04.02.2002 – VENERDI’ 4 SETT. T.O. – MARCO 6,14-29 “…È Elìa”.

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG

Dal Vangelo secondo MARCO 6,14-29

In quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!». Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Ricordiamo che l’evangelista Marco ci pone sempre davanti alla domanda: “Chi è Gesù?

Alcuni associavano Gesù a Giovanni Battista e ad Elia. Altri lo identificavano con un Profeta, cioè con qualcuno che parlava a nome di Dio, che aveva il coraggio di denunciare le ingiustizie dei potenti e che sapeva animare la speranza dei piccoli.

La maggioranza delle persone cercavano di capire Gesù partendo dalle cose che loro stesse sapevano, credevano e speravano.

Cercavano di inquadrarlo secondo i criteri familiari dell’Antico Testamento con le sue profezie e le sue speranze, e con la Tradizione degli Antichi, con le loro leggi.

Altri ancora, affermavano, più vagamente, che Gesù era semplicemente un profeta.

Ovviamente erano criteri insufficienti, perché Gesù non entrava in questi criteri. Lui era TOTALMENTE ALTRO!

L’identificazione con il Battista offre all’evangelista Marco l’occasione per raccontare il martirio del precursore del Signore.

Questa domanda cresce nel vangelo fino a ricevere la risposta definitiva dalla bocca del centurione ai piedi della Croce “…Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15,39)

E oggi è Erode Antipa che ci invita a fermarci, per riflettere e pensare a Gesù. Erode Antipa era figlio del re Erode, il Grande, che governò legittimamente dal 4 avanti Cristo fino al 39 dopo Cristo. A lui era toccata la Galilea e un titolo (tetrarca) che non ha nulla a che vedere con la potenza del padre despota.

Immagino il tormento di questo sciagurato autoproclamatosi re di Israele, che pensava di essersi sbarazzato del profeta che, pure, ascoltava volentieri. Adesso è nel panico e non sa più cosa pensare.

Il fantasma del Battista agita i suoi sonni, la coscienza gli rimorde, e non sa darsi pace. Ma ormai è troppo tardi. Non si torna indietro.

E l’omicidio di un innocente, di un santo, di un profeta, è irreversibile.

Autoproclamatosi re, perché il titolo di Erode Antipa era Tetrarca di Galilea (cioè possessore solo della quarta parte del regno), Samaria e Perea; veniva chiamato Re solo per cortesia perché, nonostante avesse chiesto ripetutamente all’Imperatore Caligola il permesso di portar quel titolo, non l’ottenne MAI.

Anzi, il Tetrarca Erode verrà deposto dall’Imperatore Caligola e inviato in esilio a Lione nelle Gallie (39 d.C.), dove sarà ucciso poco dopo, per ordine dello stesso imperatore romano.

Ma questa non è che una sola delle tante grane che deve affrontare a causa della sua vita affettiva poco sensata che lo ha reso inviso al fratello Filippo… e che sta per far scatenare una guerra a causa della legittima moglie, figlia del re nabateo Areta IV, messa da parte per le grazie di questa altrettanto sciagurata Erodiade.

Erode “non sa che pesci prendere”.

Mi tornano alla mente le parole di Paolo di Tarso che scrive nella lettera ai Romani:

  • Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto” (Rm.7,15).
  • E ancora: “Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?” (Rm.7,24).

Ecco perché dobbiamo chiedere ogni giorno al buon Dio di rafforzare la nostra fede. E poi, con una preghiera perseverante e fiduciosa, con la frequenza ai Sacramenti, il Signore ci aiuterà a seppellire e a far morire tutte le tentazioni di questo mondo, che come sappiamo, è sotto il dominio di Satana.

Viviamo in un’epoca in cui la verità viene taciuta e denigrata in modo spudorato.

I bambini vengono uccisi quando sono ancora nel grembo e nessuno ha più il coraggio di denunciarlo.

Invece di aiutare le donne ad accogliere la vita, dando tutto il necessario, lo Stato incoraggia ed ha legittimato l’aborto.

Invece di servire la vita, i medici danno la morte e lo Stato cerca di legittimare il “diritto a togliersi la vita”.

La menzogna è così diffusa da non poter più nemmeno parlare di questo tema. E chi tenta di farlo viene subito zittito, e se insiste, rischia il carcere, proprio come avvenne per Giovanni il Battista.

