07.10.2022 – VENERDI’ BEATA VERGINE MARIA DEL ROSARIO – LUCA 11,15-26 “Se io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio”

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo LUCA 11,15-26

In quel tempo, [dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio,] alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in sé stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in sé stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde. Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Nel 1212 san Domenico di Guzman, durante la sua permanenza a Tolosa, vide la Vergine Maria che gli consegnò il Rosario, come risposta ad una sua preghiera, a Lei rivolta, per sapere come combattere l’eresia albigese.

Fu così che il Santo Rosario divenne l’orazione più diffusa per contrastare le eresie e fu l’arma determinante per vincere i musulmani a Lepanto.

Come già per Poitiers (ottobre 732) e poi sarà per Vienna (settembre 1683), la battaglia di Lepanto fu fondamentale per arrestare l’avanzata dei musulmani in Europa.

E tutte e tre le vittorie vennero imputate, oltre al valore dei combattenti, anche e soprattutto all’intervento divino.

La battaglia navale di Lepanto si svolse nel corso della guerra di Cipro. Era il 7 ottobre 1571 quando le flotte musulmane dell’Impero ottomano si scontrarono con quelle cristiane della Lega Santa, che riuniva le forze navali della Repubblica di Venezia, dell’Impero spagnolo (con il Regno di Napoli e di Sicilia), dello Stato Pontificio, della Repubblica di Genova, dei Cavalieri di Malta, del Ducato di Savoia, del Granducato di Toscana e del Ducato di Urbino, federate sotto le insegne pontificie.

Dell’alleanza cristiana faceva parte anche la Repubblica di Lucca, che pur non avendo navi coinvolte nello scontro, concorse con denaro e materiali all’armamento della flotta genovese.

Prima della partenza della Lega Santa per gli scenari di guerra, san Pio V benedisse lo stendardo raffigurante, su fondo rosso, il Crocifisso posto fra gli apostoli Pietro e Paolo e sormontato dal motto costantiniano “In hoc signo vinces”.

Tale simbolo, insieme con l’immagine della Madonna e la scritta “S. Maria succurre miseris”, issato sulla nave ammiraglia Real, sarà l’unico a sventolare in tutto lo schieramento cristiano quando, alle grida di guerra e ai primi attacchi turchi, i militi si uniranno in una preghiera accorata.

Mentre si moriva per Cristo, per la Chiesa e per la Patria, si recitava il Santo Rosario: e i prigionieri remavano ritmando il tempo con le decine dei misteri.

L’annuncio della vittoria giungerà a Roma 23 giorni dopo, portato da messaggeri del Principe Colonna. Il trionfo fu attribuito all’intercessione della Vergine Maria, tanto che san Pio V, nel 1572, istituì la festa di Santa Maria della Vittoria, trasformata da Gregorio XIII in «Madonna del Rosario».

Comandante generale della flotta cristiana era Don Giovanni d’Austria di 24 anni, figlio illegittimo del defunto Imperatore Carlo V e fratellastro del regnante Filippo II.

Al fianco della sua nave Real erano schierate: la Capitana di Sebastiano Venier, capitano generale veneziano; la Capitana di Sua Santità di Marcantonio Colonna, ammiraglio pontificio; la Capitana di Ettore Spinola, capitano generale genovese; la Capitana di Andrea Provana di Leinì, capitano generale piemontese; l’ammiraglia Vittoria del priore Piero Giustiniani, capitano generale dei Cavalieri di Malta. In totale, la Lega schierò una flotta di 6 galeazze e circa 204 galere.

A bordo erano imbarcati non meno di 36.000 combattenti, tra soldati, venturieri e marinai.

A questi si aggiungevano circa 30.000 galeotti rematori. Comandante supremo dello schieramento ottomano era Müezzinzade Alì Pascià.

La flotta turca, munita di minore artiglieria rispetto a quella cristiana, possedeva 170-180 galere e 20 o 30 galeotte, cui si aggiungeva un imprecisato numero di fuste e brigantini corsari.

La forza combattente, comprensiva di giannizzeri, ammontava a circa 20-25.000 uomini. L’ammiraglio, considerato il migliore comandante ottomano, Uluč Alì, era un apostata di origini calabresi, convertitosi all’Islam.

Alì Pascià si trovava a bordo dell’ammiraglia Sultana, sulla quale sventolava un vessillo verde, dove era stato scritto, a caratteri d’oro, 28.900 volte il nome di Allah.

Per questo san Pio V, Papa mariano e domenicano, affidò a Maria Santissima le armate ed i destini dell’Occidente e della Cristianità, minacciati dai musulmani.

