05.03.2023 – 2 DOMENICA DI QUARESIMA A – MATTEO 17,1-9 “Il suo volto brillò come il sole”.
«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG
Dal Vangelo secondo MATTEO 17,1-9
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti». Parola del Signore
Mediti…AMO
La trasfigurazione è la conferma della vita nuova dell’umanità iniziata DA QUANDO DIO È DISCESO NELLA CARNE E NELLA STORIA.
La luce che traspare dalla persona di Gesù è il divino contenuto nell’umanità.
La presenza di Mosè ed Elia dice che tutta l’antica alleanza, la Legge e la profezia, converge in Gesù e che anche tutta la storia ha nel mistero del Signore il suo segreto e il suo cuore.
Ma, per capire la Trasfigurazione, è importante leggere ciò che è successo prima, per collocarla nel suo giusto contesto storico.
Gesù e la sua comunità stanno vivendo un momento difficile, perché Gesù ormai a capito che ha davanti la Passione, e comincia a parlarne apertamente con i dodici. Il risultato è disastroso.
Gesù tratta Pietro da Satana (avversario), e si ritrova da solo, per via dell’incomprensione dei suoi più cari collaboratori.
Lo stato d’animo di Pietro e compagni non è meglio. L’aria si carica di silenzi e musi lunghi.
Chissà quante ne avranno pensate sul maestro in questi giorni! “6” con l’esattezza, ci riporta l’evangelista: segno che se li ricorda.
È comprensibile che i discepoli non riescano a capire che Gesù fa questa scelta per il loro e nostro bene.
Succede tante volte anche oggi, per piccole cose, che si litiga perché non si capisce le buone intenzioni dell’altro.
Figuriamoci se la persona sulla quale mi appoggio mi dice che se ne deve andare o morire!
Troviamo un parallelo nella storia d’Abramo.
Sarà stato difficile per Abramo dare retta alla voce che lo invita a partire; ma sarà stato altresì difficile per quelli del suo clan, accettare l’idea di prendere una strada sconosciuta, lasciando le pianure fertili alle quali erano abituati.
Chissà quante mormorazioni e discussioni.
Anche per noi è cosi, ogni volta che le vie del Signore vengono a contrastare le nostre.
Per provare a porre rimedio a questa situazione di disagio, Gesù invita Pietro e compagni, ad andare a pregare sul monte.
Lì si manifesta il dono di Dio che viene a confermare Gesù nella sua maturazione, e a rilanciare la fiducia dei discepoli in Gesù.
Ancora non capiscono il discorso della Passione, ma si fidano e si rimettono in cammino.
La festa della Trasfigurazione deve la sua collocazione nel calendario al giorno della dedicazione delle basiliche costruite sul monte Tabor, in Palestina, il luogo in cui secondo la tradizione avvenne appunto questo episodio narrato nei Vangeli.
Questa festa è in diretto collegamento con quella della Santa Croce, dalla quale è volutamente posta a 40 giorni di distanza.
La trasfigurazione sul monte Tabor è infatti l’anticipazione del mistero di sofferenza e di gloria che si manifesterà pienamente sul Calvario.
Questo versetto ci dà in modo sintetico le notizie necessarie per inquadrare l’avvenimento che sta per narrare: quando, chi, cosa, dove avviene.
Quando?
Sei giorni dopo aver annunciato la sua morte. I sei giorni possono fare riferimento alla manifestazione del Signore che era avvenuta sul monte Sinai (Es 24,16: la gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni).
Oppure i sei giorni sono quelli che distanziavano la festa dell’Espiazione da quella delle Capanne (Lv 23,39-43. A questa festa si farà ancora riferimento nel corso di questo episodio).
Questo brano si inserisce nel vangelo di Luca tra le prime due rivelazioni della passione e della morte di Gesù (16,21 e 17,22-23) Insieme all’episodio della Trasfigurazione si narra anche il miracolo della guarigione del ragazzo epilettico (Mt 17,14-21).
In questo brano troviamo la seconda e ultima volta in cui il Padre parla dal cielo e presenta Gesù come suo figlio. Qui aggiunge un particolare: l’invito ad ascoltarlo.
La Trasfigurazione è un episodio ricco di reminescenze bibliche.
Prima di tutto la scena ricorda Mosè che sale sul monte con Aronne, Nadab e Abiu, che al settimo giorno viene chiamato da Dio nella nuvola (Es 24,2.9.25).
Poi discende dal monte con volto splendente (Es 39,29-35) e ancora promette l’arrivo di un altro profeta e l’esortazione ad ascoltarlo (Dt 18,15).
Il Padre conferma gli atti compiuti da Gesù prima di salire sul monte. Ovvero che:
- egli è il Cristo e il Figlio di Dio (16,16),
- è il servo sofferente che Pietro non accetta (16,21-23),
- è colui che chiama al suo stesso cammino (16,24) e si dichiara il giudice del mondo (16,27).
Davanti a tre uomini, il Figlio dell’uomo è proclamato dal Padre come Figlio di Dio.
È la fine della discussione su chi sia Gesù, è l’inizio del viaggio verso Gerusalemme, la sua morte e la sua glorificazione.
