05.02.2024 LUNEDI’ 5′ SETTIMANA P.A. B – MARCO 6,53-56 “Quanti lo toccavano venivano salvati”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MARCO 6,53-56

+ In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsareth e approdarono. Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

l testo del Vangelo di oggi è la parte finale dell’insieme del passaggio di Marco 6,45-56 che espone tre temi diversi:

  1. Gesù va da solo sulla montagna per pregare (Mc 6,45-46).
  2. Subito dopo, cammina sulle acque, va verso i discepoli che lottano contro le onde del mare (Mc 6,47-52).

Ora, nel vangelo di oggi, stando già in terra la gente cerca Gesù affinché lui curi le loro malattie (Mc 6,53-56).

Per gli esegeti questo piccolo brano è soltanto un sommario che chiude una sezione e ne apre un’altra.

Ma anche in questa manciata di versetti possiamo trovare un’immagine efficace dell’identità e della missione di Gesù, quella stessa identità e quella stessa missione che la Chiesa è chiamata a realizzare lungo i secoli.

Questo brano è posto:

  • subito dopo il miracolo dei pani (6,35-44),
  • la fuga precipitosa nella notte,
  • e l’apparizione di Gesù sul lago alle prime ore del giorno (6,45-52).

Attraverso questi eventi, il volto del Gesù di Nàzareth appare progressivamente in tutta la sua bellezza.

E, in questo scenario, l’evangelista comunica più volte nel suo Vangelo, che le folle accorrono attorno al Signore.

La sua qualità di guaritore si è diffusa ovunque e molta gente si fa trovare sulla sua strada portandogli i propri dolori, le sofferenze dei propri familiari e tutti coloro che, sofferenti, gli si avvicinano, cercano di toccare Gesù, anche solo di sfiorarlo, pur di poter guarire.

Fratelli e Sorelle, solo chi è stato toccato dalla malattia sa quanta disperazione può spingere una persona a trovare una soluzione.

In Gesù, tutto era rivelazione di ciò che in se’ viveva, perchè, non solo parlava di Dio, ma lo rivelava anche, comunicava qualcosa che Egli stesso viveva e sperimentava.

E mostrava, a coloro che gli si avvicinavano, un’attenzione che essi mai avevano ricevuto, in un mondo che considerava gli ammalati al pari di coloro che sono maledetti da Dio.

Il Signore, invece, SVELA IL VOLTO DI UN DIO COMPASSIONEVOLE CHE NON SOLO NON PUNISCE, MA SOCCORRE E SANA, sia il corpo, ma sempre l’anima.

Certamente la malattia è oggi un tema dimenticato, del quale non vogliamo neppure sentir parlare, a meno che non ne facciamo esperienza sulla nostra pelle.

In un mondo alienante ed alienato, come il nostro, la malattia è solo fastidio, è solo una dimensione che intristisce, e quindi è meglio non parlarne.

O, al limite, parlarne quando è occasione di commercio o arricchimento per qualcuno.

Ma sul tema della malattia, gli ebrei prima e i cristiani poi, hanno lungamente riflettuto, giungendo ad affermare che la malattia e la morte sono contrari all’armonia del capolavoro del cosmo.

E solo un’ulteriore riflessione porterà la Sacra Scrittura a vedere nella malattia, la conseguenza della disobbedienza e dell’arroganza dell’uomo, al progetto di Dio.

Una cosa però è certa: Dio non ama la malattia, MA AMA LE PERSONE AMMALATE E SI PRENDE CURA DI LORO.

E quando Gesù si china su di noi per guarirci, la guarigione che ci dona è per sempre.

Una remissione definitiva che parte dall’anima per risanare tutto il corpo.

Una guarigione che non è limitata alla vita terrena, ma che coinvolge anche quella eterna, segno di una salvezza che ci libera definitivamente dal male per restituirci la vita.

Quella vera.

Il vangelo di Matteo commenta e illumina questo fatto citando la figura del SERVO SOFFERENTE DI YAVÉ, di cui Isaia dice “…eppure Egli si è caricato delle nostre sofferenze” (Is 53,4 e Mt 8,16-17).

Leggendo il Vangelo emerge chiaramente che la guarigione dalla malattia è prima evento interiore e poi esteriore.

E questo conferma l’intuizione che hanno avuto già altre culture, ovvero che la malattia altro non è che il segno di un profondo malessere interiore.

Gesù guarisce, ma sa che la salute non è tutto, PERCHE’ PIÙ DELLA SALUTE DOBBIAMO DOMANDARE LA SALVEZZA.

Mi piace pensare allo SGUARDO che Gesù posava su tutti coloro che malati, piagati, sui lettucci, a spalla, portavano a Lui.

Uno sguardo che copriva tutti e ricomprendeva tutti, che abbracciava l’orizzonte della miseria umana.

Era lo sguardo panoramico della Genesi sul mondo, ancora immerso nella sua informità.

Uno sguardo che si addice bene a tutte le nostre situazioni di infermità «…la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque» (Gn 1,2).

Uomini di corta memoria, dimentichiamo troppo spesso da dove è stata tratta la bellezza stupenda del cosmo.

INFATTI, FARE MEMORIA DEL CAOS ORIGINARIO, DA CUI DIO HA CREATO IL NOSTRO MERAVIGLIOSO MONDO, AVREBBE POTUTO ILLUMINARE BENE LA NOSTRA MISERIA E IL CAOS CHE ABITA LA NOSTRA VITA E LA NOSTRA STORIA.

E ci avrebbe fatto ricordare che quel passaggio DAL NON-ESSERE ALL’ESSERE -racchiuso in quel «fu» (Gn 1,3) che fa da contrappunto a tutto il racconto della creazione– sta proprio in questo “sguardo” divino, attraverso il quale il Signore interviene nella storia rendendola abitabile.

LA CREAZIONE NON STA SOLO DIETRO DI NOI, COME DONO, MA CONTINUAMENTE DAVANTI A NOI COME COMPITO.

Perchè ogni giorno siamo chiamati a rinnovare il nostro desiderio e la nostra decisione per ricreare quel “contatto” con Dio, che una volta abbiamo perso, e che, se lo ritroviamo, ci riporta, attraverso la guarigione delle nostre infermità, al primitivo splendore del nostro essere CREATURE AMATE DA DIO, perche’ FIGLI.

Fratelli e Sorelle, carissime… la Chiesa esiste, nei secoli dei secoli, per mostrare QUESTO VOLTO DI GESÙ e regalare all’umanità la possibilità di incontrarlo.

Non importano le opere e neppure le persone, non contano le strutture.

La gente ha bisogno di incontrare, lungo il cammino della storia e lo scorrer del tempo, SOLO GESU’ e di “…toccare almeno il lembo del suo mantello” (6,56).

LA CHIESA NON DEVE DARE PAROLE DI UMANA CONSOLAZIONE MA DEVE MOSTRARE IL VOLTO ADORABILE DEL REDENTORE, PERCHE’ È LUI LA LUCE CHE RISPLENDE, È SUA LA PAROLA CHE RISCHIARA.

È LUI LA PAROLA DI AMORE, ULTIME ED ETERNA DI DIO ALL’UOMO.

SOLO LUI svela all’uomo il grande mistero dell’Onnipotenza di Dio, che sta NEL FARSI “PAROLA” comprensibile all’uomo.

Una PAROLA con non esita a rivelarsi nella storia, pur nella debolezza del linguaggio umano.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!