… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 6,60-69
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Parola del Signore
Mediti…AMO
È il momento della crisi. La Fede si vede quando il cammino della vita si fa arduo.
Siamo giunti, infatti, alla fine del capitolo sesto del vangelo secondo Giovanni e in questi ultimi versetti ci viene posto davanti lo scandalo che le parole di Gesù hanno causato non solo nelle folle dei giudei, ma anche tra i suoi discepoli.
Questa crisi tra Gesù e la sua comunità è testimoniata da tutti e quattro i vangeli mentre Pietro che CONFESSAVA L’IDENTITÀ DI GESÙ COME MESSIA (Mc 8,29 e paralleli) E COME INVIATO DAL PADRE, IN QUANTO ERA IL DIVIN FIGLIO.
Questa crisi nasce dalle parole di Gesù, che erano talmente dure che i discepoli che lo seguivano con affetto e attenzione non riuscivano ad accettare.
Anch’essi in fondo, “essendo agli albori della Fede”, avevano difficoltà a comprendere che Gesù fosse “disceso dal cielo” e CHE NELLA CARNE DI UN CORPO UMANO FRAGILE E MORTALE, POTESSE RACCONTARE IL DIO VIVENTE, VIVO E VERO.
Ed è in questo che la fede inciampa. Nel dover accogliere l’immagine di un “Dio al contrario”, di un “inviato divino, un Messia al contrario”, che è fragile, povero, debole e del quale gli uomini possono fare ciò che vogliono.
È LO SCANDALO DELL’INCARNAZIONE DI DIO, patito lungo i secoli da molti cristiani, da molte chiese, dall’Islam stesso.
E ancora oggi, da tutti quegli uomini religiosi che accusano di non credere in Dio CHI ACCOGLIE DAL VANGELO IL MESSAGGIO SCANDALOSO DI UN DIO FATTOSI REALMENTE, VERAMENTE UOMO, CARNE MORTALE, IN UN UOMO BEN PRECISO E REALMENTE E STORICAMENTE ESISTITO: GESÙ DI NAZARETH.
La fede cristiana facilmente diventa docetismo, PERCHÉ -NELL’ERRORE- PREFERISCE, COME TUTTE LE RELIGIONI, UN DIO SEMPRE E SOLO ONNIPOTENTE.
MA NON UN Dio che può diventare umano, come noi, IN TUTTO, eccetto che nel peccato.
Di conseguenza, dopo aver udito le parole di Gesù che si presenta come “il pane disceso dal cielo” (Gv 6,50-51) per cui “chi non mangia la sua carne e non beve il suo sangue non avrà la vita” (Gv 6,53) molti discepoli, ritenendo che il linguaggio fosse troppo duro, si allontanano da Lui.
Gesù, che “sa quello che c’è nell’uomo“, li guarda e si accorge che stanno mormorando contro di lui e dice: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire in cielo dov’era prima?».
Gesù, che conosce queste mormorazioni, e a costo di causare una divisione tra i suoi e un abbandono della sua sequela, fa loro una domanda diretta:
- “…forse anche voi volete andarvene?”
E la fa soffrendo tutto il peso dell’incredulità, della non comprensione da parte di quelli che da anni erano coinvolti con lui e assidui alla sua Parola.
Ma per il suo infinito amore, il Signore ci lascia sempre liberi di accogliere o meno il suo insegnamento: EGLI VUOLE DEI CRISTIANI AUTENTICI CHE ACCETTANO E VIVONO OGNI SUA PAROLA.
Gesù non teme, anche se soffre, di restare solo, perché ha Fede nella Parola che il Padre gli ha rivolto.
Il maestro crede fermamente nella promessa che IL PADRE SUO E NOSTRO, non verrà meno.
Possono venire meno gli altri, MA DIO È FEDELE!
Gesù non ha la possibilità di indietreggiare di un millimetro dalla sua pretesa inaudita: quella di rappresentare il Padre suo e PORTARE LA SUA VOLONTÀ, costi quel che costi, perché non è il padrone della sua missione, non la possiede come sua proprietà.
Lo è IL PADRE CELESTE.
E così il vangelo registra che alcuni discepoli, scandalizzati dalle parole dei gesti di Gesù, se ne vanno:
- per paura?
- Per convinzioni religiose?
In ogni caso per mancanza di fede.
