«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MARCO 12,18-27
+ In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore». Parola del Signore
Mediti…AMO
Il passo evangelico di oggi parla della Risurrezione. Dopo i capi dei sacerdoti, i farisei e gli erodiani, si affacciano alla finestra della disputa i sadducei (Il nome deriva probabilmente dal sommo sacerdote Sadoq (1Re 2,35), custode dell’arca al tempo di Salomone. Essi erano un élite aristocratica sacerdotale di latifondisti e commercianti, conservatori, che non accettavano la fede nella risurrezione. Essi erano una corrente spirituale, ma anche una fazione politica favorevole al compromesso con i romani. Due sadducei tra i più influenti dell’epoca erano i sommi sacerdoti Caifa e Anna… Furono proprio loro a far arrestare e condannare a morte Gesù. Giuseppe Flavio attesta che «quanto ai sadducei, la loro dottrina fa morire le anime insieme con i corpi» (Ant.Giud. 18.I.4)).
Essi accettavano come normativi solo i primi cinque libri della bibbia. Di conseguenza non credevano alla risurrezione dei morti che nella Bibbia appare affermata solo a partire dai profeti.
L’errore della visione dei sadducei è che questa «presuppone una visione piuttosto materiale dell’aldilà: la risurrezione consisterebbe in un ritorno alla vita terrena soltanto migliorata e potenzializzata; si proietta nell’aldilà il positivo della vita terrena, in particolare le gioie, la fecondità e la fertilità. Ci sarà dunque anche un ritorno alla vita matrimoniale.
Essi portano quindi l’esempio di una donna che si era sposata sette volte ed alla fine era morta senza avere figli.
La cosiddetta legge del levirato obbligava la vedova senza figli a sposarsi con il fratello del defunto marito.
Il figlio che sarebbe nato da questo nuovo matrimonio era considerato figlio del defunto marito. E così costui avrebbe avuto una discendenza.
Ma nel caso proposto dai sadducei, la donna, malgrado il fatto di aver avuto sette mariti, rimase senza marito.
Per cui chiesero a Gesù “…nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna? Poiché in sette l’hanno avuta come moglie!”
Era come a dire che credere nella risurrezione portava la persona ad accettare ipotesi assolutamente assurde.
E questo perché nella mentalità dell’epoca, la donna è proprietà del marito, e se è vero che ci sarà la resurrezione, quando ciò accadrà, come si potrà risolvere la questione della proprietà di questa donna che ha sposato legalmente e infruttuosamente questi sette fratelli?
Chi fa questa domanda sembra già sapere che non può esserci una soluzione a una questione così particolare.
Ma l’errore sta esattamente nella matematica che si pretende di applicare a una questione simile.
Di chi sarà dunque questa donna? “Di nessuno” risponde Gesù, perché la logica della resurrezione ci libera anche da tutte le logiche di possesso con cui è caratterizzata questa vita.
Questa donna sarà libera e non dovrà più essere trattata come una proprietà da accaparrarsi
E Gesù aggiunge “…non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio?”
Il Maestro spiega che la condizione delle persone dopo la morte sarà totalmente diversa dalla condizione attuale, perchè non ci sarà più nessun matrimonio, ma tutti saranno come angeli in cielo. E alla fine conclude “…non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore“.
Per Gesù il centro della vita non sta nella potenza della discendenza, ma il centro della vita per Gesù È LA VITA STESSA.
D’altronde quale discendenza aveva avuto Abramo, IL BENEDETTO PER FEDE, per credere al Dio dei vivi?
Aveva avuto un figlio –unico- quando già era vecchio. Eppure aveva creduto fino alla fine all’adempimento della promessa di vita che Dio aveva fatto a lui, senza mai tentennare.
La vita terrestre e la vita futura è essenzialmente diversa, lo vediamo fin da ora.
Vivere convinti che esista solo ciò che vediamo è vivere con gli occhi della mente e del cuore chiusi al futuro, chiusi alla vita, chiusi ad ogni speranza e cambiamento, chiusi al mistero.
DIO È IL DIO DEI VIVENTI, È IL DIO DI UNA VITA SENZA FINE.
Se Dio è amore, E LO È, non sarebbe più amore se il suo amore avesse fine: sarebbe un Dio morto e un Dio dei morti.
Ma se Dio è amore ALLORA IL SUO AMORE INFINITO NON PUÒ CHE CONCRETARSI NELLA VITA ETERNA, NELLA VITA SENZA FINE.
Forte come l’amore è la morte, ci dice il Cantico dei Cantici.
Ed è proprio questo che è in questione.
La morte non è la fine di tutto ma l’apice dell’amore perché apre alla vita nuova.
Paolo di Tarso dice alla sua comunità che è in Filippi (Fil 2, 21), CHE PER IL DISCEPOLO, LA CUI VITA È CRISTO, LA STESSA MORTE, DIVENTA UN GUADAGNO.
Mediante la morte infatti saremo sempre con Cristo e abiteremo presso di Lui.
E ai Galati, Paolo di Tarso dice che questo abitare con Cristo, SIGNIFICA ESSERE PER SEMPRE CON LUI, sin da ora, perché facendo la sua volontà, non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me (Gal 2,20), È VITA FIN DA ORA.
La morte non è questione solo finale, la morte è questione quotidiana come È QUESTIONE QUOTIDIANA LA RISURREZIONE.
A QUESTO NOI CREDIAMO, E GRAZIE A QUESTO NOI VIVIAMO.
La risurrezione diventa per noi motivo di ripartenza ogni giorno, perché ogni giorno siamo chiamati a risorgere in Cristo.
Ma che cosa può capire delle cose di Dio un uomo “carnale”, cioè una persona che non è per nulla “spirituale”, che non si lascia istruire dallo Spirito? (1Cor.3,1-3).
Tutto ciò che in terra sperimentiamo e viviamo non ci dice molto della vita gloriosa, perchè quella gloria che ci aspetta, in novità di vita – «…ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap.21,5) – supera interamente la nostra comprensione.
Dice Paolo di Tarso ai Cristiani di Roma «…ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi» (Rm 8,18).
Sempre Paolo ci dice cosa potremmo dire riguardo «…all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo» (Ef 4,13).
E ancora, in 1 Cor 15,42-43 Paolo riprende il concetto dicendo che «…si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale».
E tuttavia estremamente per me doloroso notare in questo testo evangelico, QUANTO SIA FACILE RENDERE MESCHINO CIÒ CHE È GRANDE, PARLARE BANALMENTE DELLE COSE PIÙ ALTE, come fanno i sadducei, strumentalizzando, a loro uso e consumo, la Legge mosaica (Dt.25,5-6 e Gen 38,8).
E vorrei chiudere dando voce a un antico santo, CHARBEL MAKHLOUF (1828-1898 al secolo Youssef Antoun, monaco eremita cristiano cattolico dell’Ordine libanese maronita e presbitero libanese, proclamato santo da Paolo VI nel 1977.
Fu taumaturgo, e la sua fama è legata ai numerosi miracoli attribuitigli dopo la sua morte. IL CORPO DI QUESTO SANTO RIMASE INTATTO E MORBIDO, CONSERVANDO LA TEMPERATURA DEI CORPI VIVENTI, FINO ALLA BEATIFICAZIONE).
Egli ebbe a scrivere:
- “Pregate per i vivi, perché la maggior parte dei vivi sono morti, e i morti sono vivi”.
Ragioniamoci sopra…
Il Signore IDDIO ti Benedica
E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!