«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 4,38-44
+ In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva. Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo. Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea. Parola del Signore
Mediti…AMO
Non è più la sinagoga il luogo della predicazione e dell’annuncio, MA LA CASA.
La casa abitata da chi, GUARITO, SI METTE A SERVIRE.
Non è più la sinagoga il luogo della predicazione e dell’annuncio, MA LA SOGLIA, LA PIAZZA.
Luogo abitato da un’umanità ferita e dolente che chiede compassione e guarigione.
E li ottiene.
Non è più la sinagoga il luogo della predicazione e dell’annuncio, ma il deserto, con il suo silenzio che permette di incontrare Dio nella solitudine e nella preghiera, nella meditazione e nella lettura.
Non è più la sinagoga il luogo della predicazione e dell’annuncio ma lo divengono i paesi lontani.
Perché la Parola non si adagi, non si sclerotizzi, non si abitui alla quotidianità e alla banalità.
Perché il discepolo resti sempre pronto a partire, divorato dal desiderio di dire ad ogni uomo il volto bello di Dio.
Ecco perché all’inizio di questa ventiduesima settimana abbiamo visto come Gesù a Nàzareth, abbia resistito alla tendenza possessiva dei suoi compaesani, costringendoli ad accettare di non essere i soli destinatari privilegiati del suo ministero e dei suoi miracoli.
Fratelli e Sorelle, chi vuol impossessarsi di Gesù egoisticamente, per il proprio profitto e il proprio godimento, NON HA CAPITO CHE L’UNIONE CON LUI NON È POSSIBILE SE NON NELL’AMORE GENEROSO, NELL’APERTURA DI CUORE.
Nel Vangelo di oggi lo stesso orientamento viene confermato, la stessa lezione ci viene data, questa volta a Cafàrnao, città dove Gesù si era recato dopo la sua visita a Nàzareth.
Lì, dopo aver insegnato con autorità nella sinagoga, andò nella casa di Simon Pietro, dove trovò “…la suocera di Simon Pietro che era in preda ad una grande febbre. E lo pregarono quindi per lei“.
Mostrando GRANDE FEDE nell’efficacia della SUA PAROLA.
E Gesù “..chinatosi sull’ammalata, intimò alla febbre e la febbre la lasciò“.
La guarigione fa sì che la suocera di Pietro si ponga immediatamente in piedi.
E, recuperata la salute e la dignità, SI METTE AL SERVIZIO DELLA GENTE.
LA DONNA “SI ALZÒ IN PIEDI E LI SERVIVA”: NOTA UN COMMENTATORE CHE ELLA, SERVENDO IL FIGLIO DI DIO, È EQUIPARATA AI SETTE ANGELI CHE, SECONDO LA TRADIZIONE, SONO DEDITI AL SERVIZIO DI DIO.
UNA DONNA TRA “GLI ANGELI DEL SERVIZIO”.
Ma torniamo a noi…
Fratelli e Sorelle, ogni uomo è importante agli occhi di Dio, non importa se ricco o povero, dotto o ignorante, sano o malato.
L’umanità è malata e ha urgente bisogno di COLUI che dice di essere ed è venuto non per i sani, ma per gli infermi, non per i giusti, ma per i peccatori.
Fin quando il male persiste non siamo in grado di servire il Signore.
Abbiamo bisogno che LUI si chini su di noi e ci imponga le sue mani affinché le nostre febbri scompaiano e recuperiamo la salute dell’anima e del corpo.
Dobbiamo sentire su di noi la forza divina delle sue mani per sentirci guariti.
Nell’impossibilità di adempiere da soli quanto dobbiamo fare, noi siamo soliti rivolgerci a qualcuno, chiedendo che ci dia una mano per portare a termine le nostre piccole e grandi imprese.
Con gioia costatiamo che Cristo è venuto a darci le sue mani: mani che si impongono per guarire, che si muovono per benedire, che hanno la forza per sollevare, che sono capaci di condurre.