Costoro avevano accolto la vocazione, avevano seguito Gesù magari con entusiasmo, ma poi, non crescendo nella loro adesione a lui, sono inciampati nell’incomprensione delle sue parole.
Ed hanno imboccato un sentiero pericolosissimo, che li ha portati a smentire la strada fatta fino a voltarsi indietro e ad andarsene.
Tutti noi dobbiamo ricordarci che SE NON ABBIAMO IL CORAGGIO DI APRIRCI CON UMILTÀ ALLA GRAZIA, facilmente cediamo alla fatica di non accogliere Gesù, che è il “senso UNICO” della nostra vita e della nostra gioia.
E faremo la loro fine.
Cerchiamo di ricordarci per sempre che non si sta con Gesù superficialmente, MA DECIDENDO PERSONALMENTE DI STARE ACCANTO A LUI, CONDIVIDENDO LA SUA MISSIONE, CON TUTTO CIÒ CHE COMPORTERÀ.
Mai dobbiamo dimenticare che Gesù userà l’immagine della “potatura della vite”, per dire che vi sono tralci che vanno potati, ovvero ELIMINATI (Gv 15,2). E CHE LA POTATURA LA COMPIE IL PADRE.
Di per sé il Vangelo ha la forza di attrarre e di lasciar cadere: basta che sia annunciato nella sua verità e con franchezza, senza farlo “…come piace a noi”.
Il Vangelo è la “PAROLA DI VITA ETERNA”, ha risposto Pietro a Gesù, confessando che la FEDE DELLA CHIESA È FEDE NEL “SANTO DI DIO”, cioè, la Chiesa, per prima, HA FEDE CHE IN GESÙ C’È LA “SHEKINAH”, LA PRESENZA DI DIO.
E noi crediamo, testimoniamo e annunziamo che Dio in questo mondo, non sta nel Santo del tempio di Gerusalemme, MA NELL’UMANITÀ FATTA CARNE E SANGUE DI GESÙ, IL FIGLIO DI DIO.
Gesù ci chiede quindi di deciderci, di prendere la nostra vita e orientarla in una determinata direzione.
Ci chiede di fare scelte concrete e di prendere determinate strade, abbandonandone altre.
Anche in questo campo fa domande, perché è pronto a tutto, MA NON PUÒ PRENDERE IL NOSTRO POSTO NELLA DECISIONE.
E, in questo senso, mostra il rispetto di Dio nei nostri confronti.
La vita piena e abbondante che è venuto a portare in nome del Padre suo non è a buon mercato.
Essa implica la necessità per lui di offrire la sua vita, che deve, come ogni seme, morire per poter germogliare.
È la verità eucaristica per cui ogni dono deve essere offerto perché possa portare frutto: tale verità non riguarda solo l’esistenza del Signore tra noi, ma la vita di ogni suo discepolo, che sarà chiamato ad essere memoria e attualizzazione del suo stile di vita.
QUESTE SONO LE ESIGENZE DEL REGNO CHE VIENE, E NON È POSSIBILE ELUDERLE.
Tutta la nostra vita cristiana sta qui: GESÙ CRISTO, uomo come noi, nel quale “abita corporalmente tutta la pienezza della vita di Dio” (Col 2,9), Dio stesso, È LA PAROLA CHE CI NUTRE, È IL PANE DI VITA CHE RICEVIAMO NELL’EUCARISTIA, NEL NOSTRO CAMMINO VERSO IL REGNO.
Ha detto Papa Francesco:
- “Credere in Gesù significa fare di Lui il centro, il senso della nostra vita. Cristo non è un elemento accessorio: è il “pane vivo”, il nutrimento indispensabile. Legarsi a Lui, in un vero rapporto di fede e di amore, non significa essere incatenati, ma profondamente liberi, sempre in cammino. Ognuno di noi può chiedersi: chi è Gesù per me? È un nome, un’idea, soltanto un personaggio storico? O è veramente quella persona che mi ama che ha dato la sua vita per me e cammina con me? Per te chi è Gesù? Stai con Gesù? Cerchi di conoscerlo nella sua parola? Leggi il Vangelo, tutti i giorni un passo di Vangelo per conoscere Gesù? Porti il piccolo Vangelo in tasca, nella borsa, per leggerlo, ovunque?”
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!