… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 6,44-51
In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Parola del Signore
Mediti…AMO
La parte conclusiva del cosiddetto “discorso eucaristico” di Gesù nella sinagoga di Cafarnao, per il suo contenuto sovversivo e provocatorio, ha generato reazioni contrastanti nella folla allora presente, e anche nel mondo di oggi.
A nulla sono serviti millenni di storia per il cammino della Fede.
Che le parole di Gesù fossero di “scandalo” lo si era capito già in precedenza quando era stato interrotto e interrogato più volte:
- quale segno dunque fai perché possiamo crederti?
- Costui non è il figlio di Giuseppe?
- Come può dire che è disceso dal cielo?
- E come può darci la sua carne da mangiare?
Certamente Gesù si esprime in modo duro e difficile da comprendere.
L’antica vicenda della manna nel deserto viene riaffermata da Gesù che ne ricorda il significato e il limite di essere stato solo un segno, o meglio, UNA PREFIGURAZIONE. Infatti, i padri che mangiarono la manna sono morti. Nonostante il fatto di essere nutriti nel deserto da quel pane che scendeva dal cielo fosse un segno di salvezza divina.
Gesù ci spiega chiaramente che quelle antiche meraviglie erano profezia e segno di quanto, ancora più grande, si compirà in Lui: CHI MANGIA DEL CORPO DI GESÙ, IL VERO “PANE CHE DISCENDE DAL CIELO”, NON MORIRA’ MAI PIU’, PERCHÉ ESSO NUTRE PER LA VITA ETERNA.
La sua corporeità, il suo essere uomo tra noi, la povera umanità che ha assunto, È IL PANE CHE DÀ LA VITA ETERNA PERCHÉ ESSA È STATA “DATA”, CIOÈ OFFERTA, IMMOLATA.
E l’uomo, strappato alla morte, viene risuscitato “nell’ultimo giorno“, MA GIÀ ORA CHI CREDE IN CRISTO POSSIEDE LA VITA ETERNA.
Dice un grande Padre della Chiesa, il santo Vescovo IRENEO DI LIONE:
- “Come il legno della vite, piantato in terra, dà frutto a suo tempo, come il grano di frumento, caduto in terra e marcito, sorge molteplice, allo stesso modo i nostri corpi, nutriti dell’Eucaristia, deposti in terra e qui dissolti, risorgeranno a suo tempo perché il Verbo di Dio elargirà loro la risurrezione a gloria di Dio Padre. Dio non ha… tollerato che ci dissolvessimo nella terra“.
Mi affascina ciò che dice Gesù:
- <<Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”>>.
Gesù, con la citazione del testo di Isaia (“Tutti i vostri figli saranno istruiti dal Signore”, Isaia 54:13), accende in noi il desiderio di essere docili strumenti nelle mani di Dio, per essere istruiti da Lui.
Un desiderio già suscitato pure nei testi di Geremia (31,34) e di Ezechiele (36,27), nei quali si legge che tutti sarebbero stati discepoli di Dio e che il Signore stesso avrebbe scritto la sua Legge nel loro cuore.
Nel mondo biblico, i figli sono istruiti a casa dal padre (Pr 1,8; 4,1…).
E, SE IL PADRE È DIO, NE DISCENDE CHE I FIGLI SARANNO ISTRUITI DA DIO STESSO.
Ma che cosa può insegnare il Padre ai figli se non l’arte di vivere?
Nell’Antico Testamento l’arte di vivere si trova nella Tôrâh, parola ebraica che significa «insegnamento» più che «legge».
Possiamo paragonare questo testo col famoso passo di Geremia 31,34 «…Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri», cioè insegnare gli uni agli altri la legge del Signore, perché «sarà scritta sui loro cuori».
Dio istruisce direttamente il cuore e così i figli conosceranno la volontà di Dio senza intermediari.
Purtroppo, molti credono che “essere docili strumenti nella mani di Dio”, significa che Dio li priverà della propria libertà. Mentre, al contrario Dio li renderà liberi.
Dio, infatti, ci rende discepoli della voce interiore che testimonia la Parola “…quella luce vera che illumina ogni uomo” (Gv 1,9).
Dice Paolo di Tarso, Dio scrive in noi la sua parola, perché «…noi siamo una lettera di Cristo […], scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei nostri cuori» (2Cor 3,3).
E la voce che Dio fa risuonare nel nostro intimo è quotidiana.
Il salmo 94,8 dice infatti «…ascoltate OGGI la sua voce “…non indurite il cuore”».
Se ci lasciamo istruire da Dio, i suoi pensieri diventeranno i nostri pensieri.
L’attrazione interna ci porta a Cristo, l’unico che ha visto il Padre e che lo può rivelare (Gv 1,18).
Il mistero dell’incarnazione ci porta a pensare all’incontro con Gesù, oltre che dentro di noi, anche nella vita del prossimo bisognoso, dal momento che Gesù ritiene fatto a sé quanto facciamo a uno dei suoi fratelli più piccoli (Mt 25,40).
Allora premesso questo, possiamo affermare che nel profondo di ogni coscienza c’è una luce buona, che vuole il bene, che conduce ognuno alla pace e al bene degli altri.
Purtroppo vi è anche tenebra, che si propone come luce falsa, che nega la verità e che porta al peccato, al male e alla tristezza.
L’uomo è libero di scegliere: e sa che soffocare la voce della coscienza significa vivere nella morte e nel non senso della vita.
Ma in questa battaglia, Dio non si rassegna a lasciare i suoi figli nella tristezza e nell’ignoranza. E attraverso la sua Parola Incarnata, che è Cristo, ci guida nel cammino della vita.
Dio si fa presente come il roveto ardente che sveglia Mosè dall’inerzia e dall’indifferenza verso il popolo oppresso.
Altrove Dio si fa presente per inquietare e provocare alla speranza, con le parole dell’irriducibile Giobbe che non vuole accontentarsi delle solite risposte.
Si fa presente con la morte di Gesù che oscura il cielo e scuote la terra.
DIO, CON AL SUA DIVINA PEDAGOGIA, ISTRUISCE TUTTI CON SOMMA SAPIENZA. ESTERIORMENTE, CON LA SUA PAROLA. INTERIORMENTE, MEDIANTE IL SUO SANTO SPIRITO.
Dio chiama ogni uomo che decide di aprirgli il suo cuore, a percorsi di sapienza che aprono alla speranza.
Dio con l’Incarnazione di Gesù tocca nell’intimo le persone, trafigge il loro cuore e le convince a volgere lo sguardo a “Colui che hanno trafitto”.
E questo perché Dio sa che nel cuore di ogni uomo e di ogni donna non ci sono solo le banalità del quotidiano, non c’è solo la trepidazione per sé e per i propri cari, non c’è solo l’inclinazione a perdersi nel divertimento.
Ma in ogni cuore, c’è un desiderio di vivere.
C’è, nel cuore di ognuno, la persuasione che non siamo fatti per la tristezza, ma per la gioia e perciò il dono della gioia è desiderato.
Dio istruisce con la sapienza, si lascia conoscere attraverso Colui che ha mandato. E l’istruzione è la storia di Gesù e il suo esito: GESÙ MORTO E RISORTO È IL PRIMOGENITO, È IL PRINCIPIO DI VITA NUOVA.
Ha detto un pastore protestante, martire del nazismo, Dietrich Bonhoeffer:
- “È ormai impossibile separare la vita dell’Io di Gesù, dalla sua persona”
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!