Ma la voce di questo antico profeta, soffocata nel sangue, ancora risuona nelle orecchie dell’uomo che cammina sulle strade del tempo e della storia, e la sua testimonianza ancora illumina i cuori e le coscienze.

Questa è la certezza dei martiri, che li ha portati a donare la vita, venendo uccisi nella forma più cruenta, che la mente umana potesse concepire.

Ma certamente docciamo sempre ricordare che è meglio morire con Cristo PIUTTOSTO CHE VIVERE SENZA DI LUI.

È meglio stare in comunione con Cristo che vivere nel benessere o nel successo mondano.

I martiri sono la testimonianza più autentica CHE CRISTO È L’UNICO SOMMO BENE, e che tutto possiamo ricevere con lui e niente ha valore senza di lui.

Interessante, sotto il profilo storico -come prova che il fatto narrato nel racconto biblico sia realmente accaduto, è il racconto della morte di GIOVANNI IL BATTISTA, narrata da un ateo storico romano dell’Impero, GIUSEPPE FLAVIO.

Giuseppe Flavio fa menzione della figura di Giovanni Battista e racconta che Erode Antipa, per sposare Erodiada moglie del proprio fratello aveva ripudiato la figlia di ARETA IV, re arabo di Nabatene, la quale si rifugiò dal proprio padre.

Ne sorse una guerra nel 36 in cui Erode fu sconfitto. Nel suo testo storico “Antichità Giudaiche” -Libro XVIII -pagine 116-119- GIUSEPPE FLAVIO annota:

  • “Ad alcuni dei Giudei parve che l’esercito di Erode fosse stato annientato da Dio, il quale giustamente aveva vendicato l’uccisione di Giovanni soprannominato il Battista.

Erode infatti mise a morte quel buon uomo che spingeva i Giudei che praticavano la virtù e osservavano la giustizia fra di loro e la pietà verso Dio a venire insieme al battesimo; così infatti sembrava a lui accettabile il battesimo, non già per il perdono di certi peccati commessi, ma per la purificazione del corpo, in quanto certamente l’anima è già purificata in anticipo per mezzo della giustizia.

Ma quando si aggiunsero altre persone – infatti provarono il massimo piacere nell’ascoltare i suoi sermoni – temendo Erode la sua grandissima capacità di persuadere la gente, che non portasse a qualche sedizione – parevano infatti pronti a fare qualsiasi cosa dietro sua esortazione – ritenne molto meglio, prima che ne sorgesse qualche novità, sbarazzarsene prendendo l’iniziativa per primo, piuttosto che pentirsi dopo, messo alle strette in seguito ad un subbuglio.

Ed egli per questo sospetto di Erode fu mandato in catene alla già citata fortezza di Macheronte, e colà fu ucciso”. (Ant. XVIII, 116-119).

E vorrei chiudere, riportando le parole che in merito a questo evangelo Papa Francesco, nella meditazione mattutina a Santa Marta, il 6 febbraio 2015, ha pronunziato:

  • «E così Giovanni finisce la sua vita sotto l’autorità di un re mediocre, ubriaco e corrotto, per il capriccio di una ballerina e per l’odio vendicativo di un’adultera. Così finisce il grande, l’uomo più grande nato da donna. Quando io leggo questo brano, mi commuovo. Penso a due cose: primo, penso ai nostri martiri, ai martiri dei nostri giorni, quegli uomini, donne, bambini che sono perseguitati, odiati, cacciati via dalle case, torturati, massacrati. E questa, non è una cosa del passato: oggi succede questo. I nostri martiri, che finiscono la loro vita sotto l’autorità corrotta di gente che odia Gesù Cristo». Perciò «ci farà bene pensare ai nostri martiri. […] Questo brano mi spinge anche a riflettere su me stesso: Anche io finirò Tutti noi finiremo. Nessuno ha la vita “comprata”. Anche noi, volendo o non volendo, andiamo sulla strada dell’annientamento esistenziale della vita. E ciò, mi spinge a pregare che questo annientamento assomigli il più possibile a Gesù Cristo, al suo annientamento. […]Giovanni, il grande, che diminuisce continuamente fino al nulla; i martiri, che diminuiscono oggi, nella nostra Chiesa di oggi, fino al nulla; e noi, che siamo su questa strada e andiamo verso la terra, dove tutti finiremo. Che il Signore ci illumini, ci faccia capire questa strada di Giovanni, il precursore della strada di Gesù; e la strada di Gesù, che ci insegna come deve essere la nostra».

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!