03 maggio 2024 VENERDI’ Festa dei SANTI FILIPPO E GIACOMO – GIOVANNI 14,6-14 “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?”

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 14,6-14

+ In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Gli apostoli Filippo e Giacomo sono festeggiati assieme perché, secondo la tradizione, le loro reliquie sono state poste sotto l’altare della basilica dei Dodici Apostoli a Roma il giorno della sua dedicazione.

San FILIPPO, Apostolo– Palestina, I secolo d.C.

FILIPPO è appena citato nei Vangeli di Matteo, Marco e Luca.

Giovanni lo presenta per la prima volta mentre fa il conto di quanto costerebbe sfamare la turba che è al seguito di Gesù (6,57).

E, più tardi, quando accompagna da Gesù, dopo l’ingresso in Gerusalemme, alcuni “Greci” venuti per la Pasqua: quasi certamente “proseliti” dell’ebraismo, di origine pagana (12,21 ss.).

Nell’ultima cena, Filippo è uno di quelli che rivolgono domande ansiose a Gesù.

Gli dice “Signore, mostraci il Padre e ci basta“, attirandosi dapprima un rilievo malinconico “Da tanto tempo sono con voi, e tu non mi hai ancora conosciuto, Filippo?“.

E poi arriva, a lui e a tutti, il pieno chiarimento “Chi ha visto me, ha visto il Padre“.

Dopo l’Ascensione di Gesù, troviamo Filippo con gli altri apostoli e i primi fedeli, allorché viene nominato Mattia al posto del traditore Giuda (Atti degli apostoli, cap. 1). Poi non si sa più nulla di lui.

San GIACOMO IL MINORE, Apostolo– Palestina, I secolo d.C.

GIACOMO, figlio di Alfeo, è detto il Minore per distinguerlo da Giacomo figlio di Zebedeo (e fratello di Giovanni) detto il Maggiore, è da secoli venerato come Santiago a Compostela.

Da Luca sappiamo che Gesù sceglie tra i suoi seguaci dodici uomini “ai quali diede il nome di apostoli” (6,14), e tra essi c’è appunto Giacomo di Alfeo, il Minore.

Nella Prima lettera ai Corinzi, Paolo dice che Gesù, dopo la risurrezione “apparve a Giacomo e quindi a tutti gli apostoli“.

Lo chiamano “Giusto” per l’integrità severa della sua vita.

Incontra Paolo, già duro persecutore dei cristiani e ora convertito: e lo accoglie con amicizia insieme a Pietro e Giovanni.

Poi, al “concilio di Gerusalemme”, invita a “non importunare” i convertiti dal paganesimo con l’imposizione di tante regole tradizionali.

Si mette, insomma, sulla linea di Paolo.

Dopo il martirio di Giacomo il Maggiore nell’anno 42 e la partenza di Pietro, Giacomo diviene capo della comunità cristiana di Gerusalemme.

Ed è l’autore della prima delle “lettere cattoliche” del Nuovo Testamento.

In essa, si rivolge “alle dodici tribù disperse nel mondo“, ossia ai cristiani di origine ebraica viventi fuori della Palestina.

E’ come un primo esempio di enciclica: sulla preghiera, sulla speranza, sulla carità e inoltre (con espressioni molto energiche) sul dovere della giustizia.

Secondo lo storico Eusebio di Cesarea, Giacomo viene ucciso nell’anno 63 durante una sollevazione popolare istigata dal sommo sacerdote Hanan, che per quel delitto sarà poi destituito.

Le letture scelte per la Liturgia Eucaristica odierna, chiamano in causa la vita di questi due apostoli.

Nella prima lettura, è l’apostolo Paolo – che scrive ai Corinzi – a menzionare l’apparizione del Signore risorto a Giacomo.

Nel Vangelo assistiamo a un dialogo piuttosto complesso e impegnativo che prende l’abbrivio dall’autopresentazione di Gesù «..Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».

