“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 6,24-35
+ In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!» Parola del Signore
Mediti…AMO
Il vangelo di questa diciottesima domenica del tempo ordinario ci narra di quanto è successo, dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, e ci offre vari discorsi che Gesù ha tenuto nella sinagoga di Cafarnao per spiegare ai credenti il significato della manna ricevuta nel deserto.
Le sue spiegazioni devono aiutare i credenti, che camminano nei secoli, a vivere in modo giusto.
Il Vangelo di oggi riferisce il discorso che parla dell’importanza della fede in Gesù Cristo, l’inviato di Dio, che porta l’ultima rivelazione ed apre la via che conduce a Dio.
Colui che segue Gesù con fede, che entra con Gesù nella comunità mediante il battesimo, che prende Gesù come modello e lo ascolta, troverà attraverso di lui la verità che calma la fame di vita.
Perché questa verità è Dio stesso che, attraverso Gesù Cristo, offre a tutti gli uomini la possibilità di condividere la sua vita.
Nel brano vediamo che la gente, non vedendo più Gesù si mise a cercarlo; salirono sulle barche e si diressero all’altra sponda del lago.
Quel giovane profeta oltre a sfamarli, li aveva affascinati con la sua parola e non volevano perdere il contatto con lui.
Ed in effetti, dopo averlo cercato, lo ritrovano “al di là del mare“.
Il Maestro, da buon pastore, infatti non andava dietro le folle e non correva dietro i loro desideri, come spesso accade oggi, a tanti che, in tal modo, SONO PIÙ GUIDATI CHE GUIDE.
Gesù restava per tutti il maestro che va avanti, che ammaestra e, se necessario, rimprovera.
Per questo non smise mai di parlare, di esortare e di correggere coloro che aveva di fronte, a cui non mancò di donare il pane per irrobustirli nel cammino della fede e dell’amore.
E il Signore lo spiegò loro che il vero pane è “…colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”.
La folla capì solo a metà l’affermazione di Gesù che spostava l’attenzione dal pane alla sua persona, e ribattè “…dacci sempre di questo pane!”
È certamente una richiesta spontanea e, a prima vista, anche bella, che dovrebbe essere la domanda di ognuno di noi.
Ma lo è se parte dal cuore, più che dallo stomaco.
E Gesù, come avviene nei momenti decisivi, risponde con la chiarezza di chi vuole davvero salvarsi e dice “…Io sono il pane della vita. Chi viene a me non avrà più fame”.
A questo punto si può comprendere facilmente il senso della manna nel deserto e il senso di quel pane moltiplicato per i cinquemila.
C’è un pane – ed è Gesù stesso – messo a disposizione di tutti; viene da Dio, ma non è lontano da noi, tutti lo possiamo gratuitamente ricevere.
“Io sono il Pane della vita”.
Il “Pane” è un termine pieno di significati e di gioia, un nome che non indica solamente un pugno di grano macinato e passato al fuoco, ma tutto ciò che ci fa vivere.
Cristo nostro pane, colui che alimenta la vita, un Dio di cui nutrirci per sentirci vivi, un Dio da assimilare, È LA PARTE DI INFINITO E DI ETERNO SEMINATA IN CIASCUNO DI NOI.
Siamo stati educati e anche un po’ piegati a sentire Dio come l’Immenso a cui tutto si deve, uno verso il quale siamo sempre in debito, perfino sempre in colpa, come ad ogni inizio di messa che comincia sempre con il chiedere perdono perché abbiamo sempre qualcosa da farci perdonare.
Il giusto pecca sette volte al giorno! Dice la sapienza.
Figuriamoci noi che, giusti non siamo!
Nulla di strano allora se le persone più sono pie e religiose più sono ripiegate e infelici.
Ecco perché il Signore Gesù ci invita a non fermarci AD UNA FEDE DA MENDICANTI, a non pregare solo perché siamo nel bisogno.
E ci sollecita ad una fame ancora più grande, ad avere fame di Cielo, fame di Dio, fame di amore per noi e per gli altri.
Una fame di felicità per noi e per tutti, a cominciare da coloro che sono scartati e calpestati da un sistema iniquo, ad avere fame di una vita più grande, più intensa… LA VITA ETERNA.
E mi tornano subito alla mente quelle parole dette ai discepoli di allora, di oggi, di sempre, davanti alla folla affamata “…date loro, voi stessi, da mangiare” (Mt 14,16).
Ecco allora l’imperativo categorico che ci viene dal Vangelo: DIVENTARE NUTRIMENTO PER COLORO CHE AMIAMO.
IMPARIAMO AD AMARE GLI AFFAMATI, PIÙ CHE I MENDICANTI DI QUALCOSA, AMIAMO E SAZIAMO GLI AFFAMATI DI CIELO, DI DIO, DI VITA VERA.
Ragioniamoci sopra…
Pax et Bonum tibi, frater in Christo!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!