur non avendo navi coinvolte nello scontro, concorse con denaro e materiali all’armamento della flotta genovese.
Prima della partenza della Lega Santa per gli scenari di guerra, san Pio V benedisse lo stendardo raffigurante, su fondo rosso, il Crocifisso posto fra gli apostoli Pietro e Paolo e sormontato dal motto costantiniano “In hoc signo vinces”. Tale simbolo, insieme con l’immagine della Madonna e la scritta S. Maria succurre miseris, issato sulla nave ammiraglia Real, sarà l’unico a sventolare in tutto lo schieramento cristiano quando, alle grida di guerra e ai primi attacchi turchi, i militi si uniranno in una preghiera accorata. Mentre si moriva per Cristo, per la Chiesa e per la Patria, si recitava il Santo Rosario: e i prigionieri remavano ritmando il tempo con le decine dei misteri. L’annuncio della vittoria giungerà a Roma 23 giorni dopo, portato da messaggeri del Principe Colonna. Il trionfo fu attribuito all’intercessione della Vergine Maria, tanto che san Pio V, nel 1572, istituì la festa di Santa Maria della Vittoria, trasformata da Gregorio XIII in «Madonna del Rosario».
Comandante generale della flotta cristiana era Don Giovanni d’Austria di 24 anni, figlio illegittimo del defunto Imperatore Carlo V e fratellastro del regnante Filippo II. Al fianco della sua nave Real erano schierate: la Capitana di Sebastiano Venier, capitano generale veneziano; la Capitana di Sua Santità di Marcantonio Colonna, ammiraglio pontificio; la Capitana di Ettore Spinola, capitano generale genovese; la Capitana di Andrea Provana di Leinì, capitano generale piemontese; l’ammiraglia Vittoria del priore Piero Giustiniani, capitano generale dei Cavalieri di Malta.
In totale, la Lega schierò una flotta di 6 galeazze e circa 204 galere. A bordo erano imbarcati non meno di 36.000 combattenti, tra soldati, venturieri e marinai.
A questi si aggiungevano circa 30.000 galeotti rematori. Comandante supremo dello schieramento ottomano era Müezzinzade Alì Pascià. La flotta turca, munita di minore artiglieria rispetto a quella cristiana, possedeva 170-180 galere e 20 o 30 galeotte, cui si aggiungeva un imprecisato numero di fuste e brigantini corsari.
La forza combattente, comprensiva di giannizzeri, ammontava a circa 20-25.000 uomini.
L’ammiraglio, considerato il migliore comandante ottomano, Uluč Alì, era un apostata di origini calabresi, convertitosi all’Islam.
Alì Pascià si trovava a bordo dell’ammiraglia Sultana, sulla quale sventolava un vessillo verde, dove era stato scritto, a caratteri d’oro, 28.900 volte il nome di Allah.
Per questo san Pio V, Papa mariano e domenicano, affidò a Maria Santissima le armate ed i destini dell’Occidente e della Cristianità, minacciati dai musulmani. Da allora in poi si utilizzò ufficialmente il titolo di “Auxilium Christianorum”, titolo che non sembra doversi attribuire direttamente al Pontefice, ma ai reduci vittoriosi, che ritornando dalla guerra passarono per Loreto a ringraziare la Madonna.
I forzati che erano stati messi ai banchi dei remi furono liberati: sbarcarono a Porto Recanati e salirono in processione alla Santa Casa, dove offrirono le loro catene alla Madonna; con esse furono costruite le cancellate poi poste agli altari delle cappelle.
Lo stendardo della flotta fu donato alla chiesa di Maria Vergine a Gaeta, dove è tuttora conservato e che attende di essere ancora issato nei cuori di coloro che si professano cristiani e vogliono difendere le proprie radici.
E, questa memoria del Rosario conduce il pensiero alle prime parole dell’Ave Maria “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te“, che ripetiamo tante volte quando preghiamo il Rosario.
E un modo di metterci alla presenza di Maria e nello stesso tempo alla presenza del Signore, perché “IL SIGNORE È CON LEI“, di rimanere in maniera semplice con la Madonna, rivivendo con lei tutti i misteri della vita di Gesù, tutti i misteri della nostra salvezza.
Il racconto dell’annunciazione a prima vista ci presenta un solo mistero, ma se guardiamo bene vi si trovano tutti i misteri del Rosario: l’annunciazione, ma anche la visitazione, perché vi si nomina Elisabetta, e il Natale di Gesù “Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù“. Anche i misteri gloriosi sono annunciati “Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore gli darà il trono di Davide suo padre… e il suo regno non avrà fine“.
