«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 9,1-8
+ In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati». Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua. Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini. Parola del Signore
Mediti…AMO
La parte del Vangelo di Matteo che va dai capitoli 4,23 a 11,30, racconta l’attività in parole e opere, discorsi e miracoli, con i quali Gesù si rivolge ad Israele.
È la narrazione di ciò che il primo evangelista sintetizza inizialmente in:
«Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il Vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattia e infermità del popolo» (Mt 4, 23).
Gesù mostra materialmente quale sia l’effetto del Regno, che tipo di signoria sia quella del Padre e in quale modo Lui traduca l’autorità che gli è stata data: guarigione, salvezza, liberazione dal male.
Le parole e le opere di Gesù annunciano il Regno come un principio di guarigione, di liberazione, di consolazione, di misericordia, di riscatto; in una parola: DI SALVEZZA.
Un principio CHE CHIAMA ALLA COLLABORAZIONE E INVITA ALLA SEQUELA, A UN DISCEPOLATO CHE, ANZITUTTO, TRADUCA IN SCELTE DI VITA, IN PRATICA CONCRETA, LA PROPRIA ADESIONE.
In quest’attività taumaturgica e di annuncio Egli trova accoglienza e insieme resistenza.
I deboli, i malati, i peccatori, i poveri, gli emarginati lo accolgono subito con entusiasmo.
Un gruppo di discepoli lo segue da vicino e si lascia affascinare dal «Vangelo del Regno».
Ad essi Gesù riserva una particolare cura e un particolare insegnamento, come si vede nel discorso della montagna.
Israele invece, nei suoi capi e in coloro che li seguono, Lo rifiuta ostinatamente e duramente.
Nulla di più comprensibile: ciò che gesù annuncia è il ribaltamento di ogni ordine costituito dagli uomini per ristabilire quello voluto da dio.
È quel che anche Lui si trova a constatare con esultanza al termine di questa sezione del Vangelo di Matteo:
«Ti benedico Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose (il Vangelo del Regno) ai sapienti e ai dotti (scribi, farisei, capi e loro seguaci) e le hai rivelate ai piccoli (gli “ignoranti” della Legge)» (Mt 11,25) e che lo spinge a dare alla sua missione una direzione e una connotazione ancora più chiare: «Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi darò ristoro» (Mt 11,28).
L’autorità straordinaria di Gesù.
Al lettore Gesù appare come una persona investita di un’autorità straordinaria, mediata dalla parola e dal gesto (Mt 9,6.8).
La parola autorevole di Gesù colpisce il male alla radice: nel caso del paralitico sul peccato che intacca l’uomo nella sua libertà e lo blocca nelle sue forze vive:
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«ti sono rimessi i tuoi peccati» (v.5);
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«alzati prendi il tuo lettuccio e và a casa tua» (v.6).
Davvero tutte le forme di paralisi del cuore e della mente cui siamo soggetti vengono annullate dall’autorità di Gesù (9,6), perché si è scontrato con esse durante la sua vita terrena.
La parola autorevole ed efficace di Gesù risveglia l’umanità paralizzata (9,5-7) e le fa dono di camminare (9,6) in una fede rinnovata.
Il potere di perdonare i peccati, di agire per conto di Dio, di cancellare ogni colpa nella totale semplicità, togliere la paralisi dell’amore che ci impedisce di amare e di vivere: ecco cosa sta facendo Gesù.
E la folla è colpita dal potere di perdonare i peccati manifestatosi nella guarigione ed esulta perché Dio ha concesso un tale potere al Figlio dell’uomo.
Fratelli e Sorelle. È possibile ascrivere questo alla comunità ecclesiale dove era concesso il perdono dei peccati su mandato di Gesù?
In Israele era complesso chiedere perdono a Dio: solo una volta all’anno, nel giorno di Yom Kippur, si poteva celebrare il rito collettivo dell’espiazione dei peccati.
E solo a Dio era concesso di accogliere tale espiazione. Gesù, invece, fa dell’eccezione la regola: all’uomo paralizzato, che tutti pensavano essere punito per i suoi misfatti segreti, restituisce la pace del cuore e la libertà del movimento.
Matteo ha riportato questo episodio sul perdono dei peccati con l’intenzione di applicarlo ai rapporti fraterni all’interno della comunità ecclesiale.
In essa vigeva, già, la prassi di perdonare i peccati su delega di Gesù; una prassi non condivisa dalla sinagoga.
Il tema del perdono dei peccati ritorna ancora in Mt 18 e alla fine del vangelo viene affermato che esso è radicato nella morte di Gesù in croce (26,28).
Ma nel nostro contesto il perdono dei peccati è collegato con l’esigenza della misericordia presente nell’episodio che segue, la vocazione di Matteo «…misericordia cerco e non sacrificio. Non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9,13).
