05.06.2023 – LUNEDI’ SAN BONIFACIO – MARCO 12,1-12 “Presero il figlio amato, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MARCO 12,1-12

+ In quel tempo, Gesù si mise a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti, agli scribi e agli anziani] «Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero. Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma quei contadini dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra”. Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. Non avete letto questa Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?». E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Senza l’opera missionaria di Bonifacio non sarebbe stata possibile l’organizzazione politica e sociale europea di Carlo Magno.

Bonifacio o Winfrid sembra appartenesse a una nobile famiglia inglese del Devonshire, dove nacque nel 673 (o 680).

Professò la regola monastica nell’abbazia di Exeter e di Nurslig, prima di dare inizio all’evangelizzazione delle popolazioni germaniche oltre il Reno.

Il secolo VIII, fu un’epoca particolarmente dura: le invasioni barbariche avevano disgregato totalmente l’impero romano; l’eresia ariana aveva fatto vacillare la fede.

Divenne urgente ridare nuova vita alle Chiese, metterle in comunione fra loro e con Roma.

E questa fu l’opera di Bonifacio come missionario del Vangelo.

Dopo le prime difficoltà in tre anni percorse gran parte del territorio germanico.

Convocato a Roma, ebbe dal papa l’ordinazione episcopale e il nuovo nome di Bonifacio.

Come sede arcivescovile scelse la città di Magonza. Morì nel 754.

Senza l’opera missionaria di S. Bonifacio non sarebbe stata possibile l’organizzazione politica e sociale europea di Carlo Magno.

Bonifacio o Winfrid sembra appartenesse a una nobile famiglia inglese del Devonshire, dove nacque nel 673 (o 680).

Professò la regola monastica nell’abbazia di Exeter e di Nurslig, prima di dare inizio all’evangelizzazione delle popolazioni germaniche oltre il Reno.

Il suo primo tentativo di raggiungere la Frisia andò a vuoto per l’ostilità tra il duca tedesco Radbod e Carlo Martello.

Winfrid compì allora il pellegrinaggio a Roma per pregare sulle tombe dei martiri e avere la benedizione del papa.

  1. Gregorio II ne assecondò lo slancio missionario e Winfrid ripartì per la Germania.

Sostò nella Turingia, quindi raggiunse la Frisia, appena assoggettata dai Franchi, e vi operò le prime conversioni. In tre anni percorse gran parte del territorio germanico.

Anche i Sassoni risposero con entusiasmo alla sua predicazione. Convocato a Roma, ebbe dal papa l’ordinazione episcopale e il nuovo nome di Bonifacio.

Durante il viaggio di ritorno in Germania in un bosco di Hessen fece abbattere una gigantesca quercia alla quale le popolazioni pagane attribuivano magici poteri perché ritenuta sede di un dio.

Quel gesto fu ritenuto una vera sfida alla divinità e i pagani accorsero per assistere alla vendetta del dio offeso.

Bonifacio ne approfittò per recare loro il messaggio evangelico. Ai piedi della quercia abbattuta eresse la prima chiesa dedicata a S. Pietro.

Prima di organizzare la Chiesa sulla riva destra del Reno pensò alla fondazione, tra le regioni di Hessen e Turingia, di un’abbazia, che divenisse il centro propulsore della spiritualità e della cultura religiosa della Germania.

Nacque così la celebre abbazia di Fulda, paragonabile per attività e prestigio alla benedettina Montecassino.

Come sede arcivescovile scelse la città di Magonza, ma espresse il desiderio di essere sepolto a Fulda.

Già vecchio, eppur infaticabile, ripartì per la Frigia, accompagnato da una cinquantina di monaci, perché il 5 giugno 754 aveva dato l’appuntamento presso Dokkum a un gruppo di catecumeni.

Era il giorno di Pentecoste; all’inizio della celebrazione della Messa i missionari vennero assaliti da un gruppo di Frisoni armati di spade. “Non temete – disse Bonifacio ai compagni – tutte le armi di questo mondo non possono uccidere la nostra anima“.

Quando la spada di un infedele si abbatté sul suo capo, cercò di ripararsi coprendosi con l’Evangeliario. Ma il fendente sfregiò il libro e mozzò il capo del martire.

Fu sepolto nell’abbazia di Fulda (Germania). La Chiesa lo venera come santo dal 1828.

Ma veniamo al testo evangelico odierno.

La parabola odierna ci propone l’amore incondizionato di Dio, che invia il suo Figlio nella vigna, di sua proprietà, e il rifiuto dei capi d’Israele, che non accettano questa signorìa.