E nella risurrezione e ascensione che Gesù riceve la dignità di re messianico, la gloria eterna nel regno del Padre. Dunque, misteri gaudiosi e misteri gloriosi. Sembra che manchino quelli dolorosi, ma troviamo anche quelli, non descritti, ma nel loro principio.
Pensiamo alla risposta di Maria all’annuncio dell’Angelo: non è un grido di trionfo, ma una parola di umiltà “Eccomi, sono la serva del Signore“, che la mette in profonda consonanza con il Servo del Signore annunciato da Isaia, il Servo che sarà glorificato, ma prima umiliato, condannato, ucciso, “trafitto per i nostri delitti“.
Maria sa, per ispirazione dello Spirito Santo, che i misteri gloriosi non possono avvenire senza passaggio attraverso l’obbedienza fiduciosa e dolorosa al disegno divino.
I misteri del Rosario sono una sola unità, ed è importante sapere che in ogni mistero gaudioso ci sono in radice tutti i misteri gloriosi e anche i dolorosi, come via per giungere alla gloria.
Chiediamo alla Madonna di aiutarci a capire profondamente l’unità del mistero di Cristo, perché esso si possa attuare nei suoi diversi aspetti in tutti gli eventi della nostra vita, perché, detto con tranquillità, è un modo di essere in compagnia di Maria alla presenza di Gesù.
Ma vediamo brevemente il testo evangelico odierno.
Come aveva fatto per i Dodici, così Gesù ha inviato anche i Settantadue nuovi discepoli.
Grande è il successo della missione di ambedue questi gruppi, tale da generare una gioia e un entusiasmo incontenibili.
Gli Apostoli, però, avevano anche mostrato qualche debolezza, in quanto un giorno che gli era stato chiesto di scacciare un demonio dal figlio unico di un uomo, essi non erano stati capaci di farlo (Lc.9,40).
E quel giorno il Maestro aveva detto loro “…o generazione senza fede e corrotta, fino a quando sarò con voi e vi sosterrò?” (Lc 9,41).
Una parola certamente forte e durissima di Gesù verso i Dodici.
Ma se i Dodici furono causa di rabbia e di delusione, il contrario accadde per i Settantadue, che tornano pieni di gioia: la Parola del maestro, che loro annunciano prima del suo passaggio nei villaggi, suscita stupore, smuove i cuori, libera dalla paura e dalla tenebra…
Si percepisce questa euforia nel racconto di oggi. Tanto che vediamo Gesù gioire per i suoi, COME GIOISCE PER CIASCUNO DI NOI, QUANDO ABBIAMO CAPITO DI ESSERE CHIAMATI A RENDERE TESTIMONIANZA NELLA SEMPLICITÀ, GESÙ GIOISCE DELLA NOSTRA GIOIA, PERCHE’ SA CHE ABBIAMO COMPRESO CHE CIASCUNO DI NOI È LA GIOIA DI DIO.
Il Signore gioisce quando vede che la sua Parola diventa concretezza, si trasforma in annuncio, converte i cuori.
E la Chiesa è la comunità di coloro che – trasformati dalla Parola di Dio – preparano la strada al Maestro e vivono momenti di comunione e di speranza, in cui i serpenti della divisione e gli scorpioni dell’egoismo vengono sconfitti dalla nuova fraternità.
La gioia più grande, però, deriva dal fatto dello scoprire di essere conosciuti e amati da Dio.
La più bella notizia della Scrittura è proprio questa: ognuno di noi è conosciuto e prezioso agli occhi di Dio, tanto che, il nostro nome è scritto sul palmo della sua mano.Fratelli e Sorelle, allora gioiamo, perché I nostri nomi sono scritti nel cielo, cioè nel cuore infinitamente amante del Signore.
E VIVIAMO QUESTA SPERANZA E COLLABORIAMO CON DIO NEL SÌ ALLA SUA GRAZIA PERCHÉ QUESTA POSSA REALIZZARSI PIENAMENTE
Diceva Suor Anjeze Gonxhe Bojaxhiu, al secolo MADRE TERESA DI CALCUTTA (1910-1997), fondatrice delle MISSIONARIE DELLA CARITÀ:
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“Gli esseri umani possono scegliere; è l’unica cosa che Dio mai ci toglie è la volontà, la forza di volere. Io voglio andare in paradiso e, con la grazia di Dio, riuscirò ad andarvi”.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!