06.06.2022 – LUNEDI’ BEATA VERGINE MARIA MADRE DELLA CHIESA – GIOVANNI 19,25-34 “… e il discepolo la prese nella sua casa…”

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 19,25-34

In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Il 21 novembre 1964, a conclusione della terza Sessione del Concilio Vaticano II, dichiarò la beata Vergine Maria «Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano, tanto dei fedeli quanto dei Pastori, che la chiamano Madre amantissima».

La Sede Apostolica pertanto, in occasione dell’Anno Santo della Riconciliazione (1975), propose una messa votiva in onore della beata Maria Madre della Chiesa, successivamente inserita nel Messale Romano; diede anche facoltà di aggiungere l’invocazione di questo titolo nelle Litanie Lauretane (1980).

Papa Francesco, considerando attentamente quanto la promozione di questa devozione possa favorire la crescita del senso materno della Chiesa, come anche della genuina pietà mariana, ha stabilito nel 2018 che la memoria della beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, sia celebrata dal Calendario Romano nel lunedì dopo Pentecoste.

ESAME DEL TESTO EVANGELICO

Il giorno dopo aver la solennità della Pentecoste, della misura del suo amore, la Chiesa si sofferma sul ruolo di Maria, madre della Chiesa.

Lo fa perché da sempre i discepoli sono rimasti impressionati dalla forza della prima fra di loro, Maria Santissima, soprattutto sotto la croce, nel momento più drammatico della sua vita interiore.

Sappiamo bene com’è andata: dall’annunciazione fino a quel giorno Maria ha custodito l’immenso mistero dell’incarnazione, ha visto quel bambino così simile a tutti gli altri crescere, gli ha insegnato a camminare, a parlare, a pregare.

Poi l’adolescenza e la giovinezza passata nella bottega del padre. Infine l’atteso inizio della sua vita pubblica, le notizie prima esaltanti che giungevano da Cafarnao, poi quelle dolorose che giungevano da Gerusalemme.

E a Gerusalemme troviamo Maria che giunge fino ai piedi della croce. Quanto dolore può provare un genitore davanti ad un figlio che muore, e che muore in quel modo?

Invece, annota, Giovanni, Maria ‘stà ai piedi della croce’: “Stabat Mater dolorósa iuxta crucem lacrimósa, dum pendébat Fílius” (“La Madre addolorata stava in lacrime presso la Croce mentre pendeva il Figlio”).

Lo “STABAT MATER” è una sequenza cattolica del XIII secolo attribuita al beato Jacopone da Todi, inserito nel Missale Romanum nel 1727, sotto papa Benedetto XIII, che canta Maria, che “sta”, in senso di “DIMORA”. E che lo fa rimanendo IRREMOVIBILE, NELLA SUA FEDE, non si muove, non fugge, non urla la sua rabbia verso un Dio che promette e non mantiene.

I carnefici l’hanno lasciata avvicinare a Suo figlio, forse per un moto di pietà verso una madre che vede morire un figlio.

Il dolore è straziante ma la MADRE DI DIO “sta”, QUAL IRREMOVIBILE DIMORA NELLA FEDE.

In quel momento solo Lei e pochi altri rappresentano la Chiesa.

Mentre gli apostoli e i discepoli sono fuggiti. La Chiesa nascente si è dissolta come la nebbia, al primo soffio di vento.

MARIA NO.

La prima che ha creduto resta FEDELE ai piedi della croce.

E quel dimorare l’ha fatta diventare icona di speranza per TUTTI COLORO CHE NEI SECOLI HANNO VISSUTO E VIVRANNO MOMENTI TRAGICI.

Quel dolore affrontato senza cedimenti, senza tracolli, è diventato l’albero, alla cui ombra DELLE SEMPREVERDI FRONDE, ci rifugiamo.

Quando il dolore ci STRAZIA la vita e sembra CANCELLARE ogni cosa, MARIA, ETERNAMENTE PRESENTE IN PREGHIERA STRAZIANTE, AI PIEDI DELLA CROCE, CI SOSTIENE E CI AIUTA A NON CEDERE, A DIMORARE, A CREDERE.

  • “Gesù disse al discepolo [Giovanni] ‘Ecco tua Madre’. E da quell’ora, il discepolo l’accolse con sé”.

Ai piedi della croce, presso Gesù morente, Ella è rimasta insieme a Giovanni, il discepolo che, nell’Ultima Cena, aveva posato il capo sul Cuore di Cristo Dio.

Quello “stare” insieme, lì accanto a Gesù, quando tutti se ne sono andati, li ha certamente uniti in quelle profondità spirituali a cui si giunge, purificati da tanto amore e da tanto assurdo e immenso dolore.

E Gesù nell'”ora suprema” del dono della sua vita, LI HA RESI ESSI STESSI, VICENDEVOLI DONI.

Maria è diventata Madre di Giovanni e l’apostolo prediletto è divenuto figlio Della Madre di Dio.

E in questa “dinamica di amore”, questo dono si è reduplicato all’infinito. PERCHÉ GENERAZIONI E GENERAZIONI DI CRISTIANI, COME GIOVANNI, HANNO RICEVUTO IN DONO MARIA, COME MADRE.

Nella sua sete infinita di abbracciare l’intera umanità stringendola attorno alla misericordia di Dio, Gesù beve fino in fondo il calice amaro del peccato di ognuno DI NOI.

