“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG
Dal Vangelo secondo GIOVANNI 21,1-14
+ In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Parola del Signore
Mediti…AMO
Il Capitolo 21 di Giovanni sembra un’appendice che si aggiunse più tardi dopo che la redazione del vangelo era già terminata.
La conclusione del capitolo precedente (Gv 20,30-31) lascia percepire che si tratta di un’aggiunta.
Comunque, sia che fosse una aggiunta, oppure no, È PAROLA DI DIO.
ED ESSA CI PRESENTA IL BEL MESSAGGIO DELLA RISURREZIONE IN QUESTO QUINTO GIORNO DELLA SETTIMANA DI PASQUA.
Il quarto Evangelo termina con la descrizione di un incontro ricco di simboli: Pietro e altri sei discepoli sono sulle rive del lago di Tiberiade.
Siamo sul mare di Tiberiade, il che ci richiama il capitolo 6 con l’episodio della moltiplicazione dei pani e il grande discorso sul pane di vita, unico altro episodio che Giovanni colloca sulle sponde del lago.
Il legame tra i due brani va tenuto presente per comprendere il pasto col Risorto.
Si parla di sette discepoli – simbolo consueto di pienezza – che si ritrovano per pescare.
Tornare a pescare sul lago di Tiberiade sancisce un clamoroso fallimento, si chiude la parentesi del discepolato e si torna alla vita normale.
Ma alla fine di ogni notte, alla fine di ogni delusione, là dove viviamo, il Signore ci aspetta.
Con garbo e delicatezza invita Pietro e gli altri a riprendere il largo, a gettare la rete dal lato debole della loro vita.
Pietro, dopo essere stato perdonato da Cristo, deve imparare a perdonare se stesso per diventare, infine, la roccia su cui ogni credente può appoggiarsi.
La cosa sorprendente è che sembrano tornare alle occupazioni quotidiane come se l’incontro con il Risorto non fosse già avvenuto e come se non avessero ricevuto alcun mandato missionario.
I loro tentativi di pesca sono infruttuosi e le parole del Risorto che chiede loro da mangiare lo sottolineano in modo evidente.
I discepoli che non hanno riconosciuto il maestro vivono una situazione di carenza.
La barca, la pesca, un gruppo di sette danno al brano un forte carattere ecclesiologico: c’è a tema il rapporto del Risorto con la comunità dei discepoli e la modalità del realizzarsi di tale relazione.
E così è Lui a venire in aiuto di sua iniziativa, e grazie al suo comando la pesca è così abbondante da sfinire letteralmente i pescatori.
La misura del miracolo è straordinaria e questo è il segno che il Risorto si presenta come Colui che porta abbondanza dove c’è precarietà e pienezza dove c’è carenza.
E, in modo conforme alla sua posizione nella comunità, Giovanni è il primo a riconoscere Gesù; e Pietro è il primo a raggiungerlo.
Gli altri seguono con la barca e le reti, piene di centocinquantatrè grossi pesci, una quantità inaudita.
L’incontro sulla riva è colmo di una strana paura e nessuno osa chiedere “…chi sei?”
È Gesù, quello stesso Signore, riconosciuto e confessato dalla fede salvifica di Tommaso, che ora chiede “…Figlioli, non avete qualche cosa da mangiare?”
Ancora una volta, il Risorto si presenta affamato (Lc 24,29-30.35.41-43; At 1,3-4 e 10,40-41).
Gli rispondono piuttosto seccamente “No”, perchè essi non hanno niente, né per sé né per lui, perché per tutta la notte non hanno preso nulla, come già in Lc 5,5.
Allora il Signore dice “…gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”.
E, il racconto si svolge con naturalezza, ancor più che nel racconto lucano della pesca straordinaria.
Là Gesù sta sulla barca e ciò che egli vede lo vedono anche Simone e gli altri.