Siamo alla fonte della paràdosis cristologica, non facciamoci spaventare dalle parole tecniche.

Oltre alla “trasmissione” – è il significato di paràdosis – del Vangelo, di cui parla Paolo nella prima lettura, Gesù indica ai suoi discepoli un posto dove Lui andrà, ma dove loro per ora non possono venire.

Tuttavia essi conoscono la via: è Gesù stesso, via al Padre, perché chi ha visto Lui, ha visto il Padre.

Non è facile per noi umani capire Dio quando ci parla da Dio.

Gesù vuol semplicemente dire che in Lui è aperta ogni “trasmissione” verso il Padre, perché chi conosce Lui e il suo amore, conosce anche il Padre.

Ecco allora la richiesta di Filippo a Gesù «…Signore, mostraci il Padre e ci basta».

È proprio attraverso l’amore di Gesù che individuiamo un’altra via di trasmissione: l’amore dei fratelli.

Anch’essa è via al Padre, via forse più facile da capire, ma certo non facile da praticare, perché per giungere al Padre bisogna passare per il Figlio.

Tommaso desidera concretezza e chiarezza nei discorsi, poiché aveva capito che Gesù parlava di una via nel senso materiale di strada, mentre Gesù sta parlando della via come mezzo per giungere a Dio, come strumento per mettersi in contatto personale con il Padre.

Per questa ragione, nella sua replica all’apostolo, Gesù proclama di essere la via per andare verso Dio e di essere il mediatore per mettersi in contatto personale con il Padre.

Nessuno può arrivare a Dio con le proprie forze né può servirsi di altri mediatori.

Come nessuno può andare verso il Cristo se non gli è concesso dal Padre (Gv 6,65), così nessuno può giungere al Padre senza la mediazione di Gesù.

Il Signore proclama anche di essere la verità e la vita. Egli si identifica con la verità, cioè dichiara di essere la rivelazione personificata di Dio.

LE TRE PAROLE VIA, VERITÀ E VITA SONO APPLICATE AL CRISTO PER INDICARE LE SUE TRE FUNZIONI SPECIFICHE DI MEDIATORE, RIVELATORE E SALVATORE.

Gesù è l’unica persona che mette in rapporto con il Padre, che manifesta in modo perfetto la vita e l’amore di Dio per l’umanità e comunica al mondo la salvezza che è la vita di Dio.

Senza la via, non si va da nessuna parte.

Senza la verità non si fa una buona scelta.

Senza vita, si sa, c’è solo morte.

E Gesù ce ne spiega il senso:

  • LUI È LA VIA, perché “nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.
  • LUI È LA PORTA da dove entrano ed escono le pecore (Gv 10,9).
  • GESÙ È LA VERITÀ, perché guardando lui, vediamo l’immagine del Padre. “Chi conosce me conosce il Padre!”
  • GESÙ È LA VITA, perché camminando come Gesù staremo uniti al Padre ed avremo vita in noi!

Santa Teresa di Lisieux parla così del papà “La reginetta stava da sola accanto al suo Re, non aveva che da guardarlo per sapere come pregano i Santi…” (Ms A 18r).

Il papà era per lei la prima e più eloquente immagine di Dio.

In casa Martin non solo si parlava di Dio e si pregava, cosa del tutto ovvia per una famiglia credente; ma si viveva di Dio, si respirava Dio.

Le figlie vedevano che i genitori di buon mattino uscivano per andare a Messa per abbeverarsi alla sorgente divina e sentivano che nei loro discorsi Dio non era mai assente.

Non avevano bisogno di andare in chiesa per incontrare Dio perché era Lui il Padrone di casa al quale tutto era sottomesso.

Pensieri, parole e opere: tutto era vissuto a partire da Dio.

Contemplando la testimonianza di questi santi, oggi chiediamo che, per quanto imperfetta, la nostra vita diventi un segno visibile di quella luce che viene da Dio e conduce a Lui.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!