05.05.2023 VENERDI’ 4 SETTIMANA DI PASQUA – GIOVANNI 14,1-6 “Io sono la via, la verità e la vita”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 14,1-6

+ In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

I cinque capitoli (Gv 13 a 17) sono un bell’esempio di come le comunità del Discepolo Amato dalla fine del primo secolo in Asia Minore, oggi Turchia, facevano la catechesi.

Per esempio, nel capitolo 14, le domande dei tre discepoli, Tommaso (Gv 14,5), Filippo (Gv 14,8) e Giuda Taddeo (Gv 14,22), erano anche le domande ed i problemi delle Comunità.

Così, le risposte di Gesù ai tre sono uno specchio in cui le comunità trovavano una risposta ai loro dubbi e difficoltà.

Per capire meglio l’ambiente in cui si svolgeva la catechesi, è possibile fare quanto segue.

Durante e dopo la lettura del testo, è bene chiudere gli occhi e fare finta che ci si trovi lì nella sala in mezzo ai discepoli, a partecipare all’incontro con Gesù.

Mentre si ascolta, bisogna cercare di fare attenzione al modo in cui Gesù prepara i suoi amici alla separazione e rivela loro la sua amicizia, trasmettendo sicurezza ed appoggio.

E, nel brano odierno, ai versetti 1–7, Gesù prepara i suoi discepoli alla sua prossima assenza, perché deve tornare al Padre: in quanto DA LUI È VENUTO, E LA COMUNIONE CON LUI STA NEL SUO RITORNO.

Ma l’addio è traumatico, e Gesù deve insistentemente rassicurare i suoi invitandoli a non essere turbati.

Il testo inizia con un’esortazione “…non sia turbato il vostro cuore!” E subito aggiunge “…nella casa del Padre mio ci sono molti posti“.

L’insistenza nel conservare parole incoraggianti che aiutano a superare il turbamento e le divergenze, è segno che c’era molta polemica e molte divergenze tra le comunità.

L’una diceva all’altra “…il nostro modo di vivere la fede è meglio del vostro. Noi siamo salvi, mentre voi siete nell’errore. Se volete andare in cielo, dovete convertirvi e vivere come noi“.

E in questo contesto Gesù dice a queste comunità “…nella casa del Padre mio ci sono molti posti“.

Ovvero, dice loro, non è necessario che tutti pensino allo stesso modo, ma è che tutti accettino Gesù, come rivelazione del Padre e che per amore suo, abbiano atteggiamenti di comprensione, di servizio e d’amore verso i fratelli che il Signore mette sulla loro strada.

E questo perché l’Amore e il servizio sono la base che unisce i mattoni e che fa sì che le diverse comunità siano una chiesa di sorelle e di fratelli.

Ma c’è una precisazione di fare. Il turbamento del cuore però riguarda non solo le emozioni, ma soprattutto l’intelligenza e la volontà, come abbiamo iniziato ad accennare.

Mentre nella nostra cultura il cuore è immaginato come la sede degli affetti, nel linguaggio biblico il cuore ha un altro significato, ed è la sede dell’intelligenza e della volontà e del pensiero.

La prova sta nella frase di Gesù, quando si rivolge ad alcuni suoi avversari, domandando loro «…perché pensate cose malvagie nel vostro cuore?» (Mt 9,4).

Ha scritto bene, un grande esegeta, come il cardinale Carlo Maria Martini, cosa sia il cuore nella Bibbia:

  • «il cuore è l’intimo dell’uomo, il centro della persona, il luogo profondo in cui la nostra persona prende coscienza di sé, riflette sugli avvenimenti, medita sul senso della realtà, assume comportamenti responsabili verso i fatti della vita e verso lo stesso mistero di Dio».

E anche qui possiamo fare una riflessione.

Cattive interpretazioni catechetico-omiletiche, ci hanno fatto abituare al termine “Dio” come a un termine freddo e distante.

E CI HANNO COSI’ ALLONTANATO DA CIÒ CHE È:

  • UNA PERSONA DIVINA,
  • UN PADRE, IL CUI CUORE È COLMO DI AMORE.
  • UN PADRE CHE NON È UN DIO LONTANO, IMPERTURBABILE E VENDICATIVO, MA CHE HA “VISCERE DI MISERICORDIA” (“rahamîm”):
    • un termine usato nell’Antico Testamento 39 volte (c’è anche il singolare “rehem”, 30 volte, mentre il verbo di base, «avere viscere» in senso metaforico, echeggia 47 volte).

