05 giugno 2024 MERCOLEDI’ SAN BONIFACIO – MARCO 12,18-27 “Non è Dio dei morti, ma dei viventi!”

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MARCO 12,18-27

+ In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

SAN BONIFACIO, nato WYNFRITH, sembra appartenesse a una nobile famiglia inglese del Devonshire, dove nacque (673-574).

Senza l’opera missionaria di Bonifacio non sarebbe stata possibile l’organizzazione politica e sociale europea di Carlo Magno.

Professò la regola monastica nell’abbazia di Exeter e di Nurslig, prima di dare inizio all’evangelizzazione delle popolazioni germaniche oltre il Reno.

Convocato a Roma, ebbe dal papa l’ordinazione episcopale e il nuovo nome di Bonifacio, E prima di organizzare la Chiesa sulla riva destra del Reno, pensò alla fondazione, tra le regioni di Hessen e Turingia, di un’abbazia, di Fulda, che divenisse il centro propulsore della spiritualità e della cultura religiosa della Germania, paragonabile per attività e prestigio alla benedettina Montecassino.

Fu messaggero della BUONA NOVELLA, in una interessante duplice veste:

  • come monaco viene mandato e si affretta ad annunciare la Buona Novella;
  • come contemplativo viene trasformato in uomo d’azione, incaricato di fondare la Chiesa.

Ciò che Gregorio Magno aveva fatto mandando Agostino in Inghilterra, Papa Gregorio lo ripete, mandando Bonifacio in Germania.

Il cristiano deve imparare a unire azione e contemplazione, a diventare contemplativo nell’azione.

Certamente, voi sapete bene che annunziare il Vangelo nell’VIII secolo era arduo, poiché si trattava di un’epoca particolarmente dura:

  • le invasioni barbariche hanno disgregato totalmente l’impero romano;
  • l’eresia ariana ha fatto vacillare la fede.

Si racconta che, in Germania, nel bosco di Hessen, fece abbattere una gigantesca quercia alla quale le popolazioni pagane attribuivano magici poteri, perché ritenuta sede di un dio.

Quel gesto fu ritenuto una vera sfida alla divinità e i pagani accorsero per assistere alla vendetta del dio offeso.

Bonifacio ne approfittò per recare loro il messaggio evangelico e ai piedi della quercia abbattuta eresse la prima chiesa dedicata a S. Pietro.

Diventava quindi urgente ridare nuova vita alle Chiese, ri-metterle in comunione tra loro e con Roma.

Sarà l’opera di Bonifacio come missionario del Vangelo. E, IN LUI, COME IN OGNI EPOCA, LA CHIESA PUÒ VIVERE SOLTANTO ACCOGLIENDO LO SPIRITO CHE LE COMUNICA IL SUO SLANCIO MISSIONARIO.

Nel 753, a oltre 70 anni di età, Bonifacio si dimise lasciando al proprio posto S. Lullo, per passare i suoi ultimi anni a riconvertire gli abitanti della Frisia, ricaduti nel paganesimo dopo la morte di S. Willibrord.

Con una piccola compagnia, convertì con successo un gran numero di persone nell’area fino a quel punto non evangelizzata della Frisia nord-orientale.

Il 5 giugno 754, alla vigilia di Pentecoste, Bonifacio e il suo confratello Eoban (che era stato da lui assegnato come amministratore della diocesi di Utrecht) si preparavano alla cresima di alcuni convertiti a Dokkum, nei Paesi Bassi settentrionali.

Mentre Bonifacio leggeva quietamente nella sua tenda, una banda di pagani armati assalì il campo e Bonifacio non permise al suo seguito di difenderlo con le armi, dicendo loro «…non temete, tutte le armi di questo mondo non possono uccidere la nostra anima» e dopo averli esortati a confidare in Dio e ad accogliere la prospettiva del martirio per la Fede, fu uno dei primi a morire.

Il suo corpo fu portato all’abbazia di Fulda, dove riposa tuttora. Il libro che leggeva prima del martirio (una copia del “De Bono Mortis” o “il bene della morte”, di S. Ambrogio), macchiato di sangue, fu esibito per secoli come reliquia.

A San Bonifacio si fa risalire anche uno dei simboli natalizi, l’Albero di Natale, che fu da lui utilizzato per primo nel 724, quando ebbe l’idea di addobbare un abete appoggiando delle candele accese sui suoi rami.

Le candele simboleggiavano la discesa dello Spirito Santo sulla terra con la venuta del “bambino Gesù”.

San Bonifacio usò questa immagine per spiegare alle popolazioni pagane il senso del Natale.

Uno dei suoi simboli è l’ascia con la quale abbatte la grande quercia.

Ma veniamo al testo evangelico odierno, all’interno del quale, continua il confronto tra Gesù e le autorità.

E, dopo i sacerdoti, gli anziani e gli scribi (Mc 12,1-12) e i farisei e gli erodiani (Mc 12,13-17), ecco che ora appaiono i sadducei, che pongono una domanda sulla risurrezione, all’interno di un vecchio tema polemico, che causava continui litigi tra sadducei e farisei (Mc 12,18-27 e At 23,6-1).

Infatti, nelle comunità cristiane degli anni settanta, epoca in cui Marco scrive il suo vangelo, c’erano alcuni cristiani che, per non essere perseguitati, cercavano di conciliare il progetto di Gesù con il progetto dell’impero romano.

Gli altri che resistevano all’impero erano perseguitati, accusati ed interrogati dalle autorità o dai vicini che si sentivano infastiditi dalla loro testimonianza.

La descrizione dei conflitti di Gesù con le autorità era un aiuto molto grande per i cristiani, per non lasciarsi manipolare dall’ideologia dell’impero.

E, nel leggere questi episodi di conflitto di Gesù con le autorità, i cristiani perseguitati si animavano e prendevano coraggio per continuare il cammino.

Ma badate bene! Gesù crede nella resurrezione dei morti, ma questo che oggi diamo per scontati, così non è affatto.

Perché l’idea della sopravvivenza delle anime si fa strada nella riflessione biblica solo dopo il ritorno dall’esilio, e al tempo di Gesù era una convinzione condivisa solo da una minima parte del giudaismo.

I sadducei, ad esempio, cioè la vecchia aristocrazia di Gerusalemme, che non amava le novità, SI APPELLAVA SEMPRE E SOLO AL PENTATEUCO, per cui rifiutava questa idea.

Perciò pensano di mettere in difficoltà Gesù incrociando LA FEDE NELLA RESURREZIONE CON LA LEGGE DEL LEVIRATO, l’obbligo, cioè, per una vedova, di dare un figlio al marito defunto ricorrendo ai fratelli di lui.

Il caso della vedova in esame, È IL CLASSICO ESEMPIO DI COME UNA NORMA, CHE SI E’ STORICAMENTE CONNOTATA, POSSA DIVENTARE UNA VERA E PROPRIA ASSURDITÀ.

Ecco la ragione per cui il Signore, invece di andarsene, accetta lo scontro teologico e invita i sadducei a riflettere sul fatto che Dio, proprio nel Pentateuco, parla a Mosè dei suoi avi, AL PRESENTE.

Così facendo, fa capire CHE ESSI SONO VIVI PER SEMPRE.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!