Mani protese verso Pietro per sollevarlo dai flutti del lago in tempesta, vi ricordate, quando vacilla nella fede.
Mani poi forate dai chiodi, quando il dono doveva essere totale.
Ci viene da fissare per un po’ le nostre mani e chiederci l’uso che ne facciamo.
Ma qualsiasi cosa rispondiamo, dobbiamo sempre ricordare che OGNI UOMO HA UN’INFINITA DIGNITÀ ED È UNA RISORSA PER L’UMANA SOCIETÀ, perché IN OGNI UOMO RISPLENDE LA GLORIA DI DIO.
La Chiesa non esalta l’uomo, ma anzi riconosce le sue miserie e la sua costituiva finitudine.
Ma, allo stesso tempo annuncia che è “l’unica creatura che Dio ha voluto per se stessa” (Gaudium et spes, 24).
GESÙ NON SOLO GUARISCE, MA GUARISCE IN MODO TALE CHE LA PERSONA SI METTA AL SERVIZIO DELLA VITA.
Ne risultò che a questa notizia “…tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui“.
Con una bontà straordinaria Gesù ebbe cura di ciascuno di loro “…imponendo su ciascuno le mani, li curava“.
Come è significativa questa attenzione personale di Gesù per ciascuno!
Egli dirà più avanti nel Vangelo “…IO SONO IL BUON PASTORE, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me”.
E ancora, IL BUON PASTORE “...chiama le sue pecore per nome“, perché Egli le conosce una per una.
Occuparsi personalmente di ogni singola persona è certamente una grande fatica, che Gesù affrontava comunque con grande generosità.
Ecco allora che si capisce facilmente che, quando il giorno seguente egli andò altrove “…le folle lo cercarono e, raggiuntolo, lo volevano trattenere perché non se ne andasse via da loro“.
Gesù aveva suscitato la gratitudine, la stima, l’ammirazione, ma subito aveva detto “…bisogna che io annunzi il regno di Dio anche nelle altre città“.
Con questa risposta corre il rischio di deludere la gente; però egli è consapevole di avere una missione più ampia.
Non è venuto per cercare il proprio successo, bensì per fare la volontà del Padre, che l’ha mandato in cerca delle pecore smarrite, dovunque si trovino.
Con questo atteggiamento dinamico Gesù rivela al mondo la stupenda generosità di Dio.
L’AMORE DIVINO È SCONFINATO, NON ACCETTA LIMITI, CERCA DI SALVARE TUTTI, VA INCONTRO ANCHE AI PROPRI NEMICI, PER PROPORRE LA RICONCILIAZIONE, NEL SANTO CUORE DI DIO.
Fratelli e Sorelle, certamente la parola che Gesù consegna ai primi discepoli è quella di camminare dietro di Lui “…venite dietro di me” (Mc 1,17).
perché, mai dobbiamo dimenticare, che è Lui che traccia la strada.
La folla invece pretende che resti con loro.
Non solo non vanno con lui, ma vogliono anche impedirgli di compiere la sua missione.
Questo accade anche oggi, anche ai buoni cristiani, tutte le volte che facciamo della fede una consolazione e una sicurezza.
LA FEDE INVECE È UNA SFIDA, UN CONTINUO PELLEGRINAGGIO.
C’è gente che vorrebbe chiudere Gesù perché lo vuole tutto e solo per sé.
Ma Gesù è venuto per andare nel mondo ed è triste una fede che si limita all’intimità di una preghiera e non sente il bisogno di mettersi in cammino per seminare ovunque la parola che salva.
A questa gente – di ieri e di oggi – che vorrebbe trattenerlo, Gesù annuncia che ha una missione da compiere “...è necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città” (4,43).
Niente e nessuno può e deve impedirgli di portare a termine il compito che ha ricevuto dal Padre.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!