Il termine “avere viscere di misericordia”, designa quasi sempre il grembo materno, le viscere generative, e si trapassa a un significato emozionale, destinato soprattutto a esaltare la misericordia tenera del Signore.

Essere misericordioso è, quindi, secondo la Bibbia una qualità specifica divina.

È curioso notare che tutte le 114 sure (o capitoli) del Corano (tranne la nona, frutto forse di un frazionamento) iniziano proprio con due aggettivi arabi modulati sulla stessa base linguistica di “rahamîm:

  • «Nel nome di Dio misericorde, misericordioso (bismiLlah al-rahman al-rahim)».

E se nel Corano la parola ora commentata è fondamentale per definire Dio, essa lo è ancor di più nel Nuovo Testamento che la traduce in greco con l’equivalente del verbo “splanchnízesthai”: esso risuona 12 volte e significa appunto «avere viscere di tenerezza misericordiosa», ed è applicato:

  • al buon Samaritano,
  • al padre del figlio prodigo (Luca 10,33; 15,20).
  • è l’emozione che prova Gesù in persona:
  • quando s’imbatte nel funerale del figlio unico della vedova di Nain (Luca 7,13)
  • quando ha davanti a sé la folla affamata (Marco 6,34)
  • o un lebbroso (1,14).

Quindi l’appellativo di “Padre” è pieno di affetto e di tenerezza: è il termine proprio della Rivelazione.

Si può essere intimoriti da Dio perché la sua santità è un rimprovero al nostro essere profani.

Come siamo sensibili invece al nome di “Padre”. Come ci fa sentire a casa nostra nella casa del Padre, a nostro agio, rassicurati… Figli amati.

Questa è l’opera fantastica dell’amore: trasformare una casa nella propria casa e un servo in un figlio.

A Tommaso che chiede “…Signore, come possiamo conoscere la via?”, il Cristo risponde “…Io sono la via”, definendo così il suo ruolo, dal quale noi APPRENDIAMO CHE CRISTO NON VIENE PER SÉ STESSO, MA PER NOI.

Per dirci che la sua casa è la nostra casa, suo Padre è nostro Padre, che noi non camminiamo da soli, non camminiamo senza guida.

Fratelli e Sorelle, Cristo ha due mani:

  • l’una per indicarci la via,
  • l’altra per sostenerci lungo la via.

È tutto ciò di cui abbiamo bisogno, noi uomini, pellegrini sulle strade del ritorno al Padre: LA VIA, LA VERITÀ E LA VITA.

  1. Teresa di Avila ha espresso questa fede dicendo “…nulla ti turbi, nulla ti spaventi, a chi ama Dio nulla manca; nulla ti turbi, nulla ti spaventi Dio solo basta”.

Ma ciò non toglie che anche Gesù ha provato turbamento più volte.

Essere turbati è l’occasione per aumentare la fiducia.

Dice il Signore “…abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”.

È richiesta la fede, la fiducia come quella dei bambini verso i genitori, quella degli innamorati che si cercano con passione.

L’andarsene di Gesù è un bene necessario, perché avrà una Presenza diversa, operante in modo da allargare all’infinito i confini della fraternità fra tutti gli uomini passati, presenti e futuri, che si ritroveranno “…nella casa del Padre suo, ove vi sono molti posti”, LA CASA DELL’AMORE.

Il testo ci racconta che Tommaso forse pensa che con la morte tutto finisce.

Ma anche tanti anche oggi si fermano sulla soglia della porta della morte.

E questo perché non abbiamo ancora davvero sperimentato CHE L’AMORE È PIÙ FORTE DELLA MORTE.

Tutta la vita di Gesù è forgiata dall’amore come dono, come servizio umile, come per-dono anche a chi lo tradisce.

Questa è la Via della Vita ed è quella Verità, che se vissuta in Cristo, ci fa entrare in quella Domenica senza tramonto dove ci attende Colui che è Padre e Madre di tutti.

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!