05 LUGLIO 2024 VENERDI’ 13′ SETTIMANA P.A. B – MATTEO 9,9-13 “Misericordia io voglio…”

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MATTEO 9,9-13

+ In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Il primo evangelista ha già narrato la chiamata di due coppie di fratelli: Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni (Mt 4,18-22: III domenica del T.O.).

Nel brano di oggi assistiamo ad un nuovo racconto di vocazione, espresso nel medesimo schema: Gesù “passa”, “vede” qualcuno che è intento a svolgere la sua attività, e lo chiama a diventare suo discepolo.

E, il chiamato, lascia tutto e segue Gesù.

Una novità rispetto alla precedente chiamata: qui non si tratta di pescatori, ma di un “pubblicano”, cioè un esattore delle tasse al servizio dei romani, appartenente alla categoria di uomini considerati sfruttatori e strozzini, odiati dal popolo ed esclusi dalla comunità religiosa di Israele.

Immaginate che dire “pubblicano” equivaleva a dire “peccatore”.

Ma leggiamo e meditiamo attentamente questo testo, il cui schema, rivela alcune componenti essenziali della vocazione cristiana.

Anzitutto l’iniziativa di Gesù:

  1. passa,
  2. vede,

E lo fa, come al suo solito, con uno sguardo carico di amore.

E all’interno di questo sguardo CHIAMA I SUOI DISCEPOLI, PER PURA GRAZIA, A UN RAPPORTO PERSONALE CON LUI.

Ma, badate bene, mentre li lega a sé, li inserisce, allo stesso momento, IN UNA COMUNITÀ, IN UNA FAMIGLIA, LA SUA, DOVE ALLA SUA SCUOLA IMPARERANNO AD ACCETTARSI E AD ACCOGLIERSI COME FRATELLI, SUPERANDO OGNI CONTRAPPOSIZIONE E RIVALITÀ.

E, QUESTA INIZIATIVA DI GESÙ PROVOCA LA RISPOSTA IMMEDIATA DEL CHIAMATO, CHE “…SI ALZÒ E LO SEGUÌ“, OPERANDO UNA TOTALE ROTTURA CON LA SUA PROFESSIONE ANTERIORE, PER FAR DONO TOTALE DI SÉ, A COLUI CHE CHIAMA PER CONDURRE INSIEME CON LUI UNA NUOVA ESISTENZA.

Tale risposta esprime la fede per cui il discepolo “si affida” a Colui che lo chiama, per condividere il suo progetto di vita, abbandonando per sempre il proprio.

Il presente episodio segue immediatamente quello del paralitico al quale Gesù perdona i peccati e poi restituisce la perfetta salute fisica (Mt 9,1-8).

Infatti, anche Matteo è un “miracolato” da Gesù che, incontrandolo, gli cancella i peccati e lo guarisce dalla “paralisi” della sua avidità e attaccamento al denaro.

E, DA UN “PECCATORE PERDONATO E RISANATO”, GESÙ NE TRAE UNO DEI “DODICI”, RENDENDOLO UNO DEI SUOI AMICI PIÙ INTIMI, A CUI MANIFESTERÀ UNA FIDUCIA TOTALE.

Ma torniamo al testo, dove ci accorgiamo quindi che “Matteo parla di Matteo”, racconta di sé stesso e del momento in cui ha lasciato “il tutto” per incontrare “TUTTO”.

In quel paese diventato importante dopo la divisione del regno di Erode fra i suoi figli, luogo di frontiera e sotto il controllo di Roma, poteva esercitare con profitto il suo ruolo di esattore.

La sua vita era orientata, determinata: era odiato dai correligionari per essere un collaborazionista, ma Matteo tirava diritto per la sua strada.

Finché non incontrò LA TENEREZZA E LA MISERICORDIA, nello sguardo di un Nazoreo, falegname, in quel momento ospite di “un tale” Pietro di Betsaida.

E a seguito di quell’incontro tutto era cambiato, e “…non ci aveva capito più nulla”, della sua vita precedente a quel fausto giorno.

Mi emoziona il fatto che Matteo ne parli dopo decenni: e ciò dimostra che NON È STATA L’ILLUSIONE DEL MOMENTO MA LA SCOPERTA DI UNA VITA DI GRAZIA.

Dobbiamo far sempre bene attenzione a stare attenti e ad essere presenti, per scorgere i segni del Suo passaggio, nella nostra vita.

Perché il Signore usa le nostre esperienze per rendersi presente, le nostre vicende per colpire chi non crede.

ANCHE NOI SIAMO STATI CHIAMATI DAL SIGNORE PER FARE ESPERIENZA DI GUARIGIONE INTERIORE E QUESTA GUARIGIONE POI SIAMO CHIAMATI A TESTIMONIARE, A CHI INCONTRIAMO OGNI GIORNO, SUL NOSTRO CAMMINO, per raccontare ad ogni uomo, che è nostro fratello, l’immensa tenerezza che Dio ha per l’umanità.

Ma, per esaminare bene la pericope biblica odierna, dobbiamo ricordare che l’accoglienza che Cristo ha offerto ai peccatori e ai pubblicani, ha generato un immenso scandalo.

Perché “la comunità della tavola”, è in Oriente una forma di comunione che va al di là della semplice partecipazione al banchetto.

Infatti prevede, per esistere, L’AMICIZIA, LA VICINANZA, LA FRATERNITÀ, POICHÈ È UN MODO PER OFFRIRE ALL’ALTRO LA POSSIBILITÀ DI ENTRARE NELLA PROPRIA INTIMITÀ FAMILIARE.

Purtroppo, coloro che si credevano puri e perfetti, escludevano dalla loro tavola coloro che facevano parte della massa dei peccatori, secondo il canone del fariseismo.

E PER STIGMATIZZARE QUESTA LORO DEPRECABILE ATTITUDINE ED USANZA, GESÙ CHIAMA UN PUBBLICANO PECCATORE, MATTEO, E SI LASCIA INVITARE, CIRCONDATO DA ALTRI PECCATORI.

Così facendo, IL SIGNORE OFFRE LA SUA AMICIZIA E LA COMUNIONE CON DIO A COLORO CHE NE HANNO PIÙ BISOGNO.

In Cristo, è Dio stesso che si lascia invitare alla tavola dei poveri peccatori.

Ma il comportamento di Gesù in questa occasione è stato una delle ragioni che spinsero il sinedrio a condannarlo a morte.

È il mistero del paradosso cristiano:

  • Dio, che viene nel mondo per salvare gli uomini, è giudicato da coloro che si credono giusti;
  • Dio, che viene nel mondo per offrire la sua amicizia, scandalizza coloro che non conoscono la misericordia.

Ecco la ragione per la quale saranno solo coloro che, come Matteo, sentono di essere peccatori, che avranno la felicità di vedere Dio seduto alla loro tavola, e fuggiranno dall’orgoglio di credersi e di sentirsi giusti.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

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Sia Lodato Gesù, il Cristo!