Fratelli e Sorelle. Le parole di Gesù mostrano che il Signore ha reso visibile il perdono di Dio. Anzitutto, nei rapporti con i pubblicani e i peccatori, come anche nel sedersi a mensa con loro.
“Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati”. QUESTE PAROLE SVELANO E COMUNICANO EFFICACEMENTE LA MISERICORDIA DEL PADRE.
Gesù si rivolge al paralitico chiamandolo “figlio”.
Sarebbe stato meglio tradurre “figliolo” per restituire al vocabolo il valore confidenziale che appare nel testo originale.
Gesù non si rivolge all’uomo come se fosse un estraneo né si limita a manifestare la sua capacità terapeutica.
LO CHIAMA FIGLIO PER RIVELARE LA TENEREZZA E LA BONTÀ DI DIO PADRE.
E subito gli comunica il dono più importante, immensamente più importante della guarigione del corpo “ti sono perdonati i peccati”.
Il verbo è riportato nella forma passiva.
PERCHÉ NON È GESÙ CHE RIMETTI I PECCATI, in quanto IL SIGNORE È SOLO IL MEDIATORE DI UNA GRAZIA CHE VIENE DALL’ALTO.
IL VERBO È AL PRESENTE, SEGNO CHE PROPRIO IN QUESTO MOMENTO, CIOÈ NEL MOMENTO IN CUI QUELL’UOMO STA DINANZI A GESÙ, AVVIENE IL PERDONO.
ICONA DI UNA IMMAGINE MALATA CHE CAMMINA LUNGO LE STRADE DEL TEMPO E SI RIMETTE ALLA SUA UNICA POSSIBILITÀ DI SALVEZZA: L’INCONTRO CON SUO SIGNORE. COL SUO PERSONALE SALVATORE.
Gesù annuncia quella misericordia che d’ora in poi il Padre vuole riversare sull’intera umanità.
Nella preghiera del PADRE NOSTRO Gesù ha insegnato a chiedere il perdono dei peccati (Mt 6,12).
E qui è LUI stesso che comunica questo perdono nel nome del Padre.
Dobbiamo distinguere tra PERDONO e CONDONO. Il perdono si poteva ottenere da Dio dopo vari passi: pentimento, preghiera, digiuno, offerta di sacrifici al tempio.
Il condono, invece, è la cancellazione dei peccati per iniziativa e volontà del Signore.
Il povero paralitico non poteva certo porre in essere le varie azioni richieste.
ECCO ALLORA CHE IL CONDONO DELLE COLPE, PER LUI, È UN GESTO DI AMORE DI GESÙ, UN DONO GRATUITO.
Così è per tutte le persone che si trovano in situazioni di peccato, ma non possono uscirne: non sono escluse per sempre, anzi sono oggetto del dono di Dio, che devono solo accogliere.
DA NOTARE CHE GESÙ NON HA MAI DETTO DI CHIEDERE PERDONO A DIO, MA SOLO DI PERDONARCI TRA DI NOI.
E, NEL CONTESTO DEL BRANO ODIERNO, DOBBIAMO SEMPRE RICORDARE CHE NON È STATO L’UOMO A CHIEDERLO, È GESÙ CHE OFFRE IL PERDONO DI DIO.
È un’offerta gratuita di fronte alla quale esercitiamo la nostra libera responsabilità di accettare o meno questo DONO che ci libera dal peccato, fonte di tutti i mali.
Gesù sa leggere negli occhi e nel cuore, egli perciò vede la loro fede (è la nostra!), la fede del paralitico e di quelli che lo accompagnano.
Perché mai dobbiamo dimenticare che la fede è l’indispensabile premessa per ricevere i doni di Dio.
La voce di uno sconosciuto testimone antico:
Cristo non ha mani, ha soltanto le nostre mani per fare il suo lavoro oggi.
Cristo non ha piedi, ha soltanto i nostri piedi per guidare gli uomini sui suoi sentieri.
Cristo non ha labbra, ha soltanto le nostre labbra per narrare di sé agli uomini di oggi.
Cristo non ha mezzi, ha soltanto il nostro aiuto per condurre a sé gli uomini.
Noi siamo l’unica Bibbia che i popoli leggono ancora, siamo l’ultimo messaggio di Dio scritto in opere e parole. E se il testo risultasse falsificato e non potesse essere letto?
Se le nostre mani fossero occupate con altre cose e non le sue?
Se i nostri piedi andassero altrove là dove li attira il peccato?
Se le nostre labbra dicessero parole che egli rifiuterebbe?
Pensiamo forse di poterlo servire senza seguirlo?
Ragioniamoci sopra…
Il Signore IDDIO ti Benedica
E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!