Da allora in poi si utilizzò ufficialmente il titolo di “Auxilium Christianorum”, titolo che non sembra doversi attribuire direttamente al Pontefice, ma ai reduci vittoriosi, che ritornando dalla guerra passarono per Loreto a ringraziare la Madonna.

I forzati che erano stati messi ai banchi dei remi furono liberati: sbarcarono a Porto Recanati e salirono in processione alla Santa Casa, dove offrirono le loro catene alla Madonna; con esse furono costruite le cancellate poi poste agli altari delle cappelle.

Lo stendardo della flotta fu donato alla chiesa di Maria Vergine a Gaeta, dove è tuttora conservato e che attende di essere ancora issato nei cuori di coloro che si professano cristiani e vogliono difendere le proprie radici.

ESAME DEL TESTO EVANGELICO

Il bene non può MAI venire dal male. E ogni istante della nostra vita o è guidato dallo spirito di Dio, che è amore, o è guidato dallo spirito contrario (Satana) che è egoismo. Questa è la verità che ci viene trasmessa dalla Scrittura Santa.

Ma Gesù non esita a prometterci “…IO SONO con voi tutti i giorni…fino alla consumazione di questo mondo” (Mt.28,20).

Queste ultime parole del Vangelo di Matteo richiamano l’annuncio profetico che troviamo all’inizio, nella scrittura «A lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi» (Mt 1,23; Is 7,14).

Dio sarà con noi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo, e Gesù camminerà con noi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo.

Tutto il Vangelo è racchiuso tra queste due parole che comunicano il mistero di Dio il cui nome, la cui identità è essere-con: non è un Dio isolato, è un Dio-con, in particolare con noi, cioè con la creatura umana.

Il nostro Dio non è un Dio assente, sequestrato da un cielo lontanissimo; è invece un Dio “appassionato” dell’uomo, così teneramente amante da essere incapace di separarsi da lui. Noi umani siamo abili nel recidere legami e ponti. Lui invece no.

Se il nostro cuore si raffredda, il suo rimane sempre incandescente. Il nostro Dio ci accompagna sempre, anche se per sventura noi ci dimenticassimo di Lui.

PERCHÉ’ LUI SA CHE SE SIAMO SOLI, DIVENTIAMO FACILI PREDE DI SATANA.

E allora noi, forti di questa promessa eterna non temiamo il demonio, CHE COMUNQUE C’È, E AGISCE, e non è affatto il personaggio ridicolo e medievaleggiante, che a volte dipingiamo.

Non lo temiamo non perché siamo forti, MA PERCHÉ IL SIGNORE GESÙ VIGILA SULLA NOSTRA VITA.

Ma ricordiamo sempre, che senza la nostra adesione volontaria, il maligno comunque lavora ed opera, ma non può nulla.

La Parola, che meditiamo quotidianamente, ci aiuti a dimorare nella pace interiore, stando sempre bene attenti a vivere nella profonda amicizia del Signore.

Le tentazioni si riconoscono col discernimento, cioè la lettura della nostra vita alla luce della Parola di Dio, e si vincono con la preghiera.

Veniamo al testo.

Immediatamente prima dell’insegnamento odierno, Gesù aveva affermato qualcosa di forte “…Chi non è con me è contro di me“.

Ancora prima aveva risposto all’accusa che gli era stata fatta dai soliti oppositori: quella di cacciare i demoni con la forza di Belzebù, il loro capo.

C’è un particolare biblico che vorrei affrontare con voi: l’esser muto.

Al versetto 14 del capitolo 11, che la liturgia non riporta, Luca dice che “Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore”.

Il demonio muto è colui che pervade la nostra esistenza. A Pentecoste gli Apostoli che prima erano muti ed erano chiusi nel cenacolo per paura dei Giudei, cominciano a parlare.

È il segreto che esprime la CELEBRAZIONE EUCARISTICA: il Pane e lo Spirito ci permettono di parlare e di dire la parola Padre, “Abbà!

Papà, Mamma! La prima e l’ultima parola che una persona dice al mondo e che il demonio vorrebbe tacitare.

Lo spirito muto da cui siamo chiamati a tornare grazie alla guarigione, È LO SPIRITO CHE CI TAPPA LA BOCCA PERCHÉ NOI NON POSSIAMO ESPRIMERE QUANTO LO SPIRITO GRIDA IN NOI: ABBÀ!

Quando la nostra vita viaggia su binari diversi, da quelli di Dio.

Quando i nostri passi si allontanano da Gerusalemme, insieme i due discepoli di Emmaus.