Il suo corpo agonizzante INAUGURA LA FINE DEL VECCHIO ORDINE DI COSE E RISTABILISCE TUTTO SECONDO LA NUOVA LEGGE, dove il legame di sangue non è più sancito da un vincolo di natura, MA DALL’EFFUSIONE DI GRAZIA PROVENIENTE DIRETTAMENTE DA DIO.

In Dio, infatti, ognuno diventa figlio, fratello e madre, in virtù della volontà del Signore e di quella sua specifica parola, che è una eterna richiesta di realizzare un amore diffusivo, che mi pone accanto ai miei fratelli, che, come me sono chiamati a camminare nella Chiesa.

Le difficoltà interiori ed esteriori non furono risparmiate a Maria, che ricevette i doni di Dio non come privilegi, MA PIUTTOSTO COME TALENTI DA FAR SFRUTTARE ALLA LUCE DELLA PIENA FEDE, COME STRUMENTI NECESSARI PER LA MISSIONE CHE LE ERA STATA AFFIDATA DI MADRE DI CRISTO, MADRE DELLA CHIESA.

Maria ha conosciuto tremiti profondi e gioie penetranti, ha calcato la polvere di nuove strade sconosciute tracciate dalla sollecitudine paterna e amorosa di Dio.

Ma ha vissuto tutto questo IN UN PEREGRINARE DI FEDE PIENO E CONFIDENTE, per cui ci manifesta con quale disponibilità d’animo dobbiamo immergerci nel corso accidentato della vita, lungo la china del tempo, per conoscere i liberi abbandoni dell’Amore e nell’Amore.

E mi piace concludere questa meditazione con il “sogno profetico” che a nove anni ebbe Giovanni Melchiorre Bosco (19815-1888, sacerdote, pedagogo, SANTO, fondatore delle Congregazioni dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice), noto come “Don Bosco”, raccontato nelle sue “MEMORIE”:

  • “«A nove anni ho fatto un sogno. Mi pareva di essere vicino a casa, in un cortile molto vasto, dove si divertiva una gran quantità di ragazzi. Alcuni ridevano, altri giocavano, non pochi bestemmiavano. Al sentire le bestemmie mi slanciai in mezzo a loro. Cercai di farli tacere usando pugni e parole.

In quel momento apparve un uomo maestoso, vestito nobilmente. Un manto bianco gli copriva tutta la persona. La sua faccia era così luminosa che non riuscivo a fissarla. Egli mi chiamò per nome e mi ordinò di mettermi a capo di quei ragazzi.

Aggiunse: «Dovrai farteli amici non con le percosse, ma con la mansuetudine e la carità. Su, parla, spiegagli che il peccato è una cosa cattiva e che l’amicizia con il Signore è un bene prezioso». Confuso e spaventato risposi che io ero un ragazzo povero e ignorante, che non ero capace di parlare di religione a quei monelli.

In quel momento i ragazzi cessarono le risse, gli schiamazzi e le bestemmie e si raccolsero tutti intorno a colui che parlava. Quasi senza sapere cosa facessi gli domandai: «Chi siete voi, che mi comandate cose impossibili?» «Proprio perché queste cose ti sembrano impossibili – rispose – dovrai renderle possibili con l’obbedienza e acquistando la scienza».

«Come potrò acquistare la scienza?».

«Io ti darò la maestra. Sotto la sua guida si diventa sapienti, ma senza di lei anche chi è sapiente diventa un povero ignorante». «Ma chi siete voi?». «Io sono il figlio di colei che tua madre ti insegnò a salutare tre volte al giorno».

«La mamma mi dice sempre di non stare con quelli che non conosco, senza il suo permesso. Perciò ditemi il vostro nome». «Il mio nome domandalo a mia madre».

In quel momento ho visto vicino a lui una donna maestosa, vestita di un manto che risplendeva da tutte le parti, come se in ogni punto ci fosse una stella luminosissima. Vedendomi sempre più confuso, mi fece cenno di andarle vicino, mi prese con bontà per mano e mi disse: «Guarda».

Guardai e mi accorsi che quei ragazzi erano tutti scomparsi. Al loro posto c’era una moltitudine di capretti, cani, gatti, orsi e parecchi altri animali. La donna maestosa mi disse: «Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare.

Cresci umile, forte e robusto e ciò che adesso vedrai succedere a questi animali, tu lo dovrai fare per i miei figli». Guardai ancora ed ecco che al posto di animali feroci comparvero altrettanti agnelli mansueti che saltellavano, correvano, belavano, facevano festa attorno a quell’uomo e a quella signora. A quel punto nel sogno mi misi a piangere.

Dissi a quella signora che non capivo tutte quelle cose. Allora mi pose una mano sul capo e mi disse: «A suo tempo, tutto comprenderai».

Aveva appena detto queste parole che un rumore mi svegliò. Ogni cosa era scomparsa. Io rimasi sbalordito. Mi sembrava di avere le mani che facevano male per i pugni che avevo dato, che la faccia mi bruciasse per gli schiaffi ricevuti.

Al mattino ho subito raccontato il sogno, prima ai fratelli che si misero a ridere, poi alla mamma e alla nonna. Ognuno diede la sua interpretazione. Giuseppe disse: «Diventerai un pecoraio». Mia madre: «Chissà che non abbia a diventare prete».

Antonio malignò: «Sarai un capo di briganti». L’ultima parola la disse la nonna, che non sapeva né leggere né scrivere: «Non bisogna credere ai sogni». Io ero del parere della nonna. Tuttavia quel sogno non riuscii più a togliermelo dalla mente»”.

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!