Con la trasfigurazione Pietro, Giacomo e Giovanni hanno un’anticipazione della gloria che Gesù avrà dopo la sua risurrezione.
Anche noi saremo trasfigurati come lui se lo ascolteremo e compiremo la sua parola.
La Trasfigurazione è un’esperienza senza dubbio straordinaria, unica, per Gesù anzitutto, e per i suoi discepoli.
Fu trasfigurato da Dio: è Lui che opera tale prodigio, tale meraviglia nell’umanità di Gesù.
L’evangelista ne sottolinea la sua luminosità:
- “il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”.
È la “gloria” di Dio, cioè la pienezza traboccante della vita di Dio, che rifulge sul volto e su tutta la persona di Gesù.
È la “gloria” segreta di Gesù, quella vitalità infinita, quel fascino, quello splendore divino, che abitualmente si nascondeva sotto un’umanità comune, e che ora trapela, anzi esplode all’esterno, seppure per un attimo.
I discepoli rimangono letteralmente “inchiodati“, estasiati da tanta bellezza.
Ma prima ancora, Gesù stesso è sopraffatto dallo stupore, è inondato e sommerso dalla gioia di Dio.
In questo modo il Padre fa sperimentare a Gesù e fa intravedere ai tre discepoli un “assaggio” di quella gloria che, risorgendo dai morti, possederà per sempre dal mattino di Pasqua.
Il Gesù trasfigurato è già in qualche modo e per anticipo il Signore risorto.
Questa esperienza vuole infondere coraggio e fiducia in Gesù e nei discepoli di fronte alla prospettiva della sofferenza e della morte.
Ecco dove conduce il cammino verso Gerusalemme.
Qui Gesù sarà ucciso: fallimento totale della sua opera e dispersione dei discepoli.
Ma non è questo lo sbocco ultimo e definitivo. Il traguardo finale è la vita nuova vittoriosa sulla morte, è la luce della risurrezione.
Nell’itinerario quaresimale, noi cristiani siamo impegnati ogni giorno a seguire Cristo con fedeltà tenace, anche se sofferta.
È il richiamo che Paolo scriverà a Timoteo (nella sua 2 lettera a Tm. 1,8-10) e poi a ciascuno di noi “con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo“.
La Trasfigurazione di Gesù ricorda, appunto, che questo cammino ci porta a gioire a Pasqua col Signore risorto, ma ci conduce pure immancabilmente alla nostra futura “trasfigurazione”.
È un annuncio, quindi, del nostro vero destino, un rilancio di quella speranza senza complessi, che resiste a ogni sfida, anche a quella della morte.
Una speranza che, specialmente nei cristiani più fervorosi, diventa quasi nostalgia, impazienza, desiderio struggente di essere come Lui e con Lui, il Signore “trasfigurato“, il Signore risorto.
E vorrei chiudere analizzando la proposta che nel brano Pietro fa a Gesù, ovvero quella di piantare tre tende, che ricorda il desiderio di Davide di costruire una casa al Signore e la risposta che sarebbe stato Dio stesso a edificare la sua casa in mezzo agli uomini.
La nube che scende e avvolge i discepoli è una sorta di tenda nella quale sentono la Voce che INDICA NEL FIGLIO LA “CASA”, L’ABITAZIONE DI DIO TRA GLI UOMINI, ANZI IN LORO.
Dio abita nei nostri cuori. E QUESTO È IL CUORE DELLA FEDE CRISTIANA, EVENTO NON CONFONDIBILE CON NESSUN ALTRO FENOMENO RELIGIOSO: GESÙ È DIO E UOMO.
È umanamente bellissimo cercare di rendere definitivo e stabile il momento della Gloria, restando insieme a Mosè e ad Elia, dei quali nessuno conosce il luogo della sepoltura.
Elia è rapito da un carro di fuoco e Mosè muore, solo, sul Nebo e nessuno sa dove sia il suo corpo.
Un midrash ebraico narra che Dio stesso resta a fianco di Mosè nella morte, lo distende pian piano su un giaciglio, raccoglie le sue braccia e le pone conserte sul cuore, poi rannicchia i suoi piedi e, alla fine, lo bacia e conduce con sé l’anima di Mosè.
Poi c’è il monte. Mosè sul Sinai incontra Dio che si rivolge a lui in un roveto ardente.
Anche Elia, oppresso dall’angoscia, è nascosto in una fenditura della roccia del monte, mentre all’esterno si susseguono vento, fuoco e terremoto.
Elia, però, ravvisa la presenza di Dio nel silenzio simile a un soffio e si copre il volto, come attendendo un bacio che si avvicina.
Quindi Elia scese dal Sinai-Oreb per ricondurre il popolo al Signore.
Anche Mosè scese dal Sinai e tornò in Egitto per condurre il popolo verso la terra della promessa. Non fecero tende sul monte.
COME MOSE’ ED ELIA, OGNUNO DI NOI, INSIEME AI DISCEPOLI, DEVE SCENDERE DAL MONTE, E SEGUIRE GESÙ SULLA VIA VERSO GERUSALEMME, DOVE, PRIMA DELLA RESURREZIONE GLORIOSA, C’È LA VIA DELLA CROCE E LA SALITA AL MONTE CALVARIO.
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!