06.12.2022 – MARTEDI’ SAN NICOLA di MIRA, detto “di BARI”, Vescovo– MATTEO 18,12-14 “Dio non vuole che i piccoli si perdano”.

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo MATTEO 18,12-14

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

LA VITA E IL PENSIERO DEL SANTO

Nato a Pàtara, Asia Minore, (attuale Turchia) quasi dirimpetto all’isola di Rodi, nell’anno 250. Oggi tutta la regione rientra nella vasta provincia di Antalya, la quale comprende, oltre la Licia, anche l’antica Pisidia e Panfilia. Morto a Mira, Asia Minore, ca. 326.

Proveniva da una famiglia nobile. Fu eletto vescovo per le sue doti di pietà e di carità molto esplicite fin da bambino.

Prima dell’VIII secolo nessun testo parla del luogo di nascita di Nicola. Tutti fanno riferimento al suo episcopato nella sede di Myra, che appare così come la città di San Nicola.

Il primo a parlarne è Michele Archimandrita verso il 710 d. C., indicando in Pàtara la città natale del futuro grande vescovo.

Il modo semplice e sicuro con cui riporta la notizia induce a credere che la tradizione orale al riguardo fosse molto solida.

Di Pàtara parla anche il patriarca Metodio nel testo dedicato a Teodoro e ne parla il Metafraste. La notizia pertanto può essere accolta con elevato grado di probabilità.

Fu considerato santo anche da vivo. Durante la persecuzione di Diocleziano, pare sia stato imprigionato fino all’epoca dell’Editto di Costantino. Fu nominato patrono di Bari, e la basilica che porta il suo nome è tuttora meta di parecchi pellegrinaggi.

San Nicola è il leggendario Santa Claus dei paesi anglosassoni, e il Nikolaus della Germania che a Natale porta i doni a bambini.

San Nicola è uno dei santi più venerati ed amati al mondo. Egli è certamente una delle figure più grandi nel campo dell’agiografia. Tra il X e il XIII secolo non è facile trovare santi che possano reggere il confronto con lui quanto a universalità e vivacità di culto.

Ogni popolo lo ha fatto proprio, vedendolo sotto una luce diversa, pur conservandogli le caratteristiche fondamentali, prima fra tutte quella di difensore dei deboli e di coloro che subiscono ingiustizie. Ad esempio la grande venerazione che nutrono i russi verso di lui ha indotto alcuni in errore, affermando che sarebbe nato in Russia. Non è mancato chi lo facesse nascere nell’Africa, a motivo del fatto che a Bari si venerano alcune immagini col volto del Santo piuttosto scuro (“S. Nicola nero”). Il fatto che l’Asia Minore fosse di lingua e cultura greca, sia pure all’interno dell’Impero Romano, fa sì che Nicola possa essere considerato “greco”. Il suo nome, Nikòlaos, significa “popolo vittorioso”, e, come si vedrà, il popolo avrà uno spazio notevole nella sua vita.

Amante del digiuno e della penitenza, quando era ancora in fasce, Nicola era già osservante delle regole relative al digiuno settimanale, che la Chiesa aveva fissato al mercoledì ed al venerdì. Si narra che il bimbo succhiava normalmente il latte dal seno materno, ma che il mercoledì ed il venerdì, proprio per osservare il digiuno, lo faceva soltanto una volta nella giornata.

Man mano che il bimbo cresceva, dava segni di attaccamento alle virtù, specialmente alla virtù della carità. Egli rifuggiva dai giochi frivoli dei bambini e dei ragazzi, per vivere più rigorosamente i consigli evangelici. Molto sensibile era anche nella virtù della castità, per cui, laddove non era necessario, evitava di trascorrere il tempo con bambine e fanciulle. Egli è anche il protettore delle fanciulle che si avviano al matrimonio e dei marinai, mentre l’ancor più celebre suo patrocinio sui bambini è noto soprattutto in Occidente.

Carità e castità sono le due virtù che fanno da sfondo ad uno egli episodi più celebri della sua vita. A questo episodio si sono ispirati gli artisti occidentali, per individuare il simbolo che caratterizza il Santo. Quando si vede una statua o un quadro raffigurante un santo vescovo dell’antichità è facile sbagliare sul chi sia (Biagio, Basilio, Gregorio, Ambrogio, Agostino).

San Nicola ha però un segno infallibile per capire se si tratta di lui o di un altro. se è vescovo e ha in mano o ai piedi tre palle d’oro è S. Nicola. Le tre palle d’oro sono infatti una deformazione artistica dei sacchetti pieni di monete d’oro, che sono al centro di questa storia, che si svolge a Mira, ove Nicola con i suoi genitori si era trasferito. Si narra che essi erano morti ed egli era divenuto un giovane ricco. Seppe che una famiglia stava attraversando un brutto momento. Un signore, caduto in grave miseria, disperando di poter offrire alle figlie un decoroso matrimonio, aveva loro insinuato l’idea di prostituirsi allo scopo di raccogliere il denaro sufficiente al matrimonio.

Nicola decise di intervenire, secondo il consiglio evangelico: non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra. La sua virtù doveva essere nota solo a Dio, e non agli uomini. Agì perciò di notte. Avvolte delle monete d’oro in un panno, e raggiunse la dimora delle fanciulle. Passò la mano attraverso l’inferriata della finestra e lasciò cadere il sacchetto all’interno. Il rumore svegliò il padre, che raccolse il denaro e organizzò il matrimonio della figlia maggiore.

Nicola volle ripetere il gesto. La gioia che riempì il cuore del padre delle fanciulle e, preso dalla curiosità cercò di individuare il benefattore. Con le monete d’oro poté realizzare il sogno della seconda figlia di contrarre un felice matrimonio.