Qui emerge l’obbedienza semplice, umile e silenziosa di questi pescatori di professione, che si fanno dirigere da uno sconosciuto, gettano la rete e immediatamente in essa affluisce una straordinaria quantità di pesci, per cui tutta la barca ne rimane traboccante, tanto che non ce la fanno a tirare su la rete.
Ecco il segno, come lo erano stati, nel sepolcro, le bende per terra e il sudario piegato in un luogo a parte (Gv 20,6-7), come pure lo era stato lo stesso sepolcro vuoto (Lc 24,2-4 e Gv 20,1).
Di fronte a questa improvvisa abbondanza di pesce, che viene a colmare la loro precedente frustrazione, “quel discepolo che Gesù amava” dice a Pietro “…è il Signore!”
Vede il segno, e immediatamente crede (Gv 20,8) perchè Gesù, ce l’ha talmente presente nella mente e nel cuore, che gli basta il più piccolo segno distintivo di LUI, per far emergere la disposizione a credere, che lo abita e glielo fa immediatamente riconoscere.
Lo vede dappertutto, E SA CHE SI TRATTA DI COLUI:
- che ha trasformato l’acqua di sei giare di pietra in vino buono (Gv 2,6-10);
- che ha sfamato cinquemila uomini con cinque pani d’orzo e due pesci (Gv 6,8-13).
- che era l’assetato che offriva alla donna di Samaria un’acqua viva che zampilla per la vita eterna (Gv 4,10-15; 7,37-39),
- che alla folla nella sinagoga di Cafarnao prometteva un pane dal cielo,
- che dà la vita al mondo e fa vivere in eterno (Gv 6,26-58).
E sa che Egli solo ha il potere di raccogliere, con il suo sguardo divino, centocinquantatre grossi pesci, che si avviavano verso la rete vuota di quei poveri pescatori, che avevano passato un’intera notte senza prendere nulla.
Simon Pietro non vede niente, ma ascolta le parole di quel discepolo, essendo abituato a dar fiducia al vecchio amico (Gv 13,23-26 e 20,1-10).
Egli ha una segreta deferenza per ciò che questo discepolo dice, e appena sente che il Signore è là, si riveste e si butta in acqua, mentre gli altri vengono in barca, trascinando la rete piena di pesci.
Scendono a terra e vedono un fuoco di brace, con del pesce sopra e del pane, un piccolo pasto che il Signore aveva preparato per loro.
E li invita a portare anche un po’ del pesce che hanno appena pescato.
Sale subito alla mente quel pane e quei due pesci che un giorno sfamarono cinquemila persone.
Vorrei chiudere con un piccolo particolare.
Gesù dice loro “…gettate la rete sulla parte destra della barca e troverete”.
La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande … e il termine adoperato dall’evangelista è “moltitudine” … di pesci.
Perché l’evangelista adopera questo termine “moltitudine”, che usa soltanto due volte nel suo vangelo?
La prima volta lo aveva fatto al capitolo 5, quando il Signore, nella piscina di Bethesda, trova una moltitudine di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Era l’immagine delle persone che erano escluse dal tempio, e quindi escluse da Dio, gli emarginati, i rifiutati, gli invisibili.
Ebbene questa è l’indicazione che Gesù dà: LA PESCA VA RIVOLTA A QUELLE PERSONE, che non hanno più la dignità, per far loro riscoprire LA DIGNITÀ DI FIGLI DI DIO.
È rivolto a persone che sono invisibili agli occhi della società, per renderli visibili.
Per cui, quando la pesca si rivolge ai rifiutati, agli emarginati, agli esclusi, ebbene, la pesca è più che abbondante.
Infatti l’evangelista commenta “…la gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande moltitudine di pesci”.
Quindi Gesù dà l’indicazione su dove deve orientarsi la missione della chiesa: NON ALLE 99 PECORE BEN PASCIUTE, MA VERSO LE PECORE CHE SONO STATE SMARRITE, CHE SI SONO SMARRITE O CHE SONO STATE INGANNATE.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!