Quando le nostre scelte insane ci portano ad una vita morta in sé.

Quando non chiediamo il dono dello Spirito che ci fa gridare il nostro essere figli…

…NOI ABBIAMO LA CERTEZZA DI ESSERE PERVASI DA UN DEMONE SORDO E MUTO.

Da questi DEMONI il Signore ci vuole guarire donandoci il suo Spirito di amore che ci rende di nuovo capaci di chiamarlo nella nostra vita col nome di “Padre Nostro”.

E lo spirito muto, da cui lo Spirito Santo ci guarisce, è lo spirito di quell’antico serpente che ci ruba di bocca QUELLA PAROLA che ci fa essere come siamo.

Perché è lo Spirito Santo che ci libera dallo spirito maligno. Nel capitolo quarto del vangelo di Luca (Lc 4,1.13) avevamo letto “Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo… Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per tornare al tempo fissato“.

La lotta che Gesù condusse contro satana nel deserto, ora continua. La sua forza è lo Spirito del Padre. DI FRONTE A QUESTI DUE CONTENDENTI, OGNI UOMO DEVE SCHIERARSI. Non è possibile rimanere neutrali.

Satana HA VINTO OGNI UOMO NEL PRIMO UOMO, ADAMO. Da allora egli è “l’uomo forte, bene armato” che fa la guardia ai suoi possedimenti, che sono tutti i regni della terra (Lc 4,6).

Gesù è “il più forte” (Lc 3,16) preannunciato da Giovanni il Battista. Egli viene dall’alto come “il sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte” (Lc 1,78-79).

La sua vittoria è quella della luce sull’oscurità.

Ad essa può sottrarsi solo chi chiude gli occhi nella cecità volontaria (Gv 9,41).

Gesù spoglia satana di tutte le sue armi, che sono quelle dell’avere, del potere e dell’apparire, quando more, spogliato di tutto, sulla croce. In questo modo restituisce all’uomo ciò che il demonio gli aveva tolto: la sua vera identità di immagine di Dio e la sua realtà di figlio di Dio.

Lo stare con Gesù è la caratteristica della nostra vita presente (Lc 8,2; Mc 3,4) e della nostra vita futura (1Ts 4,17). CHI NON È CON GESÙ È CON IL DIAVOLO. NON ESISTE UNA TERZA POSIZIONE, UNA TERZA POSSIBILITÀ.

E Satana, vistosi cacciato dall’uomo, cerca di entrare nuovamente in lui usando tutti i mezzi che può avere a disposizione. Bisogna resistergli SALDI nella fede (1Pt 5,8-9) per non ricadere nella schiavitù di prima, come ci ricorda anche la Lettera agli Ebrei:

  • “Quelli che sono stati una volta illuminati, che hanno gustato il dono celeste, sono diventati partecipi del dono della Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e le meraviglie del mondo futuro. Tuttavia se sono caduti, è impossibile rinnovarli una seconda volta portandoli alla conversione, dal momento che per loro conto crocifiggono di nuovo il Figlio di Dio e lo espongono all’infamia” (Eb 6,4-6).

Se il credente ritorna sotto il potere di satana, cade in una situazione peggiore di quella dalla quale Cristo l’aveva liberato. Satana sa bene come fare. Ci toglie la capacità di relazionarci tra noi e tra noi e Dio.

Satana sa bene che SENZA LA PAROLA DI DIO CI MANCA LA RELAZIONE. Sa bene che LA PAROLA in noi, è vita viva che esprime il Signore della Vita anche senza parlare.

A causa della menzogna del serpente, l’uomo non ha più sentito la paternità di Dio. E, senza Padre e senza fratelli, si è spenta in noi la luce della vita, quella Luce che viene nel mondo dal soffio creatore di Dio, e che aleggiando con lo Spirito sul caos iniziale, ci porta CONTINUAMENTE a creazione, a vita nuova.

Senza questa realtà, senza lo Spirito che grida in noi “Abbà”, noi SIAMO IL NULLA CHE VA VERSO IL NULLA.

Ricevere il dono dello Spirito, riscoprire il volto di Dio in noi, ritornare a dire Papà e Mamma, significa ritornare alla vita, quella vera, quella che è dono.

Ha detto DI UN ARCIVESCOVO Bruno Forte, dalle “Lettere dalla collina”:

  • “Credere è fidarsi di Qualcuno, assentire alla chiamata di Dio che invita a rimettere la propria vita nelle mani di un Altro infinitamente potente nel volere soltanto il bene”.

Ragioniamoci sopra…

Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!