Intuendo la possibilità di un terzo gesto di carità, il padre cercò di dormire con un occhio solo e, una notte, ecco il rumore del terzo sacchetto che cadeva. Nonostante Nicola si allontanasse rapidamente, il padre lo raggiunse e lo riconobbe. Nicola però gli fece promettere di non rivelare la cosa a nessuno. Il padre promise, ma a giudicare dagli avvenimenti successivi, con ogni probabilità non mantenne la promessa. E la fama di Nicola come uomo di grande carità si diffuse ancor più nella città di Mira.

Nel 1087 una spedizione navale partita dalla città di Bari si impadronì delle spoglie di San Nicola, che nel 1089 vennero definitivamente poste nella cripta della Basilica eretta in suo onore. L’idea di trafugare le sue spoglie venne ai baresi nel contesto di un programma di rilancio dopo che la città, a causa della conquista normanna, aveva perduto il ruolo di capitale dell’Italia bizantina. In quei tempi la presenza in città delle reliquie di un santo importante era non solo una benedizione spirituale, ma anche mèta di pellegrinaggi e quindi fonte di benessere economico.

ESAME DEL TESTO EVANGELICO

In questo nostro nuovo millennio, simile a un mare in tempesta, il Cristo ci chiede di vivere con serietà il vangelo.

E questo tempo di avvento ci chiede di tornare all’essenziale, ovvero ad ammirare il volto del Dio che siamo chiamati a raccontare nella nostra vita, alla purificazione della nostra misera fede.

E questa purificazione passa anche attraverso il cambiamento dell’orribile idea di Dio che troppo spesso ci siamo costruiti: UN DIO INFLESSIBILE E GIUSTIZIERE.

Ancora oggi Gesù ci ricorda qual è il Dio che stiamo per accogliere, che vogliamo far rinascere nei nostri cuori: UN PASTORE CHE VA IN CERCA DELLA PECORA PERDUTA, CHE VUOLE CHE NESSUNO MAI VADA PERSO.

Ma attenzione, Fratelli e Sorelle, oggi corriamo -AL CONTRARIO- il rischio di annacquarlo CON UNA VISIONE FINTAMENTE BUONISTA. Dio è buono, certo, ma a caro prezzo ha pagato la nostra salvezza, COL SANGUE DI CRISTO, PER INSEGNARCI IL PERDONO, LA GIUSTIZIA E LA MISERICORDIA.

EGLI, NOSTRO PADRE, è un genitore che per ogni proprio figlio desidera ogni bene, ogni luce, ogni soddisfazione sapendo, però, che nella vita dovrà affrontare errori e difficoltà.

Il nostro Dio desidera il nostro bene molto più di quanto noi stessi desideriamo il nostro bene che, quasi sempre, ci sfugge… Perché Dio ci ama, ci viene a cercare, ci carica sulle sue spalle là dove noi, esasperati dalla ricerca, avremmo probabilmente bastonato la pecora ribelle.

Lui no, PERCHÉ’ È PADRE BUONO! Ha attenzione per ogni pecora, se ne fa carico, se ne prende cura.

È questo il Dio CHE VA AMATO E CELEBRATO, quel Dio che ci prepariamo ad accogliere nel Natale che arriva nella carne.

E qui dobbiamo vergognarci. TUTTI! Perché quotidianamente continuiamo a parlare DI UN DIO GIUDICE PRONTO A COGLIERCI IN FALLO o, peggio, di un Dio CHE OGNUNO DI NOI SI È COSTRUITO, a cui va sempre tutto bene, quasi una sorta di innocuo Babbo Natale?

DIMENTICANDO CHE UNA DELLE SUE CARATTERISTICHE FONDAMENTALI è LA GIUSTIZIA!!!!!

Per mezzo di questa parabola, Gesù rivela alcune situazioni intollerabili nelle comunità: capita che uno dei piccoli si smarrisca e che per gli altri sia perduto.

Nella sua parabola Gesù dà criteri di relazione più giusti, più rispondenti a questo comportamento: questo piccolo che si è perduto ha una tale importanza che si trascurano tutti gli altri per andare a cercarlo e ritrovarlo, poiché Dio è chiaramente dalla parte degli ultimi, che vengono dimenticati, perché considerati perduti.

Il suo Regno è in contrasto con il nostro vivere quotidiano: ha per valori l’indulgenza, il rispetto e il soccorso.

Quindi la parabola della pecora smarrita ci riguarda personalmente perché è la nostra storia. Qualche volta siamo la pecora smarrita, altre volte siamo mandati a cercare la pecora smarrita che è il prossimo. Possiamo sperare di raggiungere la nostra salvezza soltanto se ci preoccupiamo anche della salvezza degli altri.

E la domanda con la quale inizia il brano odierno ne è conferma: «Che ve ne pare?» (Mt 18,12).

Come a dire, che tipo di misericordia pratichi? Noi forse, “cattolici praticanti”, dopo aver fruito più volte -spesso senza assaporarla- la misericordia di Dio nei Sacramenti, ci siamo convinti di essere ormai giustificati agli occhi di Dio.

E sia io che voi, siamo diventati inconsapevolmente il fariseo che sminuisce il pubblicano (Lc 18,9-14). E, anche se non lo diciamo ad alta voce, siamo convinti che siamo senza colpa davanti a Dio.

E LA RIPROVA STA NEL FATTO CHE IL NOSTRO ORGOGLIO PRENDE FORMA QUANDO MANIFESTIAMO LA NOSTRA INSOFFERENZA VERSO I DIFETTI DEGLI ALTRI, QUANDO SIAMO CONVINTI CHE GLI AVVERTIMENTI NON SONO MAI RIVOLTI A NOI.

Ragioniamoci sopra…

Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!