Fratelli e Sorelle la polemica circa l’operato di Gesù, si fa sempre più aspra con i capi dei sacerdoti e gli scribi a Gerusalemme, e con la ‘parabola dei vignaioli si raggiunge il culmine.

Gesù illustra con essa il suo insegnamento circa il piano della storia della salvezza progettato da Dio: il piano della salvezza è legato in modo inscindibile al suo destino, e diventa anche il giudizio storico di condanna per i suoi avversari, che tentano di contrastare l’azione di Dio.

Tutto questo viene esposto con il linguaggio delle parabole, che si rifà a immagini tipiche della tradizione biblica dell’Antico Testamento, in special modo al celebre “canto della vigna” che Isaia riporta al capitolo 5,1-7.

Ovviamente, nel simbolismo, la ‘vigna’ è il regno di Dio, i servi sono i profeti, il Padrone-Signore è Dio, i vignaioli sono Israele e i suoi capi, i frutti la fedeltà all’Alleanza.

Questa trasparenza di linguaggio parabolico viene sottolineata dallo stesso Evangelista alla fine del testo:

  • «Avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro».

Non sfugge che l’introduzione del Figlio – diversamente dagli altri servi – concentra tutta l’attenzione del lettore sul vero significato Cristologico del racconto parabolico:

  • «Un figlio amato. Lo inviò loro per ultimo, dicendo “…avranno rispetto per mio figlio!”

In questa icona del “Figlio-Amato” spicca chiaramente il ruolo unico e storico di Gesù, “l’ultimo” inviato, “l’erede” oltraggiato e ucciso da coloro che ormai pretendevano di gestire in proprio la ‘vigna’, RITENENDOLA PROPRIA.

Facciamo attenzione Fratelli e Sorelle nel notare che la salvezza di Dio ha il suo corso inarrestabile. Tanto è che Dio “…darà la vigna ad altri”.

Non dimentichiamo mai che noi “…siamo sua vigna, suo pascolo”.

LA SUA OPERA DI COLTIVATORE NEI NOSTRI RIGUARDI CONSISTE NEL FATTO CHE NON CESSA D’ESTIRPARE CON LA SUA PAROLA DAL NOSTRO CUORE I GERMI DEL MALE.

E il frutto ci sarà “Il nostro frutto però non renderà lui più ricco, ma renderà noi più felici” (Sant’Agostino).

Ha scritto il compianto Papa Benedetto XVI’ nel discorso di Apertura della XI’ Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, del 2 ottobre 2005:

  • <<La vite produce uva buona, ma gli affittuari la trattengono per sé. Non sono disposti a consegnarla al proprietario. Bastonano e uccidono i messaggeri di lui e uccidono il suo Figlio. La loro motivazione è semplice: vogliono farsi essi stessi proprietari; si impossessano di ciò che non appartiene a loro…Gli affittuari non vogliono avere un padrone – e questi affittuari costituiscono uno specchio anche per noi. Noi uomini, ai quali la creazione, per così dire, è affidata in gestione, la usurpiamo. Vogliamo esserne i padroni in prima persona e da soli. Vogliamo possedere il mondo e la nostra stessa vita in modo illimitato. Dio ci è d’intralcio. O si fa di Lui una semplice frase devota o Egli viene negato del tutto, bandito dalla vita pubblica, così da perdere ogni significato. La tolleranza, che ammette per così dire Dio come opinione privata, ma gli rifiuta il dominio pubblico, la realtà del mondo e della nostra vita, non è tolleranza ma ipocrisia. Laddove però l’uomo si fa unico padrone del mondo e proprietario di sé stesso, non può esistere la giustizia. Là può dominare solo l’arbitrio del potere e degli interessi. Certo, si può cacciare il Figlio fuori della vigna e ucciderlo, per gustare egoisticamente da soli i frutti della terra. Ma allora la vigna ben presto si trasforma in un terreno incolto calpestato dai cinghiali, come ci dice il Salmo responsoriale (Sal 79,14)… Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell’Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: “Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto” (2,5). Anche a noi può essere tolta la luce, e facciamo bene se lasciamo risuonare questo monito in tutta la sua serietà nella nostra anima, gridando allo stesso tempo al Signore: “Aiutaci a convertirci! Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni!”>>.

Scrisse Sant’Ireneo, Vescovo di Lione, nel suo “Contro le eresie” IV,36,2:

  • «C’è dunque un solo e medesimo Dio Padre, che ha piantato la vigna, ha fatto uscire il popolo, ha mandato i profeti, ha mandato il Figlio e ha consegnato la vigna ad altri coloni che gli rendono il frutto al suo tempo»

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!